Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 10

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N. 10 - 5 marzo 1843

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[p. 39 modifica]GAZZETTA MUSICALE I. Sti dj Critico-Storici. Dell’importanza degli studii della musica strumentale, ecc. - II. Carne* Mklor amr atic.a. Luigi V. Re di Francia. - III. Cusso Nkgrologico Francesco Scoberlecbner. - IV. Notikik Musicali Itali*™. - V. Dizionario Critico-UroSTl n.l CIUTICO-STOKICI Dell’importanza degli xtudii della mimica stromentnle, e per quali cause mìiiiio sitati finora trascurati in Italia. ARTICOLO K. nove ricerche, e’studii più estesi più profondi di quelli che J Bàgjsiensi fatti, e si soglia» fare in

  • ..PM sulla musica slromentale,

fjg nello stato in che oggi siamo, sembra essere una necessità dell’arte. Ad un nuovo genere di musica strumentale, che al genio italiano sia dato inventare, forse son riserbati i più alti destini della musica futura. Nò questa per vana illusione potrà tenersi se ci rivolgiamo per un momento ad osservare nell’istoria le diverse vicissitudini, ed i varii sviluppamenti dell’arte musicale, e specialmente quelli che ultimamente ne compariscono. L’uomo che per istinto ritrovò diletto in una tal quale associazione, ossia in un cert’ordine di suoni che colla propria voce può emettere, mai sarebbe giunto a ridurre in arte questa sua naturai facoltà senza 1 aiuto dei musicali stranienti. Fu per essi che si pervenne a stabilire un sistema armonioso di suoni in questo rapporto colla sensibilità musicale di ogni popolo incivilito: por essi se ne dimostrarono matematicamente le proporzioni, le distanze, le proprietà, i rapporti: per essisi aggrandirono, e per il grave e per l’acuto, i limiti dell’estensione generale dei suoni del sistema: per essi si fissarono le modalità, si scopriron le leggi della modulazione, si arriccili di nuove forme la melodia, si rivelarono i più grandiosi e variati effetti dell’armonia, ed in ultimo per essi si giunse a scoprire nel vario ordine, e nella sola forza materiale dei suoni musicali uu sublime e potentissimo linguaggio atto a produrre delle forti impressioni sul cuore umano indipendentemente dalla parola e dal gesto, di cui nissuna traccia se ne incontra presso i nostri maggiori, nò presso niun popolo dell’antichità. Ora dunque se per mezzo degli strumenti si potè condurre l’arte musicale a questo eminente "rado, quali ragioni si avranno per credere che anco a gradi più elevati la non si possa innalzare per mezzo degli slromenti medeEgli è per questo adunque che gli studii della musica stromentale debbono oggi esser considerati della più alla importanza nella gerarchia artistica, affinché si pervenga a creare in Italia un nuovo genere affatto proprio e speciale di musica pei soli strumenti confaciente al gusto dei popoli italiani, nè agisca sulle moltitudini per il solito mezzo improprio e secondario, di reminiscenza cioè di favorite melodie dei nostri drammi, come oggi si suol praticare, condannando gli slromenti ad una servile e plagiaria imitazione più o meno continua ed esatta di ciò che i cantanti ci bau fatto già sentire in quelle Opere teatrali, che corrono la miglior fortuna del momento. I primi tentativi di emancipazione dalla parola dell’arte sublime di rallegrare lo spirito e commovere il cuore umano col mezzo dei suoni, partiansi d’Italia. E i primi saggi ne compariano quivi per la stampa sulla metà del secolo XVII. i quali si riduceano a forme più sviluppate, più significanti e più espressive nei tempi posteriori per opera principalmente del Gorelli, del Veracini, del Tariini, del Salumai tini, del Bocclierini e di altri. Ma i grandi compositori italiani di quell’epoca non poteron prestare attenzione a queste nuove scoperte come troppo occupati in altra missione importantissima, clic era quella cioè di rendere al più possibile popolare col mezzo dei pubblici teatri l’arte musicale, e cosi non più, come per l’avanti, dalle sole corti dei grandi e dalla Chiesa unicament cella venisse a ricevere alimento, ma anco dalle spontanee offerte del pubblico la fosse più efficacemente e con maggior libertà mantenuta e nudrita. A raggiungere questo scopo a loro insaputa i maestri sospinti e trascinati veniano dalle nazionali tendenze, e di più anco trovavansi allettati dall’abbondanza dei mezzi di far brillare le loro composizioni specialmente nelle parti vocali, giacché le famose scuole italiane d’allora produceano una immensa quantità di cantanti eccellentissimi, nè un Metastasio mancava di additare i fonti della espressione drammatica. Tutte queste circostanze, die primieramente cagionarono nell’Italia la Irascuranza degli studi! della musica puramente stromentale furon quelle che condussero la musica drammatica al suo masrifior incremento, e feccr si che quell’epoca venga oggi rammentata col titolo di età dell Oro della musica teatrale. Mentre in Italia lauto si operava per raggiungere una delle maggiori utilità dell’arte musicale, i francesi parca nulla avessero a desiderare oltre le loro gaie canzonette nazionali, le passionate romanze cavalleresche, i vaudeville, e le opere drammatiche del Lulli e di Rameau. Da ciò ne avveniva che i compositori di musica di quella nazione, non trovandosi costretti ad agire per un bisogno di nuovo genere di produzione, più si rivolsero agli sludii delle teoriche dell urte, e nelle ricerche istoriche e scientifiche di essa i dotti maggiormente impegnaronsi. Non cosi accadea fra