Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 17

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N. 17 - 23 aprile 1843

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[p. 69 modifica]GAZZETTA MUSICALE ANMO II. DOMENICA N. 17. 25 Aprile 843. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in i.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà AnDI MILANO • La musique, par des inflixions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, partantes, exprime toutes les pas• sions, peint Unis les tableaux, rend tous les objets,» soumet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à l’émouvoir. •./. J. Rovssbjv. Il prezzo dell’associazione alla Gazzetta e all ’dittologia classica musicale è diclfett. Ausi. L. i 2 per semestre, ed cITett. Ausi. L. 14 affrancata di porto fino ni confini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — I.a spedizione dei pezzi di musica viene falla mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in còsa Ricordi, contraila degli Omcnoni N.° f"20; all’estero pressò i principali negozianti dj musica e presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, cc. vorranno essere mandati frenelli di porto. I. Schizzi Biografici. Vincenzo Bellini e le sue Opere. - II. Accademia de’signori Honnoré e Scligmann. III. Carteggio. Firenze, I’arigi. • IV. Notizie Musicali Diverse. - V. Dizionario Musicale CriticoUaoRisTico. SCHIZZI BIOGRAFICI VI.VI I.VZ» BEIXIM E LE SUE OPERE mlinuazionc e fine V. i N. i, fi, 8 e io) ’ero grande fu la perdita che l’arte fece in Bellini, non solo loàfcpel bene che già avevaie proSjSijocacciato, ma per quello ancora che avrebbe potuto recarle seguitando l’opera della sua mente. Siccome già avvertimmo aveva egli conosciuto che la musica era stata forviata da suoi naturali principj, quelli cioè di informarsi ai lineamenti della poesia, di vestirne lo stesso manto, gli stessi colori, e d’esprimere colla favella dei suoni l’indole e la passione della parola. Aveva egli compreso che anche alla musica potevano infondersi que’ diversi caratteri con tutte le loro moaificazioni che nei varj suoi generi dalla poesia si manifestano: vale a dire ch’essa pure poteva essere eroica come la Gerusalemme, sublime come un canto di Isaia, nobile come il Sanile, semplice come l’Aminta, patetica come un capitolo da romanzo, gaja come una commedia del Goldoni. De’ quali caratteri alcuni erano al suo apparire quasi sconosciuti, altri degenerati, altri ricoperti d’apparenze superficiali che mal celavano il difetto delle intime essenze. Il solo genere buffo avea veramente conservate le qualità sue primitive; gli altri, qual più, qual meno, tutti eran mascherati, guasti o deformati. Avevano in alcune parti progredito in altre quasi ad un tratto retroceduto. Bellini di grado in grado sempreppiù insistendo come più s’innoltrava nella carriera, venne compiendo que’ miglioramenti di cui buon frutto venimmo raccogliendo all’epoca nostra, altri verrau raccolti nelle produzioni avvenire; poiché s’egli è pur vero che la fantasia s’esaurisce col generare, l’arte, con somma pace de’vantatori degli ottimismi passati e presenti, si migliora col procedere. Alcuni esempi di questa verità veggonsi a’ di nostri: manca alle nuove opere la grande originalità, la verdezza delle immagini, l’impronta primigenia delle idee, t vieppiù s’accresce il colore drammatico, l’la comprensione del soggetto, l’ordinamento i j del piano, la verità dell’espressione, lo stu- i! dio de’ mezzi stromentali e degli effetti ar-: j mollici; e il pubblico va sempreppiù diventando censore inclemente della discrepanza del linguaggio musicale colla natura degli oggetti rappresentati quando poco innanzi quasi non vi faceva attenzione. Di | questo raffinamento del gusto pubblico gran: parte noi la dobbiamo all’opera di Bellini. | Abbiam già notato in queste pagine a quali condizioni si trovasse la musica all’epoca della sua apparizione. Il canto non era più (juella soave espressione della natura, quel1 antica melodia italiana che fu per più secoli la delizia di tutti i culti popoli di Europa, ma spesso un’arte di ’leggiadrie fatta per avvezzare la voce umana a vincere e superare le difficoltà e le astruserie degli strumenti. Egli lo ricondusse alla primiera sua natura ritornandolo alla natia sua semplicità, all’uso delle note lunghe, piane, insistenti, perchè il canto si piace della perseveranza dei suoni che colla continuità producono una maggior commozione nei nervi e viemmeglio giungono al cuore. I suoni che troppo celeremente si succedono oltrecchè d ordinario non hanno una esecuzione perfetta nè lasciano discernere un’orditura, un soggetto, non si convengono al canto perchè, dicon gli acustici, si confondono tra loro, e mentre producono l’ammirazione per l’agilità e fa bravura di chi li eseguisce lasciano gli animi degli ascoltatori Senza profondi sentimenti. Egli senti che, a ben colorire la musica, come il forte e il piano, è necessario di affrettare e rallentare i tempi secondo vuole la qualità e la frase della melodia, e quindi fece spesse volte, anzi quasi sempre, variare la misura a seconda del variare della frase poetica, dei trasporti drammatici, e degli effetti scenici. Egli, e in questo ne pare abbia fatta una scoperta tutta nuova, diede al canto quel medesimo chiaro-scuro che vien dato alla voce dalla pura declamazione: cioè alzò la nota del cauto quando un attore drammatico avria alzato il suon della voce, e lo abbassò quando il declamatore l’avrebbe abbassato. Il colore esimiamente drammatico, passionato ed espressivo della musica di Bellini sta in questo segreto, al quale vorremmo che ponessero mente tutti i moderni compositori che per la più parte sembrano non pure non averlo osservato ma nemmeno immaginato. Il recitativo che da gran tempo poteva dirsi posto dalla scena in bando, continuando e compiendo l’opera che da Rossini era stata incominciata, fu da lui ridotto quasi tutto all’istrumentale, togliendo quegli intervalli che tanto raffreddavano il calor dell’azione, ne’ quali i cantanti non più cantavano ma parlavano in cadenza accompagnati dal solo violoncello o da due o tre strumenti soltanto. Egli nel recitativo introdusse l’uso frequente de’canti metrici 0 diremmo anacreontici, simili in tutto ai veri cantabili, in cui con finissimo accorgimento tratta i versi ineguali in guisa che, al pari de’ ritmici e commisurati, a