[p. 95 modifica ] DIMETTA MUSICALE
LUNEDÌ
N. 23. 3 Giugno 845.
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si
danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica
classica antica e moderna, destinati a comporre un volume
in i.° di centocinquanta pagine circa, il quale in
apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia
CLASSICA MUSICALE.
DI MILANO
La musique, par des inflexions vives, accentuées, et,
• pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas•
sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets,
• soumet la nature entière à ses savantes imitations,
■ et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen•
timents propres à l’émouvoir. J.
J. Rousseau.
Il prezzo dell’associazione alla Gassata e sVAntologia
classica musicale è dicITeit. Ausi. L. 12 per semestre,
ed effett. Ausi. L.U affrancata di porto «no ai confini della
Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale.
- La spedizione dei pezzi di musica viene fatta
mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti
dello Studio Ricordi, nel modo indicalo nel Manifesto.
— Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Uflicio
della Gassetta in casa Ricordi, contrada degli Ontenoni
K.° 1720; all’estero presso t principali negozianti
di musica c presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi,
cc. vorranno essere mandati franchi di porto.
SOMMARI O.
I. Musica Moderna. Cenni sulla musica sacra. - II. Potpourri
Bibliografico-Musicale. - Il I. Varietà’. Panarmonico
di Lodovico Gavioli. - IV. Carteggio. - V. Notizie
Musicali Diverse. - VI. Dizionario Musicale
Critico-Umoristico. - VII. Nuove Pubblicazioni MuMUSICA
MODERNA
CEKKI Sl’LLA MUSICA SACRA (I).
Penetra solo il cicl quell’armonia,
Che in vece d’intonar canto clic nuoce,
Piange le colpe sue con Geremia.
Salv. Rosa.
II.
racconta che Michelangelo in?ran dipinto del gmdizio,
CU1 v‘ Par^a’i denudasse
ìa Ag»troppo le figure de’risorgenti, e?P^&5^§p_che perciò Paolo IV scandolezzato
le facesse velare da un altro pittore, il
quale però dovette aver paura non che vergognaa
vestire de’suoi veli quelle mirabili creature.
Ma la colpa fu del Bonarroti il quale
nello sfoggiare, e scapricciarsi nel nudo,
dove riusciva a meraviglia, non aveva badato
che dipingeva in Chiesa. Questa inavvertenza
fu commessa da altri egregi pittori
di quel tempo, per cui ne furono meritamente
biasimali. Ora che voglio io dire
con questo? Voglio dire, che gli eccellenti
maestri, i quali succedettero a sì esimii
dipintori del secol d’oro, fuggirono le inavvertenze
e i biasimi di quelli velando le
musiche di Chiesa, e lasciando svelate quelle
che sotto il nome di profane divertivano la
gente in teatro. Del resto questo velo, come
non basterebbe ai dipinti sacri, cosi nè anche
alle composizioni ecclesiastiche. Imperocché
bisogna che tanto il pittore, quanto il
maestro attinga i suoi soggetti ai sacri fonti,
e ne gli componga o secondo la verità, o
il decoro del luogo, ed inoltre che vi spanda
su un certo colorito che ritragga più del
celeste che del terreno, più dello spirito
che della carne; così che il pittore badi a
dipingere per esempio volti e atteggiamenti
di santi, ed il maestro attenda a darci di
quelle melodie, non solo dissimili dalle profane,
ma che adombrino per cosi dire quelle
del Paradiso. I maestri bau da seguire in
musica la scuola del Sassoferrato e del
Dolci, il quale principalmente è celebrato
nella storia pittorica «per l’espressione di
(I) Vedi Subalpino, distribuzione di settembre 1S36.
«certi pietosi affetti.... all’idea deH’afletto
«consuona il colorito, ed il tuono gene«rale della pittura, ove nulla è di frago«roso o di ardito, tutto è modestia, tutto
«è quiete, tutto è placida armonia».
Ma è ormai tempo che io mi spicchi
dalla pittura per parlarvi solo della musica,
la quale ha gran bisogno di raccomandazione
e di conforto onde poter pareggiare
la sorella. Essa, quando fu presa sotto la
tutela del suo Masaccio, che fu, come sapete,
il Palestrina, ebbe molto a rallegrarsi,
e molto a sperare, vedendo che il tutore
aveva saputo trovare il genere di melodia
conveniente ai divini ulfici, per cui col
tempo e col senno de’ seguenti maestri
sarebbe sempre stata ricca di due abiti, di
uno da chiesa, e d’un altro da teatro; tanto
era lontana dall’infausto pensiero della sopravvenutale
povertà!Ma sapete voi a qual
fuoco l’ingegno musicale del Palestrina siasi
scaldato, o da quale pietra focaja abbia suscitate
le nuove scintille? Dal salterio davidico,
dalla sublime poesia ebraica. Egli
non poteva ignorare che la poesia è l’anima
della musica, che il canto ed il suono
s’informano dal verso, e che le melodie
dalle immagini, dagli affetti,dai sentimenti
espressi daf poeta prendono colore; e perciò
a tal puro e sconosciuto fonte attinse
il nuovo stile musicale. I Fiamminghi, come
alcuni moderni, non avevano mai pensato,
che la poesia sacra potesse animare le loro
fughe, e fargli uscire una volta da quello stile
scolastico e triviale, d’onde avevano cominciato,
e dove per pedantesca caparbietà
ancora vollero rimanere non ostante il buon
esempio del maestro italiano. E notate
che sotto il nome di Fiamminghi io comprendo
pure i seguaci che avevano in Italia,
i loro discepoli ed imitatori, per colpa
de’ quali il cattivo gusto durò e la sacra
poesia fu malmenata sino al principio del
secolo XVIII, tempo in cui i grandi musicali
ingegni riaccesero quel fuoco che i
successori di Palestrina aveano lasciato spegnere
con grave danno dell’arte.
E qui innanzi tratto sarebbe bene far
due parole intorno alla sacra poesia, fondo
comune, su cui dipingono i nostri maestri.