i popoli della Germania, i quali, come gli italiani, sentiansi agitati da un forte bisogno di una maggiore espansione della musica; ma gli elementi che producean questo movimento dello spirilo nazionale tedesco erano assai diversi di quelli che agitavan l’Italia. Di più la minore attitudine nei tedeschi a riescire alidi in un canto perfezionalo, come facilmente è dato agli italiani, e la mancanza nella Germania di scuole che lo propagassero, feccr si che la maggiore attenzione loro si rivolgesse alla musica stromentale, di cui gl’italiani, come testò accennammo, avean tracciato una prima strada. Ed in fatti nelle diverse provincie della Germania non tardarono a sorgere in abbondante numero abili ed esatti esecutori di musica sopra ogni sorta di strumenti, ma più specialmente su quelli da fiato, già che gl’italiani in quell’epoca furono superiori ad ogni altra nazione nell’arte di suonare gli strumenti da corda, e particolarmente il violino. (Queste naturali tendenze vennero anco elticacemenle assecondate dalle arti meccaniche mediante alcuni notabilissimi perfezionamenti introdotti nella costruzione di varii stranienti, e cosi si giunse nella Germania a porre in essere quella necessaria materialità affinchè la musica potesse ridursi uu’ arte sentimentale senza il soccorso della parola e del gesto, come di f’alti in ultimo avvenne per opera del genio degli Haydn, dei Mozart, dei Beethoven, dei Weber. Ma queste sublimi ed inspirate composizioni, che oggi debbon servirci di modello e di scorta, allorché passarono in Italia non furono comprese die da un piccolo numero di illuminati artisti e di amatori. Ed abbenchè questo numero di ammiratori siasi aumentato, e vada di continuo lentamente aumentandosi, e non ostante che per quelle divine composizioni siasi tarilo progredito nella stromentazione dei nostri ANNO II. domenica N. 10. ^ Marzo 1845. Si pubblico ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associali dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinali a comporre un volume in 4." di centocinquanta pagine cirro, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà AvDI MILANO • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions. peint tous les tableaux, rend tout les objets. - et porte ainsi jusqu’au coeur île l’homme des stn• timents propres à t’émouvoir. •./. J. Roussuxu. Il prezzo dcH’associazionc alla Gazzetta eaìVAntologia classica musicale è di efTult. Ausi. I,. I‘2 per semestre, ed cfTctt. Aust. I,. 14 affrancala di porto lino ni confini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — !,n spedizione dei pezzi di musica viene falla mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — I.e associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omonimi N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica c presso gli Uffici postali. - F,c lettere, i gruppi, ce. vorranno essere mandati franchi di porto. [p. 40 modifica]aeriwiiiianiftiwwiM drammi, pure, secondo quel che ne pare, mancando tuttora quella necessaria predisposizione nel pubblico per poterle pienamente gustare, e mancando tuttora nella massa generale degli slromenlisli italiani la massima parte di quegli elementi necessari per poterla perfettamente {interpellare ed espórre", mai finora si potè giungere tra noi ad ottenere dei risullamenti pienamente favorevoli nei varii tentativi che vennero fatti col presentarle al pubblico. E ciò si è la vera e potente causa dell* attuale trascuratezza dui nostri compositori italiani nel dedicarsi di proposito agli sludii severi della musica strumentale, poiché da una parte trattenuti dalla difficoltà dei melodi, dall’altra scoraggiali dalla fredda accoglienza che il pubblico dimostra per simil genere di produzioni, al timore di non riuscire all’intento si aggiunge una troppo incerta speranza di adegualo compenso delle loro fatiche. Cosi l’Italia oggi non possiede una musica stromentale sua propria e neppure, nella sua generalità, è in grado di pienamente gustare quella delle altre nazioni. Il piccol numero di onorevoli eccezioni, che contro un tale asserto potrebbe addursi, non basta a smentir questo fatto. Ma a ben riflettere ci sembra cosa impossibile che gli Italiani, ormai da tutto il mondo salutati per i popoli i più eminentemente dotati dalla natura di un istinto musicale, possano rimanersi tuttora in uno stato di insensibilità per le alte espressioni della musica, allorché la si presenti ad essi priva del soccorso della parola o del gesto, il di cui sussidio può unicamente servire ad illuminar lo spirito dell’uditore su i varii oggetti delle sue espressioni, ma non mai ad accrescerne la forza. Cosicché è da conchiudersi che qiiel tanto che fin qui è stato ad essi offerto in questo genere, o non è confaciente alle loro maniere di sentire, o non é stato loro presentato nella maniera che richiedeasi. Dunque le nuove ricerche, e gli studii più estesi e più profondi sulla musica stromenlalc sembrano essere oggi una delle necessità dell’arte, poiché la gran missione degli italiani di ridurre ad uno stato popolare ed universale la loro musica drammatica fu compita da Rossini, nò i suoi continuatori possono oggi rimanere allettati dall’abbondanza dei mezzi di far brillare le loro produzioni per la parte dei cantanti, mentre vediamo che le tendenze attuali dell’arte più agli stromenti si referiscono che ai progressi del canto. Quanti miglioramenti non si sono eglino introdotti e tutto dì si introducono nella costruzione degli stromenti musicali? Quanti