Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 24

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N. 24 - 11 giugno 1843

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[p. 99 modifica]GAZZETTA MUSICALE ANNO li. domenica N. 24. Giugno 4 845. - Nel e o dell; a Si pubblici! ogni domcnic danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta ni classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si iutitoleni AxDI MILANO • La musique, par des in/lexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• s ion s. peint tous les tableaux, rend tous les objets,» soumet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à l’émouvoir. J. J. ROUSSEAU. Il prezzo ddl’associazione alla Gazzetta e e’Antologia classica musicalo è di cITett. Aust. L. 12 per semestre, ed cITetl. Aust. L. 14affrancata di porto lino ai conlinidella Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — r.a spedizione dei pezzi di. musica viene fatta mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicalo nel Manifesto. — Le associazionj si ricevono in Milano presso l’Uflicio della Gazzetta ili casa Ricordi, contrada degli Omcnolii Pi.0 1720; all’estero pressò i principali negozianti musica c presso gli Ulllci postali. — Le lettere, i gruppi, i li franchi di porto. SOMMARIO. I. Varietà’: L’organo. - II. Musica sulla musica sacra. - III. I Fanc Teatro Ile. - IV. Lettera di un V. Notìzie Musicali Diverse. VAIUETA l’ORGAHO (1). •gano, conformemente al piawJg^no che ci siamo proposti in innesti nostri scritti sulla slrov^Amentazione, pare debba consi_ federarsi al modo stesso del pianoforte sotto due aspetti diversi-, come stromento unito alforchestra o come stromento formante esso medesimo e per sè stesso un orchestra intera e indipendente. E senza dubbio possibile mescolare 1 organo nei diversi elementi constitutivi dell’orchestra, che anzi ciò si è più volte praticato; ma egli è un umiliare di troppo questo maestoso slromento il volerlo^ condannare a codesta parte secondaria. E poi duopo acconsentire chela sua sonorità piana, eguale, uniforme, non si fonde mai interamente nei suoni di vario carattere dell orchestra, così che sembra esistere una specie di antipatia segreta fra queste due potenze musicali. L’organo e l’orchestra sono entrambi come due re rivali, o meglio, l’uno è imperatore, l’altro pontefice. Hanno una missione diversa, troppo vasti e differenti sono i loro interessi perchè si possano confondere. Epperò in tutte le occasioni in cui si volle effettuare questo singolare avvicinamento, o l’organo dominava l’orchestra di gran tratto, o l’orchestra recata a un sommo gradò di potenza soffocava quasi sotto di se il suo antagonista. Sebbene paia che i suoni dell’organo si convengano sufficièntemente a servir d’accompagnamento alle voci, debbo confessare che questa mischianza non mi ha mai al tutto soddisfattoAmo meglio udire le voci sole che non accompagnate a questo modo. L’organo è fatto per il dominio assoluto, esso è uno stroinenlo gelóso e intollerante. In questo solo caso ei potrebbe, senza punto derogare, mescolarsi ai cori e all’orchestra, e tuttavia anche in questo caso vorrebbe egli essere lasciato nel suo solenne isolamento. Per esempio, se una massa di voci collocate nel coro di una chiesa a gran distanza dall’organo, interrompesse di tratto in tratto i suoi canti periasciarli riprodurre dall’or(I) La quantità di materie ci ha impediti finora di produrre quest’altro dei tanti articoli del sig. Herlioz sulla Slromentazione già dati ncil’annata decorsa. gano in tutto o in parte; se anche il coro, in una cerimonia di carattere- triste venisse accompagnato da un gemere alternato dell’orchestra e dell’organo partenti da’ due punti opposti del tempio, l’organo succedendo all’orchestra come l’eco misteriosa de’ suoi lamenti, sarebbe questo un modo di slromentazione suscettibile di grandiosi e sublimi effetti. Ma anche in questo caso l’organo tion si mischierebbe realmente agli altri stromenti; esso risponderebbe ai medesimi o li interrogherebbe; tra i due poteri rivali non si avrebbe altro che un’alleanza tanto più sincera in quanto che nò questo nè quello non perderebbe punto della propria dignità. Ogni qualvolta mi venne udito l’organo suonato d unione coll’orchestra mi sembrò ch’ei producesse un detestabile effetto, e nuocesse a quello dell’orchestra invece d’aumentarlo. Quanto a determinare il modo col quale l’organo debbe essere suonato da sè solo, e considerato come una orchestra completa, non è qui il luogo di occuparsene. In questa serie eli articoli sulla istromentazione noi non ci siamo punto proposti di dare un corso di metodi dei diversi stromenti, ma bensì di studiare in quale guisa essi ponno contribuire all’effetto musicale mediante la loro associazione. La sciènza dell’organo, l’arte di scegliere i diversi registri, di opporre gli uni agli altri, costituiscono il talento deU’orgàuista, supponendo ’ch’ei sia, come deve essere, improvvisatore. Nel caso contrario, vale a dire considerandolo come un semplice virtuoso incaricato di eseguire una musica scritta,ei debbe acconciarsi scrupolosamente alle indicazioni dell’autore, il quale è in tal caso obbligato a conoscere le risorse speciali dello stromento ch’ei pone in opera e di ben servirsene. L’estensióne dell’organo è indeterminata; essa varia secondo la sua dimensione, che d’ordinario vien precisata dal numero de’ piedi di che è lunga la sua maggior canna suonando la nota più profonda della sua tastiera. Questa canna è della varia lunghezza seguente: quattro, otto, sedici, trentadue piedi; epperò si suol dire: un organo di trentadue, di sedici, di otto, di quattro piedi. Anche il numero dei registri o giuochi non è lo stesso in tutti gli organi; ve ne ha alcuni i quali ne hanno molti, altri ne hanno pochissimi. I registri, com’è noto, sono indicati dal nome degli stromenti d’orchestra coi quali il loro suono offre maggior analogia, e sono il flauto, Poboè, il clarino, il fagotto, il corno inglese, la tromba, ecc. L’organo dà i varii effetti di una sonorità dolce, irrompente, terribile, ma non è della sua natura di farli succedere ed alternare rapidamente; esso dunque non può offrire, come l’orchestra, un rapido immediato passaggio dal piano al forte o viceversa. Mercè i perfezionamenti di fresco recati nella sua fabbricazione, introducendo sùccessivamenle diversi giuochi che si accumulano, può esso produrre una specie di crescendo e produrre per conseguenza lo