Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 43

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N. 43 - 27 ottobre 1844

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[p. 177 modifica]ANNO III. - N. 43. DI MILANO DOMENICA 27 Ottobre 18’1Ì. Si pubblica Ogni domenica. — Nel corso deiranno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.” di cenlocinqnaiita pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Amoi.ogi* classica «itsi< ai k. — Per quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 2000 pezzi di musica, dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati gratis all’iatto che si paga T associazione annua; la metà, per la associazione semestrale. Vcggasi I’ avvertimento pubblicato nel Foglio N. 50, anno II, 1S43. T,a musique, parties inflexions v ires, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas■> sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière a ses savantes imitations • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• tinients propres a l’émouvoir.» J. J. H a c s v 1.4c. Il prezzo dell’associazione albi Gazzetta e alla J/usica è di elTcttire Austriache L. l’2 per semestre, ed elïeltixe Austriache L. 14 affrancala di porlo linoni contini della Monarchia Austriaca; il doppio per h associa zinne annuale. — La spedizione dei pezzi di musica rione fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio /{leardi, nel modo indicalo nel Manilesto. — Le associazioni si ricevono m.Milano presso I I Micio della Gazzetta in casa /licordi. contrada degli ((melloni N.° 1720; aìl’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli ( Ilici postali. — Le lettere, i grup pi. ccc. vorranno essere mandati fianchi di porto. SOMMARIO. I. Del retto modo di suonar l’organo duranti le sacre funzioni. - li. Storia musicale. Seco! d’oro ’della musica italiana. - III. Cicalate di Bartolomeo Montanello. - IV. Notizie. -V. Altre cose. - VI. Avviso. