Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 9

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N. 9 - 26 febbraio 1843

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[p. 35 modifica]GAZZETTA ISÎGALE ANNO II. domenica N. 9. 26 Febbraio 1845. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinali a comporre un volume in A." di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia CLASSICA MUSICALE. S OH MARIO. I. Critica Melodrammatica. I Lombardi allaTprima Crociata. - II. Iuk.1i. Dcr Freyschiitz, ecc. -IH. Bibliografia. La Scala1, Visione di G. Sega. - IV. Nuovo Sistema DI NoTÀZIONK MUSICALE. - V. NOTIZIK MUSICALI Diyf.rsb. Firenze, Modena, ecc. critica mommam I lOIWBABD* ALLA PRIMA CROCIATA Dramma lirico di Temiktocr.ii Solerà. posto in RUiiHiea da Giuseppe Verdi. II. alla basilica di S. Ambrogio, ■tTiW iT anz‘ dafie gallerie del palazzo «t Jjdi Folco, signore di Rò, al ^ ^gSeominciamento dell’atto secondo, la scenaci trasporta nelle mura di Antiochia, e precisamente nella sala del trono del tiranno Acciano. Non possiatn qui trattenerci dal notare che il poeta melodrammatico, d’un balzo recandosi dalle pianure di Lombardia nelle provincie ottomane, fece fare a’suoi spettatori una volata alla foggia di messer Lodovico, la quale farebbe mormorare alcun de’ partigiani della peripatetica unità di luogo e di tempo se ancora ve ne fosse. Ciò non ostante cosi prodigiosamente romantica non è la musica che il maestro Verdi ha appropriato ad un coro di ambasciatori, di popolo e di soldati, i quali raccolti intorno al loro signore invocano l’assistenza d’Allhà per punire gli audaci che dalle barbare contrade natie vennero a seminar di stragi e di ruine i tranquilli paesi di Maometto. E una composizione leggiadra che forse a taluno potrebbe sernbrare alquanto lieta in confronto del carattere della scena e delle parole che vengono proferite. Acciano lascia il trono e tutti partono. Sovraggiunge quindi Sofia, moglie d’Acciano, che di nascosto s’è fatta cristiana, e con essa Oronte, suo figlio, il quale in alcune frasi di dolce e passionato recitativo, le chiede contezza di Giselda. Qui ha luogo un’aria cantata da Oronte (Guasco) la quale è piena di modi soavi e procaccia bella copia d’applausi al cantante non meno che al compositore. Forse si sarebbe mantenuta più viva l’azione dram- j matica, e meglio sarebbesi servita la sce- j nica verità, ommettendo poche battute di ì ritornello che annunciano la melodia del DI MILANO La musique, par des inflexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions. peinl tous les tableaux, rend tous les objets,» soumet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen» timents propres à l’émouvoir. • J. J. Housse nu. secondo tempo, durante il qual ritornello il cantante è obbligato di sospendere il suo dialogo per passeggiare sino al fondo della scena, menlrecchè gli strumenti fanno la parte loro. Cosi può ad alcuno parer monotono quel far succedere due tempi di natura eguale in un sol pezzo, perchè la bellezza, essendo molto giovata dalla varietà e massime nella musica essendo necessario che le immagini si vadano incalzando, l’indole naturale dell’arte non meno che la vecchia costumanza avrebbe voluto che ad un tempo riposato se ne facesse succedere un altro più mosso. Ciò non toglie del resto che l’aria tanto nel recitativo quanto nei cantabili sia molto ben fatta e molto applaudita. La scena si muta e raffigura le prominenze praticabili di un monte, nel quale internasi una caverna. Un Eremita cfi’è il parricida Pagano (Derivis), solo in quelle rocce, sta in attesa di udir l’inno di guerra onde purgar le sue mani dal lezzo del gran misfatto squarciando le bende de’Musulmani; e quindi ha luogo un’aria con recitativo di severa e gradevole composizione. In abito musulmano arriva Pirro per chiedere all’Eremita come possa ottener perdóno delle colpe da lui commesse in aver prestato mano a un parricida e nell’aver rinnegata la sua fede. L’anacoreta non sa dirgli che di sperare... e mentre l’altro s’annunzia come il custode delle mura d’Antiocbia, odonsi in lontananza dei suoni. Pirro riferisce che Son le crociate Genti sparse alla pianura. Al colmo dell’entusiasmo sciama allor l’Eremita: Cieli... che ascolto!... Il ver tu dici? Ya, con me sei perdonato! Dio, gran Dio degli infelici, Niun confine ha tua pietà. Pirro!... Ebbcn! pel tuo peccato Offri al cicl la rea città. Entra indi con Pirro nella caverna e ritorna armato d’elmo e di spada mentre i guerrieri crociati distendonsi sul monte preceduti da Arvino, il quale anch’esso viene a chiedere al santo veglio che voglia pregando placare sopra di lui l’ira dell Eterno, poiché un branco di Musulmani gli ha rapita la figlia. L’Eremita promette che la rivedrà; e facendosi duce a’ lombardi fratelli intuona un tutti sui versi: Stolto Allhà!... sovra il capo ti piomba Già dell’ira promessa ia pièna; Ecc. il quale, ancorché richiami il noto terzetto del Belisario più per la scenica omogeneità Il prezzo dcH’associazionc alla Gazzetta call’Wnfofogia classica musicale è dieffelt Ausi. L. -12 per semestre» cd effett. Ausi. L. I l affrancata di porto lino ai confini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Hicardi, nel modo indicato nel Manifesto. — I.c associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzella in casa Iticordi, contrada degli Omcnoni N.° 4720; all’estero presso i principali negozianti di musica c presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. 1 che per la qualità della melodia, riesce | abbastanza gradevole perchè caratteristico, ed animato. Mutasi nuovamente la scena; e siamo I nel recinto di un Harem, in cui un coro j di donne tocche d’invidia per la sorte di Giselda, La bella straniera che Palme innamora, la viene con sarcasmi schernendo perchè abbia lasciato le case de’suoi padri per venire ad accendere d’amor scellerato il core del loro principe diletto. Bello e benissimo ritrovato è questo coro, il quale, oltre alle venustà del canto, ha una graziosa tinta orientale per essere ornato! d’un accompagnamento molto caratteristico. Durante questa scena Giselda, clic sta mestamente abbandonata sopra un sedile, nulla risponde; le donne se ne vanno, e la bella Lombarda, rimasta finalmente sola, sorge impetuosa per fare un’invocazione alla madre che soccorra al suo core, il quale ha perduta la pace. Le donne ritornali fuggitive precedute da soldati turchi, inseguiti dai Crociati, e con loro sopraggiunge Sofia desolata, la quale narrando che un indegno tradimento ha guidati i nemici, e sposo e figlio gli son caduti a’piedi, ne accenna l’uccisore in Arvino che arriva coll’Eremita e con lombardi cavalieri. Vedendo Giselda il sangue sulla spada di suo padre retrocede inorridita quasi colpita da demenza, e piena di disperazione irrompe in questi versi: No!... giusta causa - non è d’iddio La terra spargere - di sangue umano; È turpe insania - non senso pio Clic all’oro destasi - del Monsulmano! Queste del cielo - non fur parole... No, Dio noi vuole - No,Dio noi vuole! E un de’ migliori tratti del libretto, al quale il compositore sentissi degnamente inspirato dal poeta, e vi accoppiò note cosi spontanee, cosi calde, cosi vere, così drammatiche, che sembrano una sola concezione la musica e la poesia e gli animi ne rimangono sovranamente colpiti. Succedono a questi altri versi nei quali Giselda, sempre come fuor di mente, rimprovera ai Crociati il sangue versato e predice loro che niuno rivedrà più le terre paterne, perchè, dice ella, L’empio olocausto - di umana salma Il Dio degli uomini - sempre sdegnò. Che mai non furono - di Dio parole Quelle onde gli uomini - sangue vcrsàrl No, Dio noi vuole - No, Dio noi vuole Ei sol di pace - scese a parlar! Su questi ultimi due versi la musica si. sfoga in uno slancio che corona slupen- 1 damente lutto il pezzo. ( [p. 36 modifica]Arvino udendo i sacrileghi vaneggia^ menti della figlia trae un pugnale per felli rirla: ma l’Eremita il trattiene dicendogli: ÌSJ die, fai? la misera. - duolo ha si forlc ® Che, ben lo vedi, - ragion smarrì! e qui ha fine l’atto. Tutta cotesla scena è così gagliardamente inspirata, ed è eseguita dalla Frezzolini in modo sì energico e passionalo, che riesce d’un effetto maraviglioso e lutto il teatro non ha che un senso per inebbriarsi nei trasporli della bella musica e per applaudire i prodigi della brava attrice. All’atto terzo nuova transazione discena. Non più. in Lombardia, non più in Antiochia, 11011 più sulle rupi dell’uomo della caverna: ora siam nella valle di Giosal’at in vista del colle degli ulivi e della santa oiltà di Gerusalemme. Una schiera di cavalieri crociati, donne e pellegrini, facendo cammino in processione, innalza un inno di gloria alla santa città. E una musica d’indole tutta tranquilla, pacata e religiosa che spira una dolce melanconia nell’animo e riesce quindi assaissimo appropriata alla circostanza, e pare a noi di molto pregio. Mentre i pellegrini s’allontanano perla valle ha luogo un incontro di Giselda in abito monastico e di Oronte in lombardo costume, i quali, felici di rivedersi e beati dell’amor loro, promeltonsi eterna fede, ed al prorompere d’interne voci che gridano all’armi meltonsi a fuggire. La Frezzolini e Guasco cantano qui alternativamente un allegro in mi bemolle che è tutto di modi leggiadri, sebbene le frasi melodiche non sian del tutto nuove. La breve cabaletta poi clic cantano in fine in tempo più concitato riescirebbe migliore se meglio fossero innestate le interruzioni dei cori. I tempi finali non amano troppo di esser interrotti. Altro mutamento di scena. Il corretto/delle lombarde squadre,- Aivin da Rò, solo nella sua tenda, si pente d’aver generata la figlia sua, intanto che alcuni cavalieri accorrono ad avvertirlo che più d’uno ha veduto Pagano - Discorrer le tende - del campo crocialo. Al colmo dell’ira egli si propone emendare l’errore del Cielo che non lo punisce, e figurandosi già di colpirlo parte in traccia di lui. La scena si muta ancora per rappresentarci l’interna parte di una grotta in riva del Giordano. Dopo un assolo di violino, che forse avrebbe potuto avere un carat1 tere più analogo all’azione patetica a cui I serve di preludio. Giselda vien sostenendo Oronte ferito e moriente e lo adagia sopra d’un masso. Bello è l’accompagnamento di un breve canto che vien dopo alcune frasi di recitativo, e bellissimo è un terzetto che ha luogo subito dopo al! comparire dell’Eremita che giunge a benedire la conversione e la morte di Oronte. E la scena più tenera del dramma e le voci del soprano e del tenore sono sì bene intrecciate a formare una specie di crescendo in tuono di la maggiore accompagnato dall’arpa, che l’ascoltatore è trasportato all’entusiasmo. Il maestro Verdi merita gran lode per questo squarcio che mostra com’egli sia profondo conoscitore dell’arte. L atto quarto s’apre in allre vicinanze,3. di Gerusalemme. Giselda dormiente in una caverna sogna di vedere in paradiso il suo ~ perduto Oroute festeggiato da un coro di ^ beati. Il coro è bello, sebbene non inteWt ramenle di nuovo stampo; ma non sappiam concepire come il compositore abbia fatto accompagnare questa scena con voci di trombe miste al tocco delle arpe. Forse potrebbe anche risultar più drammatico quel tratto in cui Giselda parla e cammina sognando se fosse detto più sommessamente come sogliono fare i sonnamboli.: Brillantissimo poi e pieno di tutta vivaj cità è l’allegro in fa maggiore posto sulle i parole Non fu sogno!.... che chiude { questo pezzo; ed anche qui la Frezzolini! spiega tanta sicurezza e magistero di canto | che veramente può dirsi sorprendente, i Nuovo mutamento di scena, che ci porta I tra le tende lombarde presso il sepolcro di Bachele. Un coro di crociati, pellegrini e donne, ripensando alle frese’aure volanti sui ruscelletti de’ prati lombardi, ai purissimi laghi, ai vigneti indorati dal sole, alza preghiera al Signore acciocché i suoi fidi guerrieri non siano ludibrio alle genti tra le sabbie d’un arido suolo. E un lavoro tutta leggiadria: bello il canto, bella l’istru— mentazione, che move all’orgasmo il pub! blico per modo da non rimaner soddisfatto; all’udirlo una sola volta. È uno de’ più; liei tratti dell’opera che potrebbe essere! superiore ad ogni censura se quel pigolio: continuato dei flauti che sorge ad accompagnare il canto all’idea delle fresc’aure volanti, non prestasse, al gusto di qualcuno, un colore troppo giocondo ad una invocazione dolorosa di chi ricorda e sospira il tetto natio. Rimembrando il poeta che nessun maggior dolore die ricordarsi del tempo felice Nella miseria, fa dire al suo coro che il rammenlare le dolcezze della pàtria è dono infausto che fa più dura e cocente l’arena d’un arso terreno; e dice che crudele è là mente che le piuge troppo vere agli sguardi. Quei suoni dei flauti non corrispondono per vero a questa crudeltà della mente, e mentre sono di sì grato effetto all’oreccliio non lo sono forse egualmente al criterio dell’arte. Sopravvengono Giselda, l’Eremita ed Arvino annuncianti che Buglione sta per assalire la santa città. S’intuona in coro un canto di guerra vivace e caratteristico e la scena finalmente si cangia per l’ultima volta. E la tenda d’Arvino. Dopo lungo romore di battaglia, pinto dalla musica maestrevolmente, sorretto da Giselda entra l’Eremita con Arvino. Egli è ferito a morte, ed è nel delirio dell’agonia. Al nome d’Arvino si svela per suo fratello Pagano, e con un canto molto ben lavorato, drammatico, e pieno della sublimità del momento, chiede l’estremo perdono. I fratelli s’abbracciano, e per secondare il desiderio di Pagano apresi la tenda, e dalle mura di Gesuralemme vedonsi sventolare le bandiere della Croce. Un ultimo inno di lode al Dio della vittoria termina maestosamente l’azione. Dalla narrazione che venimmo facendo il giudizioso lettore per sé medesimo ha veduto che non senza buon fondamento abbiamo asserito essere questo un parto degnissimo del bell’ingegno che lo ha concepito, dacché non v’ò parte che non corrisponda all’insieme; e per l’equa distribuzion della lode avrà del pari veduto che la musica non fu guari giovata dalla poesia, la quale, se di quando in quando effondesi in alcuni buoni versi, ha del rimanente tessuto il suo poema in modo sì poco ragionevole, che per vero non sapremmo come lodarlo. Malgrado ciò il bravo compositore ha sempre saputo sostenercela sua mente all’elevatezza del soggetto, e se l’azione drammatica non è sempre logica egli la rese tale per quanto il manto della musica poteva coprire le mende della poeCon questo non inlendiam dire per altro che lo spartito sia un modello di perfezione; e se lo studio e l’arte bari poche cose lascialo a desiderare, forse non potrebbe dirsi altrettanto dal lato dell’immaginazione, perchè il lavoro, che nel tutto stimiam meritevole di distinto elogio, è sparso qua e là di frasi, di germi d’immagini, che richiamano Bossini. Bellini, Meyerbeer, Donizelti: il che neutralizza quella vergine novità eli’è prima essenza del bello in fatto d’arti; poiché nelle arti tutto ciò che non è nuovo colpisce appena per metà. Talvolta, se osiam dire ogni nostro pensiero, l’istromentazione è alquanto romorosa, ed un po’più di parsimonia nell’uso della gran cassa recherebbe forse alle composizioni del maestro Verdi quell’augusta tranquillità che è l’atmosfera in cui ebbero vita tutte le vere grandi creazioni. Ma queste son forse più idee nostre che verità. L’opera sua è molto gradita al pubblico milanese che di sera in sera la va sempreppiù festeggiando. E noi chiudiamo le nostre parole facendogli un atto di cordiale congratulazione per la promessa clic novellamente ci ha dato d’essere uno de’ pochi sostegni della gloria musicale italiana. G. Vitali. BER. frevscmì;tk filiera in miosiea ili O. NI. Wiìbeii prodotta sulle scene ilei Teatro della Versola in ^Firenze la sera del A feltraio 1843. Asserire clic il capolavoro del maestro tedesco incontrasse nella sera e sulle scene sovraindicate il pubblico gradimento, sarebbe dir cosa non vera: non già clic la numerosissima udienza desse a conoscere la sua disapprovazione con incongrui e rumorosi modi, che i fiorentini frequentatori del teatro han troppo senno per ignorare quanto sarebbe stato ciò inutile c disdiceyolc, trattandosi in specie di opera famigerata di famigerato autore già morto da molto tempo, sul merito della quale quasi tutla Europa si è pronunziata favorevolmente, che da circa venticinque anni ha corso di trionfo in trionfo per mezzo mondo. Nè ignorava» del pari che se a stabilire la fama di essa c deH’nntorc pienamente inutile sarebbe stato per riescile il loro plauso, del pari inefficace a distruggerla sarebbe riuscita la loro disapprovazione. Ma del vero sopraeiiunciato piena riprova porgevano: la freddezza mostrata durante tutla la udizione, i particolari discorsi c i giudizj che dagli astanti Ira loro conversando si pronunziavano, e più di tutto la generale disattenzione che dal sccond’allo in poi si fece sempre maggiore. Certo è che i fiorentini, come chiunque altro, hanno facoltà di divertirsi a modo loro, c quando ascoltando questa musica, nè trovandovi diletto, si contentarono di non applaudire, furono nel loro diritto, nè alcuno ha autorità per fargliene rimprovero. Può esser per altro non inutile al progresso dell’arte cd all’avanzamento di una critica illuminata, occuparsi a rintracciare le ragioni per cui una produzione musicale delle qualità c delle condizioni del Freyschiitz, già favorevolmente ed inappellabilmente giudicata daU’opinione generale, abbia incontrato in Firenze un esito così difforme da quello che da molti se ne aspettava. Credo clic due ordini di cause vi abbiano influito: intrinseche alla composizione, le prime; estrinseche, le seconde. Incomincio dalle prime. Mi sia permesso osservare che la scuola musicale tedesca in sui primi tempi del corrente secolo cominciò essenzialmente a variare di carattere. Fino allora la musica gaja, spiritosa, nobile sotto la penna di Giuseppe Havdn, dolce, insinuante, appassionala,melanconica sotto quella di Wolfango Amadco Mozart, se [p. 37 modifica]) continuamente era andata perfezionandosi nel suo geli però aveva disertato le bandiere della classica } scuola clic in llalia vantava a fondatore Speciale un Mon teverde, a perfezionatori gli Scarlatti, i Durante, i Marf cello, i Leo, ecc.; in cui si eran distinti ollrcmontc 1

  • Tcleinan, gli Ifassc, gli Hacndcl, quasi tutta la numerosa

schiera dei Bach, Gian-Sebastiano forse in parte soltanto eccettuato, dirò in seguito la ragione. Sempre al cuore più che all’intcllclto si era diretta, mirando a svegliarvi passioni diverse, a dilettar commovendo, e se all’intelletto pur talvolta direttamente avea mirato, non avea tentato più in là che presentargli la imitazione di oggetti materialmente in un modo o nell’altro esistenti. Di quest ultimo genere è quella musica descrittiva a cui ad istigazione del dotto Van-Svietcn si diede llavdn negli estremi suoi giorni componendo la Creazione e le Stagioni. Ma in sui primi anni del corrente secolo, la concitazione in cui trovarousi le menti tedesche, tra per la direzione clic avevan preso i filosofici studii, tra per le memorabili politiche vicende di allora, fu tale che anche la musica ne dove risentir f iutlucnza. Le passioni, gli allctti, il mondo materiale, non parvero bastar più agli artisti, clic vollero slanciarsi tra le astrazioni, rappresentare idee anziché risvegliare affetti, fondare una nuova scuola musicale trascendente, mistica, metafisica, specchio quasi della Glosolia allora in voga. Guardando alcune vecchie composizioni di G. Sebastiano Bach potrebbe credersi che le prime traccio di questo sistema risalissero fino a lui, uc dee recar meraviglia il rinvenirle nelle opere di chi in mezzo al mondo ne vive# però quasi segregato, e tutto in se, nella sua famiglia concentralo e nell’arte, conduccva uua vita quasi soltanto mentale. Ma questa segregazione stessa, il segreto in cui eran tenute dall’autore quelle composizioni, che solo molti e molti anni dopo la sua morte vennero in luce, quando i variali modi musicali toglievan loro di poter acquistare popolarità, f esser; tutte del genere sacro e severo, fecero si che questo i grand’uomo non avesse influenza sul gusto degli altri, j uè possa riguardarsi come fondatore della metafisica ■, scuola. - Parrebbe forse dovesse aversi per tale Beethoven, j Ncllcsuc ultime composizioni egli si diede infatti tutto in braccio alle astrazioni, ed al misticismo; ed è curioso 1 ad osservarsi clic forse vi fu spinto da una causa, clic se diversa in sè stessa, era simile negli effetti a quella i che aveva operato su G. Sebastiano: la segregazione j dal mondo, conseguenza dell assoluta sordità da cui era ] affetto. Senonchè questa stessa sordità fece che a poco; a poco perdesse per oblivione, privo com’era del diletto: di sentire eseguite le sue e le altrui composizioni, quella cognizione pratica della eseguibilità e dcH’cffctto clic già in grado cosi eminente avea posseduta; dal che fu por- j tato a compor musica poco mcn clic indecifrabile. E. questo forse fu il motivo per cui non potè farsi capo f di quella musicale rivoluzione di cui senza dubbio aveva! accelerato il movimento. Carlo Maria Weber è, a mio credere, quello che pra-! linamente stabili la nuova scuola, che si fece capo del I romanticismo musicale. E l’opera Der Freyschiltz è una delle più distinte composizioni di questa scuola, che ha per caratteristica, a detta di uno scrittore francese, produr musica che fa pensare più di quel che faccia sentire. Se la musica ciò debba proporsi ad oggetto, non voglio qui stare a investigare; non può per altro negarsi clic la tendenza di questa scuola sia nobilissima; ma a gustarne! le produzioni non basta avere buone orecchie ed animo ] sensibile; vi vuole anche forte ed acuta mente, ed attitudine ad intensa applicazione. Nè queste doti mancano al certo agli Italiani; manca però forse in generale la voglia di farne uso per assistere ad un divertimento destinato anzi ad esser sollievo dopo le cure e le fatiche della giornata. Nonostante potrebbe osservarsi che vi sono anche tra noi molti che amano giuocarc a scacchi, e negli sacelli pure il divertimento è figlio d’intensa applicazione, la quale però non serve, se del giuoco non si conosce il segreto. E a dimostrare quale è il segreto per gustare i prodotti di questa scuola, mi si permetta analizzare la ovcrlura soltauto dell’opera in questione. Alcune poche note degli strumenti a corda, scritte