smorzando, ritirandoli nell’ordine inverso. Ma neppure col mezzo di questo ingegnoso meccanismo la gradazione e degradazione dei suoni nell’organo non danno le mezze tinte intermedie’ che producono sì bell’effetto nell’esecuzione d’orchestra. Ne’suoi passaggi dal forte al piano e viceversa si sente quasi sempre l’azione di un meccanismo materiale. Lo stromento di Erard, noto sotto il nome di organo espressivo, offre solo la possibilità di gonfiare e diminuire realmente il suono, ma esso non è ancora accettato e ammesso nelle chiese. Uomini gravi e pur mossi da ottimo spirito, ne condannano l’uso, comecché possa essere di pregiudizio al carattere e alla religiosa destinazione dell’organo. Senza neppur toccare alla quistione tante volte agitata della convenienza dell’espressione nella musica sacra, quistione che il semplice buon senso, netto da pregiudizi religiosi, scioglierebbe di primo tratto, noi ci permetteremo nondimeno di far osservare ai partigiani della gretta musica di canto fermo e dell’organo non espressivo (comecché i registri forti e piani e diversamente timbrali non rechino di per sè nell’organo la varietà e quindi l’espressione!) noi ci permetteremo, di far osservare, che sono i primi a espandersi in ammirazione | allorquando si tratta dell’esecuzione vocale Il di Allegri o di Palestrina nella cappella | Sistina; ora questa esecuzione è sopra ti tutto di grande effetto appunto per la finezza de chiaroscuri, del crescendo e del diminuendo dei suoni spinti, sostenuti, ammorzati, in una parola per tutte le qualità che mancano all’organo e che l’inveu| zione di Erard mirerebbe a dargli. Ei sono adunque in evidente contraddizione con sè stessi, a meno che ei non pretendano (e non ci sarebbe da farne le meraviglie) che le tinte espressive pèrle,t:| tamente appropriate, religiose e cattoliche il nella voce umana, diventino d’un tratto, applicate che siano all’organo, irreligiose, t i eterodosse ed empie. E poi anche singo- *,| lare, mi si perdoni questa piccola digres_ §:j sione, che codesti medesimi critici conser_ (j [p. 100 modifica]valori dell’ortodossia in fatto di musica religiosa, i quali a buon dritto vogliono che il più vivo sentimento di religione ne domini l’ispirazione (non senza però divietare le varie tinte di questo sentimento) non siensi mai avvisati di biasimare l’uso delle fughe d’un movimento vivo, le quali da lungo tempo formano il fondo, della musica d’organo in tutte le scuole. Forse che ciò ha luogo perchè i temi di queste fughe, alcuni dei quali esprimono un bel nulla, e molti anzi sono d’una foggia pel meno grottesca, diventano religiosi e gravi solo perchè sono svolti nello stile fugato, vai a dire nella forma che tende a i-iprodurli il più spesso, a porli ripetutamente in rilievo? Ovvero, codesta moltitudine di entrate delle diverse parti, codeste imitazioni canoniche, codesti spicchi di frasi ritorte, incastrate, perseguentisi, fugantisi, rotolantisi le une dietro le altre, codeste tiritere dalle quali è esclusa la vera melodia ove gli accordi si succedono sì rapidamente che a malappena se ne può discernere il carattere, codesta agitazione incessante di tutto il sistema, codesta apparenza di disordine, queste repentine interruzioni d’una parte che subentra all’altra, tutti questi armonici viluppi ottimi a dipingere una orgia di selvaggi, o una danza di demonii, si trasformano, nel passare che fanno dalle canne di un organo, e assumono l’accento serio, grandioso, supplice o meditativo, proprio della prece devota, e del raccoglimento, ovvero quello del terrore e della prostrazione religiosa? Vi ha delle menti cosi strane, le quali non esitano punto a porre lutto ciò fuor di dubbio. In ogni caso, i critici dei quali parlavo or ora, senz’affermare precisamente che le fughe vive d’organo sono intinte di sentimento religioso, non ne hanno mai biasimata la sconvenevolezza e l’assurdità, e questo, a non dubitarne, perchè ne trovarono l’uso inveteralo da lungo tempo, perchè i grandi maestri, ubbedendo essi pure alla consuetudine, ne scrissero una quantità, e da ultimo perchè gli scrittori che trattano della musica religiosa, essendo per solito molto ligi ai dogmi cristiani, considerano tutto ciò che mirerebbe a indur cambiamento nelle idee consecrate, come cosa pericolosa e incompatibile colla immobilità della fede. Quanto a noi, e per far pieno ritorno al nostro argomento, affermeremo che a giudizio nostro, ove l’invenzione di Erard venisse applicata all’organo antico non altrimenti che come un nuovo meccanismo, in modo che fosse in arbitrio dell’organista di usare i suoni espressivi e di non servirsene, o almeno in guisa che ei potesse sforzare o diminuire certi suoni indipendentemente da altri, affermeremo che sarebbe un perfezionamento reale e tutto a vantaggio del vero stile religioso. E. Beblioz. MUSICA MODERNA CESTIVI 8UUI1A MUSICA SACRA (Continuazione; vedi il foglio antecedente). Due uffizj ha la chiesa: uno pei vivi, l’altro pei morti, uno di letizia, l’altro di tristezza:, due colori perciò debbe avere la musica sacra onde adattarsi al diverso rito. E comechè questa diversità io la vegga generalmente usata, nondimeno vorrei sapere quale e quanta debba essere colesta differenza. La corda, amico mio, non debbe cangiare, è sempre quella della divozione} cangiano solo le melodie, o, dirò meglio, il colorito delle melodie, nello stesso modo che la chiesa muta il color delle stole} che del resto, come sapete, il sagrifizio che celebrasifpei morti in nulla differisce da quello dei vivi: solo alcune cerimonie, alcune preci si trovano mutate. Ora appunto per non voler badare a questo, soglionsi commettere alcune dissonanze nella musica, le quali meglio cliiamerebbonsi errori. Coni ceduto che un tetro preludio stia bene sul principio d’un Requiem, onde il devoto componga a tristezza la sua mente, perchè mai queste parole che canlansi a conforto del defunto: Signore, dategli l’eterno riposo, e la perpetua luce lo rischiari. A te, o Dio, si debbe un inno in Sion, ed un voto in Gerusalemme: ascolta la mia preghiera, a te ritornerà ogni uomo in carne, perchè mai, ripeto, queste soavi e consolanti parole che parlano del cielo dovranno essere accordate con note sepolcrali, con suoni bassi e profondi? Anzi una preghiera che ricorda la vita futura, che augura felicità all’estinto, che addolcisce l’amarezza della morte dovrebbe essere accompagnata da tenere melodie. Così dicasi del Kyrie, dell’Offertorio, e di altre preci. Solo nel Dies irte può il maestro cangiar registro, e caricar il suo quadro di tinte le più fosche, le più spaventose, ma a tempo e luogo onde non commettere dissonanze. Aggiungo alla musica dei mortori quella della settimana santa, musica, coinè credo, la più difficile per tutti i riguardi. I lamenti dell’inspirato e sublime Geremia come sono inimitabili in poesia, così anche in musica} ed un bravo compositore, quando sia giunto con molta fatica ad esprimere sentimenti di dolore che non spiacciano per la loro monotonia, non isperi di più} ed il perchè lo sa un tale che uscendo il venerdì santo dai lugubri uffizj della sera, crollalo il capo, disse (come io udii) all’amico: oibò! il maestro ha presa una corda per l’altra-, e poi per esprimere a capello i treni di Geremia bisogna sentire un dolor profondo, ed un forte amor patrio, - Costui aveva ragione e se fosse maestro potrebbe far de’ miracoli. Son sicuro, che egli in luogo di ripetermi tante volte Jerusalem, mi farebbe sentire nelle sventure di quella città, nell’ultimo eccidio di quella patria tutta la dolente storia d’un’anima che gemendo sotto il peso de’ suoi falli anela al pentimento, e nella schiavitù della colpa sospira la libertà, sostenuta dalla speranza del perdono, e della futura sua riedificazione... Ma che? non è egli vero che molti salmi e cantici presentano le stesse difficoltà? le quali per altro, anzi che spaventare dovrebbero, indurre i maestri a severo studio, poiché l’arte è lunga, e la vita è breve. In quanto alla messa dei vivi, benché debba essere festosa e lieta, nondimeno fa d’uopo aver qualche riguardo alla differenza delle solennità. Se una messa pasquale, per esempio, vuol essere tutta gioja e brio, quella in onor d’un martire esige un’allegria temperata da alcune meste melodie che ricordino le sofferenze del martirio. Il maestro vada via accordandosi col colore delle vesti sacerdotali e col rito che si celebx-a} queste sono le prime consonanze che debbe adoperare. Ma ciò che maggiormente importa si è il complesso della musica che aebbe accompagnare questo augusto e tremendo rito della cattolica Chiesa. A questo proposito io direi che il I compositore potrebbe considerare la messa | in musica sotto l’aspetto d’un sacro dram- | ma. Se la messa è la.rappresentazione del | sagrilizio della croce, che compiesi nelle fi i sue distinte parti, perchè la musica non espri- i mera questa rappresentazione con drammatico processo? Figurisi il maestro il Sa; orifizio cTIsacco o la Piissione di Cristo ’ come furono scritti da Metastasio, aggiungendovi solo una terza parte che debbe contenere il ringraziamento} così egli avrà la sua musica divisa quasi in tre atti, nei quali tenterà di tratteggiare colla varietà | de’ motivi, coi colori dell’armonia. e col, l’uso opportuno delle voci e degli stro1 menti il grande sacrifizio. In questo intrec| ciò egli non avrebbe a seguire altra trac| eia che le vibrazioni di quella corda di! cui abbiamo parlato} poiché quivi è il primo amore, che volonlieri si vota, chè immensamente soffre, che trionfalmente risorge per la salute dell’uomo. Una musica che oltre le parole della-liturgia esprimesse degnamente questo divin processo dell’amore sarebbe un capolavoro da riporsi tra le migliori produzioni delfumano ingegno. Che se questo metodo paresse o difficile, 0 superiore alle forze dell’arte, potrebbe almeno il maestro avvicinarvisi passando gradatamente dalla gravità deY Introito alla tenerezza del Kyrie; dalla varia allègrezza del Gloria alla maestà del Simbolo, procurando che il resto della messa fosse in luogo d’inopportune sinfonie, 0 d’insignificanti mottetti cantato colle parole della medesima liturgia, come in alcuni luoghi saviamente si usa} e così verrebbesi a schivare ogni sorta di dissonanze, che quantunque sieno comode e spedite, nondimeno Perchè non son fruito dell’ingegno e deiarte, ma anzi vitupero e danno della musica, debbono essere abolite. E qui, per far fine, io lascierò altre riflessioni sull’intrinseco della composizione, sull’economia degli accompagnamenti, sul modo della esecuzione, dalla quale siccome il buon esito della musica dipende, cosi prende pure diverso colore l’ecclesiastica armonia, tanto più quella parte che riguarda il canto; poiché, a dirlo di passaggio. il modo di cantare in Chiesa debbe essere tutto diverso da quello del teatro, dove certe licenze son tollerate per non dire applaudite. Perciò il bravo cantore di Chiesa faccia come il maestro, veli la sua voce, ricordandosi del luogo dove canta. Un canto che in tutta la varietà dei motivi e delle modulazioni consuoni colla corda devota debbe essere il migliore} nè senza ragione diceva Davide cantando, che bisogna salmeggiar bene, benepsallite, perchè la parola di Dio è retta-, il che può significare, che il canto debbe concordare collo spirito delle parole. Nè altro avendo per ora da aggiungere vi dico sinceramente addio. B. I FANCIULLI VIAXESI AL TEATRO RE Prendete tutti questi ammirabili artisti, cori, prime c seconde parli, e comparse; prendete tutti questi interpreti di quanto v’è di più fino c di malizioso nello spirito di Bcauiiiarchais, di quanto v’e di più brillante, di più vivo, di più frizzante nel genio di Rossini; prendete questa Rosina gaja, vivace, furba come una ragazza clic dovrebbe avere diciotl’aimi ed un intrigo, questo conte appassionato, bello, c coperto d’oro e di de-. eorazioni come dcv’csscrlo uno spagnuolo, quest’ccgcI- I lente tutore clic adopera tutta la malizia cli’è necessaria j per essere burlato, questo nobile Figaro che aggiusta e 1 baffi degli amanti e sommale tutt’assieme! Sarete ® assai bravi se tutto compreso, non eccettuate le guar- ( [p. 101 modifica]■re un lolalc:l tendo l’uno

die e il loro sergente, voi arrivate ad a: di sessant’anni c venti piedi d’altezza, r

} sull’altro tulli i componenti di questa! nia d artisti-fanciulli, che sono però assai meno fani ciulli della più gran parte degli artisti! ’ Si, ve Io assicuro, ò una cosa da non credersi, ma pure la cosa c: delle creaturine clic hanno appena il diritto di balbettare, dei ragazfcini che hanno tuli’ al più l’età necessaria per ispirarsi alla sublime lettura dell’abbecedario, una fanciulla, clic sebbene sia il Nestore di questo pigolante nido d’uccelli, una specie di centenaria frammezzo a questa generazione di artisti, che proverebbero della difficoltà ad arrampicarsi sul vostro ginocchio, rappresentano nè più nè meno un’opera in musica, il Barbiere dell’immortale Rossini. Oh ne ho veduti anch’io, pur troppo, dei fanciullimonslres, delle celebrità alte venti pollici, dei Paganini più piccoli dell’archetto del loro violino, dei concertisti di tutte le specie in miniatura decisa; ahch’io mi sono annojato a queste accademie infantili, la cui meraviglia più eminente era la pazienza del pubblico; anch’io ho assistito all’immaturo e desolante sviluppo di queste frutta primaticcie, cresciute forzatamente ncll’artifizialc atmosfera di una speculazione paterna, ma tutte queste illustrazioni senza cravatta e eoi collctto della camicia ancora ricamato, si presentarono isolate, solitarie, riassumendo in sè stesse tutta la gloria, lo splendore c le speranze d’un’inlcra famiglia! Ma ora la eosa è diversa, diversa sotto tutti i rapporti; invece d’un unico prodigio voi ne avete un’intera raccolta, ed invece della noja voi trovate il divertimento ed un mezzo sicuro per passare una deliziosa serata. Il successo ottenuto da questa gàrrula c graziosa nidiata di fanciulli è completo; il pubblico ride ed applaude c getta di quando in quando degli sguardi sublimi di beffe c d’ironia sovra certe celebrità teatrali, che hanno passati tranquillamente i loro vent’anni, c che pure potrebbero imparare da queste piccole c care creature l’esattezza, la precisione, c quel che più importa, il buon senso. 1 fanciulli Vianesi daranno quatti-’opere nel corso della stagione; c cosi colla novità dello spettacolo unendosi la varietà, il teatro Re diverrà sicuramente un teatro di moda. Noi auguriamo una brillante fortuna a qucsl’intercssante famiglia, su cui ci fermeremo più a lungo in uno dei prossimi numeri. B-i. LETTERA DI UN MUSICANTE E PITTORE Sopra alenili artisti e sull’arte in Germania ( Dalla France Musicale ) III. La presenza di Mendelssohn a Francfort era stala per me l’occasione di grandi godimenti, e mi avea procurato un mezzo inapprezzabile onde trattenermi ed istruirmi con un uomo tanto distinto sulle questioni trascendentali dell’estetica musicale. La sua pronta partenza per Berlino mi cagionò un vivo dispiacere; pure 10 non restai tutl’affalto sprovvisto di mezzi onde pcrczionarc la mia educazione artistica grazie alla conversazione di abili persone, la cui benevolenza ed amicizia mi fecero passare apcora dei giorni felici a Francfort. Per obbedire alle ispirazioni della galanteria francese, 11 che però 11011 vuol dire clic gl’italiani, gl’inglesi, i Tedeschi, ecc., non sieno galanti,.io comineicrò la mia lista di artisti notabili col nome della madamigella Antonia Spcicr. Antonia! la troppo melanconica figlia del consigliere Krcspel avea questo nome; Mr. Sp’éier è un distinto dilettante di violino; quali felici ravvicinamenti per farvi un racconto alla maniera di Iloffmann; ma sventuratamente io nè posso nè vorrei nulla inventare. Cosi dunque, mi perdonino gli amanti del fantastico, io vi dirò che madamigella Spcicr, non è punto una gracile creatura, bionda, pallida, non avendo nuli’altro a fare a questo inondo clic guardare le stelle od il ciclo nuvoloso, gorgheggiando qualche melodia di Bellini 0 di Schubert. La distinta persona che 10 intesi spesse volte e clic vidi assai bene, poiché l’ho contemplata molte ore facendone il ritratto, è una bruna dall’occhio grande e nero, clic, per alcune idee d’indipendenza, consacra all’insegnamento una porzione del suo tempo, mentre dedica il restò allo studio delle antiche opere per cembalo di Sebastiano Bach. Cominciando dai figli di questo vecchio maestro per arrivare fino a Mendelssohn, tutti coloro clic hanno portato un nome musicale grande od onorevole, hanno reso omaggio a Bach; Mozart, Beethoven, Liszt, Chopin, Klengel, J Hillcr, ecc., si sono chinali innanzi alle sue opere con! ammirazione. Le Clavecin tempere è stato il cade modini di tutti i grandi pianisti; era questo il solo libro di musica portato da Chopin nel suo viaggio alla grande I Balcarc, clic io ho visitala qualche mese dopo di lui. Se voi poteste rannicchiarvi dietro la porta d’ima stanza della casa N. li, contrada del Colisco a Parigi, voi vedreste un uomo seduto dinanzi ad un piano munito di pedali c suonando coi piedi c colle mani, qualche volta per dieci ore di seguito; egli ha dinanzi agli occhi le opere di Sebastiano Bach con pedale obbligato; quest’è un uomo felice, felice al punto d’obbliare il suo pranzo, egli è infine il venerabile sig. Boely organista di Sainl-Germain-l’Auxcrrois. Ebbene! io credo che madamigella Antonia possegga Bach nella sua testa e nelle sue dita meglio clic tutti gli artisti che ho citato. Vedendola al piano, approfondire, per cosi dire, con ciascuno de’suoi diti in questa molliplicità di parti che caratterizza l’armonia del maestro, vedendo con qual franchezza, con qual sicurezza, con qual vigore essa combatte c vince le difficoltà più inestricabili, io mi figurai un leone che attacca e divora la sua preda. Le opere dei maestri moderni sono altresì l’oggetto degli studi della Spteier; essa eseguisce con grande superiorità quelle di Beethoven e di Mcndclssohn; ma nessuna di quest opere, essa dice, non offre altrettanta sostanza, altrettanto midollo, per adoperare una frase di Montaigne, al pari di quelle di Bach. Questa profonda intelligenza delle bellezze più sublimi e più astratte dell’arte in una giovane donna, è un fatto clic bisogna pubblicare onde tutti 1 dilettanti della bella musica, le rendano omaggio. Possa madamigella Antonia trovare molte’ rivali al di qua del Reno! Diciamo ora alcune parole sovra suo padre, negoziante a Francfort come Dcssaucr lo è a Praga; ma musicante consumalo nell’arte di scrivere, avendo aneli’ esso, come quest’ultimo, pubblicate delle opero ragguardevoli, e massime dei Licdcr assai dillusi nella Germania. I cori per voci maschili sono pezzi favoriti in tutte le società di canto;, è egli stesso il direttore di quella che porta a Francfort il nome di Liedorlafel, c clic e composta di soli uomini. Là si fuma molto, si beve mollo, c qualche volta altresì si mangia mollo; voi credereste, se non aggiungessi più nulla, che questa società d’uomini, di cui ogni città, ogni quartiere ed ogni classe offre qualche esempio, rassomigliasse interamente alle nostre società filarmoniche. Aspettale; prima di bere, di fumare e di mangiar molto, si canta molto e delle eccellenti composizioni,’ si fondano delle pensioni a favore di poveri fanciulli, le cui disposizioni diano delle speranze c la cui educazione meriti d’essere coltivata, si