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MUSICALE
ANNO II. domenica
N. 44. 29 Ottobre 1845.
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso deH’nnno si
danno ai signori Associali dodici pezzi di scelta musica
classica antica e moderna, destinati a comporre un volume
in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in
apposito elegante frontespizio’ figurato si intitolerà AsDI
MILANO:e.par des inflexions vives, accentuées, et,
si dire, partantes, exprime toutes les pastint
tous les tableaux, rend tous les objets,
a nature entière à ses savantes imitations,
ainsi jusqu’au coeur de l’homme des «enpropres
à l’émouvoir. •
J. J. Hovsskju.
Il prezzo dell’associazione alla Gazzetta c M’Antologia
classica musicale è dicfTetl. Aust. I,. 12 per semestre,
ed cITctt. Aust. L. 14 affrancata di porlo fino ni confini della
Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale.
— La spedizione dei pezzi di musica viene fatta
mensilmente c franca di porto ni diversi corrispondenti
dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto.
— Le associazioni si ricevono in Milano presso I Ufiicio
della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Oincnoni
N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti
di musica e presso gli Urtici postali. — Le lettere, i gruppi,
ec. vorranno essere mandati franchi di porto.
S OH MARI O.
I. Studi istorici. Jacopo Peri. II. Biografia. Giambattista
Pcrgolesi.- III. La Luchkzia di PossahixiI teatro
Re. - IV. Varikta’. - V. Notizie Diverse. - VI.
Nuove Pubblicaziosi Musicali.
STUDJ ISTORICI
JACOPO PERI
nquant’anni eran già scorsi da,che il gonfalone della repubblica
’più non era in Firenze il distintivo
della suprema autorità. Ri.
dotta in un sol principe la somma
delle cose di quel governo, i cittadini vennero
a perdere in parte quella importanza
che iti faccia dello stato aveano avuto
nei tre secoli anteriori in cui la repubblica
sostenne una parte gloriosa nelle
politiche vicissitudini d’Italia. Per tal cagione
i costumi del popolo subirono in
breve un notabile cambiamento. Le più
cospicue famiglie, ó nei loro capi spente
o impoverite per le confische, o per forzato
o volontario esilio avean disertato
la patria: quei rimasti delle classi più
agiate invece di alimentar l’industria ed
animare il commercio, per il più viveansi
perduti nei piaceri della Corte granducale,
o sivvero cuoprendo col manto delf ipocrisia
i vizi a cui eransi dati in preda; l’adulazione
adoperavano per ottenere dalla
grazia del principe gli onori e le magistrature.
Da questa corruzione fu dato scampare
soltanto a quei pochi che aveano
sortito dalla natura spirito tranquillo e pacifico,
carattere disinteressato ed animo mesto
e gentile, i quali per non invischiarsi
in questa sozzura, e nel tempo istesso
per potersi sottrarre ai sospetti della politica
del tempo, dieronsi alla cultura
delle lettere e delle belle arti, preferendo
tra quest’ultime la musica, perchè
che le altre stimata capace a rallevare
lo spirito, e Giovanni Bardi dei
onti di Yernio, Vincenzo Galilei, Ja;i
e Ottavio Rinuccini sopra gli
distinguevansi in si virtuose discipline:
| ed incantati dalle peregrine bellezze dell’antica
letteratura greca, ogni sforzo facevano
per imitarne il gusto, adoprando l’italiana
favella. Ma sopra tutto maravigliali
dai prodigiosi effetti prodotti dalla musica
in quelle antiche età, secondo che gli stessi
greci scrittori ci narrano, oggetto di continue
ricerche. e di profonde discussioni nelle
loro dotte adunanze divenia lo interpretare
ed il precisar le forme speciali delia musica
di quei tempi, che certamente mal dagli
scritti potevano esser desunte. Ciò che
infine chiaro apparve ad ognuno si fu, che
la più intima connessione allora regnar dovesse
fra la poesia, il ritmo, ed il suono:
cosicché per creare ad immagin di quella
una nuova musica adatta al nostro linguaggio, il problema riduceasi a scuoprire e
determinare i rapporti della natura posti
tra il suono, la parola, ed il movimento, a
seconda della passione o dell’affetto di colui
che parla.
Uno dei primi tentativi fatti in tal genere
di composizione musicale, e che felicemente
riuscisse, sembra essere stato
quello di Vincenzo Galilei allorché pose
in non più intesa foggia sulle note il Canto
XXXIII dell’inferno di Dante. Sulle orme
istesse altri si dierono a compor musica
in questo nuovo stile, e particolarmente
Giulio Caccini romano, eccellentissimo cantore
stipendiato ai servigi della Corte medicea
fin dall’anno 1564, il quale frequentando
la casa del Bardi intervenia alle scientifiche
adunanze che ivi teneansi, nelle quali
ebbe egli dipoi a confessare aver più imparato
che non in trentanni di studio del
contrappunto.Secondo lo spirito delle nuove
ricercherà monodia dovea principalmente
richiamare la maggiore attenzione del compositore,
lo che portava a trascurare l’artificiosa
combinazione contemporanea di
melodie varie, e per conseguenza veniva
a spogliarsi di quei freddi calcoli e di quei
ghiribizzi che la scienza del contrappunto
in quella età assurdamente adoprava; ond’è
che mentre questi primi saggi riceveaii
1 approvazione dei letterati, e favorevolmente
venivano accolti da ogni persona di buon
gusto, i musicisti i più attaccati alle invalse
dottrine dell’arte se gli dichiaravano contro,
e moveano aperta guerra a questo nuovo
stile musicale da. loro considerato incolto
ed abbietto.Fra i competitori con cui dovette
combattere il Galilei vi si conta inclusivo
il famoso Giuseppe Zarlino, il quale pretendesi
che segretamente si adoprasse per
tentar di trafugare il manoscritto del Dialogo
sulla musica antica e moderna, ove
il Galilei tra le altre cose dice esser la
| musica moderna ( intendo quella, dei contrappuntisti
di quell’epoca) degna soltanto
della plebaglia, e non della gente illuminata.