metodi, studii, ed esercizi di continuo non si pubblicano per facilitare ed appianare ogni difficoltà meccanica, affine di giungere più sollecitamente a ben suonare ogni strumento? Or dunque, per quanto ne apparisce, sembra che in Italia attualmente tutte le forze cospirino a formare dei migliori materiali, e ad accrescere i mezzi per creare un nuovo genere di musica stromentale, che poscia nel ricongiungersi con una poesia drammatica migliore di quella che oggi possediamo, condurrà al compimento dei più alti destini della musica futura. A tale effetto crediamo utile lo esporre alcune generali considerazioni, tanto sulla esecuzione, che sulla composizione della musica stromentale (*). Luigi Picchiasti. (1) Daremo quanto prima il II e III articolo. TSEslen. CRITICA MELODRAMMATICA liUICil V RE RI FRANCIA del SI «entro Mazzkato. Ciò die assai ni’imbarazza è di trovar conveniente: modo per dar principio a questo articoletto. Più da un’ora vado fantasticando per entrare alla meglio nel mio soggètto, senza poter nulla determinare. Mi vengono ad un tratto alla mente molte cose a dire, ma non so a quale appigliarmi. Dovrei forse scarabocchiare un sunto del melodramma del Luigi V? non importa, già l’hanno fatto altri allorché venne alla luce nella Quaresima del 1832 col titolo di Ugo Conte di Parigi, sfolgoreggiante di eccellente versificazione, ed al quale ora con inavvertente consiglio si falsificò il nome del protagonista e si aggiunsero alcune meschine strofe ed altre si tolsero. Mi aggrapperò a’ gioghi dell’estetica musicale, o m inabisserò nelle latebre della profondità scientifica, per tosto argomentare che le note (del Mazzucato son lodevoli? Ciò conviene solo a chi avanti il proprio nome può segnare il pomposo qualificativo di maestro, e lo stesso Mazzucato con onore l’ha già provato iti questo stesso giornale nel tener discorso della Saffo e dell’imponente Nabucco. Debbo io dunque raccontare la vita dell’operoso precettore di canto nell’I. R. Conservatorio e del traduttore del Metodo diGarcia? Lasciatelo innoltrare negli anni e anch’egli avrà il suo biografo... Mi viene un felice pensiero e perchè non potrei dar subito incominciamento con uno scorrevole cenno sugli spartiti dallo stesso già in pubblico prodotti? Nulla di meglio; per ottenere questo basta un po’ di memoria statistico-musico-drammatica e sfogliazzare alcuni giornali. Si cominci adunque che n’è ora mai tempo. L udinese Mazzucato, dopo aver compili gli studi di matematica nell’Università di Padova, ivi nel 1854 entrò nella carriera musicale, spintovi dallefierveseente suo estro e dalla felice sua organizzazione musicale, e senza essere abbastanza sorretto da’ fondamenti Scientifici, a ben poche lezioni di contrappunto avendo in prima ricorso. La fidanzata di Laìtyhiermoor, la melodica opera del suo esordimento. prodotta a Padova ebbe un’accoglienza di tutta festa ed anche a Milano venne apprezzata per ispontaneità e leggiadria di pensieri. 11 successo di questo spartito ben fece di lui preconizzare. e gli apri l’adito ad esporre al teatro della Canobbiana il Don Chisciotte. la cui musica, pel bizzarro soggetto non consentaneo ad un’opera, non potè assicurarsi quel prospero risultato che per alcuni cori e duetti e per due arie si meritava. Visitata Parigi ed ivi a’celebri concerti di quel Conservatorio attentamente e con entusiasmo ascoltati gl’insuperabili capolavori istrumentali del colosso che nomasi Beethoven, e compreso di ammirazione pe’ modulati ed armonici componimenti drammatici del rinomato autore del lìoberto il Diavolo e degli Ugonotti e di quello della Ebrea, passò molti giorni e vegliò lunghe notti nello studio delle partizioni che lo avevano maggiormente scosso, e quindi ritornò alla sua patria con una direzione nelle sue idee musicali assai differente a quelle ch’ei professava avanti il suo viaggio, con un nuovo culto nella mente ed ansioso di far apprezzare in Italia il più Il elaborato stile d’oltremonte. Pertanto,pieno di fuoco, e forse troppo fidente in sé stesso, j; sopra un complicato ed astruso sentiero si!| avviò, a compiutamente riuscir nel quale li necessitava eli’ egli a preferenza fosse do!| iato di ogni più arcana {cognizione della: scienza. La prima prova dal Mazzucato of1 feria nel 1858, dietro il sistema da lui nuovamente abbracciato, fu con calore ed insistenza applaudita a Mantova, Udine e Mi; lano, e 1 Esmeral’da. dalla impronta fantastica e dalle robuste tinte, vi servi di trionfo all’esimia Taccani. e al fervido; maestro cattivò de’fautori. Non pochi pezzi I di questa romantica opera, in ispecie un notevole terzetto, palesarono in guisa che, non ammette dubbj le intenzioni dram; matico-musicali del Mazzucato. il quale più: che aU’]incanto delle forme e cantilene ine■I! Iodiche, sembrava mostrarsi proclive a dar: valore alla declamazione, richiesta non solo:j dalle situazioni del dramma, ma quasi da i ogni parola poetica. - Per varie cause, che | qui non giova riferire, compresi non furono e non potevano essere i malmenati Corsari. fin dalla prima rappresentazione alla Scala ravvolti in un turbine tale che sembrò sgomentare il giovane compositore e che, se non erro, valse ad opportunamente avvertirlo che l’eccedere nelle belle arti, ove ne derivi il manierismo, è sempre riprovevole: che per le orecchie italiane voglionsi anzi lutto effetti melodici, e che i contorti e triti giri d’istromentazione, di modulazioni e di armonie difficilmente in pubblico ponno pretendere a buon fine. Mazzucato