meraviglia si prestano al cauto ed insensibilmente eludono il passaggio che dal recitativo conduce al cantabile. I primi esempi ch’ei diede nel Pirata e nella Straniera tra i quali bellissimo sopra tutti è quel’o posto in bocca di Arturo sui versi: Credilo a questo Che mi spinge ver te potere arcano; Credilo all’amor mio. T’amo lo sai, Io son tuo, tuo per sempre, io tei giurai furono come segnali a cui lutti si volsero 1 compositori contemporanei, e Donizetti, grand’ape d’ogni bello musicale, più di qualunque altro. È questa una parte del1 arte di Bellini che singolarmente vuol essere encomiata. Egli ridusse le.leggiere e saltellanti cabalette a quell’ordine piano, facile e passionato che solo le rende tollerabili nella melopea veramente elevala, nobile e drammatica. Egli temperò o soppresse i cosi detti ritornelli i quali noi vorremmo chiamare preludj strumentali, che quasi sempre ponevansi innanzi al canto con molto imbarazzo degli attori, che intanto o rimanevansi come paralizzati stando ritti sul davanti della scena senza saper che fare, od eran costretti di passeggiare nel fondo del palco a riguardare tra l una e l’altra quinta per dar tempo agli strumenti di fare la loro parte. Un tale difetto dell’arte melodrammatica non è ancora oggidì tolto interamente, ma speriamo che lo sarà fra non molto, quando cioè i maestri vorranno essere convinti che tutto ciò che raffredda l’azione drammatica nuoce grandemente al buon effetto delle loro ispirazioni. Bellini o li fece assai brevi, o non li adoperò se non quando l’attore è in tale situazione da poter occupare l’attenzione dei riguardanti anche colla sola pantomima. Tale è quello che precede la cavatina della Norma, durante il cui preludio la sacerdotessa compie la religiosa cerimonia di mietere il sacro vischio, come bellissimo è quello che nel Pirata va innanzi all’aria finale d’imo- ( ene, in cui gli strumenti e il pizzico dei iolini, non men che l’assolo del corno inglese si sensibilmente significante il lamento (! [p. 70 modifica]1 del dolore sono con tanta estetica sapienza | adoperati e con tanto gusto drammatico che, anziché intiepidire. Fazione aggiungono i colore e prestano favella al muto sceneggiare dell’attrice. Se non in tutto, almeno in parte, fu primo a rompere l’abitudine delle arie poste a beneplacito dei cantanti, non secondo la necessità del dramma, dei rondò sempre posti alla line dell’opera, dei pezzi concertati posti, volere o non volere, sempre al finire de’ primi atti. Il terzetto con cui termina Fatto primo della Norma fu come una stravaganza, come una novità per il nostro pubblico uso da tanti anni ad udir sempre un pezzo concertato a pieni cori. Da una tale formalità egli medesimo non seppe svincolarsi che nella Norma. Ultima delle prerogative di Bellini che vogliam ricordare fu quella di aver saputo con tanto magistero distinguere i varj generi drammatici che dall’uno all’altro nuovo lavoro più non si deduceva l’autore-, nel che se non erriamo, superò lo stesso Bossini, che a tutte l’opere sue infuse certo colore, che ai primi tratti palesa immediatamente la facoltà generatrice. Nella Sonnambula di Bellini all’incontro mal si conoscerebbe Fautore del Pirata. come nel Pirata non si ravviserebbe l’autor della Norma, come dalla Norma non si conoscerebbe quello dei Puritani. A tutti questi spartiti impresse tale diversità di carattere che l’uno non può dirsi fratello dell’altro se non a certa tinta melanconica, soave e piena d’espressione che distingue le melodie belliniane da tutte quelle degìi altri maestri, perchè fu la morale individualità del loro creatore. A rendere completo questo nostro ragionamento, poiché si è parlato dei pregi, dovremmo ora far menzione anche dei difetti,• ma perchè già più volte ne fu ragionalo in questi fogli noi ne taceremo, e darem fine alle nostre parole, soggiungendo che se ad alcuno potessero sembrare dettate da uno spirito di parzialità, o pregiudicate dall’amor nazionale, potremmo a nostro conforto recare la testimonianza di più d’uno scrittore straniero, a cui se furono aperti i difetti del catanese compositore furon note non meno le belle sue qualità che in Italia e fuori gli meritarono la rinomanza del più favorito de1 recenti compositori d’opera italiana e del più celebre tra i successori di Rossini. Cosi vien egli qualificato nell’articolo biografico del Dizionario di conversazione, stampato in Lipsia nel 4858, opera europea, nella quale, se trattasi di musica con principi forse non abbastanza emancipati dalle alemanne preoccupazioni, si giudica però di Bellini con quella coscienza ed imparzialità che può desiderarsi, da chi scrive di cosa estranea ai gusti ed alle dottrine della propria nazione. Qui a proposito dei Puritani leggesi tra l’altro quanto segue. «Pec«cato che cotesta sua opera, la quale an«minziava un primo passo ad una nuova «strada, sia stata anche l’ultima. Che se «egli avesse potuto vieppiù inuoltrarsi «nella propria carriera musicale, se egli «avesse appreso a conoscere con magri giore profondità ciò ch’eragli rimasto «sconosciuto aldi là dell’Alpe, i gran mo«deili tedeschi ed italiani, Mozart, Bee«thoven, Gluck, Handel, Cherubini e, «sotto certi rapporti, anche Spontini, Bel«lini col severo sentimento che rilevasi «dalle sue creazioni, malgrado il barocco «ch’egli contrasse dal secolo e dall’eduv. cazione. Bellini sarebbe stato l’ingegno «che avrebbe fatto correre all’arte uno «splendido cammino. Così la morte lo «rapì nel bel mezzo de’ suoi sforzi e quasi «nel fiore della giovinezza. «La venerazione, prosegue l’articolo, in «che Bellini è tenuto in Italia è senza a esempio-, e quivi, corrispondendo egli «pienamente al genio, al gusto, ed alla 44 coltura artistica del paese, appare come 44 una specie di Rafaello della musica che 44 non si è consacrato che ai temi più no44 bili, rigettando tutto quello che gli parve 44 non degno. Un gran risultato ha sem44 pre una grande cagione essenziale,e que44 sto è pure il caso di Bellini, il cui ta44 lento fu notabilissimo, anzi potrebbe 44 dirsi unico nella sua maniera, ancorché 44 questa si potesse riguardare come un’a44 berrazione... L’entusiasmo de’suoi con44 nazionali volle innalzargli un monumento 44 per il quale contribuirono specialmente 44 ragguardevoli somme gli artisti melodram44 matici. G. Vitali. ACCADEMIA De’sicnori MWonnoré c Seligmantt ni llidotto dell’I. It. Teatro