In tal maniera le cose musicali procedeano
in Firenze, allorquando compariva
a cantar le nuove musiche un giovinetto
che giudicato esser polea sui tredici anni,
dotato di una voce di soprano oltre ogni
dire bellissima, la quale ei porgeva con maniere
tanto espressive ed insinuanti, che
chiunque lo udisse non potea a meno di
non restarne incantato. À questo suo particolar
talento ed alle sue doti naturali aggiungea
anco quella della bellezza della
persona e del volto, cui particolarmente risaltava
per una folta ed inanellata capigliatura
tra bionda e rossastra, che con
grazia infantile ei lasciavasi cader sulle
spalle. Egli era per questo, e per uria specie
di mistero che adombrava 1 origine sua,
che ognuno generalmente il chiamava Zazzerino,
del qual soprannome compiacendosi
per sempre gli rimase, nò famigliannente
forse mai egli si udì chiamare altrimenti
nel corso di sua vita. Il nome però con
che ei si annunziava era Jacopo Peri, e
dicea discendere dalla uobil famiglia fiorentina
di tal cognome, ma casualmente
esser nato in Roma da genitori, i di cui
nomi a vero dire sembra che non fossero
noti in Firenze.
Frattanto il nostro Zazzerino alacremente
progrediva negli studj musicali sotto la direzione
di Cristoforo Malvezzi, uno dei
valenti musici della Corte, tanto che, giunto
agli anni della pubertà, produoea alcune
composizioncelle nel nuovo genere di musica
salito allora in molto favore presso
l’universale. Per questi suoi primi saggi
come compositore e per la sua bella maniera
di canto, cui maggiormente perfezionava
dopo il variar della voce, egli giunse
ad essere ammesso alle dotte conversazioni
del Bardi, ove per prontezza d’intelletto
molta scienza si acquistava, e lo spirito di
più in più coltivandosi, maggior stima di
sé procuravasi da giungere in fino ad ottener
la protezione e l’amicizia di varj illustri
personaggi, e particolarmente quella
di Jacopo Corsi gran mecenate degli artisti
di musica.
Quegli nomini generosi ed illuminati,
che, come già dicemmo, per gli avvenimenti
sociali eransi dati alla cultura della musica,
con la loro attività, con le incessanti ed
accurate ricerche pervennero a creare un I
nuovo concetto musicale, che inteso ed ap- ’
prezzato dalle moltitudini per opera spe- ì
cialmente del Galilei, del Caccini, del Peri ( [p. 186 modifica ] — -186 e
di varj altri, desiava ora un bisogno di
maggiore sviluppa ni tìnto e di una più alta
applicazione. Son questi di quei felici momenti
in’cui Parte regolatrice dei suoni
spiega la sua maggior potenza sul cuore e
sulle passioni umane, giacché ella è chiamata
a soddisfare un pressante bisogno}
ma subito che, o per sazietà, o per altre
cause questo bisogno si attenui o cessi,
proporzionalmente si va raffreddando, e
cessa l’azione e l’entusiasmo della musica,
la quale non scuoprendo al momento altra
via da tenere, nè polendosi arrestare nel
suo corso, si ristringe a produrre degli effetti
puramente materiali, e compie per sé
stessa un periodo di perfezionamento di
quella forma fino a tanto che ella possa,
0 che la non venga richiamata a soddisfare
con nuove maniere e nuovi bisogni. E fra
1 periodi di questa sorta che si incontrano
nell’istoria musicale sembra da annoverarsi
anco quello che attualmente corre, il quale
forse è precursore di un nuovo concetto
artistico da molti indetinitamente già presentito,
ma da niuno per anco discoperto
o promosso.
Da lungo tempo l’uso della musica si
era già introdotto nei privati teatri dei
principi e dei grandi, ne solenne occasione
si avea di festeggiare un avvenimento pubblico
o privato, senza che una commedia
non venisse rappresentala su questi teatri,
e la non fosse decorata da Cori e da Sinfonie
che gli servian d’intermezzo. Di più
fino dal -1440, Francesco Baveri ni aveva
fatto rappresentare in Roma la Conversion
di S. Paolo, specie di dramma che egli
aveva posto j’n musica: il CardinalRiario,
circa il 1480, con melodie comuni e popolari
avea fatto cantar sulle scene una tragedia,
e più e diversi tentativi di simil genere
erano stati fatti da varj compositori}
e specialmente da Alfonso Della Viola ferrarese
e da Orazio Vecchi di Modena, allorquando
Emilio Del Cavaliere nel 1590
fece rappresentare alla Corte medicea in
occasion della nascita del principe ereditario
due Favole pastorali di Laura Guidiccioni,da
esso poste in musica, con nuovo
metodo è vero, ma il di cui stile poco o
nulla discostavasi dalle consuete forme anteriori
a quelle delle cosi dette nuove musiche.
