Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 24

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N. 24 - 16 giugno 1844

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[p. 97 modifica]- 97 ■■a o GAZÏETTA MUSICALE O ANNO Ili N. 24 DI MIJLANO DOMENICA IG Giugno 4 844. i If lì li ini i.: lì I Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associali dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Antologia classica mi su ale. — Per quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. Sono pezzi di musica, dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati yratis all’alto clic si paga l’associazione annua; la metà, per la associazione semestrale, leggasi I’ avvertimento pubblicato nel Foglio N. 50, anno II, 1843. La musique, par des inflexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas> sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme de» sen■ timenls propre» a l’émouvoir. ■ J. J. lloisssjr. Il prezzo dell’associazione alla Ga»sel(«e alla.’ìfuiica è di effettive Austriache L. 12 per semestre, ed effettive Austriache L. LI affrancata di porto lineai contini della Monarchia Austriaca; il doppio per L associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio //tcordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi. cont rada degli Onienoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Cilici postali. — I,c lettere. i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. i il SOMMARIO I. L’na supposizione. - II. Studi biografici. Enrico Montano Berlo». - IH. Progetto di una nuova riforma musicale. - IV. Gazzettino settimanale di Milano. - V. Notizie. - VI. Nuove pubblicazioni musicali. UNA SUPPOSIZIONE volge un anno nelle Sale - ^S^della Nobile Società eseguivasi ■ ’ -WN Per ‘a Pr’,na v°lta la forza delle ‘ ’.^^^Sinfonie di Beethoven, 1* Eroica. Non parlerò adesso del1 effetto che vi produceva. Discenderò soltanto a un caso particolare che destò lattenzione dei dilettanti e di lutti gli esecutori per una certa sua inesplicabilità. Dopo la misura 24O.a della seconda parte del primo tempo a J di questa sinfonia, trovatisi le due seguenti misure: O Le note della mano diritta rappresentano un tremolo di Violini, quelle della sinistra sono una frase melodica del solo secondo Corno. E naturale che il durissimo cozzo di questi due accordi, cioè di quello della producente di ldi b (espresso dal Si b e djti b del rigo superiore ) con quello della tunica dello slesso J/z b (prodotto dalla frase del Corno, rigo inferiore). destassi* la sorpresa di ogni orecchio un po delicato, e mettesse la titubanza nei sonatori cui spella l’e.secuzione di queste due misure. Il cornista principalmente s arrestò incerto e si tacque, allegando Terrore della sua particella, o il dubbio di essersi ingannato nel computo delle pause, e perciò nel giusto momento dell’attacco. Si passò sopra a codesto affare, ritenendolo appunto un equivoco dell1 esecutore, che ad una seconda lettura del pezzo avreb(f) Vedi Collezione completa delle Sinfonie di Beethoven trascritte pcr pianoforte da /•. Kalkbremier, N. 5. Sinfonia Eroica..Milano, presso Giovanni Canti {Bay. IO. Grappa 4.) - La medesima Collezione delle Sinfonie tanto in ili Beethoven verrà quanto prima pubblicata Partitura che pcr Pianoforte dal Ricordi. besi rettificato. Venne la seconda lettura: Ì1 cornista tenne calcolo esalto de’ suoi aspetti, ma. conferà inevitabile, la frase cadde precisamente allo stesso punto. La sorpresa divenne mistero. Si prese la par- 1 tizione; e la partizione parlava negli stessi termini. Ecco: 259? 240? 241.a 242? 1 ecc. ecc. Non contenti della partizione, si corre vedere la riduzione, che è pur quella a di Kalkbrenner; ma anche nella riduzione riscontrasi la medesimissima cosa. Si conclude: Stranezza del grande compositorei Un atto di fede. Amen. Così è, e così sia. Passa un anno. - Torna la volta in questi ultimi giorni deli esecuzione di questa sinfonia. Si riprendono ancora le discussioni sul medesimo argomento: che a dire il vero, ed io e molle altre persone ammiratrici del grande Alemanno non avevamo molto di buon grado aderito a quest’atto di fede; ed eravamo ancora nell intima persuasione che vi avesse errore. Quale poi esso si loeSe, se ne* Violini o nella parte del Corno non potevasi trovar modo di chiarite plausibilmente. Accomodare era facile: ma accomodare con tutta coscienza di non aver tradito menomamente, ed anzi di avere indovinale e realizzale le intenzioni di Beethoven non era cosa sì agevole. Trai lavasi dunque di vedere in che cosa consisteva lo sbaglio della partizione; che sbaglio è certamente, nè vale a scusarsi colla parola stranezza. Poiché, per iscusare il complesso armonico di (pelle due misure. bisognerebbe riputarlo originato dai seguente accordo in verità non troppo consonante o ’ misure in questione racchiudono L quattro note accordo, come ben vedesi. di 7.a, -il.” e 45.a, che bisognerebbe chiamare consonanti, perchè nella frase suindicata nè hanno preparazione, nè manco ancora hanno il menomo indizio di risoluzione. Notisi d"1 altronde che in tale stalo di posizione in base questo accordo è ancora dolcissimo, qualora lo si paragoni al rivolto, nel quale pulsi vuole che Beethoven lo abbia collocato; poiché quelle due battute ne danno I accordo suddetto nella seguente n posizione. dal quale il Cielo scampi per lungo tempo le nostre orecchie! - E davvero ch’io non porlo fama di gran rigorista in fatto di accordi: ma dell*adozione di questo, ed in tale posizione, dico che non saprei vedere tanto vicina l’epoca. Dunque fu conchiuso che quelle due misure contenevano errore. Persuasi poi lutti che Beethoven non ne faceva di errori, si riprese la partitura: e considerandola di nuovo attentamente osservai che nel rigo superiore vicino ai due corni in idi ’■ vi ha quello dei clarinetti: di più che Taccordalura di questi è in Si b. Questo fu per me un lampo di luce. «Niente d improbabile, (‘sciamai, ed anzi niente di più facile che Beethoven, nel momento clic slava scrivendo, siasi ingannato d un rigo nello scrivere questa sortita..