alla Scala la sera del 21 aprile. I pubblici concerti a Milano, allorché non si tratta di qualche celebrità europea, riescono assai freddi c sono pochissimo frequentati, in ispccie dall’alla società; quello però dato Venerdì sera a buon punto servi di eccezione alla regola comune, per cui d‘ ora in avanti n’è lecito lo sperare che le ben combinate accademie, anche nell’opulenta capitale lombarda, potranno aver fortuna e meno scarso sarà il numero degli artisti che visiteranno la nostra città per farsi da noi ammirare e per averne premio corrispondente al loro merito. E bensì vero clic grande si era la curiosità da potersi in pubblico recar giudizio sopra Honnoré c Seligmann, i due sonatori i (piali in varii crocchi particolari cran già stati dichiarati sommi. Il volo generale fu consentaneo all’aspettativa. Leone Ilonnorc è un giovane pianista, allievo del Conservatorio di Parigi, di un’esecuzione elegante, corretta, granita, brillante, ora energica ed or delicata. Egli, a nostro credere, può esser collocalo fra Thalberg c Dòhler, del primo de’ quali ha minor imponenza e meno finitezza, e del secondo più chiarezza c meno foga ed arditezza. Fra i pezzi da lui fra le acclamazioni unanimi eseguiti si nolo una fantasia sulla Lucia di Lammermoor di Prudcnt, autore che, come Honnoré, nell’eseguire, qua c là non di rado lascia scorgere l’imitazione delle maniere delle due. or citate notabilità pianistiche. La composizione di Prudcnt, altro allievo del Conservatorio parigino, come la magnifica sulla Sonnambula di Thalbcrg. pure dall Ilonnoré interpretata, lodevolmente è basata più sull’effetto del canto clic su quello della difficoltà. Honnoré possiede modestia pari a bravura, che non volle prodursi in alcuno de’ svariati suoi studj o nel suo vivace valtz. Il nome di questo sì valente pianista non può tardar molto a risuonar celebrato in Europa. Ciò che ora si asserì dell’Honnoré può essrc pure applicato all’abile suo compagno Seligmann, il quale qui giunse preceduto da buona fama per aver dato varj saggi di sé nella capitale del mondo artistico e per essergli stali tributati elogj da quella Gazzella Musicale, in cui in un piccante articolo intitolato i Violoncellisti vien chiamato il vice-re della scuola francese c si esalta la sua poesia c l’espressivo suo modo di cantare sul proprio istromcnto c d’infondervi tutta la sua anima, c si aggiunge da lui desiderarsi che più spesso a più complicate difficoltà avesse a cimentarsi. Quanto il Seligmann operò fra noi corrispose pienamente a queste espressioni dell’egregio Blanchard c ben di rado il nostro pubblico potè rimanere tanto penetrato come a’ suoni maestrevolmente e con squisita morbidezza da lui cavati c tutti furono commossi dàlie melodie della Sonnambula, dell’aria della Mula di Portici interpolata al Capriccio sul Bravo, della romanza del tenore nell’cffetluoso Duo sulla Lucrezia Borgia di Wolff e Batta e dell’adagio del trio in la bemolle di Mayseder ove anche l’esperto nostro Cavallini si cattivò ealde lodi. Nel breve soggiorno fatto in Milano questo distinto violoncellista francese compose un aggradevole divertimento sopra alcuni temi del Don Pasquale (op. ó’2) pezzo in tulio degno del suo autore c del quale l’editore Ricordi fece acquisto insieme ad una raccolta di Studj. Diremo che le cantanti Rivaska e Borgognoni cd il tenore Jacohclli dopo ogni lor pezzo vennero da’ cor- | tesi spettatori applauditi, c termineremo colla gentile c signora Bertuccat, la deliziosa arpista, che per grazia, * soavità, dolcezza c facilita di maneggio non teine ri- e vali. Senza averla veduta cd udita non si può formare f una giusta idea del garbo, tutto a lei proprio nell’attaccare le corde e nel farle rispondere ad ogni più lieve tocco della sicura sua mano. /*. C. CARTEGGIO Firenze 13 Aprile 184J. Dopo le pioggie di Gori, dopo i plausi tumultuosi che nel teatro della Pergola lo scorso carnevale prodigavansi da due esaltate fazioni di fanatici ammiratori dell’agilità dell’esimia danzatrice Guzman l’una, delle grazie della elegante ballerina Frassi l’altra, si pervenne per opposito in quaresima ad una calma placidissima: talché in quel teatro stesso vi passaron tranquillamente, o se vogliam dirlo con gergo da camerino, vi passarono senza fiaschi e senza furori la Linda di Chamounix, la Lucrezia Borgia c Le due illustri rivali. Ma a rimuovere il pubblico da questo musicale apatisino giunse opportuno uno straordinario numero di Accademie, le quali intrattennero con piena soddisfazione gli amatori di questa bell’arte. fi già celebre arpista Bochsa pienamente confermò quella fama che di sé avea sparso nel mondo musicale, c che da più di venti anni era sino a noi pervenuta, lo che fu causa di una riconosciuta superfluità, se non vogliam dire ridicolezza di alcuni dei nostri giornalisti, i quali pretesero di anticipatamente raccomandare al pubblico con vani titoli, e colle solite viete forinole laudative il merito incontestabile di qnesto principe dell’arpa. Nelle tre accademie che egli diede in compagnia della dotta cantante raad. Bishop, ognuno ebbe da ammirare le bellissime composizioni del Bochsa, come i suoi felici improvvisi su temi ricevuti al momento, oltre la sua maniera di esecuzione animata da entusiasmo, c ricca di difficili cd eleganti passaggi, non ostante che ad alcuno sembrasse voler egli talvolta abusare della superior forza delle sue dita e della sua persona per dominar lo strumento. Il giovinè pianista Angeli riscosse pure i più sinceri suffragi degli uditori nelle tre Accademie clic egli offerse a colla società riunita nel piccolo teatro Stendiseli. Riconobbero tutti in questo artista un talento non comune cd una perfezione particolare, tanto nella esattezza, quanto nell’uso della sua forza sempre giustamente equilibrata fra le due mani secondo la contingenza dei casi, lo che porta ad una maniera di esecuzione variata, colorita, cd oltremodo piacevole. Per tali superiori qualità può esser l’Angeli considerato come uno delle maggiori speranze italiane in questo ramo dell’arte musicale quand’ci non cessi dai necessari studii, per cui soltanto è dato all’uomo di giungere ai gradi i più elevati in qualunque siasi facoltà. Altre varie accademie di minor conto vi ebbero, ma come di avvenimenti comuni ed ordinari, di esse non vi farò parola abbcnchè incontrassero una qualche fortuna; soltanto vi dirò che tutte le nostre