Una più perfetta applicazione della
musica agli spettacoli teatrali,ad imitazione
delle antiche tragedie greche, secondo l’idea
che se ne era concepita, sembrava richiedere
un nuovo genere di poetiche composizioni,
ed è ciò di che si accorse per
il primo Ottavio Rinuccini, ond’ei tentava
nuove forme poetiche nella sua Dafne, che
per primo saggio volle produrre. Con unanime
plauso veniva accolta la lettura che
Rinuccini faceane in presenza dei suoi illustri
colleghi, che nelle case del Corsi adunavansi,
dappoiché il Bardi erasi trasferito
a Roma, ed ivi ritenuto dall’ufTicio di maestro
di camera di Clemente Vili. Il Corsi
medesimo volle abbellire colle note musicali
alcune di quelle arie, ma al Peri toccava
in sorte di porla in musica per intiero,
e di raggiugnere il desiderato scopo.
La Dafne del Rinuccini con musica del
Peri, che per la prima volta venne rappresentata
sul teatro nel carnevale del 4594
in casa del Corsi alla presenza di Don
Giovanni De Medici, e della primaria nobiltà
fiorentina, produsse l’effetto il più! gradito ed il più maraviglioso. E quali si
’ fossero le meditazioni e gli argomenti che
j lo condussero a ritrovare una forma di
| canto che stesse di mezzo alla declamazione
ed alla melodia, che poi fu detta recitativo, il Peri stesso lo lasciò scritto nella
prefazione dell’Euridice, poema che posteriormente
scrisse il Rinuccini, e che Io
stesso Peri con perfezione maggiore pose
in musica per eseguirsi nell’occasiprie delle
grandiose feste che si celebrarono in Firenze
sul còmi:: ci a re delfanno iOOGper il matrimonio
di Maria De Medici con Enrico IV
re di Francia. (Sarà continuato)
Luigi Picchiarti
BIOGRAFIA
-PERGOLESI GIAMBATTISTA
Or ritornando alla musica teatrale composta
dal Pergolesi, scrisse per l’autunno
dell’anno 4752 un’opera buffonesca in lingua
napoli tana da rappresentarsi nel teatro
de’Fiorentini, che aveva per titolo lo
Frale mia morato, poesia di Gennaro Antonio
Federico, che fu due altre volte replicata,
cioè nel 4734 e nel 4748 dopo la
morte dell’autore. Nel 4733 per lo teatro
di S. Bartolomeo fece la musica d’un dramma
intitolato 11 Prigioniero superbo, e fu
replicato l’intermezzo della Se/va Padrona,
il quale piacque tanto che portalo in Londra
fu ivi magnificamente pubblicato con
le stampe. Per lo stesso teatro di S. Bartolomeo
compose pure nel 4734 e l’adattò
al dramma Adriano in Siria, che fu rappresentato
nel dì 25 ottobre dell’anno medesimo,
ricorrendo il giorno degli anni della
regina delle Spagne madre di Carlo Borbone
re delle Due Sicilie, a cui fu quel
dramma dedicato, nel quale fece anche rintermezzo
Liviettd e Tracollo, ch’ebbe un
uguale favorevole incontro della Serva Padrona.
Finalmente nel 4755 la distese per
altro dramma giocoso il Flaminio, poesia
dello stesso Federico, che dopo la sua morte
nell’inverno del 4749 fu rappresentato nel
teatro nuovo. Oltre di tali sue armoniche
composizioni molte altre ne fece, delle
Spiali ignoro l’anno e l’occasione per cui
urono scritte, ed il numero di alcune di
esse sarà in fine da me ricordato.
Fu tentato nell’anno 4755 di condursi
in Roma per mettere in musica il dramma
del Metastasio l’Olimpiade. Ma quella metropoli
di sì difficile contentatura vituperò
l’armonica composizione del giovane compositore,
ed applaudì molto quella di altro
napolitano per nome Egidio Duni che
per lo teatro di Tordinona pose in musica
altro dramma, il (Nerone. Il Duni non
prese a comporre il suo dramma se non
dopo di aver veduto lo stile ed il gusto
del Pergolesi,- col quale avendo contratto
amicizia, cercò alla meglio di confortarlo
dicendogli, che nella produzione poco gradita
vi erano delle bellezze singolari da
essere ammirate in camera, ma die scomparivano
in un gran teatro, e che di quella
musica, ovunque essa sarebbe stata cantata,
si sarebbe sempre gustato il vero bello.
Retto giudizio, che fece conoscere non essere
il Duni insuperbito degli applausi a
lui dati e del poco conto che si fece della
musica del nostro Pergolesi. Di fatti che
bellezza non" si ravvisa in questa, e specialmente
nell’Aria, Che non mi disse un
dì, nel Duetto Ne’giorni tuoi felici, così
vago per l’espressione1 nel Recitativo senza
strumenti che precede l’Aria Se cerca, se
dice, ecc., che non può ascoltarsi senza
provare gran mozione di affetti, e la forza
dell’aria condotta con la massima espressione,
che non è stata superata da’ più eccellenti
maestri dopo di lui?