•>■> E cosa che succiale si di sovente ai compositori, massime nelle sortite o soli, poiché questi d’ordinario si scrivono sempre per i primi in pagina bianca, avanti mentale in il il cura del rimanente dello slruSi osservi qualunque partitura originale di qualsiasi compositore, e si vedrà quanto spesso, come accennai, gli succeda di scambiare un rigo per un altro. E facilissimo dunque che Beethoven pure sia incorso nell errore medesimo; ed intendendo di scrivere la suddetta frase nel rigo de* clarinetti, T abbia scritta un rigo pili in giu. vale a dire in quello dei corni. Adottata come vera codesta mia ipotesi, allora, le note scritte in chiave di violino J | che nel corno in d/z b rendono idi b, Sol. ldi b, Si b. iuterpretale dal clarinetto. che è accordato in SÌ b. producono invece i suoni Si b. dìe. Si b, Fa; e le due misure misteriose prendono in conseguenza il nuovo seguente aspetto: O t— il (piate è naturalissimo. oi 81 [p. 98 modifica]Alcuni potrebbero oppormi, che potrebbe piuttosto esservi errore nel La p de’ seconN A di violini, e che si dovesse invece leggere un Sol. Io non divido quest’opinione; poiché $ l’autore, riprendendo dopo queste due misure ancora di nuovo il semplice accordo della producente, sulla (piale poggiava già da 20 misure circa, per poi portarsi defi[ nitivamente sulla Tonica. non è naturale che. in tal modo abbia voluto interrompere c render nullo l effetto di tutta quella magnifica prolungata sospensione a crescendo. ‘ È poi è più presto supponibile lo sbaglio 1 di riiro che non quello di nota. Inoltre quella sortita applicata al corno trovasi in un centro troppo basso. che in quella circostanza nessuna intenzione speciale sembra motivare: laddove interpretata dal cla’ rin< Ito alla quinta superiore è d un effetto i marcatissimo e di bellissimo colore per le nobili note gravi, su cui poggia. Mi si potrà chiedere come 1 errore non sia stato corretto sulla partitura. Anche qui niente di più facile e comune a succedere. Il compositore, che assiste alla prima prova d un suo nuovo lavoro, non si da altra cura, se non quella di accomodare le particelle d’orchestra, senza darsi pensiero i un istante di rivedere 1 originale. La particella sarà stata corretta:, ma la partitura sarà andata nelle inani dell1 editore col; Terrore primitivo. Il Ferrara. che con lauta vigoria. con tanta previdenza e con tanto e giusto intendimento, attualmente dirige, che meglio non si può, f esecuzione di codeste monumentali sinfonie, mi fece 1 onore di approvare la mia Supposizione, e non esitò anzi un momento a praticare nelle particelle lo scambio da me proposto di codesta frase dal corno al clarinetto. E diffatti con tale scambio i ogni mistero cessò, e Tuffetto, bisogna con। venirne, sembrò d assai miglioralo. Potrebbe darsi che in siffatta mia supposizione potessi essere stato prevenuto da altri, o in Italia, ovvero oltremonte. Io noi so nel caso però che ciò mi venga fatto di sapere, non mancherò certamente di renderlo palese. Parlando però della Francia, sono indotto a ritenere il coutrau rio: poiché a Parigi, dove si eseguiscono più di sovente che in qualunque altro luogo queste sinfonie, si pubblicò pure, e non è mollo tempo, la loro riduzione dal celebre । sig. Kalkbreniier; il (piale, in questa riduzione, avrebbe rettificato per certo un tale errore, se nelle esecuzioni lo si avesse avvertito. - Ma non rade volle succede che la cieca ammirazione per gli uomini di gemo faccia si, che anche un loro involontario ed inavveduto errore venga rispettato come cosa santa ed intangibile. -Nessuno più di me, credo, offre incensi alla intuite sovrumana di Beethoven. Ma la è anzi codesla illirni— O tata venerazione che. mi inculcò la convinzione profonda che nulla di male possa uscire da quell immenso intelletto: convinzione che mi conduce alla seguente conclusione: u Esiste il male? - Sì - Dunque non è suo. - Egli è perciò che sembrami e ritengo di rendere T omaggio migliore ch’io mi possa alla sua memoria, in cercando ogni via di interpretare le sue intenzioni, laddove a cagione di qualche svista ed equivoco, esse potessero passare travisate alla posterità. Conosco imo de’ più grandi e celebri compositori del giorno, il (piale nelle partiture delle sue opere non dimentica di notare meno di quattro’ a cinquecento, tra diesis, bemolli, e bequadri. Domando io adesso, componimenti con lutti gli errori inavvertiti e non voluti che lasciò correre sbadatamente la sua penna celere e feconda? Alberto Mazzlcato. STUDJ BIOGRAFICI ionico MOXTAÀO birtoa I giornali francesi ci hanno recalo, alcune settimane fa, la dolorosa notizia della ton (ultimo avanzo d ima grande scuola e d una grande epoca), avvenuta nel giorno 22 dello scorso aprile. Berton nacque in Parigi il 17 settembre 1767. Suo padre, Pietro Montano, era già da gran tempo