pubblicano dei.giornali destinali all’interesse dell’arte e non a quello del tale 0 tale editore, si danno in luce delle opere classiche. Voi pensale che, allora quando si è adempito sì bene al proprio dovere come musicante, si può bere il suo bicchiere colla coscienza tranquilla, e che noi dobbiamo un po’d’ammirazione a questi eccellenti costumi musicali. Queste, società formano una polente armala ausiliaria, pronta a marciare al primo segnale, quando una ■festa è stabilita in qualche luogo. Tutte si recheranno alla vicina Pentecoste ad Aquisgrana; vi è probabilità clic si faranno delle meraviglie in questa riunione, attesoché la società del Liederlafel di questa città si è collocata al primo rango riportando il premio nel concorso di canto. Andate adunque dilettanti del Nord ad Aquisgrana, e ne ritornerete meravigliali, e quest’esempio vi darà forse il coraggio di provare ad imitarlo. Per quanto stimabili sieno le società maschili, per quanto zelo impieghino per dare dello splendore all’arte e per.mantenerla in uno. stato fiorente, io non posso però far a meno di preferire quelle, nelle quali si ascoltano le voci dei soprani c dei contralti. Col soccorso di queste voci si possono eseguire tutte le opere immaginabili,mentre non esistono ancora clic poche buone 0 grandi composizioni per voci maschili soltunto. D’altronde questa separazione del beh sesso mi sembra un oltraggio al più dolce ed al più potente sentimento dell’uomo, al sentimento che è l’anima dell’arte, e ciò probabilmente per poter bere c fumare liberamente. Realmente, puossi 111 tal modo preferire una nube di fumo puzzolente ed acre allo spettacolo d’una fila graziosa di giovani e belle teste? È perciò clic le mie più grandi simpatie sono consacrate alla società della Cecilia. È là clic si riuniscono tutte le settimane un ccntinajo di donile ed altrettanti uomini. Bisogna notare clic le signore sono al loro posto esattamente all’ora fissa. mentre si vedono entrare degli uomini dopo che l’esecuzione musicale è già cominciata. Questa società si compone di ciò che si può chiamare l’aristocrazia degli amatori, aristocrazia non di sangue nòdi denaro, ma di talento c di gusto. Così non si eseguisce colà niente mai di volgare. 11 suo immenso repertorio offre i pezzi più belli di Hàndel, di Marcello; Mcndclssohn vi è adorato, ma la divinità incensata più frequentemente è Sebastiano Bach. È desso in effetto il maestro le cui opere possono interessare maggiormente una società ben scelta. Se tìandcl è l’uomo speciale pelle solennità, ove si trovano delle grandi masse, se il suo stile sempre chiaro è alla portala dell’intelligenza di queste masse riunite per una festa, Bach è l’uomo clic conviene ai distinti amatori che si, radunano per assaporare le’bellezze delle sue opere. È alla Cecilia che io ebbi la buona sorte di udire la sua sublime messa in si naturale minore, alcune delle sue cantate, dei frammenti delle su e Passioni, il suo Magnificat ed i suoi mottetti ad otto voci senza accompagnamento. Dopo aver assistito a Magonza all’esecuzione del Baldassare, venire a Francfort ad intendere le opere di Bach che ho citate, ciò può chiamarsi aver conosciute tutte le voluttà della musica. Essendo le concezioni di Bach al di sopra dell’intelligenza del volgo, per lo meno quanto lo sono la mctahsica di Kant 0 la meccanica analitica di Lngrnnge, bisogna che questo volgo abbia delle istituzioni clic corrispondano alle esigenze del suo gusto musicale. Egli è perciò clic a lianco delle società della Cecilia e del Liederlafel esistono delle altre società a Francfort, clic soddisfanno ai bisogni di ogni classe di uditori. Le riunioni del Licdcrkranz, dell’Orphens, dell’Instrumenlal Ycrcin, la musica militare ai giardini del MainLust, le truppe dei poveri musicanti che percorrono le strade dall’alba fino alle dieci di sera, il teatro, le chiese, i tempii luterani, le riunioni di famiglia, i concerti pubblici dati da artisti che fanno il loro giro, tutto ciò offre un pascolo opportuno a tutti i gusti. La musica religiosa luterana e quella di teatro saranno l’argomento di estese osservazioni in una prossima lettera. Addio. J. B. Laurens. NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — L’egregio Censore del nostro I. R. Conservatorio di musica ha testé composto un aggradevole notturno a tre voci con accompagnamento di pianoforte, di graziose ed eleganti melodie e di omogenee armonie, in vero degno di figurare fra le più elette composizionccllc da camera. Il frontispizio di questo pezzo calcografato giusta il nuovo Sistema ilei maestro Gambale c così concepito: L’I,yiro:Volturno a tre voci del signor maestro Nicola L’acca) Censore dell’I H Conservatorio di musica in Milano indirizzato od Emanuele Gambale in conferma della sua Ili forma applicata alla composizione ed alla esecuzione vocale e istrumentale e da questo in segno di ossequio dedicato all’illustrissimo signor conte lionato Borromeo diretlore del menzionalo /. II. Con— Padova. Un torneo a Tolemaide con nuova poesia c nuova musica del poeta e maestro Miani di Venezia, comparve su queste scene. Non ha potuto lungamente regnarvi, la melodrammatica nostra compagnia essendo dopo poche rceitc passata alla capitale. Il Caglio assicura clic il libretto è un ammasso di errori, d’incongruenze, di assurdità, la musica destò sonno ad eccezione del liliale del pruno atto tolto al finale del terzo atto degli Citimi giorni di Sulg del maestro Ferrari, e nella terza recita non si facea che batter mani a scherno c si vuotò il teatro quasi del tutto innanzi al termine. Vedremo qual esito avrà a Venezia. — Vknkzia. La vezzosa ed abilissima Bcrluccal, il valente c preciso Honnoré, questi sul pianoforte, quella colla voce c meglio sull’arpa, c madamigella Damicr educata nel canto da Velluti, procacciarono inaspettato e delizioso godimento ad 1111 eletto numero d’invitati fra cui varj maestri ed artisti in un’accademia della nobile Società Apollinea nella mattina, di giovedì 25 scorso >1 più lodevole accordo e con nobil gara concorad un’opera filantropica. Il fiore della nostra società nel giorno onomastico di S. M. ’Ferdinando I, dava in teatro un’accademia a vantaggio dell’istituto generale de’ poveri; un siilo pensiero animava tanto gli esecutori quanto gli spettatori, quello della beneficenza. La bravura da una parte in dodici pezzi sì vocali clic istromenlali ampiamente dimostravasi, gli evviva, i battimani, le lodi dall’altra continuavano, festose