Di questa ve n’ha due sorta; la prima
è la scritturale ossia inspirata e divina,
la quale, benché Iddio data ce l’abbia per
instruirci e consolarci, ed edificarci alla
Jiietà, nondimeno ama d’essere con essa e
odato e cantato. «Onde i demonii(dice
«il Grisostomo) introducendo in Chiesa
«canti lascivi non rovinassero tutto, Id«dio oppose loro la salmodia, da cui e
«piacere, e vantaggio insieme si ricavas»
se». Ma questa salmodia non è tutta.
compresa e nel salterio, e ne’ libri profetici,
ed in altri scritti originalmente in metro;
poiché siccome le parole della lilur- j
già sono quasi un florilegio di tutta la Bibbia, così materia d’ogni musicale compo- |
sizione può essere qualunque tratto scrii-!
turale sta in prosa che in versi. L’altra
sorta è quella degl’inni, delle sequenze, dei ‘
cantici adottati dalla Chiesa, di cui ve n’ha;
di vario metro e gusto; i quali, benché più!
arrendevoli alle note ed al ritmo musicale
per la loro verseggiatura, tuttavia forza è
che cedano ai biblici nella sublimità, nella
varietà, ncH’affetto. Ciò posto io domanderei
come debba essere musicalmente trattata
questa poesia? Sarebbe un inceppare
ingiuriosamente gl’ingegni, ove si pretendesse
di assoggettarli all’autorità dei sommi
compositori, ed all’imitazione servile dei
migliori modelli, non lasciando loro quella
libertà che aiuta nelle arti a creare. Tanto
meno io presenterei a’maestri un tipo nella
musica degli Asaf, e degli Idithun voglio
dire nell’antica musica ebraica, la quale
sappiamo essere stata per la moltitudine
degli stranienti piuttosto fragorosa; nè senza
ragione, poiché gli Ebrei, come nelle altre
cose, aveva» bisogno nel lodar Dio di forti
scosse e d’un’armonia direi quasi corporale
e degna dei loro sanguinosi riti. La
religione della pace, dello spirito, dell’amore
vuole una musica pacata, spirituale,
amorosa, che scuota il cuore non il corpo, j
che innalzi l’anima alle celesti cose, che
desti i più puri affetti, la più soave allegria,
e lasci nel cristiano qualche memoria
a’guisa d’una predica, o d’una meditazione;
insomma vuole una musica che non
si opponga al buon effetto,, che e le sacre
parole, e i divini uffizi, e la maestà della
religione debbono produrre in chi vi assiste!
nel tempio. Direte voi che questo è un |
retender troppo? Anzi è un pretender i
en poco, e, secondo me, è un far torto:
alla musica l’esigere solo da lei che non j
distrugga le sacre impressioni, perchè io j
la credo abile a confermarle, a rinforzarle,
ad ingrandirle.
Io metto l’orchestra nel numero di quegli
oggetti esterni che accrescono a’ sensi
nostri maestà al divi» culto, onde procacciar
quel piacere e quel vantaggio di cui
parlava il Grisostomo. Se la semplicità dei
prischi riti voleva semplici cantilene, la
maestà delle presenti ceremonie esige una ©
musica conforme, accordata con esse. Voi mi
vedete che io non sono nè rigoroso, nè Sg;
i partigiano dell’antica musicale grettezza,
|| quantunque lodator degli antichi. Ma ti [p. 96 modifica ] riamo avanti senza arrestarci. Ora una musica
che s’accordi con esse ceremonie debbe
svegliare una piacevole e dolce divozione
nel cristiano. E qui, lasciando stare che
le ecclesiastiche armonie adombrino misteriosamente
l’intima unione de-fedeli con
Dio, la consonanza de’ voleri e pensieri,
il triplice accordo della carità verso Dio,
il prossimo e sè stesso, io dico che questa
piacevole divozione non è altro che un
movimento d’amor divino. Il cristiano e
pregando, e piangendo, e rallegrandosi, e
pentendosi, e meditando non fa che amare.
Eccovi adunque trovata la corda che i maestri
debbono toccare, cioè quella dell’amore,
sopra la quale eglino faranno con mirabile
varietà udire i suoni della speranza,
del timore, della tristezza, della gioia, e
d’ogni altro affetto, cbe al tuono principale
delfamore si riferisca. Imperocché sia egli
un cantico di ringraziamento, o di lode, o
di penitenza, sia un salmo o di genere
epico, o lirico, o elegiaco, sia un inno o
affettuoso, o pacato, o tenero, o gajo, o
lugubre, la musica nella varietà ed acconcezza
dei colori, nell’armonia del tutto lasci
travedere il fondo del quadro, si mostri
devota, non si dimentichi che debbe
0 risvegliare, o rinforzare nel cuor umano
un affetto divino. Così io credo abbiano fatto
1 sommi compositori di genere sacro, d’alcuni
de’ quali io vi feci menzione nella
lettera antecedente. Questa congettura io
la deduco dalla osservazione delle opere
loro, siccome voi dalla lettura dei versi
di Dante, o di Virgilio, o d’Orazio conchiudete
che questi poeti dovettero tenere
un certo metodo per cui era difficile che
non riuscissero eccellenti. E in verità a
considerare i capolavori di alcuni maestri
del secolo scorso, bisogna dire che lavorassero
un po’ all’antica, per esempio, a
foggia de’ musici greci, i quali alla scienza
musicale univano lo studio della poesia,
della filosofia, il buongusto, e soprattutto
un gran senno. Quella massima che dice,
essere il sapere principio e fonte del bene
scrivere, pare che loro non fosse sconosciuta.
Ma che cosa mai, direte voi, avranno
essi particolarmente studiato? Io credo che
studiassero ex professo l’arte loro, onde
riuscirvi a perfezione. Se quest’altra congettura
vi sembra un po’ arrischiata, compatitemi,
perchè per trovare la verità bisogna
ben arrischiar qualche cosa. E venga
quel che vuole, io n" arrischierei ancora
un’altra 5 perchè, a considerare i loro lavori,
io non posso levarmi di capo che studiassero
ben bene quanto dovevano porre in
musica. Il cbe forse vuol significare che
studiavano quella sacra poesia su cui dovevano
mettere alla prova la loro musicale
perizia. Cosi la penso io, nè, finché altri
mi provi il contrario, desisterò da questa
mia opinione. Voi per altro direte che parecchi
tra’ moderni conobbero pure l’arte
loro. Ma chi, rispond’io, v’ha parlato di
antichi o di moderni? Io v’ho fatto menzione
de’ sommi e degli eccellenti, i quali
se furono da voi veduti solo tra gli antichi,
la colpa è vostra; perchè se a me parlando
di loro sfugge talvolta il tempo passato,
confesso che l’intenzione e il desiderio
mio è di trovarli in qualunque età
preterita, presente e futura.