capo d’orchestra dopo essere stato per lunga tratta direttore dell’O/ié/77: e fu egli stesso che mise in scena i principali capolavori di Gluck, di Piccini e di Sacchini. Si può dire dunque che il giovine Berton era figlio dell armoma. All età di 15 anni egli suonava il violino alT Opera, e quattro anni dopo la morte di suo padre, avvenuta nel 1780, venne fissalo come primo violoncello al’Opéra medesimo. Ma 1 unico scopo del giovane virtuoso era la composizione, cui si sentiva dalla natura irresistibilmente chiamato: ed alla quale inclinazione non tardò ad arrendersi, eleggendosi a maestro Bey. capo d’orchestra del detto teatro. Se non che parve a Bey di non trovare che pochissime disposizioni nel suo allievo, e non esitò a dichiarare schiettamente che non sarebbe riescilo mai a qualche cosa di distinto. Questo giudici© poco incoraggiante non valse ad estinguere l’ardore nel giovine artista: il (piale anzi, seguendo l’impulso del suo genio. si procurò sollecitamente un libretto d opera, il titolo della quale era La dame invisible. e si mise bravamente a comporne la musica. Ma non appena venne a termine di questa composizione, che lo scoramento e la diffidenza di sè stesso vennero ad assalire il giovine autore: il quale, temendo (Tessersi ingannato sulla tendenza della sua vocazione, esitava se dovesse o no esporla al pubblico. In tanta peritanza egli espose i suoi timori a madamigella Maillard, una delle celebrità liriche di quell’epoca, la quale dubitando pure che T affezione ch’essa portava a! giovine compositore non le inspirasse troppo d’indulgenza pel di lui lavoro, prese il saggio partito di riportarsene interamente ad un giudice cosi imparziale che intelligente. e confidò d manoscritto di Berton a Sacchini: il quale non partecipando menomamente all opinione di Bey, desiderò di conoscere tosto il giovine autore, e dissipi» interamente tutti i suoi dubbj dichiarando eh1 egli medesimo desiderava ammaestrarlo di sue lezioni. E una cosa molto singolare che il celebre dottore Gali abbia esternata un opinione conforme a quella di Bey in un epoca in cui quest’ultimo, se avesse vissuto ancora, avrebbe cangiato di parere. Un giorno trovandosi Berton in un crocchio col celebre frenologo, che non lo conosceva punto, questi fu pregalo di esaminargli la lesta, e di dire ciò che vi si rimarcava. Il dottore dichiarò che gli trovava Tergano della Berton come poeta non ha scritto che dei versi meno che mediocri: laddove come compositore di musica scrisse Montano, Le Delire, ed Miine. All eta di 19 anni espose al Concerto spirituale qualche Oratori i o Cantate o ben tosto diede di sua composizione, alla Commedia Italiana la prima sua opera intitolata Les Promesses’de Mariape. Questo suo primo esperimento fu seguito da numerosi capi-d opera, fra i quali i più rimarchevoli sono: Montano et Stéphanie. e Le Delire nei 1799: - Le Fais seau amirai nel 1805^ - Dèlia, et Ferdikan, (’ Les Maris patrons nel 1806: - Minori chez madame de Sèri a nè nel 1807: - Françoise de Foi.fi nel 1809; - lìoper de Sicile nel 1817; -Miine. teine de Golconde nel 1825; - Les Mousquetaires nel 1824. Parlando dell’opera Le Délire. essa non solamente incontrò il gusto del pubblico, ma destò un vero entusiasmo per non dire una decisa frenesia. Bisogna però notare ad onore degli attori, che 1 opera era stata rifiutata cinque o sei volte, e che non sarebbe stata rappresentata, se Gavaudan sdegnato ed incollerito non avesse dichiarato di voler abbandonare il teatro se non si rappresentava quell’opera. Ebbene! (dissero i suoi compagni ad una sola voce) rappresentala, e prenditi i fischi! - Successe allora ciò che avviene di frequente anche ai nostri giorni in fallo di teatro, che invece di una preveduta e rovinosa caduta, lo spartito ebbe esito colossale e gli applausi che si fecero sentire al suo inconiiuciamento si riilo— varono sino all’ultimo pezzo dell Opera. Compose inoltre molte messe e pezzi religiosi; varii pezzi di musica islrumentale. delle marcio militari, delle cantate’, delle romanze, e molte raccolte di canoni: pubblicò pure un Trattato d’armonia., un Dizionario deph accordpeH altre Opere teoriche. Nel 1776 Berton entrava come maestro di composizioni* nel nascente Istituto del Conservatorio: nel 1807. fu chiamato a Direttore dell’Opera-buffa; nel 1811 capo di Canto all’Accademia reale di musica: e nel 1815 venne decorato dell’ordine della Légion d’Onore e chiamato all Istituto come professore ih Composizione, il qual posto venne da lui occupalo fino agli ultimi momenti della sua vita. Non sono forse ancora trascorsi tre anni che Berton celebrò il cinquanlcsim’anno del suo matrimonio colla moglie sua amatissima, la quale era presso a poco della sua età, e che non lo ha mai abbandonalo un solo istante, ed il di cui attaccamento fu in alcune circostanze spinto fino al sublime. Nelle varie vicende che travagliarono T esistenza di questo illustre uomo, ebbe egli almeno questa grande consolazione di avere continuamente dappresso questa tenera e dolcissima compagna, questo tesoro di bontà, che volle seco lui dividere le gioje e le amarezze della vita. e che fu il suo angelo tutelare lino all’ultimo sospiro. Nelle diverse lotte che ebbe a sostenere contro l’avversità. Berton dimostrò una singolare fermezza d’animo, sopportando con una maravigliosa e veramente magnanima rassegnazione la durissima perdita di tulli i suoi figli, i quali f uno dopo 1 altro gli aveva molto tempo innanzi