cd incalzanti. Ognuno dovette esser contento di sé stesso. Fra i pezzi emersero i finali della Donna del Lago e de’ Briganti, il terzetto del Matrimonio Segreto, un coro di donne desunto dalle Serate di Rossini, ed un pot-pourri concertante a quattro pianoforti di Czernv interpretato da interessanti madamigelle. Lo zelante maestro Ricci dirigeva. L’accademia si volle rinnovata l’indomani. Queste due serate clic formeranno epoca fra noi, avranno fruttalo nella cassa de’ poveri la somma di austr. lire dodicimila. In ciò racchiudesi il miglior encomio per gli ottimi-che vi presero parte. Altri poveri in altre città stendon supplichevole la mano ad altri dilettanti: si avrà poi la generosità di soccorrerli ‘t... — Fiiik.nzk. — t Da lettera del 5 giugno) - Potete annunziare nella vostra Gazzetta clic jeri sera domenica 4 corrente è andata in scena alla Pergola la nuova Opera del maestro Tcodulo Mabellini di Pistoja intitolala - Il Conte di Lavagna - Da una tragedia di tal titolo è stato più mal - clic bene tratto il libretto per cura cd opera di uii tal poeta Francesco Guidi di Asimo. L’esito, se se ne dee giudicare dai plausi, è stato brillantissimo. Giudicare del merito intrinseco di una lunga composizione teatrale da una prima udizione sarebbe temerità: si può per altro asserire con bastante certezza di non ingannarsi, die so alcuni di quei plausi, di clic sopra accennai, debbono ascriversi al favore, nella parte maggiore furono veramente meritati. I pezzi clic alla prima sembrarono meritevoli di maggiore encomio furono: la introduzione, ed in specie la stretta di questo pezzo clic si dal lato del carattere, clic da quello dell’effetto c della fattura nulla lascia a desiderare: un’aria del tenore, una di una delle due prime donne (Giulia: coni: la Barbieri:) un bel duetto delle due prime donne, con perii [p. 102 modifica]- -102 chino, ncll’atlo quarto, cd il terzetto finale, di cui e specialmente bello l’adagio. Anche alcuni gran pezzi concertati sono degni di elogio, quantunque delia solila usualissima tessitura. - Se l’esito si sostiene felice, conto rimettervi fra poco un discretamente esteso articolo analitico su quest’Opera, che tra le laute mediocrissimc die ogni di si scrivono, merita a mio credere una qualche onorevole distinzione». C. Itone. Al teatro Alrbcrt Enrico Rolland, giovane di diciannove anni, esordi nella carriera di compositore drammatico coll’opera bulla Osti non Osti. Il giudizio del pubblico non fu troppo favorevole; in qualche pezzo vi sì scorsero delle ispirazioni non volgari, in altri mancanza di pratica teatrale e scarsità di cognizioni scientifiche. Dall iusicmc si e però potuto arguire clic il Rolland. innoltrandnsi con sempre maggior alacrità e con perseveranza negli studj, potrebbe aspirare a compiuti successi. Si guardi’ dal sovverchio frastuono, abborra gli effetti della grossa cassa, e rifugga dal costringere i cantanti a gridare; e ciò sia applicato {indie agii altri compositori della giornata, i quali e oramai tempo clic si riconducano sovra una via più ragionala e meno rovinosa per l’arte e per gli artisti. — Torino. L’egregio Cavaliere Romani nella Gazzetta Piemontese rende conto deH’accadcniia de’violinisti Ardili e Tolti al teatro d’Angennes nc’seguciiti termini: - Vengono da Milano due giovani professori di violino desiderosi di dar saggio ai Torinesi della loro maestria. Il Camhiaggio, non solo concede loro il teatro ed alcuni de’suoi virtuosi, ma si mette aneli’esso alla loro disposizione, e canta la grand’aria del Don Magnifico nella Cenerentola in maniera, che se Rossini fosse stato presente, gli avrebbe detto: bravissimo! Quest aria io l’ho pensata cosi. E avrebbe pure cantalo il famoso duetto dell’Elisir d’amore promesso nel Programma, se la signora Gambardclla non gli fosse mancata. Deve ella per certo esser mollo pentita di essersi dimostrata restia, e di non aver cooperalo a quella brillante accademia, poiché davvero quell’accademia fu tale, e l’ingegno di que’ due giovani professori spiccò in maniera singolare. Quale squisitezza di sentire, qual verità di espressione, quanta-dolcezza, e qual’anima!.Nella /’amasia per due violini composta cd eseguita da entrambi, l’Arditi e l’Yòtli, fece meravigliare la bella unione lauto difficile ad ottenersi e a serbarsi, là’ uno entrava nel pensiero dell’altro; l’archetto di quello scorreva animato dall’affetto che moveva l’archetto di questo; un solo concetto passava dalla mente dell’uno e dell’altro; e prcndea qualità da entrambi a vicenda: si sarebbe credulo che l’Yotti fosse l’eco dell’Arditi, e l’Arditi dcH’Yolti; avreste detto che le note di entrambi si fondessero insieme come il suono di due rivoli cadenti ncll’istcsso tempo e nell’istesso bacino. L’indole di questi due suonatori e tutta soave, tutta fluidità e melodia: nulladimcno, quando l’arte lo vuole,le corde sembrano centuplicarsi sotto le loro dita, le note si accumulano e s’incalzano, si dileguano e tornano, rapide, numerose, fuggenti; la maestria e tale che la difficolta non si scorge, che lo sforzo dell’arte prende l’aspetto di spontaneità, di natura. È d’uopo aver udito il Capriccio sopra varj temi del Donizclti, composto cd eseguito daU’Yotti per convincersene; converrebbe ricordarsi della Fantasia dell’Ardili sopra la Lucia, cosi difficile ad eseguirsi per le note raddoppiate; che ben di sovente si corre pericolo di non bene intuonarc; sarebbe mestieri finalmente udire un’altra volta lo Scherzo brillante scritto e suonalo da tutti e due, con un tal quale accompagnamento di campanelli, pieno di grazia, di venustà, di eleganza. Come compositori si dimostrarono si I’ uno che l’altro assai valenti in queste suonate: ma nelle due sinfonie a grande orchestra, non saprei dire, perché l’orchestra non era nè grande nè ben d’accordo. Ma ciò non nocque al bell’esito dell’Accademia Gli applausi furono pieni e concordi, e, quel che più monta, spontanei». — Alkssasdbu. Meglio non si poteva solennizzare la festiva ricorrenza che un’immensità di popolo attrasse in questa città. se non eseguendo il tanto decantato Stabat jVater di Rossini. I’cr cinque sere i mirabili accordi del Pesarese producevano indefinibile incanto; gli uditori in numero sempre maggiore, ogni volta, da nuove bellezze venivano affascinati. L entusiasmo non aveva limiti. Tulli i cantanti ottenevano gran copia di applausi. 