quasi a modo di recitativo, annunziano forse le incertezze dell’anima in sui primi passi nel cammin della vita. La tranquilla ed uguale bcatudinc della innocenza è in seguito espressa da un andante concertato da quattro corni accompagnati da un andamento uguale e legato degli strumenti a corda; è questo andante corrii spondentemente al suo scopo tessuto quasi tutto di ac? cordi diretti e fondamentali, nè la calma ne è disturbata da dissonanze, ritardi, o perfino note di supposizione. l’inferno comincia contro quell’anima iunosua guerra di seduzione, e certe note pizzicate! dei contrabbassi, certe botte in contrattempo dei timpani! [ sopra un tremolo dei violini sostenuto da note bassisi siine dei clarinetti producono un certo opprimente e! j ziantc sussulto clic riesce veramente caratteristico. Gli angeli custodi accorrono in ajuto dell anima pericolarne, ’1 ma quando vedono riuscir vana l’opera loro protetIricc, esulano il loro dolore rappresentato da uno strali ziantc lamento dei violoncelli, che, perdendosi a poco a! poco, lascia il campo ad un allegro agitato in cui è di- | | pinto lutto l’imperversare delle pili sfrenate passioni, i tutto il tumulto 111 cui trovasi ilj colpevole ostinato. In j mezzo ad esso ad ora si fa sentire la calma letale delj l’abbandono; poi qualche slancio ili gioja effimera e I vana, quanto vani e bugiardi sono i piaceri che non posano sulla virtù. Ma finalmente questi sforzi infruttuosi verso una felicità clic fogge non appena si erede averla raggiunta, questi godimenti avvelenati tosto dal disinganno producono un riflessivo ritorno sopra sè stesso, poi un mnmculunco scoraggiamento. Ma in voce dell’attivo rimorso si sveglia, indi il dolore, indi il pianto e preghiera del pentimento... Ima contrizione sincera portò sempre il suo frutto; ecco i tesori della grazia viiia dischiudersi, piover dall’alto e quell’anima sollevarsi al cielo, indiarvisi, gustarvi piena quella felicità a clic inutilmente fino allora aveva agognato. Lo clic ad esprimere si è il maestro servito della stretta clic ha tessuto nel tono di do maggiore, il più aperto e sonoro per l’orchestra, produccndo questa volta con un pieno sviluppo e sopra una completa cadenza quello stesso brillante motivo clic qua e là quasi tronco e spezzato avea fatto sentire nel corso jdcl suo magnifico lavoro, dove l’altezza del concetto risponde alla tecnica sapienza per ogni rapporto. Questo prodromo dell’opera, in cui l’esposizione del concetto generale ce ne vici) porta, offre del pari, dirò cosi, la spiegazione della fraseologia di cui l’autore intende farvi uso. Cosi per esempio quel sussulto resultante dal pizzicato dei contrabbassi e dai controtempi dei timpani, ricomparisce nel corso del melodramma ogniqualvolta vi e questione delle seduzioni infernali; cosi una certa frase di canto largo e quasi a modo di recitativo, detta dal clarinetto ncll’ovcrtura, e clic indica le riflessioni del peccatore sui propri falli, ricomparisce nella parte di Max, clic è il peccatore in questione, ognivoltachè nel dramma ci prova qualche analogo sentimento. - A dir vero, può ben darsi clic in qualche minuto particolare l’intendimento del compositore sia stalo diverso da quello enunciato di sopra, ma non è dubbio però clic nell’insieme non debba essere stato analogo ad esso, perchè questa musica cosi intesa ha un’espressione, un significato, diversamente non è altro clic quello che appariva a Tullio Dandolo il quale parlando della musica del Freyschiltz scrisse clic nella ovcrlura era stato sorpreso «da uno strano miscuglio di grave, di bizzarro, di flebile.» Da quel clic ho detto apparisce che ogui concetto in questa musica, oltre al valore proprio ed intrinseco, ha un valore relativo; che tutta l’opera, anziché presentare un seguito di pezzi più 0 meno indipendenti fra loro, forma essa stessa un tutto omogeneo ed indivisibile, il pregio del quale è ben dillicile rilevare ad una prima udizione, ammenoché chi la sente sia già molto esercitato in quel genere e vi presti uua costante e quasi religiosa attenzione, sostenuta pazientemente per una lunga serata. Nè credo sia ciò molto facile per noi clic delle arti di sentimento per sentimento intendiamo principalmente occuparci e giudicare. Ecco la prima cagione per cui non mi ha recato meraviglia la fredda accoglienza fatta la prima sera a questa musica; la quale però se il pubblico vorrà sentire per varie volte, non potrà a meno, io credo, di andar sempre maggiormente piacendo. E ciò tanlopiù clic, parlo com’è di un forte ingegno musicale, vi son pure sparsi concetti tali che, anche indipendentemente dal senso mistico clic l’autore possa aver loro attribuito, son tali da incontrare il favore di chi li ascolta, ancorché non voglia addentrarsi nei misteri della scuola a cui appartengono pel loro sviluppo. Sennonché a render pienamente efficace presso di noi relativamente alla musica del Freyschiltz questa causa di successo, si oppone il carattere eminentemente tedesco che ne domina generalmente la melodia. Non voglio star qui a ritornare su ciò che iscrissi già nel primo mio articolo sulla Regina di Cipro (i) rapporto alle (1) Questo articolo graziosamente favoritoci dal nostro collaboratore sig. Av. Casamorata non potè essere inserito perchè per cagioni imprevedibili ci pervenne troppo lardi, e quando cioè sarebbe sembralo fuor di tempo ai nostri lettori l’intrattenerli a lungo e dettagliatamente di un’Opera francese pienamente caduta nel primo infelice sperimento che se ne fece in Italia. Questo tanto più ove si consideri che del valore della Regina di Cipro di Halevy crasi già parlato a sufficienza in questa