da bravo, modificando alquanto le precedenti sue preoccupazioni, e rinfrancato nel maneggio della concertazione e delle disposizioni artistiche, poco tardò a rimettersi nell’opinione di molti co’ Due i Sergenti che per le bellezze di cui van preji giate l’introduzione, il duetto ed il trio; nel primo atto, non che il terzetto, un jj coro e un duo nel secondo assai aggradi: rono al teatro Re nel Carnovale 1841,; quindi più ancora nello scorso autunno a Genova e nuovamente or ora al Re. - Qui | non è luogo di discutere de’ pregi e dei | difetti di queste svariate cinque opere che j precedettero Luigi gli imparziali intelligenti hanno già assegnato il posto j che ciascuna di esse deve occupare nella gerarchia musicale, e non giova ripetere quale sia, oliò dallo studioso ed immaginoso loro autore si era in dritto di attendere cose migliori, e migliori in fatto ebbe ad offrirci nell’opera scopo di questi cenni, destinata ad esser presto riprodotta in teatri di maggior importanza del Re e da una più completa e grandiosa esecuzione ad aver più potente risalto. Luigi V Re di Francia piacque molto, e nella sera del 23 (prima rappresentazione) il maestro or solo, or cogli interpreti della sua composizione, al di là di diciassette j volte comparve a ringraziare l’applaudente j; pubblico. Nel primo atto devesi far men- j zione di un sommesso preludio a’ suoni j| legati per la sua purezza degno di encomj; | dell’adagio della cavatina di Edita (la ìj Yietti) elegante fiore melodico-, del coni- lì movente a solo di Bianca (la Cazzaniga) | a’ versi - Io la vidi... ah chi non C ama - 1 e del graziosissimo moderato in sol a 5/4 || fra le due donne, leggiadro ed affettuoso |i tema all’unisono anche col clarinetto, la O cui variata seconda parte si compone di rfy una serie di difficili passi per terze che ^ han fine in una brillante coda, e fan valere la non volgare valentia delle festegmmm [p. 41 modifica]-Rincolli]} la (la comI giate cantanti, le quali talmente gareggia| rono «li finitezza da sembrare una sola. Nel secondo atto avvi un grandioso finale in cui le singole parli e le «nasse vocali ed istromentali, basate sopra buoni con;etti, son disposte e condotte con dottrin chiarezza ed imponenza. 11 largì bemolle di un energico risultato va ammirato per un impreveduto sforzando a larghe proporzioni. che. più fiale essendo ripetuto, dà alPinsieme un carattere d’insinuante novità. La stretta n’ò calorosa ed incalzante, il forte accordo delle voci e degli strumenti nella replica del motivo producono un effetto che da solo potrebbe bastare al successo del pezzo. La prima parte dell’ultimo alto va ricca di un trio nell1 adagio ad omogenee ed appassionate cantilene coscienziosamente e con maestria sviluppale ed intrecciale. Nella seconda parte, o meglio gran scena di Bianca, 1 interesse non langue mai, e vi abbondano le valide ed espressive melodie, che produssero una generale sensazione. La preghiera di Emma (la Candiani), non che il coro nell’interno, che ode si più tardi, congiungendosi alle accentuate inflessioni di Bianca, viemmaggior potere acquistano. Il cantabile - Fra le tue braccia stringimi - è una di quelle pagine, eccellenti sotto ogni riguardo (ed in cjuesta partizione ve ne hanno altre non meno belle) che Mazzucato può presentare a confusione de’suoi detrattori, i/ultimo tempo dell’opera, mentre Bianca si avvelena e muore, è concepito con altrettanto di sentimento, che di cognizione drammatica musicale, anche negli accompagnamenli, in cui la viola sì arproposito manda suoni lamentevoli oltremodo alti a render più efficace la straziante situazione del lirico sviluppo. Questo spartito in pieno giuuicossi lavoro di merito, ed ha il vantaggio d’andar sempre aumentando «li effetto e d’interessare tanto il semplice amatore quanto il dotto artista. Il canto, tranne qualche brano, in ispecie nel primo atto, ove parve esservi abuso di frasi a staccato, è trattato con maggior cura e regolarità e buon gusto che nelle ultime opere di Mazzucato, a cui da taluno vuoisi ancora appor taccia per certi dettagli d’orchestra, i quali o distolgono l’attenzione della melodia affidata ai cantanti, o per la loro frastagliatura inceppano il libero andamento di esse: e perchè gli stromenti, e più spesso quelli da fiato, si compiacciono troppo frequentemente interrogarsi, rispondersi ed imitarsi a piccoli tratti. A queste osservazioni, che fino ad un certo punto ponilo esser giuste, devesi però aggiungere che nello stromentale del Luigi È’, vi sono eziandio varj ingegnosi movimenti che procacciarono anche sotto «juesto aspetto -meritate lòdi al maestro; oltre il preludio, si ascolti T orchestra nel coro delle donne, nel finale secondo e nell1 ullima scena, e pii si giudichi. In poche parole riassumendo quanto or colla maggior franchezza, per non dire severità, si accennò, Mazzucato nel Luigi V luminosamente provò di aver fatto non ilidifferenti progressi, e di essersi convinto che il principale attributo di un’opera in musica deve riporsi nella espressione e nella vaghezza della spontanea melodia, ciò che,. onorandolo, non può mancare di aocrej scere il numero degli ammiratori del suo f bello ingegno. 