1.’orchestra operava prodigi diretta dall’egregio Ghebart. Iti una parola l’esecuzione era degna di meravigliosi concepimenti rossiniani. Si dice, Genova e Novara star aneli’esse progettando di rivalizzare colle altre città di questo regno onde in Piemonte si abbia vanto di aver più generalmente e meglio che altrove compreso ed apprezzato lo Stabat. — Vif.nna. Codesta Gazzetta musicale parla <li{ un concerto dato il 1° giugno in questa capitale (senza dir dove) dal signor Giacinto Marras, primo tenore dell’accademia Reale di Napoli; i pezzi di Mercadante, di Donizetti e di Schubert da lui eseguiti ebbero molto applauso dal non numeroso uditorio. — Nell’accademia datasi il giorno antecedente nell’I. II. Teatro dell’Opera Italiana la signora ViardotGarcia cantò con gran maestria una canzonetta siciliana di Pergolesi, e il 6ignor Dérivis un’aria dell’Edipo a Colone di Sacehini l.a scelta di ambi i pezzi di quegli antichi maestri produsse una grata impressione e meritò non poco applauso. -- Si vuole clic ambi i veterani Eibler e Weigl, maestri di cappella dell’I. R. Corte di Vienna otterranno la loro ben meritata quiescenza, e il primo rimpiazzato dal secondo vice maestro di cappella di corte Assmayer. — Varsavia. Fin qui il biglietto d’ingresso ne’concerti pagat asi sovente due zecchini; il governo stabili d’or in avanti tal prezzo d’ingresso al massimo due rubli d’argento (circa dicci lire austriache). iGazz. Mus. unir.) — Aquisgràxa. Nei due giorni di Pentecoste davasi qu’i la 25.* festa musicale del Basso Reno, anche in forma di Giubileo: nel primo giorno, un Jlfagnificat ■ di Durante, la sinfonia in sol minore di Mozart, e l’Oratorio Sansone di Hiiiidcl; nel secondo giorno una sinfonia di Beethoven, un Salmo di Rcissiger, un inno di Cherubini e un altro di Vogler. — L’Armonia a Zurigo invitò le altre unioni di canto patrie per ia gran Festa di canto clic avrà luogo nei giorni 11 e 12 giugno. La prima giornata e destinata per i canti a gara delle singole unioni, e l’altra per l’esecuzione musicale in grande. — Il famoso violinista Ole Bull, raccolti nuovi trionfi nel suo concerto dato alla fine di Marzo a Copenhagen nella Cavallerizza, in presenza di oltre 6000 uditori, e partito per l’America Settentrionale. — Che che ne dicano i fogli francesi, Berlioz fece cattivi affari a Berlino. — Il nolo violinista Bchrer eccita entusiasmo col suo stromcnlo all’Avana. — Meyerbeer fu nominato membro d’onore dell’Accademia ili Londra. — Ambe le sorelle Milanollo diedero il 27 maggio un gran concerto a Brunii con ottimo successo. (Gazz. JJm. teatrale di Fienna) — Succede tanto di rado che gli stranieri tributino elogi a qualche pezzo strumentale immaginato da autore italiano che allorquando ci si oltre l’opportunità, non possiamo a meno di riportare i loro giudizj. L’cgregiu autoie uiualtico Jiaslncr cosi si esprime nel N. 22 della Gazzetta musicale di Parigi intorno al maestro G. Tadolini, che recentemente fece pubblicare un nuovo Quartetto per pianoforte, flauto, clarinetto e fagotto, dedicato al Re de’ Bclgj.. Tadolini è un artista abile, coscienzioso e sopra tutto modesto; ma ad onta di si onorevole modestia, di cui pochi esempj Offre il nostro secolo, nel quale il ciarlatanismo regna dispoticamente, da molto tempo tulli apprezzano questo degno maestro giusta il suo merito, li quartetto si apre con un larghetto di una melodia franca, spontanea, e con una lieve impronta di melanconia; lien diciro un allegro m la maggiore di colorito energico, espressivo e spiccato, poscia un adagio in re minore in cui la parte del pianoforte e assai brillante; un movimento di valtz in re maggiore o piuttosto un vero valtz alemanno pieno di effetto e di grazia si frappone a questo udayio clic in seguilo ricompare come prima e che passando fra varie modulazioni di squisita freschezza conduce all’allegro 2/4 in la maggiore che serve di finale. Noi abbiamo già dello che questo pezzo è di un effetto aggradevole: aggiungiamo clic ha distinta risuonanza senza esser di granue dilficollà, a: che non presume ad altro se non a piacere, sebbene la dottrina non sia lasciata in non cale. Siccome noi avremmo dispiacere di aver omuiesso una giusta lode, non dimentichiamo di accennare eziandio soddisfar esso a tutte le esigenze dello stile concertante. Il quartetto per pianoforte, Ilauto, clarinetto e fagotto non è solo destinato a solleticare le orecchie de’principi; gli prediciamo fra gli amatori della graziosa musica una meritata voga». — Offriamo un singolare esempio di melomania completamente Irlandese. Ad un ultimo concerto dato ultimamente da Thalberg nella sala dell’Anacreonlic’society, un lord irlandese non avendo potuto avere il suo solito posto andò in collera cd usci dalla sala. Ma non volendo però perdere il piacere d’intendere il grande pianista, lo invitò a venire alla sua casa dopo il concerto. Thalberg vi si recò, e dopo aver eseguile alcune delle sue migliori composizioni si rivolse, e non rimase mediocremente sorpreso nello scorgere clic il suo uditore s’era profondamente addormentalo. Offeso da questo omaggio per lo meno singolàrc, Thalberg si disponeva ad uscire, quando un cameriere se gli avvicinò, e gli fece scivolare nella mano un biglietto di mille lire sterline (25,000 fr.). La collera del celebre pianista si calmò, e ad onta del suo amor proprio egli desidera certamente che il lord possa trovare degli imitatori. — Il privilegio del teatro dell’Opéra-Comique, accordato al signor Crosnier, fu prorogato per altri dieci anni. A partire però dal giorno della proroga il diritto di questo teatro di fare rappresentare il genere detto Opéra-comique, non sarà più esclusivo. — Aubcr lia ora quarantotto anni. Egli e direttore del Conservatorio, maestro di cappella del re, e cavaliere della legion d’onore. Aubcr che nel lS2u, nonavea i mezzi onde comprarsi un pianoforte, ha acquistato nel corso di ventitré anni quattro magnifiche case poste nella contrada Saint-Georges a Parigi; egli ha inoltre sessanta mila franchi di rendita. Se anche Aubcr fosse un genio incompreso, egli non potrebbe dire certamente d’essere un genio mal pagato. — Sponlìni é arrivato a Parigi, e verso la fine di Luglio si troveranno pure in quella capitale Donizetti e Meyerbeer. Così i compositori più illustri dell’epoca si troveranno momentaneamente riuniti. Qual magnifico assieme di celebrità, Rossini, Donizetti, Meyerbeer, A ubcr, Halcvy, Spuntini, cec. — Leggiamo nella France musicale «Sapete la gran «notizia!1 Rossini è arrivato, Rossini è a Parigi. Ma • oime! il cigno italiano non vuol più