Questi sommi adunque, di qualsivoglia
tempo essi siano, debbono aver fatto un
grande studio della poesia per adattarvi»!
acconciamente le note, sicuri come erano
che lavoravano un campo fecondo di bellezze
per l’arte, di gloria per loro. Essi
amavano, non strapazzavano, la professione:
| volevano farla progredire, non arrestare,
11 illustrarla e renderla stimata, non vilipenderla;
nel che molto giudiziosamente seguivano
il bell’esempio dei professori delle
altre arti... Ma lasciamo ì maestri, e tiriamo
avanti colla musica. Non avete voi
per caso mai osservato che le migliori musiche
sacre abbondano di dissonanze, quasi
pitture da troppe ombre oscurate? Ora se
le dissonanze spiacciono all’udito siccome
contrasti di due suoni tra loro antipatici,
perchè mai furono nelle armonie.ecclesiali
stiche introdotte? Voi mi potrete rispondere
che furono introdotte per infliggere
j un po’di penitenza alle cristiane orecchie,
| onde l’uditore si ricordi che il dolce di
I quaggiù è misto d’amaro. Benissimo; ma
io avrei un’altra congettura da proporre.
|| Ditemi un poco: l’amore è forse tutto zuocaro?
la divozione è tutta miele? Uno come
voi, poco iniziato negli ascetici segreti, non
può nè anche conoscerne le dissonanze,
e le peripezie. Ma chi è informato di queste
cose può assicurarvi che e i tedj, e i
timori, e le tiepidezze, e gli scrupoli, e le
angoscie, e le interne lotte della vita devota
meglio non potevansi esprimere che
cogli accordi dissonanti. Inoltre per allargare
di più cotesta sfera, la vita del cristiano
non è ella una milizia, un combattimento
continuo tra il cielo e la terra,
tra Dio e il mondo? Il cristiano stesso,
benché uom più perfetto, quando ai divini
uffizj assiste, lascia forse di sentire le lotte
dello spirito colla carne, del raccoglimento
colla distrazione, de’ pensieri divini cogli
umani? La chiesa è pur campo di battaglia
ut castrorum acies, ha i suoi tempi
brutti, i suoi infortunj, i suoi cimenti. Ora,
dico io, tutto questo spirituale combattimento, questo chiaroscuro della cristiana
società poteva forse essere meglio espresso
e figurato che con un’armonia amareggiata
da dissonanti accordi, da cozzanti suoni, i
quali nelle loro risoluzioni, nel cangiarsi
in consonanti vengano pure a significare
una pace, un amore, una concordia futura
ed interminabile? r- Avrei alcune altre riflessioni
su questo punto, ma le lascio per
paura di dare in sottigliezze; del resto potranno
esse entrax-e opportune in altre lettere.
Per ora aggiungerò ancora qualche
cosa sopra altre dissonanze, chiedendo innanzi
tratto perdono al vostro delicatissimo
udito.
(Sarà continualo). B.
POT-POURRI
BIBLI06BAFIC0.jfIl§ICALE
Prima d’intitolar questi cenni col nome di Potpourri,
da’moderni accozzatori di molivi altrui avuto
a schifo, e che meglio di ogni altro converrebbe alla maggior
parte delle miscellanee istromentah da’capricci
della moda favorite, ci era venuta l’idea di premettere
fantasia bibliografica, ma da essa rifuggimmo per
non convalidar col nostro qualsiasi esempio l’abuso
(le’ molli, l’importanza delle opere de’ quali sta nel
titolo, e poi al pomposo c bugiardo frontispizio non fon
succeder altro clic triviali inezie, indigesti pasticci c
luoghi comuni... Il Pot-pourri di un bibliografo di musica
possa avere l’istesso incontro de’ Pot-pourri degl’odicrni
istromentisti!
Meglio non si potrebbe entrare in argomento, clic
parlando di quella buona musica di camera dal compositore
fatta derivare dalla propria immaginazione c
combinata colla pratica acquisita per mezzo di perseveranti
studj avvalorati da lunghe meditazioni; c perciq
avanti tutto amiamo rendere avvertiti i nostri filarmonici
della comparsa di un Sestetto (’) del cavalicr
Grorgetti professore di Violino c’maestro all’accademia
|ì delle Belle Arti di Firenze. Questo esperto artista, che
I meriterebbe d’esser più generalmente conosciuto c mci
glio apprezzato, è fra i pochi che faccian servire il
j loro ingegno a-conservare c propagare il bello musicale
Senza rendersi schiavi del gusto del pubblico.
Seguendo la sua vocazione ed il proprio convincimento,
Giorgctti a differenti intervalli produsse delle opere
apprezzabili, che pienamente fon fede delle distinte co- ’5T
gnizioni dell’egregio autore nel difficile ed ora sì vilipeso
genere concertato. 11 suo nuovo sestetto in fa fa
diesis min. Op. 25, per pianoforte, due violini, viola, violoncello
e contrabbasso, al par dell’altro porgli stessi
istromcnti da lui dedicato a Liszt, che lo ricambiava
di verace stima, è un lavoro d’estro e di scienza,■ il cui
stile emana da’più classici modelli. I discorsi musicali
abilmente ideati, son svolli fra ricche modulazioni, sostenuli
da efficaci armonie, aggirati da un istromento
all’altro od intrecciati fra loro con rara intelligenza c
senza pedanteria. — Come già si riferì in questo giornale,
nello scorso inverno il Giorgctti fece di pubblico
diritto la partitura di un Dies ine grandiosamente
concepita a più voci con accompagnamento di orche-!
sira, alla quale quanto prima verrà consccrato un articolo
apposito.
Gioachhno Maglioni, a giudicarlo dal terzo Scherzo (’)
che si apre con severe imitazioni, c da un Capriccio
(*) ( le prime due opere che da Firenze ei |
manda a pubblicarsi fra noi) va pure annoverato fra I
gli scrittori che al suffragio della massa del pubblico
preferiscono quello di pochi eletti spirili capaci di apprezzare
certe intenzioni di fattura, certe finitezze di
modi, che di sòlito passano inosservate presso la pluralità.
Oggidì, in sì spaventevole depravazione, è assai
consolante incontrarsi in pianisti guidati da una I
simile missione del tutto contraria ad ogni mira di
parziale interesse, e noi non possiamo a meno di fare
al Maglioni le nostre congratulazioni ed incoraggiarlo
ad innoltrarsi alacremente nel propostosi cammino, che
forse non sarà inopportuno ammantare di più splendidi
ornamenti e di qualche più frequente vezzo, per
renderlo meno gretto c meno monotono.