E ciò basti aver detto delle composizioni
teatrali del nostro autore. Ora farò
parola della produzione che ha Venduto il
nome del Pergolesi’immortale, cioè la musica
dello Stabat Mater. Esisteva nella demolita
chiesa di S. Luigi di Palazzo dei
PP. Minimi una congrega di cavalieri sotto
il titolo della Vergine de’Dolori, ed ivi in
tutti i venerdì di marzo’ si esponeva il
SS. con molta edificante pompa, e vi si
cantava lo Stabat Mater composto dallo
Scarlatti a due voci, Canto, ed Alto con
due violini. Non volendo i Fratelli sentir
replicare sempre la stessa musica, ed essendosi
fatta lòr nota la rinomanza del Pergolesi,
lo pregarono di comporne un’altra
egualmente per due voci con due violini.
Accettò egli l’incarico, e gli furon dati
ducati dieci, tanto in quei tempi eran meschine
le ricompense che davansi per simili
opere. Obbligato a partir per Roma,
pel sopraddetto motivo, non più pensò alla
parola già data di comporre la musica dello
Stabat. Ma avendo fatto ritorno in Napoli,
e ricevendo reiterate premure da quei confratelli
per l’adempimento di ciò che promesso
aveva, cominciò a distendere la chiesta
composizione assai deteriorato nella salute,
afflitto da lunghe febbri, che lo condussero
finalmente ad esser vittima di una
tisi polmonare. Vani riuscirono i soccorsi
dell’arte salutare, finché gli venne prescritto
di condursi a respirare l’aria di Pozzuoli,
(e non della Torre del Greco come si dice
all’articolo Pergolesi nella Biografia antica
e moderna, Venezia 4818, voi. 43, soggiugnendosi
che ivi fu condotto dal duca
di Mondragone) ultimo rifugio a cui per
simili mali ricorrono i seguaci d’Ippocrate.
Peggiorando di giorno in giorno, in tale
stato di estenuazione di forze prosegui il
cominciato lavoro} ed essendosi portato a
visitarlo Francesco di Feo rinomato maestro
di musica che lo amava teneramente,
e veduto che giacendo in letto si occupava
a terminare la composizione dello Stabat,
fortemente rimproverollo dicendogli, che
le circostanze in cui ritrovavasi non eran
tali da pensare a porre insieme verun musicale
componimento. Ma l’esinanito giovane
a stento potè rispondergli, ch’era tiell’obhligo
di compor quella musica per la
congregazione de’ cavalieri di S. Luigi di
Palazzo, per la quale fin dall’anno precedente
aveva ricevuto ducati dieci, e che
forse non sarebbe valuta dieci baiocchi,
tanto sentivasi debole e sfinito, e non sapendo
se Iddio permettesse di vederla terminata.
Tornò in Pozzuoli dopo alcuni
giorni il Feo per rivedere l’infermo amico,
e lo ritrovò peggiorato a segno, che a stento
dalle moribonde labbra potè sapere di aver
terminato lo Stabat. ed averlo inviato al
suo destino. E potè veramente dirsi, esser
questo il canto del Cigno} poiché pochi
giorni dòpo fini di vivere, lo che accadde
nel dì 46 marzo 4736, essendo stato interrato
il dì seguente nella cattedrale di
Pozzuoli, come rilevasi dalla seguente fede
estratta dal libro de’ defunti ivi esistente.
A’ 47 marzo 4736 Gio. Battista Pergolesi
della città di Jesa (così) sepolto nel vescovato, per essere forestiere ha pagato
ducati undici, e si sono divisi metà a.1 vescovo,
e metà al capitolo pagati e divisi.
Falco assistente. E su la breve vita di questo
sventurato giovine meditando, non posso
a meno di confessare che troppo fallaci sono
le umane speranze} poiché venuto costui da [p. 187 modifica ] P lontano paese, privo di comodi e di conoscenze,
avendo un’indole sì inchinevole e
volta alla musica, è ammesso in quel C011W
servatorio, che portava il nome de’poveri.
) ed ivi nulla risparmiando per aprirsi una
strada da vivere, ne ottiene l’intento, dando
fuori in poco tempo molti armonici saggi
di vario genere e tutti portati al colmo
della perfezione; e quando poteva cogliere
il frutto de’ suoi sparsi sudori, viene nel
più bel liore degli anni da cruda morte
rapito! Ma se la sua,vita fu cosi presto
troncata, il suo nome rimarrà immortale
pe’ sublimi armoniosi lavori che ha lasciati,
e specialmente per lo Stabat Mater, del
quale non potè gustare nè meno il prodigioso
effetto, che tuttavia ascoltasi con
commovimento, malgrado il gusto tutto diverso,
non so se migliore, che nella musica
si è introdotto. Poiché la prima strofa
del medesimo prepara l’animo dell’uditore
alla tenerezza ed alle lagrime con un patetico
pieno d’arte, che richiama insieme
l’attenzione e la compassione. Tutta la musica
è divisa in sei duetti, de’quali due
in terza maggiore, e quattro in terza minore,
una Fuga a due in mezzo alla composizione
in terza minore, che col suo molo
serve a ristorare gli animi stanchi dal troppo
patetico, ed impegnarli a nuova attenzione;
e per ultimo il duetto. Quando corpus
moliciur corrisponde al principio ed i
attacca subito Vomeri con un ricercare a
due, che quantunque scritto sul piagnente
tuòno dalPef-fa-ut terza minore, pure ricrea
l’animo dell’uditore, e risveglia una
certa allegria non da teatro nè da ballo,
ma nobile e divota. 11 dippiù consiste in
cinque soli, due del canto e tre dell’alto-,
quattro di questi sono in terza minore, e
1 altro in terza maggiore tutti flebili adattati
alla espressione delle parole con due
soli violini e viola, lo che forma il più ammirabile
di questa armonica composizione.