cantare, egli ha • chiuse le ali, ha rinunziato ai successi, alla gloria - all’ebbrezza di nuovi trionfi! Ma è egli possibile che • il cuore di questo grande poeta sia morta alla poc• sia? È egli possibile che in quella imaginazione si • giovane, e poco tempo fa ancora si ricca, si brillante • di luce e di colori, tutto sia scomparso, l’amore, la «grazia, la passione, tutto ciò in una parola che il gc• nio ha di più nobile e di più hello? No, no, tutto non - è spento in questo sublime vulcano, e l’anima ar• dente che gettava nel mondo le melodie del Guglielmo • Teli, del Barbiere, dell’Otello conserva ancora dei» raggi e delle scintille. Lasciate, lasciate! se Rossini «vorrà cantare, canterà; se dopo un lungo silenzio il suo • cuoio e pieno di melodie bisognerà bene alla fine che • trabocchino! ed allora, il giorno in cui succederà ■ sta peiia musica! a gran fe• Rossini e giunto questa settimana, e dal giorno del • suo arrivo la casa che egli abita offre l’idea dell’in• grcsso d’un teatro; tanta è la gente che vi si affolla «come in una sera di rappresentazione strordinaria. Le • visite depongono i loro biglietti, o lasciano scritto il • loro nome sopra un registro, giacche non lutti pos• sono pervenire all’appartamento dell’illustre artista. • Rossini ha bisogno di calma e di cure ad ogni istan• te; gli e formalmente proibito di scrivere e di irat• tenersi troppo tempo sopra una cosa. La sua malat«tia esige una grande tranquillità di corpo e di spiri. to, cd egli deve evitare soprattutto ciò che potrebbe. cagionargli delle emozioni troppo vive. ■ Ecco poi un’altra notizia importante; Lablache cd ■ il direttore del Teatro Italiano, si sono abbracciati a • Londra, e da questo commovente ravvicinamento uc «uscì, in un modo affatto naturale, un contralto, che • ci assicura il celebre cantante pclla prossima sta• gione. Cosi il passato e dimenticato, le dissensioni si - sono estinte, la riconciliazione fu completa. Il giocondo • Don Bartolo, il divertente e curioso Don Pasquale, «il più grande artista, in una parola, che sia a’nostri «giorni comparso sulla scena ci ritornerà nel mese di. ottobre. I signori Jannin e Vaici (direttori del Teatro ■ italiano), sono degli uomini assai abili cd intelligenti; «essi fanno degli splendidi preparativi. Noi avremo que«st’inverno una compagnia formidabile, e, cosa che» certamente non guasta nulla> due o tre opere nuove. • Fornasari, che ottenne a Londra dei successi tanto. meritali, debuterà assai probabilmente nel Belisario.» Ronconi, pel quale D.onizèlti ha scritta una magni«fica parte nella nuova opera Maria di llohan, la quale. sarà fra pochi giorni rappresentala a Vienna, e Salvi • di cui ci si fanno molti elogi, si uniranno a Mario, • a Morelli, a Gorelli, alia Grisi, alla Persiani, alla Nis. scn ecc. In tutto il mondo non si potrebbe trovare un «assieme di nomi più belli e di talenti più variati e • più distinti». — A proposito dell’arrivo di Rossini a Parigi, quei giornali assicurano che la Grand-Opéra prepara perla sera ili cui il sommo maestro onorerà eolia sua presenza la prima scena lirica della Francia uno spellacelo, che sarà un delicato e magnifico omaggio al primo genio musicale vivente. Questo sarà composto dai pezzi migliori dell’Assedio di Corinto, del Guglielmo Teli, del Barbiere, e dell- Otello. — Barroilhct fu riconfermato alla Grand-Opéra con magnifiche condizioni. Egli avrà cinque mila franchi al mese e due mesi di congedo ogni anno. — Nella scorsa settimana si sono pubblicati a Parigi due studi per piano del celebre I’rudent. Questi sono l’Jlirondelle e la Bonde de Jfuit. Raramente si vide un successo eguale a quello ottenuto da queste due composizioni. — Th. Labarrc terminò or ora la sua opera,.Vélhode de harpe. Tulli gli arpisti attendono con grande impazienza il lavoro di questo maestro. Questa sarà certamente un’opera degna della celebrità di questo grande artista e compositore eminente. I.a proprietà di questa opera fu comprata da Meissonnicr, che si propone di pubblicarla quanto prima. — Sivori a Londra produce una straordinaria sensazione; il teatro Italiano alla sera del suo concerto era incredibilmente affollato, e risuonò di applausi i più unanimi e più romorosi. Il pezzo principalmente intitolato Le Cornerai de Penise ha prodotto il più grande entusiasmo. I giornali inglesi riboccano di elogi su questo giovane ed eccellente artista. — Quanto prima si darà a Brusscllcs il Don Pasquale di Donizetti, opera clic sembra destinata a percorrere con successo tutto il continente europeo. — Nella settimana scorsa, in uno de’ più eleganti salone di Parigi, debutò con eccellente successo il secondo figlio di Lablache, Nicola, In cui voce fu giudicala degna di appartenere ad un uomo. clic porta un nome sì splendido nei fasti teatrali. — Gli Inglesi apptaudono con entusiasmo allo straordinario talento di un flautista cicco, il signor Eriche, che giunse a Londra da Berlino. — Drcyschock continua ad avere a Londra la più lusinghiera accoglienza; è impossibile dare un concerto che abbia della distinzione, se sul programma non si legge il nome di quest’artista. — Il dilettantismo inglese si occupa assai delle composizioni di due artisti italiani, i signori Guglielmo e Meraviglia, dei quali l’ultimo soprattutto è assai apprezzato. Fra i graziosi duetti dovuti alla penna di questo maestro, si citano come deliziosi la Zingarcllae la Gita in Gondola. — Dietro gl’inconvenienti successi al teatro di Marsiglia, i direttori furono costrelti a sospendere il corso delle rappresentazioni. — Si occupa in questo momento a Madrid della fondazione di una istituzione piena di utilità cd assai ben concepita. E questa un Ginnasio ìtlusicale destinato aH’iiisegiiamcnto di tutti i rami dell’arte. Noi accenniamo particolarmente con elogio lo stabilimento di una biblioteca ili musica antica e moderna, divisa in quattro classi: l una conterrà i capolavori della Germania, quelli dell Italia la seconda, ia terza è destinala a quelli della Francia, mentre la quarta è riservata per quelli della Spagna; sventuratamente in quanto a capolavori la Spagna deve sperare nell’avvenire, ma in quanto al passato essa sarà assai imbarazzata se vorrà radunarne un numero appena tollerabile e degno d’oocupare un posto in una biblioteca. filOVASiVI RICORRI EDITOBD-PBOPBIETABIO, Rall’I. 35. SiaSiiiiniento Xazionaie Prhiie^ialo «28 Calcografia, Copisteria e Tipografia Masiealc «li GIOVAaVKT RICORRI Contrada degli Omenoni;Y 1720.