Onde, il nostro Pot-pourri abbia qualche rassomiglianza
cogli odierni pezzi istromcntali, senza alcuna
preparazione si può saltare dalla bella Firenze alla fredda
Boemia, nella stessa guisa che vediamo in essi ad un
motivo p. e. della francese Muta di Portici, seguire
altri dell’italiano Bravo. Drcyschok, l’attuale pianistaìion
di Londra, per mezzo dell’editore Hoffmann di
Praga divulgò quattordici pagine di variazioni per la
sola mòno sinistra sopra un interminabile tema, le
quali a tutta prima sembran composte per chitarra,
nel calcografarle un unico rigo essendosi adoperato,
c, a nostro credere, non possono venire all’uopo
che per que’disgraziati che hanno perduto l’uso della
mano destra, giacché chi ha la fortuna di servirsi di
ambo le mani, come potrebbe mai tenerne una si lungamente
inoperósa senza perder la pazienza? 11 valente
Lickl, anni sono, volle offrirci un Capriccio (’) per
l’esclusiva mano manca; il pezzo ò all’eccesso protratto,
ma certamente vi si scopre non volgar merito
cd è interessante per l’arditezza c singolarità di alcuni
scabrosi passi, che danno il risultato di un esecutore
scorrente la tastiera, non con cinque, ma con tutte le
dicci dita. 11 voler impicciolire la musica di pianoforte,
come in alcuni squarci delle predette variazioni fece il
concertista boemo, fino ad abbassarla al livello dello
strimpellante or citato istromento, non potrà mai tollerarsi.
1 due Rondò militari c gli Studj impropriamente
denominati Tremolo e Iiegrets non devonsi trascurare
da coloro che vogliono formarsi un giusto concetto
della maniera di comporre del Dreyschok a cui è giustizia
tributare lusinghieri clogj per la spontaneità delle
melodie, per la chiarezza ed imponenza, clic in que’pczzi
non vengono mai meno.
Gambini, lo studioso pianista genovese, dopo aver
composto i suoi Studj (*), vide il suo nome valicare
gli Appennini e maggiormente s’infervorò a pregevoli
tentativi per vieppiù estendere la sua fama. A
quelli, di cui altrove abbiamo tenuto discorso, fece succedere
quattro Pensieri melodici, il primo affettuoso,
l’altro commovente, il terzo vivace c l’ultimo (l’Inno)
solenne c toccante; una Fantasia sulla Saffo (’), che
contiene de’brani di effetto e di notevole risuonanza,
ma che qua e là manca di purgata nitidezza cd eccede
nella confusa ricercatezza. Delle quali mende con
soddisfazione troviamo, se non del lutto; almeno in
buona parte, essersi emendalo nel Capriccio sopra il
Corrado d Altamura ("), Op. 40. Chi non rifuggo
dall’assiduità, non ha che volere per far meglio. Questo
capriccio può riguardarsi pel migliore del Gambini: i passi vi sono ingegnosamente trovali e con
accuratezza condotti, in ispecic l’adagio coll’incalzante
seguito di scale diatoniche alle pagine 9,10, ed
il finale; nell’insieme del componimento’ si ammira
una tinta di unità, dominandovi quasi sempre una
grandiosa cantilena.
L’editore Lucca pubblicò un Capriccio sopra temi
dell’ultima opera di Halevv il Carlo VI; di esso basti
dire che è de’ meno difficili, meno travagliati e CSf
j; meno pretenziosi di Thalberg. al quale pure appar- gL! tengono i WaUzer (’), Op. 47, clic sì bene al pianoli
forte convengono c partecipano non tanto de’ salici- SS
li lanli ritmi di Lanncr o Strauss, quanto della sensibi [p. 97 modifica ] } lilà delle modulate frasi di Chopin, della fantasia di, Weber, c dell’audacia di Liszt. Sono capricciosi, se5
ducenti, animati, fecondi di espressive melodie, di
t svariata armonie, di enarmoniche transizioni e di pic!
canti contrasti. A proposito di Wallzcr pianistici non
1 è da fraudarsi una speciale menzione di quelli denominali
Scencs de Soiree del Pezzoli, i quali se fossero
in minor numero, più agevolmente potrebbero collocarsi
fra le più belle raccolte; sei o sette di questi
valtzcr, compresovi il finale, hanno ben poco da invidiare
alle composizioni dello stesso genere che da oltremonte
ci giungono fregiate da’ più eminenti nomi.
Furono editi dal Canti, che vede sempre più prosperare
l’associazione alle sinfonie di Beethoven trascritte
da Kalkbrcnncr, ed acquistò la proprietà di un gran
duo concertante per due pianoforti di Kontski sopra il
motivo - Suoni la tromba - e l’aria del secondo atto
de’ Puritani. Questo giovane polacco, da molto tempo
stabilito a Parigi, senza avere una riputazione di primo
ordine, sa però comporre come i moderni pianisti di
primo ordine, ed i suoi pezzi vengono ricercati dagli
esecutori ed applauditi dal pubblico. Il duetto di Konlski,
se non erriamo, per effetto può servire di riscontro
al famoso sulla Norma di Tbalberg.
Ci gode l’animo di qui attestare la nostra stima ad un
maestro il cui nome rifulge riverito fra i cultori di
musica in Lombardia. Egli scrisse una scelta partitura
drammatica, favorevolmente accolta in più di un teatro,
ed altre ne sta immaginando. Il maggior tempio
di Cremona periodicamente risuona di quell’eletta sua
musica, che mirando sempre alla ragionata espressione
delle sacre parole tocca il cuore, persuade la mente
e concilia la devozione. La Società filarmonica della
città medesima, ha in esso una giudiziosa e solerle
guida. Sui pianoforti delle primarie nostre dilettanti
figurano de’capricci, notturni, c duetti col violoncello, o
flauto o violino di lui che interamente alla musica si dedica.
Ognuno avrà indovinato trattarsi ddl’cgregio Don
Ruggero Manna, che or ora per mezzo del Lucca presentò
un nuovo suo duo per pianofòrte e flauto, eccellente
sotto ogni riguardo, c tale da reclamare una
estesa analisi, che di buon grado tenteremmo esporre,
se questo Pot-pourri non andasse già troppo per le
lunghe c non temessimo ’di operare sui nostri lettori
l’istcsso soporifero effetto che spesso invade gli uditori
a certi dilavati pezzi istromcntali di cui meglio
è tacere. A questo duetto il motto di fantasia appassionata
e brillante è opportuno, meritato, e ncll’istcsso
suo titolo ha il più giusto elogio.