E basti il dir finalmente per somma lode
del nostro autore, che una musica, la quale
dura per ben tre quarti d’ora cou due sole
voci, e due violini, senza cori, senza clarinetti,
senza trombe, fagotti, corni inglesi,
ecc., tuLta patetica, tutta grave, ha la
forza d’intrattenere l’uditore a segno, che
quando termina si vorrebbe che di nuovo
cominciasse. E qual musica scritta da assai
anni avrebbe potuto reggere agli urti della
corruttela di quella che oggi è in moda,
se non fosse al sommo grado eccellente?
E qui rimanermi non posso dal dire come
negli ultimi anni del viver suo il nostro
rinomato Giovanni Paisiello con poca prudenza,
per non dir altro, credette di aggiugner
fama alla rinomanza che meritamente
si avea acquistata, mettendo mano
alla musica dello Stabat del Pergolesi, cambiando
l’accompagnamento di molte strofe,
e sostituendovi gli stromenti da fiato a solo.
Taluni cui si fa notte innanzi sera sen
compiacquero e lodarono a cielo l’innovazione
Paisielliana, senza capire che tal maniera
di composizione non vuol chiasso,
ma un semplice accompagnamento flebile,
e commovente. (Sarà continuato)
(Dalla Biografia degli illustri Italiani)
SA SWE021A M JPflBSAM
AL TEATRO RE
Io salterò a piè pari sulle rappresentazioni della
irsa settimana, formate polla più gran parte da riduzioni,-
c non parlerò che della Lucrezia, della
tragedia che fu salutata in Francia come la precorritrice
quasi d’un’cpoca novella letteraria e drammatica,
come il capolavoro che dovea salvar l’arte dall’abisso,
sul cui orlo era stata strascinata dalle esagerazioni c
dalle follie d’una nuova c giovine scuola. L’argomento
c abbastanza interessante, perchè possa meritare d’essere
svolto con qualche ditfusionc.
Il concetto fondamentale artistico che ha guidalo,
od anclie se volete ispirato, l’autore della Lucrezia,
non appartiene esclusivamente a nessuna Ideile due
scuole, colle quali gli adoratori entusiasti deH’antico c
quelli del contemporaneo, pretesero di dividere il rampo
della lei telatura. Nè il classicismo, nè il romanticismo
possono aspirare ad un’assoluta paternità su questo
lavoro, che è piuttosto un prodotto della fusione delle
due maniere, c che ha tentato di associare la tendenza
alle pai’ticolarila storiche, l’amore al colorito locale, la
minuziosa riverenza all’esattezza delle tradizioni del
dramma moderno, alla semplicità grave ed appassionala
dell’antica tragedia. Il sig. Ponsard ha preso il
bronzo dal classicismo, c dal romanticismo la forma
entro cui ha fatto colare il bollente metallo.
Or bene come ha usato il signor Ponsard di questo
doppio elemento, qual partilo ha saputo trarre dall’unione
delle due muse? A giudicarne dall’entusiasmo
del pubblico parigino, dagli articoli festosi d’uu giornalismo
esultante., parrebbe che i risultati dei tentativi
del Ponsard dovessero considerarsi come meravigliosi, e clic la Lurcczia fosse una di quelle grandi
conquiste del genio, che preludiano splendidamente all’aurora
d’una rivoluzione letteraria. - Per parte mia
protesterei contro l’importanza attaccata alla Lucrezia
e contro un’opinione che le attribuisce un pregio troppo
supcriore al reale; ma prima di esporre le mie riflessioni
a questo riguardo darò un rapido sunto della
tragedia.
All’alzarsi della tela Lucrezia è nel gineceo seduta frallc
sue schiave filando la lana c parlando con Laodice delle
virtù che debbono esser proprie della donna, virtù miti c
tranquille, clic ardono sacre, modeste, intemerate, inaccessibili
agli sguardi profani, nella calma tranquilla dei
lari domestici come la flamma di Vesta nelle tenebre
solitarie del sotterraneo. Dopo una discussione filosofica
che non manca di semplicità c di grandezza, la
tenda del gineceo si solleva, e cinque guerrieri penetrano
nel pudico santuario della nobile romana. Sono
questi Collatino, sposo di Lucrezia, Giunio Bruto, Sesto
Tarquinio ed i suoi due fratelli. La causa di questa
visita improvvisa ed inaspettata è singolare. La
mattina i cinque guerrieri, clic sono collegati dalla parentela,
ed in apparenza anche dall’amicizia, si trovavano
sotto le mura di Ardca, che subiva un lento assedio
dalle armi romane. Colà nell’ozio dell’accampamento,
nella noja d’una guerra inattiva, senza pericoli
c senza combattimenti, essi affrettavano lo scorrere
dei giorni tracannando nappi colmi di vino, tentando
la sorte dei dadi, ed evocando le più care memorie di
Roma. Frammezzo al fermento dei discorsi più disparati,
si solleva un terribile, un delicato argomento, si
discute cioè sulla virtù delle mogli. Sesto la nega, Collatino
la sostiene; la disputa si avviva, c per iseiorla
coll’evidenza d’un fatto si sale a cavallo, si vola a
Roma c si giunge inattesi alle proprie case. La moglie
di Sesto, c Tullia, la moglie di Bruto, vengono còlte
nell’ebbrezza, e nello splendore pieno di voluttà dei
festini; la sola Lucrezia resiste alla prova; essa sola
è ritirala, nel suo gineceo, occupata a filare la lana ed
a preparare una bianca e leggiera veste per quando
lo sposo tornerà affaticato dal peso dcll’armi dai campi
d’Ardca.