la morte rapiti, privandolo delle più care speranze che ■ — — — [p. 99 modifica]- 99 — O-— O mai potesse avere un padre: poiché il maggiore (Enrico) si era distinto quale eccellente compositore, cantante, e pianista: il minore (Pietro) si era di già fatto un nome come celebre pittore: e la sua figlia Stefania aveva date non dubbie prove di uno straordinario talento. accoppiato ad uno spirilo e grazia impareggiabili. In tali crudelissime circostanze, che sventuratissima condizione è quella di non lasciare dopo di sè al mondo persona nel cui nome sperar si possa ancora di sopravvivere: egli dovette sentire lutta 1 amarezza del dolore,- ma grandissimo conforto gli era ancora serbalo nell affezione degli amici, che non erano pochi (i quali gli hanno in vero tenuto luogo di parenti), e nell attaccamento de suoi allievi che lo amavano come un padre. Alcuni mesi sono si ridiede all OpéraComitpie. Le délire-. Berton si fece portare alla prova, ma non potè assistere alla rappresentazione. Quella fu I’ultima volta che gli fu dato di uscire di casa, giacché da quel giorno in poi le infermità Io inchiodarono nella sua camera. Per una giustizia provveditrice la sua morte è stata cosi dolce come era dolce il suo carattere: la sua malattia lo trascinò alla tomba grado grado, e quando s’avvide che l’estremo momento s’avvicinava non fece conoscere ne spavento nè intolleranza, assoggettandosi con grande reverenza ai divini voleri. Domando egli stesso la visita dai quale ricevette soccorsi spirituali. Gli ultimi raggi d’un limpido giorno già presso all*imbrunire penetrarono nella camera del moribondo in quest ultimo istante, e la loro tinta vespertina rischiarò per I ultima volta il viso di quel venerabile uomo che dalle afflizioni della terra passava al premio d’uifaltra vita, non lasciando, dopo di fatiche, altra eredità alla sua tanti anni moglie ed suo nome. Ciò elle Berlo» è a’suoi nipoti clic la gloria del caratterizza Io stile musicale di la spontaneità. 1 abbondanza © delle melodie, ed una certa originalità di armonia, di modulazione e d istrumentazione. La musica di questo compositore (dice Fétis) ha un carattere d’originalità assai pronunciato. Quantunque egli conoscesse tutte le risorse delTarte sua. trascurava forse un po’troppo lo sforzo duna fatica penosa e minuziosa. Lavorava presto: e non cercava mai di nascondere la debolezza deli idea principale sotto la magnificenza degli accessorii. Se egli non avesse, come dicevasi, trascurato lo studio rigoroso dell arte, le sue opere sarebbero tanto stimate pel suo ingegno quanto sono ammirate per l’impeto della sua inspirazione. Ciò che distingueva Berton come artista e come uomo era la totale privazione di quel sentimento d invidia che fanno suscitare i successi e le glorie altrui. Aon si potè notare neppure in lui quell eccesso di amor proprio che termina spesse volte col degenerare in orgoglio smodato ed alterigia, che rendendosi sempre più baldanzosa per alcuni riportati trionfi fa giudicare con manifesto disprezzo dei lavori degli altri, aumentando di molto il merito dei propri’» Berton comprendeva ed ammirava le opere de’suoi rivali Ç; rendeva loro piena giustizia, ed era il primo ad applaudirle:, nè risparmiava d incoraggiare i tentativi dei giovani. fossero o non fossero suoi allievi. Nel giorno 26 aprile del corrente anno ebbero luogo i suoi funerali: furono c’elebeati colla pompa degna di un artista e di un uomo quale egli si era appalesato. In mezzo ad una folla considerevole. entro la quale si accavalcavano delle notabilità d ogni genere, ^li artisti dell Opera Comique e del Conservatorio si riunirono per eseguire nella chie.sa di S. Rocco una messa, composta di un Requiem di Deldevez. allievo del defunto, d’un Dies irne di Cherubini, e d’un dfgnns Dei di Bienni imi. Nel Pie Jesu il sig. Panseron ebbe la felice idea d introdurre alcuni motivi dell’opera Montano et Stéphanie-., le quali melodie celesti appena giunsero all orecchio degli uditori. le lagrime sgorgarono dagli occhi di tutti. L iniero pezzo produsse una grandissima sensazione. AH1 entrare del convoglio nella Chiesa, l’orchestra ha eseguita la marcia funebre di J irpinie. grand opera di Berton. Sulla sua tomba furono recitali cinque discorsi che la circostanza rese commoventissimi. Il primo dal sig. Raoul Rochelle, gli altri dai signori Panseron. Bureau.Dauclas ed Ehvarl. G. lì olitili. PROGETTO 7HA 1TÎI07A RIFORMA MUSICALE LV.il (Continuazione, Vedi il A. 18, 19 e 20). le Se non risposi prima al tuo graditissimo foglio del corrente, egli fu perchè non ne ebbi il tempo. Oltre solile mie occupazioni, nojosetle anziché no, mi venne, voglia di scrivere un po’ di musica, il che per l’ordinario succede (piando sento opere, nuove.. Conosco bene, che non più del mio progetto di riforma mi sarà di. vantaggio lo scriver musica; ma, che, vuoi? è I un bisogno: non so frenarmi; c malgrado abbia ornai perduto anche la speranza di vedere una mia opera sulle scene, pure di tempo in tempo il desiderio che già n’ebbi si risveglia, e m’obbliga a scriver qualcosa anche senza oggetto. Mi lusingo, non crederai questo un pretesto per farli sapere che non mi riterrei del lutto indegno d’esporre un mio lavoro alla critica: no, gli è unicamente per dirti la cosa come è, ed all’oggetto di scusarmi (eco del ritardo. Per venire ora al mio assunto, ti dirò in primo luogo, che non dee recar meraviglia se nel secolo delie invenzioni e. del progresso v’c chi