stessa Gazzetta all’occasione che iter la prima volta la si produsse a Parigi. L’Estensore. differenze intrinseche le quali necessariamente distili- ( guono la melodia di una nazione da quella di un’altra. < Rimettendomi dunque, alle cose allora se non del tutto sviluppate, almeno con qualche ampiezza trattate, mi I limiterò a dedurne, secondo il mio modo di vedere, un I nuovo motivo di 11011 popolare successo della musica in questione. - È però da osservarsi che, ritenuto anche tutto ciò. per vero, quando una melodia è tessuta secondo le buone regole musicali, per quanto strana ci possa sembrar sulle prime dipendentemente dal suo carattere nazionale, per una ripetuta udizione giungiamo a familiarizzarci con essa tanto clic alla fine la sentiamo con vero diletto. Ed ecco come anche per questa ragione credo debba il Freyschiltz andar sempre crescendo nell’incontro, come appunto accadde a Parigi, dove è nolo che fece in sulle prime 1111 fiasco assoluto e finì quindi con destare un deciso furore. Tra le cause avverse al buon successo di questo spartito è da coniarsi anche la non breve vita di un quarto di secolo clic già conta. Vero è che la musica tedesca ha sull’italiana il vantaggio di non esser così presto soggetta a invecchiare, appunto perchè la melodia non ha in essa forine così spiccate e sentite; ma è però vero clic venticinque anni costituiscono un tratto tale di tempo da fare appassire le grazie di gioventù in qualunque musica. E dei modi che pel variato gusto musicale ormai si son resi alquanto antiquati ve ne son certo nel A queste cagioni di non successo derivanti intrinsecamente dalla composizione, si uniscono poi ciucile clic furono relative alla esecuzione, clic nell’insieme dovè dirsi molto, ma molto mcn clic perfetta. - E tale in primo luogo riuscì, perchè quella musica non fu accentata tedescamente come si doveva, male d’altronde quasi inevitabile su teatro italiano con italiani esecutori. - Tale riesci in secondo luogo perchè generalmente fiacca, inesatta, incerta, a clic contribuì forse uno scoraggimcnlo clic si era impadronito degli animi degli esecutori, diffidenti di sè e dell’esito, e l’avere interrotto da varj giorni le prove, abbcnchè l’andata in scena fosse stata ritardala per cagione dei macchinisti. È poi da notarsi clic la parte del tenore (Max) è tessuta nel basso registro dell’antico vero tenore, ed è per ciò pochissimo adatta a Castellali, moderno contrattino, clic l’ha dovuta perciò tutta puntare. Lo clic facendo sono scomporsi quei rapporti, quella relazione che con tanto artificio aveva l’autore procurato di mantenere tra i canti onde la si compone, tanto confrontati tra loro, che con quelli di tutto il resto dell’opera dipendentemente dall’analogia delle situazioni. - Anche la parte del basso (Gasparro), sostenuta da l’orto, è in alcuni luoghi puntata con perdita di effetto; siane esempio la stretta dell’aria finale dell’atto primo, dove è soppressa per due volle una doppia scala in discendere ed ascendere compresa tra il re sopra i righi ed il fa diesis sotto, clic conduce alla cadenza con bellissimo cITcllo. Ollrcdichè questo cantante la prima sera si distinse in alcuni momenti, e specialmente nel terzetto dell’allo primo, per una disgustosa incertezza nell’intuonazionc. - La parte della vispa e gaja Annetta richiederebbe una freschezza di voce ed una esecuzione brillante e leggiera, che non mi pare sia posseduta dalla cantante a cui è affidata. - Più di ogni altro si distinse nella sua non molta ma bella parte la Brambilla (Teresa) clic sostiene il carattere di Agata, clic nella traduzione è cambiata in Alisa. La parte è un poco bassa per lei, ma ella se ne disimpegna in bellissimo modo, specialmente poi nella scena ed aria dell’alto secondo in cui merita somma lode per la squisita maestria e la purezza di gusto con cui ne dice l’adagio 0 preghiera. Nella romanza dell’atto terzo, quantunque la cauli bene, resta un poco Nella orchestra è troppo sensibile lo sbilancio di forza tra gli strumenti a fiato e quelli a corda, che nella istrumcntazione di quest’opera hanno una parte cosi interessante. Essendo l’opera nel suo originale mancante di recitativi, di cui tengono il luogo, secondo il sistema dell’opera nazionale tedesca, delle scene di prosa recitata, il giovine maestro Carlo Romani, nipote del maestro Pietro direttore delle opere al teatro della Pergola, fu incaricalo di scriverli, e a dir vero ha mostrato in questo lavoro molto buon gusto e la più scrupolosa coscienza artistica, richiamando nei punti più interessanti le idee musicali caratteristiche e principali dell’opera, e scansando sopra tutto quella gonfiezza e pretensione di cui in simil lavoro fu fatto a Parigi rimprovero al signor Bcrlioz. Ciò nonostante mi pare in alcuni punti polcs- t sero questi recitativi essere anche più parlanti e s plici onde I’ azione procedesse più spedita: lo crederci ’ poi indispensabile tra strofa e strofa delle canzonette di £ cui l’opera è disseminata, onde quelle bagattelle 1 [p. 38 modifica]m il

abbinilo l’aria di pezzi in pretensione, come segue avenj