Sesto, giovane dissoluto c libertino, che abusa del prestigio
c del potere attaccato alla sua posizione di figlio del
re, per isfogarc, tutti i capricci, tutte le sue inclinazioni
più colpevoli e più infami, è stato il seduttore
di Tullia, e non contento di aver gettato il disonore
sul nome dei Giunio, perseguita di epigrammi c di
frizzi lo sposo tradito, che nasconde sotto le apparenze
dell’imbecillità, un tremendo desiderio di vendetta.
Pure lo spettacolo della virtù c della bellezza
di Lucrezia esercitano su Sesto una potente influenza;
egli ammira questa donna avvenente e pudica, c
l’ama. - L’amore in Sesto è inseparabile dall’idea del
possedimento; il pensiero di far una vittima di quea
sposa pura ed intemerata non può arrestarlo
a momento; innanzi al suo capriccio d’amore tutto
deve cadere, coi
mando del re sue
degli alti papaveri.
Dominato dalla:
con freddezza c c<
alla passione di i
padre cadevano troncate le teste
nuova passione, Sesto ascolta
isprczzo i rimproveri di Tullia,
che raccoglie il fruì lo. abituale cd amaro delle colpe
amorose, l’abbandono. L’oltraggio fatto a Tullia è
tanto più orribile, in quanto clic essa è costretta a
subirlo alla presenza di suo marito, che dimettendo
per un istante la sua vernice d’imbecillità, fa risonare
all’orecchio della colpevole delle tremende parole,
piene di sprezzo, di ironia, c rivelanti con una selvaggia
grandezza che peli’infamia v’è una sola, un’unica
riparazione, la morte.
Frattanto Sesto medita nella solitudine della sua
casa i mezzi pei- afferrare la sua preda; invano la
Sibilla, gli appare dinanzi annunziando un sinistro
avvenire a lui cd alla sua schiatta; lo spensierato deride
la malaugurata profetessa, non vuole comprare
i papiri che gli vengono da lei offerti nei quali sta
scritto il destino di Roma, e se ne parte sorridendo
sdegnosamente, e lasciando la Sibilla con Bruto, che
accetta con entusiasmo il presagio con cui la fatidica
creatura Io proclama, per anticipazione, primo console
di Roma.
Sesto intanto s’è recato con un pretesto nel gineceo
ili Lucrezia, c giunto colà ci declama la sua
dichiarazione d’amore. Le belle parole del seduttore
non eccitano che lo sdegno della nobile dama, clic
si allontana fieramente dàlia presenza di Sesto, dopo
però d’avcrgli fatta nna buona ed eccellente predica
morale-politica, che non giunge ad estinguere la fiamma
del desiderio che arde nel sangue di Sesto, il quale
vedendo sventata la seduzione, cerca di arrivare al
suo scopo con qualche altro espediente. Mediante il
soccorso d’un suo confidente egli penetra di notte
nella stanza nuziale di Lucrezia, c colà minacciandola
dell’infamia trionfa della virtù della sposa di Collatino.
La povera cd involontaria disonorata raduna nella sua
casa il padre, il marito, Bruto c Valerio; o là dinanzi
a quegli attoniti fa la sua confessione genera|C, c raccomanda
a ciascheduno parzialmente ed a tutti collettivamente
di vendicar lei e Roma; fatto questo
s’uccide. Bruto allora afferra il pugnale fumante di
quel nobile c casto sangue e pronuncia il più terribile
giuramento contro i Tarquinii; gli altri, ciascuno
alla sua volta, dicono c fanno lo stesso, c cosi s’abbassa
la tela.
(Sarà continuato)
Il sig.. Fuchs, membro dcll’l. R. Cappella di Corte
di Vienna, zelante raccoglitore di notizie biografiche
musicali-, rettificò nel N. 125 dalla Gazzella Musicale
di Vienna più inesattezze occorse nell’elenco della durala
della vita di maestri più o mcn rinomati, che
essa copiò dalla Gazzetta Musicale Universale di Lipsia,
dalla quale venne pur trascritto nell’ultimo numero
della nostra. Senza esternare una specie di stupore
come quel foglio musicale lipsiano cotanto illustre, di
quasi mezzo secolo di esistenza, abbia prestato tanta
fede all’articolo del signor SchifTucr, stampandolo senza
previo esame, ci affrettiamo di riportar qui le mederettificazioni
del sig. Fuchs. Laonde morirono in
i di anni:
51 invece di 55 Schuhert Francesco.
69
49 Haydn Michele.
60
70.tornelli Nicolò.
65 «70 Preindl Giuseppe.
74..
71 o 72 Lotti Antonio.
71 «74 Roinbcrg Bernardo.
81
75 I’ux Giovanni Giuseppe.
64 a
75 Bertoni Ferdinando.
67..