Di volo ed alla rinfusa accenneremo il giovane maestro
Peri, autore dell’fìster d’Engaddi, o della Dircc, aver
dato prova della sua dottrina c del suo amor per l’arte
in un eloborato Quintetto a quattro tempi per due violini,
viola c due violoncelli da qualche mese posto in circolazione
dal Lucca; il benemerito Picchianti si innanzi
nella scienza e letteratura musicale, essersi acquistato
ammiratori anche al di là delle Alpi per la sua
Biografia di Cherubini (*), il più onorevole tributo
che in Italia siasi reso all’illustre defunto; Agostino
Bclloli aver indirizzato agli alunni dell’I. R. Conservatorio
due collezioni di utili studj f) per corno da caccia-,
ed essersi di fresco gettato nella voragine1 musico-commerciale
il divertimento (’) per flauto e pianoforte sul Nabucco
di Pizzi, e Croff, atto ad aggradire nelle società; il
Souvenir della Scozia f) ed il Capriccio (’) con variazioni
sul tema - Là ci darem la inano - di Bcncdict, il celebre
pianista dai Corretti portamenti attinti alla scuola di Kummel;
il secondo libro dc’ìiO studj dell’elegante Dòhler non
inferiore al primo, del quale ragionammo nel fi. 15
e che saranno la risorsa de’nostri professori poco
meno di quelli di media forza di Berlini, Kalkbrenner,
Hunten; le ineguali e mediocri Reminiscenze sulla
Linda di L. Hall f); la brillante fantasia alla Tbalberg
sulla Beulriec Tenda di Moroni (’) ed i facili pezzi (’)
co’motivi della Maria Padilla, della Linda, del Don
Pasquale, del Nabucco di Herz, Wolff, Chotek c Plachy.
Lo Stabul Malcr di Rossini comparve ridotto per 14
stromcnti da fiato (’), per cura di Gio. André: Merendante
colle più incantevoli frasi della composizione
religiosa del maestro senza pari ha tessuto una sinfonia,
dal Lillo trascritta per pianoforte; in ben pòchi
altri pezzi a riepilogo abbiamo riscontrala più omogenea
e facile unione de’ varj squarci; maggior regolarità
di condotta in tanta abbondanza d’immagini, modulani
più aggradevoli|ed insieme più magistrali: l’arte
che tutto fa non vi si scopre. I. C.
(•) Tutte le opere accompaguale dall’asterisco sono
edita presso Ricordi.
VARIETÀ.
PAXARMOMCO
DI LODOVICO DA VIOLI
Quel valoroso artefice italiano Lodovico Gavioli, cosi
| conosciuto nel ’ Bel Paese e fuori, dacché alle più
a grandi città era dato ammirare un suo automa, rap»
presentante l’immagine di Davitlde, che s’animava e
) respirava c volgeva al cielo la fronte, poscia stendendo
le mani sull’arpa, al tocco alterno delle dita, traevano
un suono pieno di celeste soavità; ora compieva in
Modena sua terra natia, il Panarmonico, destinato ad
essere il più eletto ornamento della famosa villa Puccini.
L’amore che l’artefice poneva a questa grandiosa
opera, gl’inspirò nuovi e potenti mezzi ad ottenere
l’imitazione perfetta degli istromenti a fiato d’una
orchestra, cd un’esecuzione più esatta di quella clic
possa pretendersi dall’unione simultanea de’più abili
suonatori, cd un colorito, un’espressione, un rallentare,
uno stringere, che t’empie l’anima d’emozioni
e di maraviglia, né sai concepire come, con mezzi
meccanici, possa ottenersi tanta varietà e squisitezza
di risultati, e quasi eredi la macchina viva c dotata
d’ogni possibile.delicatezza di sentimento. Quegli amici,
a cui fu dato accesso ali’ officina del Gavioli, c clic
udirono il singolare strumento, non cessavano d’ammirare
la forza con che eseguiva la sinfonia dell’lilena
da Feltro, c la dolcezza dell’adagio c fuoco dell’allegro
nel 5.° finale del nuovo A/osé, c’1 brio che
rallegrava nei valz bellissimi di Strcbinger, e il maraviglioso
colorito con che ripeteva la sinfonia del
Guglielmo Teli e tant’altri sceltissimi pezzi, col mezzo
due soli cilindri e di 240 tasti, cui gii stranieri
chiamano chiavi. E presto la fama se ne diffondeva
per la città e, sotto alle finestre del nostro artefice,
venivano c fermavansi le persone ad inspirarsi al suono
di quelle più clic umane armonie. E in ogni canto e
da ognuno se ne favellava e i nomi del Gavioli c del
Puccini erano levati a ciclo (1).
E qui al generoso cavaliere Nicolò Puccini mi piace
dar lode, il quale avendo riunito nella sua pistojese
villa quanto a noi Italiani può essere cagione di vanto,
c dando, senza risparmio di spesa, commissioni a quanti
artisti si levano sopra la schiera volgare, desiderò di
poter mostrare agli stranieri, che vanno a visitare le
opere della sua magnificenza, come anche nella meccanica
noi siamo grandi: c a loro, colpiti dalle care
note e dalla costruzione ingegnosissima del Panarmonico,
poter dire:» lo diedi a questo genio i mezzi
di poggiare a tanta altezza di volo n. Nobile invero
e degnissimo vanto! E ciò sia pur detto a rimprovero
di tanti ricchi i quali volentieri sprecano inutilmente
c sozzamente l’oro concesso loro dalla prové
facciano cose utili alla nutria. e unloro
dalla provvidenza, perchè facciano cose utili alla patria, e per
Farti e per tutto ciò che nobilita, o migliora Fumana
famiglia, non hanno un obolo da impiegare. Non vuoisi
loro vietare di vivere sontuosamente, non vuoisi loro
vietare di libare le gioie della vita, solo si chiederebbe,
che invece di correre dietro pazzamente alle
straniere futilità, cercassero quelle onorevoli cose, clic
ingemmano il nostro suolo e che tanto sono invidiate
e ricercate dagli stranieri. Questo hanno gl’Italiani
diritto d’esigere da costoro, ed ove trasgrediscano
un tanto dovere, condannarli al dispregio.
Ma per tornare al Panarmonico, altri più capace ne
descriverà il meccanismo, il quale costò all’autore ben
quattro mesi di meditazione, prima che ponesse la
mano ad un tanto lavoro, c poscia presso a tre anni
di non interrotte fatiche: a noi basti dire eli’egli fece
opera non peritura, cd augurare che i ricchi Italiani ricordino,
clic nella patria loro esistono artisti ed artefici
incomparabili, i quali, se non altro, possono rallegrarne,
c dirò pure, santificarne gli ozii, c ingentilire
gli uomini colle opere delia pittura; delio scalpello c
col tocco celeste dell’armonia.
Francesco Manfredini.