pensa anche ad innovare qualche cosa in musica. Fra le bell’arti che abbelliscono la vita umana, darò piuttosto il primo che il secondo luogo alla musica, se non fosse altro per che serve d’occupazione, a preferenza delle altre, ad | un più gran numero di persone, sia per l’educazione della gioventù, alla (piale è ornai resa indispensabile, come per coloro che la professano: c più ancora pel sollievo che riceve il pubblico dalle opere teatrali, e dai trattenimenti in cui ha luogo la musica. Ora, se tanta parte, prende la musica nell’incivilimento attuale, vediamo intanto che nella maniera di,scriverla non v’è tutta la chiarezza, come dee convenire chi ha fior di senno, perchè non tentare di scriverla meglio? Equi cade, in acconcio il dire, che non trovo affatto opportuno il cambiar nome alle sette note! Sarebbe lo stesso, a mio avviso, che voler cambiare le lettere dell’alfabeto. Son tanto conosciute anche, da chi non conosce punto la musica, che servono ben sovente, a meraviglia per fare una sciarada; e poi la cosa si renderebbe impossibile da per sé, giaeche il professore non potrebbe mai adattarsi nare all’abbici della musica. a lortro.vo tampoco espediente ricorrere agli arabi per servirsi de’ numeri, e meno ancora del rigo di due lince di cui parla Kircher. Se mia innovazione può aver luogo nella maniera di scriver la musica si è quella, a mio giudizio, di dare un nome ai cinque tasti neri. Fino dal 1854 mi venne fatta la qpislione se nella scala in sol diesis terza minore, avendo- il fa doppio diesis, c dovendo per conseguenza sonare sol naturale, non fosse meglio scriver a dirittura sol. Non esitai a rispondere che, stante le cose come sono, bisognava pur scrivere fa doppio diesis, e sonare sol, poiché altrimenti non avremmo progressione di| scala, mancandoci il fa, ed avendo due sol di seguilo. Fu allora ch’entrai in pensiero di trovar modo per render possibile la supposta chiarezza di chi aveu fatta la quislione. Non andò mollo «he trovai questa possibilità nel dare un nome af tasti neri, scrivendoli però con note differenti. Non nc parlai perchè altre occupazioni c gravi pensieri di famiglia me ne han (fistollo, e poi anche perché pareami avesse un non so che di ridicolo il metter fuori un nuovi monosillabi. In novembre del 1812, (piando pensava a questo, mi si presentii (lenza del numero delle vocali coi progetto con de’ poco più, o nulla 1 idea della coim imi parve possibile, e ne diedi (osto cenno sulla Gazzella di Genova, e quindi sul Figaro di Milano. Erano scorsi due mesi appena da ciò, quando mi capitò alle mani un libro di musica in cui trovo espressa la mia idea coi monosillabi Ibi, Ilo, Tu, De, Va, e di cui un cavaliere Zindadago di Siena nc fu l’inventore fin dal 1770 circa. Non fu poca la mia sorpresa per la singolare coincidenza d’idee; e lungi dal darmi carico che avesse a potersi dire non mia l’inv unzione, mi confermai sempre più nel mio progetto, conoscendo da questo che non era solo in trovar poco esatta la nostra maniera di scriver la musica. Ad onta perciò di quanto possa dirsi in contrario, ho voluto scarabocchiare questi mici pensieri, e se non vien meno la tua costanza in leggerli, conto scriverne ancora parecebj per farti conoscere (pianto potrebbe farsi a questo riguardo, e prima di chiudere la presente (leggio dirli, che comcchè mia, e non però nuova F invenzione di dare un nome ai cinque, tasti neri, quella del celebre Zindadago non è che, un’ombra di (pianto esposi prima di conoscerla. Egli si contentava di chiamare, il do sempre do, fosse scritto più fusione maggiore di quella che abbiamo, vedendo la nota scritta in tante diverse maniere, il che non snolerà, termino pregandoti a non dimenticare chi t’ama. Addio. Genova f(> del 1841. Maurizio Sciorati. GAZZETTINO SETTIMA1IALE IH HILAM) — La seduta musicale di Giovedì ora scorso al Gasino della Nobile Società fu affollata più che d’ordinario. Prova sempre maggiore ed evidente dell’interesse clic i nostri (imqtort pongono all’udizione delle belle musiche. Tutti i quattro pezzi da noi già annunciati furono gustati assaissimo. L’Ouverture di Frcyschùtz però ha riportato il maggior trionfo. Vi destò un vero entusiasmo, dimodoché se nc chiese e se ne eseguì la replica. L’abilissima orchestra la interpretò con un fuoco ed un aplomb slraor dinarj. - Sembra che queste seduto non si riprenderanno che nell’agosto, a motivo’ della stagione troppo bruciante. — Domenica e lunedi al Re, l’Arditi, che come già annunciammo siede direttore di quell’orchestra, suonò tra gli atti del sempre applaudito Borgomastro, una graziosa sua composizione coi titolo Les Sonnettes demolir. Avvi in quel’pezzo dell’originalità, del fuoco e buono intendimento di effetti. Sono in ispecial modo lodevoli il primo tempo- andante, e le variazioni. L’ultimo tempo che si apre eoa una scherzevolc-grotlesca idea, combinata con un suono di campanelli, che saranno, crediamo, les sonnettes d’.dmaur, poteva essere meglio e più lungamente sviluppato. - Quanto all’esecuzione difficilmente potrebbe desiderarsi migliore. Intonazione perfetta, amabilità di suono, eleganza artistica e (pianto oteorre- coquette nel fraseggiare, formano le più belle cd incontrastabili dòti di questo giovane violinista, che promette di salire ben alto. Desidercrebbesi perù nell Arditi un po’ di minore abuso nel servirsi del talon dell’arco: si otterrebbe allora, ne sembra, più ïotondità di smino e più larghezza di fraseggiare. Anche