78 Scarlatti Alessandro.
75.<
80 Vàlotti Francesco Antonio.
75»
80 Albrcchlsbcrger G.
75..
87 Gluck Cristoforo [p. 188 modifica ] /
sica nuova espressamente composta dal maestro Mcndelssohn
fu qui data in presenza della Corte, dell’arciduca
Alberto d’Austria e di molti altri alti personaggi,
ed eccitò un vero piacere.
— Carlotta Fink, rinomata pianista, e figlia del già
redattore della Gazzetta Musicale Universale, c morta
il primo d’ottobre nel fiore de’ suoi anni.
(Gazz. Mas. Unir.)
— Augusta, 22 ottobre. - Liszt ci rallegrerà domani
concerto. Già nel primo egli potè convincersi
quanta viva qui sia rimasta la rimembranza del
tempo ch’egli passò qui come ragazzo, c quanto interesse
eccitò in quelli che già in allora profetizzavano cose
straordinarie in lui. D’allora in poi lo vediamo abbellito
di un diploma di dottore di una Università, dell’ordine
prussiano pour le merite, di una preziosa sciabola appesagli
fra acclamazioni esultanti dagli Ungaresi suoi
compatriotli, del diritto di cittadinanza di varie città;
vediamo come le ricchezze clic piovono sopra di lui
ovunque volge il passo, le distribuisce con piene
laddove trattasi d’instituti filantropici, di beneficenze private,
di paesi colpiti di sciagure, di erezioni di monumenti,
di fabbricare chiese; basta rimembrare l’est, Cotogna
c Beethoven. Crediamo di dover rivelare tali cose
nel nostro foglio, come organo della pubblica vita politica,
quanto che sono cosi rare ne’ tempi nostri in misura
tale nella vita di un artista; sicché non devono
mai e in niun luogo venire in dimenticanza, mentre lo
rilasciamo ad un competente giudice di parlare sulle
prestazioni dell’artista, del chi per verità non ne abbisogna
più, massime di una piccola città come è la nostra.
{Gazz. Univ.)
— Il principe della Moskowa, Niedcrmayer e Panofka
furono nominati quali soci stranieri dell’Accademia di
S. Cecilia di Roma.
— M. Ernst è partito pell’Annover, dove è scritturato
come maestro dei concerti del re, c colla condizione di
risiedervi almeno due mesi per anno. Verso il mese di
dicembre questo celebre artista conta di recarsi a Pietroburgo
ed a Mosca.
— Giacomo Franco-Mendés, il celebre violoncellista
ricevette da S. M. il re de’ Belgi una grande medaglia
d’oro, accompagnata dalla lettera più lusinghiera, c ciò
in attestato dell’alta sua soddisfazione petto sparlilo di
un’ouverture a grande orchestra di cui S. M. si compiacque
d’accettare la dedica.
— I torchi francesi hanno stampato nei nove primi
mesi dell’anno corrente duecento e quarantadue opere
musicali.
— Il Re di Prussia offrì ultimamente al principe Al.
berlo marito della Regina d’Inghilterra, la grande collezione
delle inarcic militari dell’annata prussiana, pubblicala
a Berlino presso Schlesingcr.
— Ecco quanto dice un giornale di Lisbona sull’assieme
della compagnia d’opera italiana. Il tenore signor
Puig ha un bell’aspettó, ma manca di voce; la prima
donna signora Olivier è una cantante incapace di esercitare
la più leggera influenza sul Pubblico; il basso è
un vecchio i cui sforzi eccitano la compassione, e la cui
voce nei passi d’agilità potrebbe confondersi coi suoni
d’un trombone fesso. Se la cosa è vera fa terrore il riflettere
al supplizio acustico a cui sono condannali i
dilettanti della capitale del Portogallo.
— La /levue et Gazetle des J’hédtres, che è il foglio
officiale dei teatri della Francia continua, in opposizione
a varii giornali, a dichiarare, che Meverbeer ha dato all’Opera
lo spartito da tanto tempo promesso c che
porta per titolo te Prophete, e che fra poco ne cominceranno
le prove. Noi desideriamo che questa importante
notizia non manchi di fondamento.
JUOVB PUBBLICHI! MUSICALI
DELI.’ I. a. STABILIMENTO NAZIONALE PRIVILEG.”
Di CIOVAfrfr’I RICORDI
«<’»«*«parole
PER PIANOFORTE
COMPOSTE DA
C. Ab GAMBI&X
14927 Op. 44. Fr. 3 50 j.
Dall’I. R. Stabilimento fr azionale Privilegiato
di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di «IOVAfrfrl RICORDI
Cantrada degli Omentni S. 172*.
m 66 >r 89 Caldara Antonio.
H 68 n 80 Miillcr Vcnccslao.
sj? 73 ii 83 Schenk Giovanni.
«78 n 100 Hoffcimer Paolo (n.U36,m. 1837).
NOTIZIE DIVERSE
— Annunciamo con vero piacere l’arrivo in Milano
delle celebri sorelle Milanollo, di cui avevamo fatto parola
in un numero antecedente. - È da sperarsi che fra
non molti giorni avremo da esse un concerto. Questa
notizia, ne siamo sicuri, sarà accolta generalmente con
una decisa soddisfazione.