(1) «Fino la Corte sentì vaghezza di visitare il Panarmonico
del Gavioli cd ( esempio singolare fra noi )
ella medesima si recò a tal line alla casa dell’umile
cittadino, non polendosi altrove trasportare la macchina
a motivo della sua mole. V’andò anche una deputazione
dell’Accademia nostra di Scienze, Lettere, cd Arti, e
corre voce che per sua commissione sarà fatta c pubblicata
una relazione sul Panarmonico, per garantire
all’autore l’anteriorità delle invenzioni delle quali ha
egli arricchita l’opera sua».
CARTEGGIO.
L’esimio maestro signor Cav. Pacini
ci invita ad inserire la seguente lettera,
che noi di buon grado reimiamo di pubblica
ragione, consentendo pienamente con
lui nelle verità in genere che sono in essa
accennate.
Caro Ricordi.
Lucca, 25 Maggio 1843.
Poteva io mai non aderire ai vostri desiderii, negandovi di ridurre la parte di
Alberto nella mia Fidanzata Corsa per
voce di mezzo-soprano, non che di baritono?
a voi cui mi lega stretta e sincera amicizia,
a voi si benemerito all’arte nostra?
No al certo; eccovi appagato: permeltetemi
però che io vi faccia un semplice
sfocro_.il quale non interessa soltanto me,
ma Ben anco gli altri compositori di Opere
melodrammatiche.
Il ridurre una parte scritta in origine
per tenore, è cosa facile, ma quale ne sarà
l’effetto? La distanza che passa dalla voce
di tenore, a quella di mezzo-soprano, è
tale, che pregiudica non poco al primitivo
pensiero, non che all’effetto; e se il buon
senso ha fatto già da qualche tempo bandire
dalla scena le donne sotto sembianza
di uomini, (tranne qualche rara eccezione)
non so come si possa ora desiderare la
trasformazione di una parte di tenore per
soprano. Forse l’economia impresariesca?
forse la penuria dei tenori? in quanto al
primo caso, è da ritenersi veridico; nel
secondo poi mi fo lecito rammentarvi che
questa parte scritta per l’esimio Basadonna
può essere sostenuta, oltre che dall’artista
prenominato, da molti altri tenori che con
onorevolezza calcano le scene in giornata,
e fra questi non secondo figura il signor
Lorenzo Bonfigli (che molto raccomando
alli signori impresarii e corrispondenti teatrali)
essendo detta parte scritta per la tessitura
di vero tenore, e non già di tenore
come suol dirsi sfogato.
A voi dunque raccomando caldamente il
mio amor proprio; che seppure l’avidità dei
sig. impresarii è tale (parlo in genere) da porre
in non cale le fatiche di un compositore, devonsi
rammentare che la riuscita di un’Opera
in musica, dipende totalmente dalla esecuzione,
manomessa e travisata la quale,
per colpa della loro tenacità, essi vengono
in fine dei conti, a danneggiare loro
stessi, ed a nuocere a chi sudò lunghe notti.
Perdonate se io fui troppo schietto nel
palesarvi la mia opinione: so bene che fra
gli appaltatori teatrali ve ne sono alcuni
che hanno coscienza; a questi almeno stia
a cuore il bene dell’arte e l’onore dei maestri
compositori. Abbiatemi presente e credetemi
sempre
Vostro Affezionatissimo Amico
Giovanni Pàcini
NOTIZIE MUSICALI DIVERSE
— È arrivata a Milano madamigella Teresa Ottavo,
concertista di violino, allieva di lìériot favorevolmente
conosciuta a Vienna, Berlino, Londra, Pietroburgo,e
nello scorso febbraio applaudita eziandio al Conservatorio
di Parigi.
— Reggio. Sono ancor freschi gli allori ottenuti a
Parma dal maestro Peri colla Ester d Engaddi che
già le cento trombe della fama t i giornali ) risuonano
di un novello trionfo di quest’esimio giovane. • La Birce
nuova opera del Peri (cosi il signor G. in un foglio
milanese) ha avuto su queste scene un incontro di fanatismo.
La poesia è del signor Martini di Parma: il
soggetto fu tratto dalla celebre tragedia del Monti, Aristodemo: o se le idee non sono sempre nuove, i versi
snn sempre felici. La musica piacque dal primo all’ultimo
pezzo. Fra i pezzi però clic più levaron la sala ad
evviva c a clamori voglionsi noverare la cavatina del
Ferri (Aristodemo) la cavatina della Maray (Dirce), un
terzetto di squisita fattura, il duo fra i bassi nel secondo
alto, il duo fra la Maray c l’egregio Moriani ed il gran
linaio di quest’alto stesso. Nell’alto terzo ferirono l’attenzione
pubblica una toccante preghiera della Marav, e
fu l’ultima rosa a tanta ghirlanda la scena di Moriàni,
del tenore del cuore. Mollo può Italia aspettare dal maestro
Peri..
— Trieste. Il pianista Rliein e la cantante Ducrest
diedero un’accademia che riesci gradita per la sua varietà.
— Napoli. Il sommo Mercadante è stato nominalo
direttore de’Reali Teatri di Napoli, ed il suo esercizio
avrà principio dopo Pasqua del IS44. «Con vera gioja
cittadina i cosi l’Omnibus) annunziamo questa elezione perchè
il nostro teatro massimo era molto decaduto dalla sua
grande rinomanza, e si aspettavano molli miglioramenti,
tra cui un vero direttore, essendo in quello riposta la
regola, il gusto e la gloria del teatro •.
— Firenze. Domenica 21 p. p., ebbe luogo nella casa
di abitazione del Cav. Giorgetli, un privato trattenimento
musicale, al quale presero parte il signor Scligmann,
distinto violoncellista, allievo del Conservatorio di
Parigi. Furono eseguiti diversi quartetti strumentali di [p. 98 modifica ] NUOVE PUBBLICAZIONI ESCALI
DEI.l’i. H. STABILIMENTO NAZIONALE PR1VILEG.0
DI GIOVASSI RICORDI.
DE LORD
WESTMORLAND;pour /Riatto
PAR
TH. DOHLER
LA SERENATA
CAPRICE pour PIAMO
SUR UN MOTIF FATORI DE
BON PASQUALE de BONIX,ETTI
Stilli îâlïMin
pour Piatto et Violon
70LFF Sï 7IS3ZÎSK?!
il _________ Fr. T FANTAISIE
BRILLANTE
DOS PASQITAEE nr. DOSIZETTI
pour Piatto
ss. sassosa
11709 Op. 53. Fr. 4. 95
m
PER CORVO DA CACCIA
(12 ne’Tuoni maggiori c 12 nc’Tuoni minori)
colle rispettive loro Cadenze da eseguirsi
con un solo Ritorto
mm mmm
tioet»’ le Piatto
SUR DES MOTIFS FAVORIS DB l’oPÉRA
COHliABO B’A Bj ’FA AM UBI A
DE P. RICCI
C. A. G A MB INI
Op. 46.