3 Nella esecuzione, non di rado vacillante, | emersero l’esperta Yietti e l’animata Cazzaniga. Quella conservossi all’altezza da essa toccata nel Tancredi, ove ricordò le acclamate esecutrici de’ più bei tempi del canto italiano. Questa superò la comune aspettativa, ed il Mazzucato suo maestro può andar altiero di averla educata, e nelf istesso tempo di aver si validamente cooperato al suo trionfo, per essa scrivendo note tanto convenienti al di lei genere di canto ed all’estesa sua voce, che nel Luigi V quasi non sembra più difettare per disuguaglianza, l/accento or patetico, or concitato, co! quale questa interessante giovanotta interpretò la difficile e forte sua parte, commossero tutto l’uditorio che fa voti onci’ essa possa guardarsi dall’esagerare di forza nell’emettere i suoni acuti. Anche la esordiente Candiani si disimpegno in guisa da ottenere buona dose di applausi che prodigaronsi pure alle buone intenzioni ed alle zelanti premure del Donati, De-Bellati e llodas. Js... C... CENNO NECllOLOGICO FRASI CESCO SCHOBUKLECHKER. Ad un’accurata Autobiografia dell- illustre Lichlentlial, inserita nella Gazzella universale eli.musica di Lipsia, abbiamo attinto la maggior parte de’ seguenti cenni intorno un artista al quale professammo non volgare stima, c la cui perdita riuscì assai dispiacevole a clu lo ebbe a conoscere. Nacque Schohcrlcchner in Vienna il 21 luglio Ì797, ove i genitori suoi attendevano al commercio. Molto a buon ora uicominciossi la educazione musicale di lui, chè il padre, assai appassionato per la bell’arte c buon suonatore di violino anch’csso, diedesi ogni premura per incamminarlo in proficui studj sul pianoforte, affidandolo al maestro Zcuner, appena ebbe oltrepassato il primo lustro. Quindi sotto il celebre G. N. Kummel in poco tempo fece cosi significanti progressi clic nel decimo anno di età fu in grado di meritarsi i pubblici suffragi nella gran Sala del Ridotto in un concerto in ilo maggiore per lui espressamente composto dal medesimo Kummel, il pianista che ne’ primordj del corrente secolo seppe introdurre una notevole modificazione ne* modi esecutivi c nelle composizioni per pianoforte, po’ ■lenitosi a capo di una nuova scuola alemanna, e le cu1 scelte opere ponno ancora servire di tipo per que’ maestri i quali alla ragionevolezza ed elevatezza nulla musica amano unire [eleganza c chiarezza di concetti e passi brillanti c graziosi. - Ila quella epoca in poi Kummel proclamò il Sclioberlechner per uno de’migliori suoi discepoli, intraprese con lui alcuni viaggi c diede m sua compagnia varie accademie; ne mai cessò di proteggerlo. Nello studio dell’armonia Schobcrlcchner ebbe a maestro.’il famoso Forster ed imparò eziandio il canto ed il violino. Forte del,.suo ingegno c di quanto aveva appreso, verso il cadere dell’impero napoleonico, c ne’ primi anni della ristaurazionc, visitò Trieste, Bologna, Firenze, Roma e Napoli c dappertutto i suoi concerti riuscirono encomiati. Pia tardi ottenne di venir eletto a maestro di Cappella di Corte della Duchessa Maria Luigia di Spagna clic risiedeva a Lucca. Avuto poscia congedo, si rivolse alla città natia, passando per Milano. Nel 1824 arrivò a Pietroburgo c là condusse in isposa Sofia Dcll’Oca figlia dell’italiano maestro di canto Filippo.Otto anni dopo il Gran Duca di Toscana scelse Sclioberlechner a maestro della sua Corte, c dell’Istituto musicale di Firenze, incarico clic scorsi quattro mesi cedette al maestro Lcidcsdorf, tornato da Parigi, antecedentemente investitone. Troppo lungo sarebbe se qui si avesse voluto accennare a tutte le città visitate, a tutti i concerti dati dal nostro pianista in cui quasi sempre venne assecondato dalla sua consorte già esimia cantante di camera, quindi divenuta attrice melodrammatica di primo rango. Pietroburgo, Vienna, Milano, Firenze hanno più volte applaudito Sclioberlechner per l’agile, sua bravura ed in queste città fu utile eziandio per l’insegnamento. Da qualche tempo la salute di lui andava declinando, c fino dall’or passata primavera in Chianti, presso Firenze, suo domicilio], serie inquietudini agli aderenti aveva dato: ma in apparenza riavutosi alquanto, egli, come sempre fece, volle accompagnar la sua consorte, chiamata alle regie scene di Berlino, ed ivi dal più terribile malore che uomo possa tormentare,da una cancrena al spina dorsale, rassegnato la mattina del 7 gcnnajo cessò i di vivere. Molte sono le opere composte da Schobcrlcchner, «qui giovi rammentarne alcune: I.° Da teatro il gli arrise propizia sorte - / Virtuosi teatrali, farsa e: guita a Firenze per la beneficiata del buffo Pai Arabi nelle Gallie pure per Firenze; Il Giovane Aio, operetta in tedesco pel teatro di Porta Corinzia a Vienna; il Barone di Dolsheim per Pietroburgo; c /tossane prodotta alla Scala nel carnovale 1S39. - II.0 Da Chiesa - l’n Ilequiem presentato al Gran Duca di Toscana III.0 Stromcntali-G quartetti per due violini, viola c violoncello; circa una settantina di pezzi per pianoforte solo o con accompagnamento fra cui notatisi: un Concerto, un /fondò sopra temi russi, le Variazioni sulla Donna del lago, sulla A’iobc c sulla Sonnambula con accompagnamento di orchestra; due Duetti per pianoforte c violino, l’uno intitolato alla Malibran scritto coll’egregio Beriot e l’altro sopra motivi del Giuramento, insieme coll’abilissimo direttore dell’orchestra della Scala Eugenio Cavallini; le Variazioni a due pianoforti sulla Fidanzata di Aubcr; una Sonala melanconica, c le Variazioni sull’Anna Balena, sopra un Valtz di Lcidesdorf, ecc., per pianoforte solo, non clic un Trio per violino, violoncello c pianoforte ed un Duo per questi ultimi stromenti, ben elaborati pezzi ambiduc tuttora inediti. Tutti i quali componimenti per pianoforte, se non portano l’impronta del genio e di un animo fervidamente appassionato, distinguonsi