In persona potrebbe sostenersi più composta. - Il martedì susseguente la Vigliardi, per sua serata, regalò il pubblico del Rondò della Sonnambula e di alcuni altri pezzi. Fu toccantissima anzi tutto nell’adagio del suddetto Rondò. - Al Re si attende pure la Clarice risconti nuova opera di Wèlter. — Alla Canobbiana jeri sera (lavasi, la Cenerentola. Nell’Accademia a profitto dell’istituto Filarmonico, che ebbe luogo martedì a questo; medesimo teatro, si notarono belle doli artistiche, garanti d’un lieto avvenire, nel basso sig. Blindili. — A.I Carcami vuoisi che si stia allestendo.Varia di Rohan. Possiamo veramente lusingarcene con qualche fondaménto? [p. 100 modifica]— 100 — NOTIZIE — Anni uno. L’opera di Wagner • Kienzi - ebbe ima decisa fortuna. La Direzione nulla ommisc onde fosse rappresentata in un modo pomposo. Vi cooperavano 70 consti e 65 istruinentisti Lo stesso compositore ne dirigeva l’esecuzione. — Evers, il rinomato pianista, piacque assai ad Amburgo. Nel suo concerto, in cui cooperò sua sorella, che eseguì alcune canzoni di composizione dei fratello, aggradirono particolarmente le sue Chansons d’amour. — Il pianista signor Friedrich di Parigi diedevi pure un concerto e vi lasciò fama di artista di genio e gusto. — L’opera di Killer • // mugnaju ed il suo figlio • vi sarà quanto prima rappresentala. — Costantinopoli. (Da’que’fogli). Il cav. Donizetti, fratello del celebre compositore, e capo della musica del Sultano, partì il t i maggio per la via di Galatz per andare a passare un congedo di alcuni mesi in Europa. Qual professore di musica, il signor Donizetti reseveri servigi in questo paese, poiché fu egli die formò la musica di tutti i reggimenti, ne. quali si annoverano e maestri e istromentisìi distinti. E inoltre un uomo dei più onorevoli, e che, nel suo soggiorno di parecchi anni a Costantinopoli, seppe conciliarsi la stima generale. — Dublino. Salvi c la signora Dortis-Gras, ottennero un successo d’entusiasmo al I eatro Reale cd alla nuova sala della Metropolitan corni Society. - Il concorso era immenso. A Salvi sono state falle delie vantaggiose proposizioni per duplicare il numero delle soirées consacrale ai dilettanti irlandesi. Egli non potè accettare sì lusinghiera proposta, per i molli impegni che lo chiamano a Londra, e per quelli ch’egli ha sottoscritti per Manchester, Oxford e diverse altre città d’Inghilterra. — Firenze. Riprodotti sulle scene dell’I. R. Teatro della Pergola / Lombardi alla prima Crociata del maestro Verdi, ottennero un luminoso successo. Vi fu rono applauditissimi la signora Frezzolini ed i signori Poggi e De Bassini. — Londra. Il principe Alberto si compiacque d acconsentire a dirigere il concerto del conte di Weslmoreland, fissato al 29 di questo mese. — Si riprese il Matrimonio segreto di Gimarosa per la beneficiata di Lablache, che ha, come d’ordinario, mosso nel Don Geronimo il riso omerico d’un uditorio inglese. — Thalberg ha dato alla line del passalo mese un concerto a Londra, in cui si fece sentire anche Sivori. — Dohler é arrivato a Londra; a quest’ora vi avrà stinguono per andamento rapido che produce il più bclFeffello. L’O salutari*, cantato a solo da una bellissima voce di baritono, è della più soave melodia. Infilici.7giius, pastorale religioso, nel quale tic voci di ditfereiili caratteri succedono alternati’ ameute, come per implorare 1 agnello di Dio, ed alle quali il coro risponde con un formidabile uiùssuim che si unisce all’ultimo motivo del Kyrie é un pezzo de più rimarchevoli e che fmisce degnamente In composizione. - >i annuncia nella stessa chiesa, un Bequiem a grand’orchestra che sarà cantato dagli artisti dell’Accademia reale di musica. (//. et G M.) — L’Othello marcia a gran passi; questo capodopera di Rossini, vestito di una nuova traduzione in luogo di quella fatta precedentemente dall’illustre autore di Pigeon vole, poi ornalo di danze, decoralo con lusso e cantato dalla signora Stolti, Duprez, Barroilhet, promette un esito brillante. — Rossini è atteso a Parigi verso la fine d’agosto — Liszt é perfettamente ristabilito; non é guari lo si applaudiva unammamente nell ultimo suo concerto a profitto dei poveri. — Il G corrente aveva luogo la tredicesima rappresentazione dell’Mntigone, che va sempre acquistando nel favore del pubblico. La musica di Mendelsstiou vieil sempre più apprezzata, ’l utti i cori sono applauditissimi, e quello di Bacco, che presto si spargerà per tutta la Francia, non tarlerà molto a divenir popolare. — Il signor Ippolito Colet. professore d’armonia al Conservatorio, pubblica presso Bernardo Latte, editore de’ di lui lavori, un grande trattalo di composizione, intieramente necessario alla Panarmottia musicale. Il nuovo Trattato che annunziamo c composto dietro I insegnamento che il sig. Colei ha adottalo per la sua scuola. — L’autore di Stradella, il signor Niedermeyer, venne incaricato dal signor Leone Pii le t a musicare un dramma in due alti. -- Gli artisti dell’Opéra cantarono sabato 9 al teatro di Versailles. Vi si davano i due primi atti della Muta, i due pi imi alti deirOAdtpe ed un allo delia Favorita, eseguiti da Duprez e dalla Stoltz. Questa rappresentazione fu offerta qualche lavoro Esposizione. - Leggiamo da Luigi Filippo a tulli gli autori di d’industria che fece parte dell’ultima nella /ferire et Gazette des Théâtres: avendo ritintalo di pagare a Fornasari Il signor Vale!. _ F ammontante del suo stipendio dal l.