differenti società musicali diedero nella ormai scorsa quaresima il loro segno di vita, eccettuata quella che si intitola - Conversazione ÌHusicale - che sembra oggi essersi profondamente addormentala. E la ragione si è che tale istituzione proponeasi unicamente di riprodurre le classiche composizioni musicali del secolo precedente al nostro, e siccome lo spirito di quel tempo non è attualmente alla portata della più parte tanto degli esecutori come degli uditori, perciò non trovando essi in quelle produzioni dell’arte il potente svegliarino dei tromboni, ottavini, ofìcleidi, grancasse, tamburi, ecc., fin sulle prime giudicarono esser questa l’accademia del sonno, ed il fatto ora prova la giustezza dei loro giudizi, i quali però non concordano con quelli della minor parte, che, a dir vero, sono i migliori intelligenti. Fra tutte queste varie istituzioni quella che più d’ogni altra primeggiò fu la nostra Società Filarmonica. La mattina del 19 marzo vi ebbe una delle sue ordinarie adunanze, ove al solito accorse numerosa udienza. La magnifica ouverture del Guglielmo Teli con che si apriva il trattenimento fu clamorosamente applaudita e richiesta di una ripetizione. Il pianista Angeli con soddisfazion generale fece udire una sua bella fantasia composta sopra temi della Linda di Cluimounix, ò dietro le istanze del pubblico egli ebbe la compiacenza di eseguire i esercizio di Dòhler sul trillo, che già con somma per- t fezionc avea fatto sentire in alcune delle s demie. In questa medesima brillante mattinata ì cale il nostro giovine maestro Mabellihi riprodusse la | [p. 71 modifica]sua cantata già composta per gli onori parentali di Raffaello Sanzio celebrati in Pistoia dall’accademia di scienze, lettere e arti nel luglio dello scorso anno. La sig.a Chiarina RalTaclli Bcrtolini per il soprano, ed il signor maestro Ferdinando Ceccherini per il tenore, cav. Giuseppe Ipoliti c Abb. Pietro Federighi pei bassi ne sostennero egregiamente le parti principali. La musica di questa cantala fu trovata di bellissimo effetto, ricca di ben lavorata istrumcntazionc c degna di un valente artista: alcuni pezzi a generai soddisfazione vennero ripetuti. Più sfarzosa ed anco popolata riuscì un’altra di tali accademie data dalla Società medesima nella sera della domenica delle Palme 9 corr. ove fra gli altri pezzi vocali e strumentali quello che più fece gli onori della serata si fu un magnifico duetto per piano-forte ed arpa composto da Bochsa, e da lui stesso c dal pianista Angeli egregiamente eseguito. àia ciò che più d’ogni altra cosa può interessare i veri amatori del progresso dell’arte musicale si è una deliberazione sanzionata nel 5 marzo da un’adunanza generale della medesima Società Filarmonica, in forza della quale periodicamente verrà aperto quello stabilimento all’oggetto di esercitarsi in privato in ogni genere di studu musicali affine di giungere ai maggiori perfezionamenti in qualunque ramo di questa bell’arte E la mattina del 2 aprile incominciavansi cotali esercizii, ove il fiore dei dilettanti insieme con varii professori trovandosi ivi riuniti dicronsi a scorrere col semplice accompagnamento del piano forte alcuni pezzi dello Slabat di Rossini. In una delle annesse sale vi erano di più ostensibili vari giornali c libri d’arte, affinchè trovassero pascolo anche coloro che amano di occuparsi della parte scientifica, delle novità c della critica musicale. Questa ottima disposizione, quando col tempo giunga a prender consistenza c vigore, non potrà a meno di produr felici risultamenti, ed al certo ella sarà uno dei maggiori guadagni che Ira noi siansi fatti nei mezzi di istruzione da qualche anno a questa parte. - Mentre io scrivo, gli ammiratori della musica religiosa han campo di correre dall’una all’altra delle molte Chiese per udire le gravi melodie de’Responsi, delle Lamentazioni c del Misererò; ma dalle masse dei buoni cantori da Chiesa ogni anno sparisce qualcuno di quei bravi veterani, che con tanto decoro un tempo le sostenevano, nè la gioventù si cura di rendersi tanto abile da cuoprir quei posti abbandonati: cosicché chi possiede un orecchio sensibile alla perfezion dell’insieme ed alla giusta intonazione sarà facile ch’ci provi disgusto nella massima parte delle Chiese che voglia visitare. Credetemi, ecc. II. Parigi li... -1845. La coorte brillante e numerosa dei dilettanti del teatro italiano è in tumulto; essa si spaventa per tutte queste abdicar.ioni più o meno volontarie clic si succedono rapidamente, c domanda a sè stessa ed aldirettore chi raccorrà lo scettro abbandonato da Rubini, da Lablachc, da Tamburini, da questi tre grandi campioni, clic ebbero per tanto tempo la privativa d’essere i tre più applauditi c più pagati artisti cantanti del mondo. E questo spavento, se volete, è ragionevole fino a un certo punto, giacché per quanto l’abitudine avesse diminuita la forza delle impressioni, per quanto la moda esigesse dei cangiamenti di metodo, a cui questi tre colossi semi-tonati si prestavano o a contraggenio o lentamente, pure rimane ancora incontrastato ed ineontrastabile, che l’immenso vuoto da essi lasciato non potrà essere interamente riempito dai tenori c dai bassi della giovane scuola, clic s’affrettano a raccoli glicrc la dorala ed invidiata eredità.!, La maggiore, e più plausibile agitazione nasce dal p pensiero, clic forse questa rivoluzione nel personale ar|; tistico, ne produrrà un’altra e fatalmente importante | nel repertorio. Clic sarà dei grandi capolavori dell’immortale pesarese? Chi ci riprodurrà con una ragionc| volo esattezza queste sublimi creazioni, specie di splcp! didc armature fabbricate da un gigante c destinate a | giganti? Questi vostri nuovi tenori c nuovi bassi, la cui voce, sonora e graziosa se volete, ma abbastanza ineducata, non sa piegarsi come Sarebbe mestieri, conoscono essi per quale via di fatiche’, di studi!, di ostinazioni indomite, si ài’i’iv i ad impadronirsi dei pro| fondi misteri dell’arte, essi clic, dopo qualche mese I di poco accurata applicazione, diventano i debutanti | dei grandi teatri? | Lungi da me l’idea di fare una critica di anlicipai zionc sui futuri artisti chiamati a completare le scomposte falangi del teatro italiano; io sono anzi persuaso IKj che queste celebrità giungendo fra noi sapranno sostCnére la gloria conquistata nel paese delle arti e del pfjL canto; ma lo ripeto io dubito, e v’è qualche aniarezza in questo mio dubbio, che la musica di Rossini sarà perduta per noi, come lo è per questa vostra Italia. 