— Il giorno 15 del corrente nella chiesa di Santa
Eufemia di Novara solennizzavasi dal Consorzio dei
Capo-mastri muratori la festa di San Serafino, che
viene onorato qual toro protettore. Il signor Cavaliere
Alessandro Nini, maestro di cappella della basilica di
S. Gaudenzio, scrisse per tale occasione una messa, che
ad onta dell’eccessiva rapidità con cui fu composta, non
avendo avuto il maestro che soli selle giorni a sua disposizione,
eccitò gli elogi del numeroso uditorio. La
novità dei pensieri, la profondità dell’istrumentazione,
il talento con cui era conservato il severo carattere opportuno
a tal genere di componimenti senza che ne venisse
a soffrire l’elegante andamento delle frasi, furono
pregi, che lutti dovettero riconoscere nella nuova fatica
del sig. Nini. Fra i pezzi più notabili noi citeremo il
Kyrie, il Credo, ed il Mottetto, che dopo aver meritati
concordi e sinceri applausi alla prova, furono generalmente
ammirati il giorno della esecuzione. Il Tantum
ergo al dopo pranzo ebbe pure lo stesso successo. Lode
adunque, c la più viva al giovane maestro, che sa trattare
con eguale distinzione la musica da teatro e quella
da chiesa, e che sa piegare il suo ingegno alla doppia
espressione e del sentimento terrestre e della sacra c religiosa
ispirazione. L. S.
— Il noto maestro Commendatore Sarmicnlo ha dato
testé un’altra prova della sua scienza musicale. Correndo
la festività nella chiesa di S. Antonio a Tarsia di
S. Alfonso, festività magnifica per apparali, musiche,
luminarie, ecc., ha scritto appositamente una messa e
vespro in cui rifulgevano grande dottrina c filosofia musicale.
Si distinsero molto i signori Coletti, Fraschini,
Chiaramente, ecc.
— Il 15 agosto ricorrendo la festività dell’Assunzione,
nella Congregazione di Maria assunta in cielo (Congregazione
fondala da S. Francesco de Geronimo e riordinata
per cura de’ RR. Padri della Compagnia di Gesù)
si dette una messa cantata con pregevole musica del
maestro Camillo Paturzi. Presero parte nell’esecuzione
della messa Fraschini, Tamtierlick, Beneventano e Massard,
ed a quella del Vespro, con musica del maestro
Tarallo, il citato maestro Paturzi con suo fratello, ed il
dilettante Martincz, e sì gli uni come gli altri nulla lasciarono
a desiderare nell’armonia c nella precisione.
— Grand-Opéra di Parigi. - li Don Sebastiano
di Donizclti è all ordine del giorno; i due primi alti furono
già ripetuti a grande orchestra alcuni giorni fa, e
dicesi che varii pezzi abbiano prodotta la più viva impressione
sugli artisti esecutori. Indipendentemente dal
merito vocale e drammatico clic il compositore procurò
di spargere nella sua opera, egli vuole altresì produrre
degli effetti d’istrumentazione ancora sconosciuti. Per
raggiungere questo scopo i clarinetti bassi, le trombe
a cilindro, e gli altri istroinenli d’invenzione del signor
Sax saranno posti a contribuzione dall’autore del Don
Sebastiano. Si parla ancora d’un magnifico pezzo nel
nuovo spartito, il di cui unico accompagnamento si effettuerebbe
nella maniera più felice e più originale, vale
a dire da due corni inglesi e da due corni armonici.
Mentre così la musica si prepara a riuscire nuova, piccante,
piena d’interesse, i pittori ed i decoratori non risparmiano
nulla per completare alla toro volta l’assieme
del grandioso spettacolo, che verrà prodotto al più tardi
nella prima metà del vicino mese di novembre.
— Monaco, 19 ottobre. - Francesco Liszt diede jeri
il suo primo concerto, che fu onorato della presenza
delle LL. MM. L’illustre artista superò anche in questa
Capitale l’aspettazione avutane, e la sua prestazione eccitò
stupore. Ognuno de’ sei pezzi da lui eseguiti ebbe
applauso giubilante e interminabile, tenendosi però ognora
ne’ limiti della ragionevole moderazione, nè scoppiò
quella febbre lisztiana che dominava l’anno scorso iu
una città del Nord, ove l’artista si produceva.
Il secondo concerto dato dall’artista fu parimenti onorato
dalla presenza delle LL. MM.
(Gazz. Univ.).
— Burlino, 10 ottobre. - Il sogno di una notte d’estate,
di Shakspeare, ridotta iu tre soli atti, con muM(D1J)(Ù
IPMVMQ
PII FLfrOT©
Eiir.ico solissimi
DIVISO IN QUATTRO PARTI
Op. 53.
14705 Parte I. Cognizioni preliminari c regole
diverse Fr. 4 —
14704 Parte II. Quattro Duetti progressivi
per esercitarsi a suonare a due n 6 —
44705 Parte III. Diversi Stutlj progressivi
«6 —
12770 Parte IV. Studj giornalieri di perfezionamento
8 —
Il Metodo completo..» 18 —
GRANDE SCÈNE DRAMATIQUE
poser Violon
avec accosnpagnetnessl ile Piano
44948 Op. 38. Fr. 3 60
50 RICREAZIONI
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16499 N. 1. Il Lamento il’una Prigioniera.
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45500 a 2. L’Or fanello. Parole del conte
Momiani n 2 —
45501 a 5. Voga. Parole di Adele Curii h 2 —
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de Piano... n 5 75
GIOVAVA! RICORDI §
SDITORE-PBOPRIETABIO. (i