° febbrajo pasCostantinopoli per commissione ili sua Altezza il Sultano pel suo Harem; uno di questi era distinto performa, । er il pomposo corredo esterno e per un suono favorita di sua Altezza. Grò e una prova del progresso e della coltura della musica nella capitale dell’Oriente. — Al teatro Jnsephstadt venne rappresentato per la 263.a voila il Pelo mugic > di A. Emilio Fili. — La Lucia di Lammvrmmn- di Donizetti, andata in scena il 5 corrente al Teatro di Porta Corinzia ebbe lietissimo successo. I.a eseguivano la signora GarciaViardot. ed i signori Varesi. Ivanoff e Holzl. — La signora Stockl-Heiiiefetter è scritturata per la prossima stagione d Opera tedesca pel teatro di Corte. — Le due opere nuove per Vienna che si daranno nella corrente stagione d opera italiana, sono i tonnatini di Merendante, ed il Bnberto Devereux di Donizetti. — Trovandosi sua Altezza F Arciduca Carlo a Monaco, ebbe luogo in onore di lui una gran produzione di musica militare: vi si esegui sulla piazza di S- Michele la Battaglia di f’iltoria di Beelhoven dalle bande di cinque reggimenti. - Nel suo ritorno da Monaco alla volta di Vienna, visitò il Walhalla, ove venne ricevuto da un coro di cantanti con accompagnamento di strumenti metallici, c con un inno verseggialo dal re Lodovico, come membro vivente del Walhalla e primo vincitore degli Invitti. — Antonietta Raineri Marini agirà il venturo carnovale sulle scene degl’11. RR. teatri di Milano. — In ogni paese la carica di direttore di teatro ha le sue tribolazioni; ma quelli di Londra sono soggetti più che altrove alle malagevoli piove imprev vedo te. Ecco a proposito un aneddoto di cui molto si si occupa nella capitale inglese, /.’autocrate del Prinress’Théâtre sorprende una delle attrici in atto di lanciare qualche occhiata d’intelligenza verso un palco. Indignazione del direttore, esortazioni e rimostranze. L’attrice non vi bada e continua. Irritato, il signor M... afferra un braccio dell insubordinata commediante e la trascina fuori dato il suo primo concerto. — Novali*. Il maestro Coccia scrisse testé tata che venne eseguila al Casino ili questa celebrare la nascila di S. A. R. il principe una cancittà per Umberto. Bellissima fu trovala la musica, eccellente l’esecuzione. — Parigi. Giorni sono fin vi gran concorso al Conservatorio, che aveva prestalo il suo teatro ed i suoi allievi al signor Bousquet, primo premiato di Roma, per farvi rappresentare una piccola opera comica di sua composizione» l’Sótesse de Lyon -. L’opera del signor Bousquet è stata accolta con favore e presagisce delle buone speranze per I’avvenire; la melodia ne é aggradevole e facile, l’orchestra scritta con.intendimento, e l’ordine della scena sufficientemente osservato; ciò che ancor manca al signor Bousquet é l’originalità, lo stile individuale, ma i più grandi maestri hanno cominciato coll’essere imitatori; non bisogna dunque farne caso se l’autore si è molto inspiralo d’Auber. — La gran festa musicale, a beneficio della signora Berton, doveva aver luogo al Conservatorio, domenica 9 corrente. Vi dovevano prender parte le signore Stolz, Sabatier, i signori Duprez, Ponchard, Barroilhet e Antonio di Kontski. — La messa di IJalcstrina, eseguita alle esequie di Lafitte, ha prodotto molta impressione sullo scelto uditorio che assisteva a questa triste cerimonia. Questa musica, sì dolce, sì vaga, d’uno stile si puro, d una armonia si distinta, d’un carattere sì toccante, é veramente quella che meglio conviene alla gravità del culto ed all’espressione della preghiera. Si desidererebbe che in luogo d’essere religiosi nei salons del principe della Moskowa, queste composizioni fossero frequentemente eseguite nelle chiese, e soprattutto in quelle che possono riunire un gran numero di voci. Il signor Dietsch, l’egregio maestro di Cappella, degnamente secondato dai signori Trevaux e Masson, ha perfettamente diretto l’esecuzione di questa messa, affidata a cento voci scelte, li signor Leféhure Vely suonò sull’organo qualche preludi! ed introduzioni d’un effetto religioso e solenne. Non ci è dato di fare gli stessi elogi all’esecuzione del canto-fermo, che necessariamente aveva parte in quest’officio funebre. Checché ne sia, l’esecuzione di questa messa è stata maestosa, solenne, lugubre e ben conformala al suo oggetto. Speriamo che d’or innanzi, in simile circostanza, si farà uso di questa musica soave e sublime che Palestrina sembra aver scritta sotto dettatura degli angeli. 1/Z. et G. M.) — La terza messa solenne di Julien Martin, eseguila nella chiesa di Saint-Germain l’Muxcrrois, il giorno della Pentecoste. - Il signor Julien Martin è al pari di Paisiello, che ha fatto delle messe piacevoli e non di stile troppo rigoroso. La sua terza messa solenne, che fece eseguire a Saint-Germain-l’Muxerrois, è lavoro aggradevole e di buono stile II /l’yrieèdi bel carattere. Il Giuria, a gran coro con a solo di soprano, tenore c basso. é un pezzo favorito e d’effetto drammatico, come il Sanctus. nel quale tutte le parti, ad eccezione del basso, procedono in armonia applicata in crescendo, sulla quale i bassi cd i contrabbassi si disalo, il celebre cantante si trovò nella necessità di rivolgersi al Tribunale di commercio. Già il signor Vate! aveva idealo un processo contro Fornasari, il di cui scopo era F annullazione del suo contratto, la reintegrazione nella Cassa del teatro dell’assegnamento di dicembre e gennajo, la pretesa degli interessi ammontante alla cifra di cinquantamila