10 ommcttcrò d’accennarvi il piccolo intrigo adoperato da Lablachc per far conoscere al pubblico, che la sua ultima sera era venuta. I giornali che hanno narrata la piccola avventura, non hanno ommesso le loro censure; e questo castigo è più che sufficiente per punire la leggera imprudenza di un artista, il cui nobile carattere, la cui condotta sempre aperta c piena di onoratezza, non si smentirono mai un solo momento, ed erano degni di collegarsi ad uno de’ più grandi ingegni teatrali della nostra epoca. Lablache lascia fra La separazione di Tamburini e dei direttori del teatro fu perfettamente cavalleresca; essi si ringraziarono a vicenda dei franchi ricevuti c delle note cantate^ si strinsero la mano; edili questo stringimento una scatola d’oro, d’un lavoro superbo), rimase fra le mani del felice Tamburini. Voi già saprete quali sicno gli artisti nuovi promessi dalla direzione; i nomi di Ronconi, di Foniasari, di Salvi brilleranno nel futuro cartellone con quelli di alcuni opere nuove, tra le quali posso citarvi per ora il Corrado d’Allunami di Federico Ricci ed il l’cmplario di Nicolai. Questa seconda servirà di debuto a Salvi. Nella serie infinita dei concerti che tutto dì si succedono a Parigi, io non vi accennerò che i due dati a beneficio degli sventurati coloni della Guadalupa. Il primo ebbe luogo nelle sale del Colonnello Thorn, sotto gli auspici di Thalbcrg, di Batta, di Lablachc, di Mario, di Tamburini, e ili molte fra le più alte notabilità femminili, le quali eseguirono superbamente un coro degli Ugonotti. È inutile clic vi dica quanto questo concerto riescissc delizioso; i nomi che ho avuto l’onore di sottoporvi, vi sono garanti di tutto ciò clic vi può essere di più delizioso e di più perfetto in un’esecuzione musicale. L’incasso fu enorme, esso s’avvicinò ai venti milla franchi. 11 secondo di questi concerti filantropici fu dato da semplici dilettanti nella sala del trono del palazzo della città. Ma, vi prego, non tremate all’idea d’un concerto di dilettanti, giacché questi signori si chiamavano semplicemente Spaerò e Dabignon se debbo citarvi prima i nomi femminili, c De La Mazefiere se volete secondi i nomi del gran sesso, vale a dire che erano persone che sono c che restano dilettanti pel solo motivo clic non hanno nè bisogno nè volontà d’essere artisti. Anche questo secondo concerto ottenne un grande successo ed un incasso vistoso. All’Opera il Charles VI d’Halevy continua, a dispetto di qualche giornale, a riempire il teatro di gente c d’applausi. L’avvenire di questo importante lavoro è assicurato, giacche e una di quelle opere coscienziose c profondi, clic lasciano travedere tutti i giorni delle nuove bellezze, c clic producono sempre, per quanto sicno sentite, degli effetti clic hanno tutta l’attrattiva dell’impreveduto. Io credo di avervene delle abbastanza per una lettera; clic se però voi foste abbastanza gentile per desiderarla ancora più lunga, vi prego ili rifletterò clic mi rimane appena lo spazio di potermi dire Vostro alf. NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — È singolare clic in Milano, ove la musica è. o si pretende che sia tanta parte della civile educazione, in tutto il corso I dell’or passata quaresima non siasi udila neppure una sola composizione sacra di classico autore! Il clic è quanto dire che in una delle grandi capitali del mondo filarmonico. non si è saputo, o pure non si è potuto fare quello che si fa nelle più i piccole città della Germania, ove i nomi di Haydn, di Mozart, di Haendel, di Bee; thoven non sono antipopolari come tra ’ noi, ove il solo profferirli basta a far arricciare il naso a tanti che però hanno la ’ bontà di professarsi adoratori di altre di! vinilà musicali mollo più modeste! E sì i che la più parte di quelle piccole città: della Germania non ponno vantare nè istituzioni musico-scientifiche nè Conservatorii di fama cosi detta europea! Recentemente però udimmo con piacere che la Nobile Società, abbia defij nitivainenle deliberato di dare nelle sue; magnifiche sale diverse Accademie di mu! sica stromentale classica. Giorni sono ebbe i luogo felicemente il primo sperimento. Spe• riamo che perseverando in questo lodeI vole proposito la Nobile Società meriterà i il vanto d’aver riavvivato l’amore della buona e severa musica, in questa nostra WS Milano, ove ormai è generale la sazietà delle scolorite composizioni teatrali, frutto P"’ di ingegni pigmei, ed è all’incontro vi- t vissima la brama che il buon gusto iia > richiamata alle sue pure fonti! — Ne venne parlato con lode della Messa del maestro Calcatemi eseguitasi in occasione della Solennità di Pasqua nella nostra Cattedrale. Ne spiace di non avere assistilo all’esecuzione di questa musica sacra nel dubbio che sia per noi perduta una buona occasione per tributare le nostre particolari congratulazioni al valente compositore. — Al nostro teatro Carcano si avea lusinga di poter produrre dopo Pasqua il Frcgschiltz di Weber, ma sembra die finora non abbiansi potuto superare tutti gli ostacoli, giacché quel teatro si aprì con una compagnia comica. — Nella corrente stagione di Primavera in due teatri di Roma si rappresenteranno non meno di cinque opere espressamente composte. Ecco i titoli di esse, ed i nomi dei maestri e poeti: Paolo e Virginia, poesia di Ferretti, musica dell’Aspa; il Folletto, deli’istesso Ferretti musicato dall’egregio Coppola; Gismonda da Meodrisio, parole di Cesare Agostini, musica di Giovanili de Paolis; Osti e non Osti, poeta Giacomo Mola, maestro Enrico Rollami, ed i Pirati, della compositrice Orsola Aspri.

— A Piacenza, il maestro Prospero Galloni giovane di belle speranze ebbe ad arricchire di imponenti ed I espressive note musicali il testo di una sacra cantata I clic aveva per soggetto i patimenti di Gesù Cristo. — Rossini, clic quanto prima passerà per Milano onde recarsi a Parigi. venne insignito del Reai Ordine del Salvatore da S. M. il re della Grecia. — Yiknm. La Gazzetta Musicale di questa capitale dice in sostanza sul ÌVabucodonosor del maestro Verdi, datosi qui per seconda opera della presente stagione di primavera quanto segue: ■ La fama preceduta del grande successo del,Vu■■ bucco alla Scila, fece aspettare cose straordinarie,

  • mentre altro non vi trovammo clic cose ordinarie.