però per movimenti corretti, brillanti, chiari, c di scorrevole esecuzione. Is. C. NOTIZIE MUSICALI ITALIANE — Mii.ano. 1. IL Teatro alla Scala. La Peri, hallo fantastico del sig. Taglioni, non piacque nè a me, nè al pubblico. In cjuesta azione inimica tutti sono sacrificati:, cominciando dalle scene, che sono però appena mediocri, e salendo sino a madamigella Taglioni, compresi dunque il vestiario che è magnifico, i mimi e«f il corpo di hallo, tutte le vaste risorse offerte con larghezza dall impresa, vennero impiegate dal coreografo con sì poca arte, da tradire le tremila aspettazioni, che erano pure grandi e ragionevoli, sapendosi che la prima danzatrice dell’epoca dovea essere la protagonista. Alcuni attribuirono questa mancanza di successo alla qualità clell’argomento, ma io protesto contro tale asserzione. I balli fantastici sono i soli che non urlino troppo vivamente col cresqénte sviluppo del buon senso contemporaneo, e lasciano d’altronde libero il campo all’imaginazione del compositore, che se ha delle ispirazioni felici, può fabbricare degli spettacoli «leliziosi. Il pubblico si mantenne dunque in uno stato <[uasi continuo di freddezza, e manifestò un cerio disgusto per alcune scene, che meriterebbero «lualclie osservazione, se non isperassimo di vederle modificate, nel caso che il ballo venga riprodotto. Non possiamo però omettere di accennare la nostra disapprovazione pella scena del padiglione. che eccitò una sensazione dispiacevole, giacché parve stilano il vedere una danzatrice sì distinta, di maniere tanto squisite, piegarsi ad una ridicola serie di seduzioni, per corrompere la fedeltà di tre rozzi carcerieri. Quella specie di passo a «piatirò era di una novità assai poco aggradevole. La Taglioni ebbe dei momenti sorprendenti, e ne fu ricompensata da larghi applausi, che echeggiarono pure rumorosi pel bravo Merante. I passi però ed i ballabili no» aveano molta freschezza, come’ pure non avremmo molti elogi i cesse parlare della musica. ■ pia [p. 42 modifica]- 42 — Genova. Virginia, opera nuova del maestro Nini rappresentala la sera del 21 febbraio. - Apresi il primo allo con un coro interno eseguito dalle vergini addette al lempio di Venere, ed accuratamente e con gusto interpolalo ad un altro coro di schiavi clic guardingo si avanza sulle scene. Il lavoro musicale è buono ed avvi un accompagnamento d’orchestra ben inteso, in ispcrie dopo alcune battute, ove un arpeggio di flauli, oboe e clarini si congiungc alla melodia con nuovo e bcH’cITctto. La cavatina di Virginia (Novello) pecca di sovvcrchj passi di agilità non consentanei ai carattere di uno sparlilo tragico, ma che procacciarono all’abile cseculrice i mezzi di farsi applaudire. - Il recitativo e la romanza di Appio (Colini) piacquero c più ancora il primo tempo del duello fra esso ed Icilio (Roppa), e qui il maestro dovette per ben quattro volle presentarsi al pubblico trasportalo dalla incalzante maniera con cui i benemeriti cantanti espressero gli energici concetti di quel periodo. - Aggradì pure il duo in un sol tempo fra Icilio e Virginia. - I,’adagio del linaio sembrò alquanto slegalo di conectto, e di condotta c la confusa c clamorosa slrclta non si potè comprendere. — Nell’atto secondo, clic d’assai sovrasta al primo, 1l’è grazioso il coro di donne, espressiva la romanza di Virginia, appassionato il duetto successivo con Appio, edi magnifico risultalo la grande scena di Roppa col coro de’congiurali che trionfalmente chiude l’atto. — Il terzetto d’introduzione all’altro non è al di sopra della mediocrità; emerge per sentimento l’adagio dell’aria di Appio dopo il quale sarebbesi desiderata una cabaletta meno insignificante. -- Nel finale terzo è poslo un pezzo concertalo clic fa onore all’egregio Nini, quindi innalzatosi ad una mela ancor più elevala nel ’commovente canto al compimento dello sparlilo, la cui islromenlazione, non di rado alquanto complicata, è troppo fragorosa, la grossa cassa, le trombe od i tromboni essendo siali adoperati poco men che ad ogni battuta con detrimento non lieve della parie cantante c più delle povere orecchie degli spettatori. I pregi musicali della Virginia son molli ed ebbe perciò un incontro assai forlunalo, anche per la buona esecuzione c per la lodata tragedia lirica ilei genovese Barn-alari. (Da lettera del 22) — Palermo. Il maestro Pietro Raimondi che ha terminato il suo grande oratorio - Il Giudizio Universale più volle annunziato da’ giornali, ora sla attendendo ad un altro lavoro clic porla il litoio -.Tuovo genere di scientifica composizione - il quale sarà dato alle slampe all’oggetto di dimostrare clic qucsl’arlc divina, anche dal suo lato il più profondo, non è estinta in Italia — Alla Maria degli Albizzi del maestro Maini,mici, che continuò in ogni sua rappresentazione a godere il pieno favore di questo pubblico, tenne dietro la nuova tragedia lirica in tre alti Maria Regina d’Inghilterra, parole di Tarantini e musica appositamente scritta dall’egregio Cav. Pncini, il quale anche in quest’occasione si meritò strepitose ovazioni, non minori di quelle testé da lui ottenute in Napoli colla Fidanzata Corsa. Il palco fu innondato da bouquet di fiori (!), poesie tribùtarmisi all’inspirato e pronto compositore clic dopo l’opera fra le grida del popolo ed i suoni della banda venne accompagnato alla sua abitazione ove fu sorpreso di trovare il suo busto in gesso. Non si può precisare quali siano i migliori pezzi della Maria d’Inghilterra che tulli furono col