franchi. Il tribunale lese giustizia, condannando il direttore a tutte le spese. - Il sig. Vaici ora é a Londra, ove assiste alle magnificile rappresentazioni del Teatro di Sua Maestà, ed ai trionfi incessanti di Fornasari, cui egli fece processo, e di Salvi, cui ne voleva movere. - Ciò che noi più desideriamo si è la prosperità del Teatro Italiano; or bene, essa sarebbe impossibile, se il signor Vaici persistesse sistematicamente a vessare, e disgustare i suoi migliori artisti. Ei deve altresì aver cura d’incoraggiare i compositori. L’esperienza dimostra che vi é più probabilità di riuscita colle opere scritte espressamente per Parigi, che non con quelle che sono già state rappresentate sui teatri d’Italia. Senza proscrivere quest’ultime, ciò che noi siam lungi di consigliare, vorremmo che Merendante, Donizetti, Balìe, Verdi, Ricci, Persiani, fossero ognuno alla loro volta chiamati a farci gustare nuove loro opere. / Puritani e Don Pasquale dimostrano abbastanza quanto noi abbiamo ragione. Se il sig. Vate! si decidesse una volta ad occuparsi con serietà del suo teatro, s’egli consultasse dei saggi consiglieri per la scelta degli attori, per la buona distribuzione delle parti, egli otterrebbe maggiori successi. — Nell’ultima visita dì Luigi Filippo all’esposizione delle Belle Arti, esaminò uno dei panharmonium del signor Debain, istromenlo nuovo, e se ne fece spiegare il meccanismo. Il re ne parve soddisfatto. — Pestìi. Lo Specchio del 26 maggio scrive: • A’nori archi per violino. • Chiamiamo Fattenzione su i nuovi archi per violino del sig. Schwab, cosi vantaggiosamente costrutti, di cui il nostro eccellente violinista sig. Arnstein si serve diggià, ed anzi d’ora in poi nei pubblici concerti non farà uso d’altro arco. — La celebre signora Ilcincfelter cantò ultimamente al teatro tedesco nell’Ebrea di Halévy, con grande successo. — Praga. L’Egmont di Goethe, musicato da Beethoven, venne dato il 23 del passato mese. — Venezia. Al Teatro Gallo a S. Benedetto ebbe luogo, giorni sono, una soirée italiana e francese sfocale-{strumentate-drammatica. - Nella parte musicale fu acclamalissimo un gran concerto a due contrabbassi, eseguito dai signori G. Bottesini c G. Arpesani. La signora Feresina Brambilla, che gentilmente cooperò a quella magnifica serata, cantò assai bene l’aria di sortita nel Barbiere di Siviglia. Inoltre vi si eseguì tuia fantasia per due contrabbassi tolta da alcune canzonette di Rossini, ed il gran duetto a soprano e basso nei Normanni a Parigi, egregiamente cantato dal sig. Goletti e dalla signora Feresina Brambilla. Il signor Alexandre di Parigi, artista drammatico, membro dell’università di Francia, rese vieppiù aggradevole quel trattenimento con diverse declamazioni, in cui spiegò tutto il suo spirito e la sua intelligenza — Vienna. Dalla nota fabbrica di pianoforti dei signori ScufTerl e figlio se ne spedirono testé parecchi a figlia d’Albione spicca al suo superiore uno di quei colpi in piena pupilla come li insegnano e li praticano Owen, Swift. Adams e tutti i celebri pugilalori. Il doppio risultato di ipiesta profanazioni’ fu l’esclusione immediata della colpevole ed un occhio livido. //. et G. M. — La Beine de Chtpre d’Ilalévy è in prova in questo momento ai teatri reali di Berlino e Brussellcs. — Il violinista Pruine ricevette dal duca di Gobourg il titolo di maestro dei concerti. — Giorgio Kastner parli per la Germania coll’intenzione di farvi eseguire un gran oratorio drammatico tedesco. alle cui prove assisterà egli stesso. — Sebastiano Ronconi canterà come primo basso— Leggasi nel Lucifero rii Napoli. — Sembra che quello che non poteva il pudore presso i librettistiposiamo questo vocabolo come F usa If universale) lo potrà quindi innanzi una condizione che imporranno gli impresari. Le frequenti liti mosse dai drammatiirgi francesi agli impresari dei teatri italiani in Parigi e nelle provincie pei libretti che sono tolti dai libri francesi, pare che abbiano indotto gli impresari dei teatri dell’alta Italia ad imporre per condizione ai nostri poeti, che l’argomento dei melodrammi sia di loro invenzione, od almeno tolto dal teatro italiano. Speriamo che gl’impresati dei teatri della bassa Italia imiteranno questo esempio, e cesserà cosi questa brutta servilità alle cose straniere, che imbratta le nostre lettere e ci fa apparire sprovveduti di fantasia e d’ingegno nel cospetto delle altre nazi.mi. Non vergognano i nostri poeti nell’udirsi per sentenza di tribunali chiamati ladri, e nel vedere pagato agli scrittori francesi il dritto ri’autore comecché la vesta del dramma sia italiana? Forse che son povere le nostre istorie, o le storie d’olire mare e d’oltremonte non si possono foggiare in modo nuovo, come gli stranieri foggiano le nostre, che spesso anzi snaturano con un coraggio imperturbabile T Cessi, lo ripetiamo. cessi una volta questa brutta servilità! NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI DELL!. 11. STABILIMENTO NAZIONALE t’HlVILEG.’ Di G IO VARAI HICO IU)I 16-27 i 46275 46274 4 6275 4 6-276 16’277 4 6-278 46-279 per polpe r ni Op. 204. Pianoforte solo Pianoforte a 4 mani Violino e Pianoforte Flauto e Pianoforte 5 Violini e Basso.. Fr. 2 2 75 Flauto Pianoforte nello stile facile GIOVARVI KKOHDI IDITOHr-PBOPlllLTARlO, MI. Si untore» questo foglio il pezzo N. <* dell’AXTOIaOGIA CLASSICA MUSICATI’. Anno III 4 4 4-2 50 50 25 75 75 Dall’I* K. 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