(Ione legate le strofe con brani di recitativo cantalo che ’ rendono troppo grave il ritorno per tante volte dello | stesso motivo con parole diverse; lo che d’altronde è ) naturale e proprio delle canzoni di cui gli è stalo troppo tolto il carattere. La traduzione è opera dello stesso signor F. Guidi clic fece quella della Regina di Cipro. Non può negarsi che nel tutto assieme non abbia un aspetto alquanto migliore di quella; a che contribuì certo la libertà ch’egli ebbe di scrivere i recitativi a suo piacere, senza esser legato da una musica sotto la quale dovessero essere necessariamente adattati. Anche delle strofe misurate ve ne sono alcune che si posson leggere: in questo lavoro non ha però saputo il traduttore sfuggire il solito vizio di ritenere servilmente in italiano forme di versi e metri che non sono nè l’uno nè l’altro per noi; a che si arrogo il disgusto prodotto da certe locuzioni non si sa d’onde attinte, da certi traslati veramente diabolici. Si noti poi che la traduzione italiana è stata fatta non sull’originale tedesco, ma sopra una traduzione francese, la quale, per quanto fedele possa essere, pure deve lasciare una gran distanza tra sè c l’originale. Ora se a questa distanza si aggiunga quel tanto per cui dalla francese dista la traduzione italiana, ognuno può immaginar facilmente quanto debbano esser discosti tra loro l’originale e la traduzione del Guidi, tanto pel gusto, coinè anche pur troppo pel significato. Una cosa poi da non perdonarsi si è quella di avere introdotto nel corso dell’opera dei ballabili che nulla vi hanno che fare, che ne disdiscono pel genere; pclla qualità della musica, disturbando l’attenzione, distruggendo l’interesse, offendendo l’unità del musicale lavoro. Se presentemente bravi ballerini vi sono alla Pergola, si potevano far ballare quanto piacerà e dar loro tutto il campo di figurare impiegandoli negli intermezzi tra atto ed alto, come già in parte si pratica, e si è praticato duranti tutte le recite dell’A delta Non avendo potuto dar corso a quest’articolo appena scrittolo, è mio dovere avvertire che nelle recite successive alla prima la esecuzione è alquanto migliorala; sono stati operati alcuni scorci importanti per proporzionare la musica ai mezzi di esecuzione, e si eseguiscono tra atto ed atto le danze che si erano intercalate nell’atto terzo. Il pubblico poi, se non applaudisce a furore, meno che ali’ aria del secondo atto della Brambilla, accorre in buon numero al teatro e mostra familiarizzarsi alquanto con questa musica. L. F. Casamorata. Firenze ecc. BIBLIOGRAFIA Visione del sig. Giacomo Sega. Noi annunziamo la pubblicazione di questi versi, dovuti ad un uomo d’ingegno che coltiva con amore la letteratura. Il nostro carnevale della Scala, tanto gravido di dissidi artistici, di discussioni ballabili, e di battaglie esattamente pedestri, fornì l’argomento all’imaginazione del poeta. Trascorrendo con volubilità tutti ì metri, dal grave endecasillabo al microscopico trinario, egli parla, o fa parlare sui meriti delle venti dita, se la somma non è sbagliata, della Taglioni e della Cerrito. Gli interlocutori sono due giovanetti che hanno ciascuno la loro piccola idolatria per una delle due ballerine, e che cantano la rispettiva loro Dea colle più variate imagini. L’unica lotta che s’innalza fra loro, si è di cercare di dipingere il più vivamente che possono le loro impressioni. Questa disputa tanto calma, sembrerà forse fredda a certi terribili consumatori di polmoni, che vi perseguitano dappertutto con orribili urla, nelle case, ne’passeggi e soprattutto al teatro, per costringervi a dichiararvi o pella gamba più snella o per quella più J ben tornita. Ma non so che farci, il Sega • ha scelti per suoi eroi due giovanetti bene j educati, che dicono le loro ragioni senza ) strepito e senza frenesia $ ed io credo poi che sia un peccato che questa visione minacci di restare nel suo stato poetico in questi giorni sì furiosamente teatrali! Ma verso il fine del poemetto, esaurita l’eloquenza dei due b allo ni art i. un certo Marco, mesto e gentile tiglio delia Liguria, lascia da canto le due danzatrici, e riserba lutti i suoi elogi alla Frezzolini. Il talento artistico-di questa giovane, i magnifici suoni che escono dalla sua laringe, lo commovono più vivamente di tutti gli slanci, dei balzi, dei voli, delle pose delle due ballerine. Egli preferisce Lucrezia a Gisella, e trova maggiori incantesimi nelle note colorite dalla Frezzolini colla gola che in quelle miniate dalla Taglioni coi piedi. Marco manifesta le sue sensazioni in molti versi, che fanno un meritalo elogio della Frezzolini. Il Sega si abbandonò con piacere ai voli della sua fantasia, e lasciò libero, e qualche volta forse un po’troppo, il corso ai pensieri che se gli affollavano in mente, ma l’idea di rapire in certo modo la corona combattuta colle piante dei piedi dalle due ballerine per fregiarne il capo della Frezzonili, mi piace io amo i proverbii al delirio, e quello fra due litiganti il terzo gode, è decisamente la mia passione. B. B-i. RUOTO SISTEMA»1 ROTAZIORE MUSICALE Ora mai si può asserire essersi sparso per l’Europa un vero influsso contagioso di progetti e di trattati Semeiogrtf co-musicali. Nel mentre in Italia si va calorosamente disputando sulla Riforma dell1 ingegnoso Gambale ed alcun che in Milano da taluno buccinasi di uno Schizzo di stenografia musicale di Romano, e di uria Nuova Scrittura del Sdorati a Parigi, ove di recente vennero proposte una nuova segnatura da Ismaìl, molte semplificazioni da Busset ed un altro sistema da un almanacchista, in quella capitale, vero emporeo artistico di tutto il mondo, or ora si pubblicò ben anco un Aritmografia musicale, o Metodo di musica semplificata coll impiego delle cifre di J.E. Miquel. Non intendiamo entrare in un1 analisi critica di questo sistema per noi nuovo, nè tampoco decidere se esso, come pretende l’autore, fiossa esserutile all1 arte ed al suo paese, e nostre forze non sono da tanto; solo vogliamo render consapevoli i lettori che P Aritmografia di Miquel è basata su IP uso de1 numeri ideati da Rousseau, che in essa non vennero alterati i nomi, nè lo scopo degli accidenti, de1 valori, de1 tempi e de1 movimenti della notazione comune, che un solo rigo orizzontale vien adoperato per separare le due scale grave ed acuta, che allorquando le note sorpassano le due ottave sia verso gli acuti che verso il basso o sotto o sopra il rigo son poste alcune piccole linee addizionali e che una sola chiave detta di do vi è impiegata ed in due modi diversi collocata. Ecco come Miquel segna la scala di do maggiore nell1 estensione di oltre due ottave, la semplicità di essa non vi sorprenda troppo, che quando vedrete un seguito di complicati accordi ben altra impressione vi farà: ||4" do re mi fa sol la si i 2 3 4 S 1 7Ì *. i jCj 4 2 3 4 5 6 7 do re mi fa sol la si do re mi ìdA filmografia di Miquel possa dopo I pochi anni non cadeie nell1 obblio, come j molti altri trattati di simil genere. Is. C.