massimo strepilo applauditi insieme agli esecutori: le Marini c Clerici e l’IvanolT e Superchi. - Gli impresari de’ teatri musicali italiani devono esser ben imbarazzati nello scegliere piuttosto l’una che l’altra delle molte nuove opere prodotte in questo carnevale, che meno quelle del Gordigiani a Firenze c del Ricci a Milano, tutte nella prima rappresentazione furono applaudite all’entusiasmo. Se le prime acclamazioni siano state sempre meritate lo decideranno i pubblici clic in seguilo le avranno ad udire. A noi baslò render consapevoli i lettori della loro produzione, ciò se non altro potrà servire a provare clic almeno in quanto a numero di novelli spartiti teatrali in llalia certamente non si è in penuria. Della loro qualità, il tempo sarà giudice. — Napoli. Il Panduri libretto (postumo) di Andrea Passaro con musica del Brancaccio fa sempre più piacere al Teatro Nuovo. Quest’opera buffa è molto briosa, ha bei canti e qualcuno originale e di effetto, bell’accompagnamento, se non clic qualche volta clamoroso, ciò che dovrebbe uscir di moda, da tulli riconoscendosi ora mai clic chi accompagna va appresso od alialo, non mai avanti. Però questo giovane maestro ha fantasia c conoscenza d’arte e, come l’Omnibus stampò, siamo certi che farà una florida carriera. -- Ecco un sunto dell’Omnibus sull’Accademia data nel Reai Collegio di musica dal pianista Golinclli nella quale con esattezza vennero eseguite due Sinfonie di Weber dagli alunni del Reai Collegio, il duo sulla Norma di Tbnlbcrg per due pianoforti da Loop c Golinclli, c la fantasia sopra la Lucrezia Borgia ed i Puritani composte ed eseeuilc dal Golinclli. * Fu una bella gara tra i due rinomati pianisti Golinclli e Coop, ed il pubblico non fece risparmi d’applausi Ira’ due, riconoscendo in Golinclli un pianista di forza, di precisione, di sentimento c direi cantante sul suo stromenlo, ed in Loop eziandio di sentimento, di forza, di precisione, ma di genere risoluto e brillante.’ Il messinese Coop sembra clic suoni con forza di mente, il Golinclli con forza di cuore. Questi si fece pure ammirare come buon compositore nei due citali pezzi e mostrò di coltivare le difficoltà dell’istromcnto senza tralasciare la parie di effetto pel popolo, come non usano i più tra i concertisti. • Quanto prima presso Ricordi verranno pubblicale le seguenti nuove opere per pianoforte del Golinclli: Divertimento brillante sul Gttglielmo Teli-, Due arie variate, l’una dei Puritani c l’altra della Vestale di Mercadanle, ed 1111 Album che contiene un Preludio, 1111.1 Marcia funebre, in Toccata, uno Scherzo, due Notturni, c tre Petitri diversi. La Dama con la maschera di morte con nuova poea del Giramica, musicata da’ varj autori,, fra cui Tauro il Fioravanti che vi scrisse un duetto ed un’aria, il Bran* caccio, il Tcrracino, ecc., ha singoiar fortuna ad un teatro secondario. — Vickmza. Anche il nostro teatro quest’anno ebbe una composizione mclodramninlico-miisicaic scritta espressamente, e, come la maggior parte di quelle clic in altri vennero in questa stagione prodotte, alla prima rappresentazione l’esito non poteva esser più completamente fortunato. La Francesca da Fintini melodramma de’migliori di Romani ornata dalle note del nostro concittadino Francesco Canetti con gran baccano andò alle stelle. DIZIONARIO MUSICALE CRITICO-UMORISTICO Continuazione. Acuti - Corpo di Plutol hui sentito quella DeevtTJXTB?! la li prende il Do acuto come niente fosse! sto carnevale va alla Scala, ci scommetto. - Quel Tenore va a far una sorte; non passa un aiuto che monta i teatri di Pni.no Cartello; non senti che butta fuori un Si acuto tanto fatto?! e dico un Si vi Petto!! - Come?! quel Passo ti?... clic con tutta facilità tu’ spicca un Sol. acuto che non è niente un Falsetto?... lasciate che acquisti un po’più di coraggio, e vedrete un altro Ronconi, ci scommetto la testa!... - Di questi profondissimi giudizj, di questi pronostici ragionevolissimi non ne avete sentili mai?.. Eh! bisognerebbe non foste stali mai nelle platee teatrali, neppure nei CatTò ove tal razza di Intelligenti musicali, di ragionatori da dozzina, discutono, sentenziano sul merito degli Artisti, sui pregi della Musica con un tono cattedratico, serio tanto da farsi seriamente ridicoli, da chiamare perfino la derisione su di un’arte tanto bella, nobile, tanto influente sugli uomini qual é la Musica. E che importa a cotcstoro clic un Cantante stoni di spesso, clic 11011 disegni ma abbozzi soltanto le frasi melodiche? che importa che le colorisca a controsenso coll’indole della melodia, o col carattere drammatico? che le sparga di abbellimenti superflui, inopportuni, di gusto barocco, o confacenti col senso poctico-mclodico quanto il mazzettin di rose sul cufliotto della Bisnonna? che gridi invece di cantare, che storpii di tanto in tanto il ritmo, che respiri fuor di luogo, che pronunzi male, o non pronunzi? che imporla che il Firluoso o la Firtuosa abbia uno o due, o fors’anche un po’ di lutti questi maiuscoli difetti?!., sa però strillare acuti clic si sentono dall’atrio del teatro, in mezzo ai pieni ile’Cori c dell’Orchestra; c questo, è il raro dono della natura che vale per tutti gli altri; questo è il pregio artistico clic bisogna coltivare! i maestri che non hanno il coraggio di tener bene sugli Acuti i loro Allievi, affinché acquistino una bella estensione (!!!) sono Maestri che non valgo,. • V orlo d’un fico, sono Maestri all’antica... Si?!.. E voi che cosi parlate siete moderni... ma, il