REMINISCENZE
dell’opera
SAPPO tli PACINI
B&SmSlù BMÌiùOTS
fi e e Pianoforte
C. L sillEHI!
14436 Fr. 4 SS
1CHTCS-ZLÀ1T33
Op. 145
14852 Per Pianoforte solo.... Fr. 2 SO
14835 Per Pianoforte a 4 mani.... n 4 —
14854 Per Violino e Pianoforte....» 2 SO
14855 Per Flauto e Pianoforte.... n 2 50
14856 Per 5 Violini e Basso n 3 25
14857 Per Chitarra " 1 75
14838 Per Flauto» 1 25
14859 Per Orchestra n 11 —
14840 Per Pianoforte nello stile facile..» 1 75
GIOVASSI RICORDI
EDITOBE-PBOPBIETABIO.
Dall’I. R. Stabilimento Razionale Privilegiato
ili Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di CIO VAX XI RICORDI
Contrada degli Omenoni /f. 1720.
— Alla Grand Opéra si rimetteranno in iscena quanto
prima i Martiri di Donizetti.
— Vieuxtcmps è ora a Praga ove ottiene dei grandi
successi. Il quarto concerto dato a Pesi da questo artista,
avca attirata una folla immensa, che egli rapi ed
entusiasmò col suo inimitabile talento. Vieuxtemps.
dice un giornale di Pest, ebbe per lo meno dodici
chiamate.
— Servais, il celebre violoncellista, è a Bruxelles,
ove conta di dare dei concerti.
— Un nobile signore portoghese ha inaugurato ultimamente
un teatro, clic avca fatto erigere con grande
magnificenza in una delle sue terre in vicinanza di Lisbona.
La regina e suo marito aveano accettato l’invito.
Al loro arrivo si presentò a S. M. un programma,
su cui figuravano tre opere: essa ha scelto i Diamanti
della Corona, e lo spettacolo cominciò quasi subito. Le
parti erano sostenute da persone della società del Conte
del Farrobo, che dava la festa, c dal conte stesso. Tutto
procede a meraviglia, le decorazioni ed i costumi erano
d’una verità perfetta (la scena ha luogo in Portogallo)
ma ciò che merita d’essere notato si», che il conte
avca fatto alla mattina distribuire delle considerabili
somme agli indigenti, non volendo, egli diceva, che i
poveri soffrissero mentre si si divertiva nelle sue sale.
— Si si occupa molto a Parigi da qualche giorno d’uu
giovane artista clic possiede sul corno un talento, che
ha realmente qualche cosa del prodigioso. Il sig. Vivier,
sovra questo istromcnto, che non sembra destinato che
a fare udire una sola nota per volta, eseguisce dei pezzi
a due ed a tre parti. Il sig. Vivier non ha cheveut’anni,
è nativo di Brioud, cs’è formato da sè stesso senza
il soccorso di alcun maestro. Pare che egli sia assai
bene organizzato per la musica, e quando suona ad una
parte sola, può rivaleggiare coi migliori esecutori.
— Il celebre arpista Parish-Alvars è in questo momento
a Francfort, da dove partirà per Darmstadt,
Manhcim, Carlsruh, Stuttgard. Al principiar dell’inverno,
Parigi e Londra lo possederanno alla lor volta.
DIZIONARIO MUSICALE
CRITICO-UMORISTICO
Continuazione.
Accompagnamento (Scuola dell’) - Ha studialo l’accompagnamento!
- Sa l’accompagnamento! - Conosce
la numerica, ma!... a fondo! - Eh sì! legge come
niente fosse il )lasso numerato!... E tutte volte clic
avrete sentito tali espressioni vi sarete accorti che nelle
leste di colesti esciamatori sta sempre sottintesa la conseguenza;
Ergo è un accompagnatore; eppure troppo
sovente il fatto dimostra la falsità di quell’Argo. Prescindo
per ora dal toccare l’impostura, il monopolio, il
pedantismo, l’oscurità che talvolta fanno di questa scuola
un tormento pe’giovani studiosi, un inferno pc’non teneri
dello studio, una noja soffocatrice del genio (V. A»merica-Basso
numeralo). Supponiamo che l’allievo del
maestro d’accompagnamento sappia leggere con tutta
esattezza c facilità i Bassi numerali, e sappia anche
dar ragioni tecniche delle modulazioni indicate colle cifre,
de ritardi, inganni, preparazioni, percussioni, risoluzioni
e via via discorrendo, ma, c solo per questo
si vorrà dedurre quell’Argo?... eppure si può dare e si
dà bene spesso il caso che un cotale.allievo non sia ancora
un accompagnatore (V. questo vocabolo), non è raro
che il prontissimo, il dotto dieiferatorc de’ numerali accordi
sia un cattivo, un incomodo accompagnatore.
E d’onde ciò? dalla mancanza di filosofia nella scuola
dell’accompagnamento, dal non pensare che questa
scuola è quella stessa della parte materiale della composizione
o contrappunto, c che, dopo i rudimenti della
scienza dell’armonia, bisognerebbe instradare gli allievi
a graduato studio delle partiture, a facili escrcizj
pratici di accompagnare, onde di buon’ora titillare la
fantasia del principiante, iniziarlo all’estetica musicale,
incamminarlo sulla strada del buon gusto, e cosi accenderlo
di quel bel fuoco che, portandolo al grado di
vero accompagnatore, poi da questo a quello del contrappuntista,
valga poscia a fargli superare colla forza del
genio educato l’immenso intervallo che ancora gli resta
per giungere alla più alta, più gloriosa meta della musicale
gerarchia, quella del maestro compositore nel vero
senso tecnico dell’espressione, cioè del creatore di esprcs- j
sivi, commoventi melo-armonici concenti, ed alzarsi so- ’
pra la turba de’maestri da dozzi.... ma vedi (maestro).