| «Questa opera non si distingue dalle contemporance! - produzioni di simil genere nè in rapporto armonico nè,» in rapporto melodico. Alla parte melodica manca l’ori: «ginalità dell’invenzione; riguardo all’armonia vi si ■ osservano le varie influenze delle scuole tedesca, fran» cesc c italiana: Siccome però l’autore non seppe ina* neggiare tali eterogenei clementi, onde formarne un

  • perfetto tutto unito, così l’espressione prodotta da

° queste forme musicali rapsodiche discordanti non ral! ■ legra in vermi modo. Con ciò non vuol dirsi che il I «signor Verdi abbia fallito con questa opera; anzi essa! «può considerarsi quale lavoro.meritevole di un gio’ «vinc talento clic promette nell’avvenire, quando egli j - sarà pervenuto ad una giusta contemplazione d’arte, j • Lodevole è in particolare il modo con cui tratta la! - parte vocale, nella cognizione delle singole capacità di; • voce, e l’abilità con cui sa produrre begli effetti acuI

  • siici; sotto tale aspetto può stare a lato dei migliori; «maestri italiani moderni. Questa opera a canto dei! «maggiori spropositi nella caratteristica musicale con|

«tiene anco de’passi che palesano una profonda cogui«zione di essa; loccliè giustifica parimente il su an: «mine-iato bell’avvenire (-1)».! (1) Ci si permeila ima breve osservazione a questo 1 cenno della Gazzetta Musicale di Vienna intorno al | Nabucco del Verdi, JVe pare troppo assoluta V affermazione che questa; opera non si distingua dalle contemporance produzioni di simil genere nè in rapporto armonico, nè in i rapporto melodico. Ove anche si voglia ammettere clic i pensieri, o i così detti motivi del Nabucco, non! siano al tutto originali, nè valgano a destare la meraviglia dei dotti le armonie di che i medesimi si intessono, sarebbe però un’ingiustizia il non voler far conto di una tal quale maestà ili stile c larghezza di | forme con mollo ingegno adoperate a corrispondereall’in■ dole pomposa del poema, e a tratteggiare con varietà

di colorito e con bene appropriati mezzi di concertaj

zione le svariate situazioni per le quali si svolge la I tela delle sventure onde è colpito V assirio monarca. | Lo studio posto dal Perdi ad imprimere al suo spartito una fisonomia propria ed eminentemente caratterii stica. ead attingere le sue ispirazioni dal sentimento II drammatico è ciò appunto che rende il suo spartito superiore per molti riguardi alla più parte delie opere che si vanno oggidì componendo pei teatri italiani; opere nelle quali, per solilo, non solo è mancante la novità dei concetti e delle forme nello stretto senso materiale, ma non appare neppure che il compositore; abbia saputo o voluto darsi pensiero di raggiugnere quella verità di carattere e di espressione senza di cui a dì nostri non hanno lunga vita i prodotti delle arti. O ci inganniamo o da quest’ultima categoria di compositori melodrammatici il Feriti va sceveralo. finche il critico della Gazzetta Musicale di Vienna, rende questa giustizia al Verdi ove dice che nel suo Nabucco vi hanno de’ passi ne’ quali è palese la pròI fonda sua cognizione della caratteristica musicale. Ora noi crediamo che questo sia il più grande elogio che mai possa farsi al giovane maestro, dacché in esso elogio è appunto imlicalo il merito che principalmente fa distinto il suo Nabucco, e con esso elogio, a nostro credere, è in gran parte scemata l’amarezza del primo j giudizio. [p. 72 modifica]— Viknna. La Gazzetta Musicale di questa capitale Numero 14 del 5 aprile a. e. contiene nel suo Feuilleton le seguenti notizie: La Gazzetta Musicale pubblicata a Milano presso Ricordi incominciò col 1843 il suo anno secondo. Oltre ad alcune cose tolte ad altri fogli periodici musicali, essa Ì contiene per la maggior parte articoli originali su quaai tutti gli oggetti della musica, fra cui le notizie teatrali occupano il minor posto; inoltre 42 pezzi di musica all’anno di circa 450 pagine col titolo di Antologia Classica. Par quanto una formale Gazzetta Musicale in Italia sia una impresa estremamente difficile, molto dispendiosa, anzi molto azzardosa, si deve ciononostante far l’elogio alla Gazzetta Musicale di Ricordi, che prende sovente per bersaglio I’ odierno degenerato gusto musicale, procurando di guidarlo su migliori vie. — A conferma di quanto dice il nostro corrispondente, leggiamo nella Gazzella musicale di Parigi che il successo enorme del Carlo VI aumenta tutti i giorni, e che sebbene quest’opera venga rappresentata tre volte alla settimana, pure al Venerdì, 7 aprile, la folla era tanto compatta, die si dovette rimandare molla gente. Di già i grandi compositori s’impadroniscono dei motivi che non sono ancora pubblicati, c si parla con entusiasmo d’un gran capriccio di Thalbcrg, che si dice essere un capo d’opera. — All’Opéra-Comique di Parigi, la nuova opera del maestro Balfc, clic dovea andare in iscena quanto prima, fu differita per un’indisposizione del signor Henri. — Il signor Ferri, pittore al teatro italiano, diede per suo beneficio lo Slabat di Rossini. La Grisi, Mario c Tamburini vi destarono il fanatismo dell’anno scorso. La Laly, che sostenne la parte dell’Albertazzi, mostrò un grande talento e fe’pompa d’una voce modulata con molta abilità. L’incasso fu enorme; il giorno prima della rappresentazione 43000 franchi riempivano già la cassetta del bravo c fortunato pittore. — Per derisione del comitato d’insegnamento, le classi di piano del conservatorio di Parigi, hanno adottato Le* itudes de Salon del sig. F. de Couppcy. — Il signor Elwart, professore d’armonia al conservatorio di Parigi, ricevette dal Re di Prussia una medaglia d’oro di prezioso lavoro, in occasione d’una messa scritta da questo giovane compositore in commemorazione del giorno in cui si pose la prima pietra della cattedrale di Colonia. — Comparve a Parigi un nuovo giornale settimanale, che se giustifica il suo titolo, non può a meno di produrre qualche rumore. Esso si chiama il Tintamarre, ed il primo numero offre delle buone speranze pell’avvcnirc. I redattori hanno per iscopo di fare una guerra accanita al moderno ciarlatanismo, agli abusi industriali, alle miserie musicali, ed alle meschinità drammatiche. Essi mancheranno di tutto piuttosto che di materia, c se hanno coraggio c pazienza, otterranno l’approvazione di lutti coloro che sono disgustati della fogna disgustosa che si chiama mondo teatrale. — A Parigi si darà quanto prima il ballo della Peri: e la Peri otterrà probabilmente un bello e legittimo successo, giacché la sua parte drammatica c affidata ad uno dei più distinti letterati della Francia, il signor Tcofilo Gauticr. — Londra. Il Belisario di Donizctti datosi al teatro della