sostantivo ve lo dican il buon senso, il criterio d’arte, la statistica della durata delle voci dogli Artisti (ilo-acuti, l’Esperienza; c insieme a tutta questa buona gente ve lo diranno i veri Maestri, si moderni clic all’antica, clic conoscono c per scienza c per pratica la struttura c le suscettibilità dell’umano organo vocale (V. Estensione). E d’ondc|mai t nia per gli Acuti, un tanto apprezzare questa proprietà, che é senza dubbio un bel dono naturale, un bel mezzo di varietà d’espressione melodica quando abbia, ben inteso, una buona coda di roci medie, voci quanto mai soavi, espressive, toccanti?.. Le cause di questa frega per gli Acuti sono quattro: l’ignoranza di alcuni Maestri compositori clic, non polendo trovare nello sterile loro Genio melodie espressive, imitano que’ ragionatotori di robusti polmoni c fiacco cervello, clic, parlando sempre forte, stordiscono le orecchie dell’opponente invece di convincerne la ragione, c trasportando questo bel tipo oratorio alla loro musicale eloquenza, scrivono canti di sempre alta tessitura onde, ferite le orecchie dal continuo tintinnire, stia desto l’uditore ad onta ne dorma il cuore. E non pensan costoro che con questo ripiego fanno di un’arte umanissima uno strumento crudele che rovina la tessitura de’ polmoni ile’ poveri Cantanti, che passan presto dai registri della Gloria a quello de’ Cancheri! - La seconda causa èia Musica fracassona, sistema adottato anche da alcuni Maestri, dotti contrappuntisti ma assistiti a rari intervalli dalla filosofia dell’arte, e dal genio creatore, sistema seguito poi, more pecudum, dalla turba de’ Maestrucci che non sanno di più del copiare i difetti de’ Maestri acclamati: c in quel musico-satanico frastuono quali voci si faranno sentire se non gli sfogati Acutiì (V. Fracasso) La terza causa della smania per gli Acuti si p la magistrale j miseria artistica di molli sedicenti Maestri di bel Canto (V. Maestri ecc.). E la quarta sta negli applausi degli Uditori del, o da... (V. Loggione). Ai iva. - Che anima! - È piena d’anima! - Canta con un’anima! - Il suo suonare è tuli’ anima!... Quante volte non avrete udito queste sclamazioni per un Professore o per un Dilettante di musicali strumenti, più spesso per uu Cantante, e molto più spesso ancora pel genere femminino?., eppure accade troppo sovente clic la ragione dell arte, e lo stesso buon-senso vi trovino assai più corpo che anima!... Interrogate un po’ taluno di questi fortunati trovatori di anima in che consiste il.suonare, il cantar con anima, c vedrete che l’anima l’espressione stanno (nella loro maniera di vedere) nel dar giù colpi spietati sulla tastiera di un piano-forte, nel fare smorfie ridicole, nel mettersi in atteggiamenti pseudo-romantici, nello slanciare la voce a tutto tiro di trachea per ogni nota sincopata, nel far portamenti di voce tanto caricati da scambiarsi coll’animato ulular di un bracco innamorato, o rassomiglianti al gustoso mclodiar del ’vomito. - Ma anche qui dove sta la colpa?... nell’educazione musicale, che si vuol far consistere nell’educazion della gola, c deile dila, perchè la maggior parie ile’ precettori ili suono e di canto non ne sanno più in là dcllagrammatica delle Crome, di qualche Metodo non troppo bene digerito, di un po’ di ntimrricj; c, brulli di coltura letteraria, peggio poi di scientifica, non possono insegnare, sviluppare negli allievi l’estetica dell’arte, per quella antichissima ma sempre fresca ragione che: /Verno dal quod non habet, nec plus quam habet. - E senza educazione), coltura dello spirito, come volete clic si suoni c canti con anima; nel vero senso tecnico dell’espressione?... è impossibile, c clic sia cosi si dimostrerà all’articolo (Espressioni) Ma se i Maestri, massime pel Canto, sono, salve rarissime eccezioni, inabili educatori dell’anima musicale de’loro Allievi, il Pubblico, clic soffre a mala pena un Artista senz’anima, è il peggior corruttore dell’anima mclo-armoiiica de cantanti. Una Prima Donna canta un periodo melodico con accento esagerato, eccedente la verità poetica? i pochi veri intelligenti ne soffrono, ma gli intelligenti per presunzione battono con tutta l’anima palme a palme, e l’inesperta, calcolatrice Prima Donna, vedendo che sono i più quelli clic applaudono al suo esagerato accentare (c i più sono volgo), nella sera susseguente esagera ancor più, c ancor più si batte, e sempreppiù si galoppa fuor del seminato, c l’Artista, passando da: esagerazioni a caricature, a forza d’anima passa dalla gloI. ria... ai fischj - Per suonare, ancor con quell’anima che fa della Musica un’arte imitativa, un’arte sovranamente I espressiva, commovente, ci vuole, o Musici... ci vuole un’anima, si, ma un’anima educata al bello, al vero, inspirata al sentimento, inspirata ma non ispirilata. tanto meno poi un’anima di stoppa.... fSarà continuate>} Nic. Ecst. Cattasko. NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI DEI.l’i. 11. STABILIMENTO NAZIONALE PItIVILEO.0 Di GIOVANNI RICORDI. GIÙ. NOVELLA I MELODIE ITALIANE rr una sol voce (in chiave di sol) ri accompagnamento di Pianoforte flatDIDQM mwrn Op. u. N. I. Il Pianto dell’Amante (parole di Maffci) Fr. I • 2. La Rimembranza, idem 1 • S. L’Afflitta, idem • A. A Mezzanotte (parole di Pepoli).... l • 5. Il Dolore» 6. Il Gondoliero fortunato > | (ISSI al SO. Unite in un sol volume Fr. 6. GIOVANNI RICORDI ED1TOBE-PBOPRIETABIO. Dall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia ÌHugicale di GIOVANNI RICORDI Contrada degli Omenoni N i 720.