(Sarà continuato). Nic. Eust. Cattaneo.
celebri autori; e il sig. Seligmann diede saggio di una
rara intelligenza nell’esecuzione di quosto genere tanto |
difficile di musica. Quindi suonò con eleganza di stile, i
con perfettissima intuonazione, con bel portamento di
arco, e con un’espressione senza caricatura, diverse pregevoli
sue composizioni (che accompagnavagli egregiamente
il maestro Manetti) e la ristretta si, ma intelligentissima
udienza, convenne unanimamcntc dei picgi rari del Seligmann,
non solo come quartettista egregio, ma eziandio
come solista di rara abilità. Darà egli un pubblico
concerto. (Dalla Gazzetta di Firenze).
— Tortona. Anche questi cittadini desiderarono bearsi
collo Slabat rossiniano. Il loro godimento sarebbe stalo
compiuto se meno vacillante e difettosa fosse riescila
l’esecuzione.
— Piacenza. Una nuova cantata - il Genio d’Italia con
tersa poesia del Jannctti e brillante musica del ISajetti
fra gli applausi di un affollato uditorio venne eseguita
per l’inaugurazione del Ponte sul torrente Tidoue.
— Casai. Monpkrrato. Il maestro Perelli ottenne non
volgari encomi per la composizione di una cantata scritta
per ordine della Direzione teatrale nella circostanza che
S. A. R. il Duca di Savoja allegrava di sua presenza il
teatro.
— Parigi. Carlo Filtsch è un pianista di dodici
anni; di tulli i fenomeni che abbiamo da lungo tempo
veduto, a non dubitarne, c il più notevole, c quello che
in sè stesso ha un maggior valore reale, o piuttosto
non è 1111 fenomeno, è un artista, la cui età poco importa,
che possiede un talento di primo orline, c dal
quale, quand’anche già fosse adulto, ad eccezione forse
di un po’più di forza, non si potrebbe nulla desiderare
in rapporto dell’abilità meccanica, della grazia, dell’espressione
c dell’accento musicale. In tal guisa doveva
suonare Mozart fanciullo, cosi ci ricordiamo aver udito
Liszt or saran poco meli di vent’anni. Senza esagerazione
noi crediamo poter non solo augurare ma ben
anco sperare pel Filiseli altrettanto brillanti destini. Egli
è unga rese come Liszt. Da un anno venne a Parigi per
prender lezioni da Chopin, ed il maestro già dice non
aver più nulla ad insegnargli. Al suo concerto Carlo Filtsch
in fatti esegui da artista provetto la fantasia sul Don
Giovanni di Tbalberg, un notturno e varj studj di
Chopin, c l’andante della Lucia di Liszt. Ognun può
immaginare quali vive simpatie abbia destate nell’uditorio
una simile precocità. (Dal Mondo Musicale)
— Vienna. (Teatro dell’Opera Italiana). Alla seconda
rappresentazione del nuovo Ballo il Lago delle Fate,
avuta luogo il d9 maggio, precedette un’accademia musicale,
nella quale, fra le altre cose, la signora ViardolGarcia
esegui con gran maestria un’aria di Uàndcl, e
quella Di tanti palpiti di Rossini (distanza secolare fra
ambi i pezzi), c manifestò cosi la sua alta coltura musicale,
suscitando il maggior interesse col semplice bel canto
di qucH’antico maestro, e facendo sorgere coll’aria di
Rossini un tale entusiasmo, clic dovette ripeterla.
— Il 25 maggio, le sorelle Milanollo davano un’accademia
musicale nella gran Sala del Ridotto, a benefizio
dell’Ospitale de’fanciulli. (Gazz. Teat.)
— Si parla molto bene a Parigi dell’opera postuma
di Mónpou, di cui si continuano indefessamente le prove.
M. Adam che ha terminato ed istrumcnlato quest’opera
ne sorveglia la mise en scéne, con più premura
e con più zelo, di quello che farebbe se la musica fòsse
sua. Quest’omaggio reso alla memoria di Monpou onora
altamente l’autore del Chalet, del Foslillon, del Boi
d’Tvetot ecc.
— M. Herman, il brillante violinista che ottenne du-;
rante l’ultimo inverno dei grandi successi nei salons i
di Parigi, partirà il 30 di maggio per Nancy, ove era j
chiamato da quella socielà filarmonica. Nel concerto che;
sarà dato il giurilo 2 giugno da questa società, egli suo-!
nerà la sua bella fantasia, op. 1, che comparve ora pubblicata
splendidamente per piano e violino.
— Una giovane arpista di Tolosa, madamigella Teresa
Roaldés diede un concerto ad, Agen, riportando uno
di quei successi, che fanno epoca in provincia.
— M. E. Magner, già allievo del Conservatorio c
maestro di piano a Moulins, ebbe la velleità di fare il
suo piccolo Slabat, e di farlo eseguire nella città, che
gode il beneficio de’suoi insegnamenti. Moulius ha così
il suo Stabat, come l’Europa ha quello di Rossini;
tutte c due, a quanto si dice, ne sono coniente.
— Il Giornale le Quiteur de Saint-Quinlin rende
conto d’una messa composta da un giovane di Ham,:
dal signor Lamottc, ed eseguita nella chiesa della sua
città natale. Questo giornale dà delle eccellenti informazioni
sul nuovo maestro, ed anzi lo incita a recarsi
a Parigi, ove avrà un campo più vasto pello sviluppo
del suo ingegno. Il consiglio è eccellente e potrà essere
proficuo «e non nasce dalla dolce affezione, che pullula
all’ombra del patrio campanile, giacché se Parigi è un
teatro splendido pel vero ingegno, è un terribile abisso
peli’umile mediocrità.
— Ad Angoulcmc nelle sale della prefettura ebbe luogo
un concerto a vantaggio delle vittime della Guadalupa.
Il programma annunziava venti pezzi! Viva Dio! gli
spettatori che ebbero I’ enorme rassegnazione di restare
fino alla fine, mostrarono di unire ad un grado assai
stimabile le due più illustri virtù dell’evangelio la carità
e la pazienza. Almeno in Italia si ha la gentilezza
ili supporre clic dodici pezzi al più, possano annojarc
sufficientemente ed in una maniera plausibile l’amato
2 rispettabile pubblico.
— Il debuto della compagnia lirica a Bordò è stato
ni complesso felice. Madamigella Elian nel Barbiere è!
stata assai applaudita, ma il primo basso Boullard ebbe j
la soddisfazione di sentirsi a fischiare. Probabilmente?gli cederà il posto ad un altro basso, onde non subire
incora le commozioni d’un successo certamente assai
rumoroso.
— A Tolosa il tenore Espinasse fece fiasco, come
’ecc fiasco il sig. Daudé a Marsiglia nel Guglielmo Teli.
Questi due signori, unitamente al signor Boullard tornerebbero
un’invidiabile compagnia pel teatro di...