Regina, ottenne un completo successo. Il Times, VHcratd, il Chronicte ed il Musical Word sono concordi nel constatare l’esito brillante del debuto di|Fornasari. Il tenor Conti si portò egregiamente nella parte d’Alamiro, e fu onorato da molli applausi. La Persiani cantò superbamente, ma si dovette convenire, clic la musica strettamente drammatica, non è la più opportuna pcllo sviluppo delle grandi qualità di questa illustre cantante. — Burlino 7 marzo. L’altro giorno Meyerbecr diresse polla prima volta in pubblico l’esecuzione d’un’opera sul teatro reale della Grand-Opéra; era questa l’Armida di Gluck. L’illustre direttore fu salutato al suo comparire da unanimi applausi, che si rinnovarono quando abbandonò il suo posto. — Nel mese d’aprile si eseguirà l’Filippo a Colone di Sofocle, messo in musica da Mendclsshon-Iiartholdy, nel teatro del palazzo di S. M. Prussiana a Postdam. Appena giungeva a Berlino Mcndclsshon che si trovava a Lipsia, doveano cominciare le prove. — Burlino 9 aprile. Il signor Ettore Berlioz fece jeri eseguire nel teatro dell’Opera, varj suoi componimenti, come sinfonie, musica di chiesa, che non rimasero senza interesse, quantunque vi si riconosca assai più il collo dilettante che non il musico nato. L’autore, il quale cerca di correr le traccie de’ gran maestri alemanni, fu assistito da Meyerbccr nelle prove della difficile sua musica. (Gazi. Univ.) — Amburgo 24 marzo - Berlioz presenta ora alla Germania il nobile ed interessante spettacolo d’un compositore, che dopo essersi fatta nella sua patria una grande riputazione, procura di farla sanzionare in un altro paese, sottomettendo senza ciarlatanismo le proprie opere al giudizio d’un pubblico essenzialmente imparziale. La Germania deve essere tanto lusingata per questo rispetto d’un maestro straniero pella sua opinione, quanto questa stessa opinione dev’essere lusinghiera pel maestro che vi si sottomette. Il concerto offertoci da Berlioz, sono alcuni giorni, ha prodotta una sensazione, che agiterà per lungo tempo il mondo musicalo. Gli artisti sono natu- | miniente più ardenti dei semplici dilettanti, non fosse altro pel motivo che gli artisti hanno inteso più volte alle prove queste opere tanto nuove, tanto poetiche, tanto ardite, che il pubblico non potè udire che una sola volta. Ciò nuli’ ostante la sala risuonò d’energici applausi dopo ciascuna delle parti della sinfonia dcll’Harold. e principalmente dopo quella fresca c deliziosa marcia e preghiera dei pellegrini, c dopo la furibonda orgia dei briganti. Noi non avevamo alcuna idea di un simile genere di musica; le impressioni che ne abbiamo ricevute sono assolutaménte nuove. Berlioz ha aggiunta una corda alla lira moderna. Bisogna tributare dei grandi il elogi all’orchestra amburghese pella precisione c pella! energia straordinaria con cui ha eseguita una musica tanto difficile. I nostri artisti mettono inoltre Berlioz fra i primi direttori di musica che si sicno mai veduti; il suo colpo d’occhio e inarrivabile, la precisione dc’suoi movimenti è estrema, c la sua azione sulle masse tanto polente, clic si può dire farne egli ciò clic desidera. Qual differenza infatti tra la musica eseguita sotto la sua direzione e quella diretta da qualunque altro! Noi abbiamo potuto convincerci di ciò grazie alla sinfonia dei Franchi-giudici, datasi due anni sono, e riprodottasi alla fine del concerto di Berlioz; essa nou era più riconoscibile. Noi non offriremo ì medesimi elogi ai coristi, che hanno cantato assai debolmente due bei frammenti del Jiequiem di Berlioz. È però vero che ben poche masse vocali resistono alla terribile prova di cantare senza accompagnamento. Rcichcl. il nostro ammirabile basso, ha eseguita egregiamente la commovente e graziosa cantata del Cinque maggio. Il pezzo produsse una profonda impressione; 11011 si ha molto applaudito ma si ha pianto, e malgrado l’effetto prodotto dalle sinfonie c dalla brillante cavatina del Benvenuto, assai bene cantata dalla Cornet, ognuno concorse nell’accordare il trionfo dclPcsprcssionc al Cinque-maggio. Berlioz è stato richiamato due volte dal pubblico alla line del concerto. — Franckort. Il prossimo anniversario della morte di Beethoven sarà celebrato in questa città con un festival in cui si darà una rappresentazione dell’Fgmvnl di Goethe, pel quale il celebre maestro avea scritta una sinfonia. Si prenderanno pure delle misure per quanto risguarda il monumento che gli si deve innalzare a Bonn. — In questo momento riceviamo una lettera da Vienna tutta piena di ammirazione per le straordinarie bellezze del nuovo Miserere di Donizctti fra la commozione generale eseguito alla Cappella di Corte il Venerdì Santo. La comune aspettativa di gran lunga vi fu superata. L’illustre maestro lombardo in questa opera religiosa si sublime nella condotta, si immaginosa ne’pensieri e si patetica nella tinta, provò che egli con ugual maestria sa trattare ogni genere di composizione. Nel prossimo numero ne daremo i dcttaglj. — Il celebre pianista Drcyschock è partito per Londra. Questo grande artista, che produsse una sì viva impressione a Parigi, otterrà lo stesso successo al di là della Manica. — L’illustre concertista di violino Ernst, natio della Moravia, ebbe da S. M. il Re d’Annover una scatola d’oro, dei valore di tuo luigi d’oro, c ne fu nominato maestro di concerto di Corte, con vistoso emolumento, ed un congedo di undici mesi all’anno. (Gaz:. Mus. di Vienna). — Teresa Milanollo, nata a Savigliano in Piemonte il 28 agosto 1829, mostrando già nella sua fanciullezza una singolare avidità a sonare il violino, fu condotta da’suoi parenti in età di sci anni a Torino per studiare quell’islrumcnto sotto il maestro di concerto Gcbhard. Già nel 4S36 diede varie accademie in patria, in appresso a Marsiglia c a Parigi col maggior applauso. Invitata dal celebre Lafond di far un viaggio con lui nel Belgio e in Olanda, divisero per metà l’introito di ogni concerto da loro dato in ambi questi regni. Dopo un soggiornodi 1C mesi in Inghilterra, Teresa tornò nel 1838 in Francia, dando varie accademie a Boulugne c Bordò; e approfittando a Parigi delle istruzioni di Ilabcncck, si fece sentire col maggior successo nel Conservatorio di quella capitale. Nel 4S44, approfittò pure degli insegnamenti di Bériot, c dando una gran quantità di accademie ne’ Paesi Bassi, ne riportò una ricca messe. Nella state del 1842 Teresa sonò nella gran manovra data dal re di Prussia presso Aquisgrana, indi si fece sentire in varie altre città principali della Germania, dandovi in lutto sino al p. p. 2 marzo 87 accademie, eccitando ovunque entusiasmo; si calcola che dopo il suo giro per Stuttgard, Monaco