~... j NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Firenze. La sera del 14 andò in scena al teatro Leopoldo la nuova opera di Gordigiani -1 Ciarlatani con esito infelice, per cui si crede che non verrà più riprodotta. — In un’Accademia alla Filarmonica venne assai bene eseguita la oi ertura dell’Oberon, una delle più poclicbc creazioni di Weber. Nel canto si distinsero Castellali, il cav. Ippoliti (dilettante) c sommamente la esimia signora Filippi nata Conlessa Dei-Testa, pure dilettante. Il Corazzi, allievo del Professore Giorgctli, suonò delle Variazioni per violino che gli frullarono meritati vivissimi applausi per gusto, per disinvoltura, per bella cavata e per sicuro maneggio d’arco. Questo giovane possiede inoltre la qualità caraneristica della scuola-Giorgetti, che è una perfetta inluonazionc. — Modena. Galeotto Manfredi, nuova opera del maestro Pcrelli, autore del Contrabbandiere, ebbe prospera sorte. Gli applausi parve continuassero anche nelle successive rappresentazioni. — Vienna. La giovane pianista Mailer allieva di Ckopin con espressione ed una finitezza notevole in una socielà ebbe ad eseguire varj fra i 50 nuovi studj di Dtìhlcr, che vennero giudicali di un merito eccezionale c tali da pareggiare i migliori generalmente già adottali. I primi 25 de’ suddetti nuovi studj di Dòltler saranno pubblicati il i marzo prossimo dall’Editore proprietario G. Ricordi e gli altri 25 a compimento dell’opera lo saranno inseguito. — Il Marchese Laureali, encomialo suonatore di violoncello, trovasi qui per dare concerti, il primo de’quali avrà luogo la mallina del 26 nella Sala del Conservatorio. - Wieimemps è partito alla volta di Pesili. — Donizctti sla scrivendo un’opera per Napoli, intitolata: Caterina Cornaro (il medesimo soggetto messo in musica dal maestro Lachner), e una nuova opera buffa per Parigi, ch’egli stesso metterà in isccna il venturo autunno. (Gazz. Mus. di Vienna). — Nel primo Concerto Spirituale che avrà luogo il 3 marzo si eseguiranno i seguenti pezzi: I. Sinfonia in fa (N. 8) di Beethoven; li. Offertorio (Ave Maria) di Donizctti; III. Concerto per pianoforte in re minore di Sebastiano Bach eseguito dal professore Fischbofj e IV. Litanie di Cherubini (manoscritte). — Praga. Paris-Alvars diede il suo secondo concerto innanzi un numeroso uditorio, con grande applauso. (ivi) — Lipsia. La nostra ìYuova Gazzetta Musicale dichiara le attuali Unioni c Società private di musica come causa della decadenza dcH’arte. Elleno cominciano col lodevole scopo di eccitare un sentimento per la musica solida, grave e religiosa, c per qualche tempo le cose procedono discretamente; ma la moltitudine trova presto uniforme, magra c secca la buona musica, c desidera ardentemente musica facile di conversazione, sovente vuota di ogni senso. — Un foglio di Lipsia dà il seguente ragguaglio sul concerto dato in quella città dai signori Liszt e Dohlcr: «l signori Liszt c Dohlcr hanno dato un comune concerto. Non havvi maggior contrasto sul pianoforte che questi due artisli; il secondo, dolce, ridente, angelo; l’altro uno spirito folletto che a briglia sciolta caccia verso il precipizio. Dòhler non batte c tasteggia per l’effetto c la genialità, ma quieto tratta coi suoi diti i suoni come figli amorevoli; Liszt tiranneggia i tasti ed i suoni, nella sua furia diabolica spacca in due le corde, con eulusiasmo spasmodico graffia la tastiera, c con appositi contrasti riduce in pezzi i più magnifici organismi de’suoni. Dohlcr vivifica, anima; Liszt produce una grande eccitabilità de’ nervi, per produrre poscia una maggior rilascialezza. Dfihler è il maestro de’suoni, «nel medesimo tempo un loro modesto servo; Liszt non è nè il maestro nè il servo del mondo de’suoni, ina il loro tiranno». gnali pel mondo musicale si distingue ’col suo contenuto interessante, piccante c adattato ai tempi attuali. — ^L’opera Caterina Cornaro del maestro Lachncr, — L’improvvisatrice tedesca Carolina Leonhard-Lyser ha scritto un libro d’opera pel maestro inglese Hugh Pcarson. — Il Belisario di Donizctti dato Io scorsoio febbrajo in tedesco a Vienna non è stato, nel totale, ottimamente eseguito.. — Francokortk. Il Cid, opera eroica del maestro Enrico Neeb, fu qui data con grande applauso. — Le sorelle Milanollo a Francoforte eccitarono il generale stupore per la straordinaria bravura sul vio— Amburgo. Per la serata del tenore Wurda fu qui data la Linda di Donizctti sotto il nome di Perla di Savoja. L’Opera, allestita magniGcamcntc, ebbe straordinario applauso. — Stuttgard. Il maestro Lindpaintner scrive un’Opera nuova, intitolata: Il Vespro Siciliano. GIOVATIVI RICORDI EDITORE— PROPRIETARIO. Dall’I. R. Stabilimento Razionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di GIOVASTIVI RICORDI Contrada degli Omenoni If. 1720.