c Vienna riporterà dalla Germania più di 100,000 fiorini. Teresa Milanollo viaggia in compagnia de’ suoi genitori, e di tre sorelle, la minore delle quali, di nome Maria, mastra gran disposizione di voler andar sulle orme di sua sorella c maestra. (Fogli di Mannheim) — Meycrbeer ebbe in dono dal principe di Prussia un prezioso bastone di direttore, d’argento, ornato d’oro e di gemme. — Spontini ebbe dal re di Prussia I’ ordine «pour le morite» per le scienze e le arti. — Il grande festival 0 congresso musicale, datosi l’anno scorso ad Angoulème avrà luogo quest’anno a Niort. — Zimmermann diè in luce la seconda edizione dcll’Enciclopedia del pianista-compositore. Quest’enciclopedia è divisa in tre parli, che si vendono separatamente. La prima contiene il metodo elementare del piano, la secondu un metodo di perfezionamento, e la terza è consacrata alla composizione. — A Roueti il signor Bovery diede per suo beneficio un’opera nuova, in un atto, intitolata la Tour de Bouen. Ad onta della celerità con cui fu composto, questo spartito non manca di bellezze d’arte e d’ispirazione. — Qualche giornale assicura che il primo concerto dato a Pietroburgo da Rubini, abbia prodotto un incasso di cento c cinquanta quattro mila franchi! Questa somma ci sembra stranamente esorbitante, ammesso anche che il prezzo dei posti fosse di 50 franchi. Ad ogni modo deduccndo tutto quello che vi può essere di esagerato, siamo persuasi che I’onnipotente tenore avrà potuto rimaner contento della generosa ammirazione di cui fu lo scopo in questo paese di nuova conoscenza. — A Gand i Martiri di Donizctti eccitarono un vero c grande fanatismo. L’amministrazione avea fatti tutti gli sforzi per rendere brillante la rappresentazione di quest’opera magnifica, e le sue fatiche furon bene c largamente ricompensate. Giammai esecuzione più coni- j pietà si unì ad una mise en scene più splendida, sul palco I scenico di questo teatro. Il pubblico ne è entusiasmalo, ed accorre in folla a godere il grandioso spettacolo. — Alfredo Piatti,!il giovane violoncellista, già famoso, parti per Vienna onde darvi pubbliche prove della sua bravura; per tal modo egli polrà accrescere il numero degli ammiratori del suo bell’ingegno in quella capitale da lui già visitata nel 1S3S — Ad Anversa lo Stabal di Rossini fu eseguito con immenso successo. DIZIONARIO MUSICALE CRITICO-UMORISTICO Continuazione. Accori)ìrk - In musica si discorre ad ogni tratto di ben accordare, buon accordo, bella armonia, piacevole consonanza, tuttoché, se capitasse fra noi un abitator della luna, egli crederebbe che la musicale gerarchia Maestri, Professori, Virtuosi, Dilettanti, si del forte che dell’amabil sesso, fosscr tutti e acusticamente c psicologicamente in perfettissimo accordo, tutti buoni camerati, tutti amici in poco men che angelica armonia; eppure il buon Selenita che avesse di che comprarsi biglietti d’entrata ne’ terreni teatri, una qualche commendatizia per un Impresario, onde essere introdotto alle prove di un’opera, qualche terrena conoscenza per avere accesso alle accademie musicali, un po’di vespertina galanteria per essere ammesso ai camerini delle Virtuose, oh si! che, fosse anche tondo quanto il patrio globo, presto si accorgerebbe di aver preso de’ majuscoli granciporri!... Ma, la carità, dicono i filantropi, deve essere cosmopolita, c pel caso possibile che, visto il perfezionamento de’ mezzi di trasporto, venisse ai limicoli il ticchio di viaggiare dalla palla di Febea a quella di Vesta prisca, sarà filantropia della bella c della buona il far note a’ que’ futuri viaggiatori certo cose in proposito, che sarebbe inutile il dire agli umani, perchè questi le sanno già da un pezzo. Sia dunque noto c manifesto ai limicoli, presumibili leggitori del Dizionario critico umoristico, che i nostri musici san benissimo che l’accordare con tutta la possibile esattezza li musicali strumenti è una condizione indispensabile per ottenere, c la pienezza dell’effetto, e la possibile forza delle masse armoniche; ma questo fondamcntnl principio dell’esalta esecuzione si conosce da molli Professori, non si pratica da molti, si conosce e si sa anche spiegare scientificamente da alcuni dilettanti, ma da pochissimi di loro si pratica a dovere 0 per trascuragginc, 0 per eccedenti dimensioni di certi organi scnsorj - E sappiano i lunatici che un buon terzo de’ terricoli cantanti sa che l’accordare colla maggior precisione le voci cantanti co’ suoni degli strumenti accompagnatori, 0, come diccsi, l’intonare a perfezione è condizione di tutta necessità, perchè il canto non istrazii le orecchie di fino timpano, ed anche perchè le voci producano tutto l’effetto di loro forza naturale senza guasto di polmoni c di trachee, ma gli altri due terzi mostrano col fatto di 11011 conoscere la seguente massima tecnica fondamentale: elio in musica si potrà transigere, lino ad un certo punto, sulla dolcezza c soavità de’suoni, sull’agilità delle voci, sull’esattezza degli accenti, sul metodo di canto, perfino qualche volta sulla misura del tempo, ma che, mancando la perfetta intonazione, manca il più, il tutto, perchè il canto, anche per poco stonato, è il tormento di chi ha ben costrutte c ben educate orecchie. Fatte le opportune distinzioni fra orecchie e nasi, una stonaziono in mezzo anche al più aggraziato, soave, espressivo canto fa l’effetto di un goffo erroraccio di stampa nel bel mezzo di un periodo steso con garbo. - E sappiano i nostri visitatori transatmosferici che psicologicamente parlando, l’armonia, il buon accordo che pare dovrebbero legare assieme più che non quanto altre sociali classi, quella de’Filarmonici, non regnan più che tanto fra loro, c la bassa gelosia di mestiere, la turpe invidia, l’animavversione, la disarmonia morale stan nel cuore della maggior parte de’ produttori di acustiche armonie. E se i nuovi arrivati volessero mai sapere le cause delle cose, noi li pregheremmo cercare prima l’articolo (Studio), e capirebbero il perchè moltissimi cantanti cadano per loro colpa nelle discordanze toniche; e poi l’articolo ( Maestri di Canto ) ove troverebbero che molti altri fanno guerra alle orecchie nostre per ignoranza 0 vergognosa pigrizia altrui: che se poi volesser anche sapere il perchè domini fra gli Armonici la morale disannonia, li consiglieremmo a leggere l’articolo (Educazione), e scommetto che nel selenitico idioma farebbero udire qualche bizzarra esclamazione! N. E. Cattaneo. 6IOVAKXI RICORDI EDITOBK-PBOPBIET4BIO. Dall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegiato <11 Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di GIOVANNI RICORDI Contrada degli Omenoni ff 4720.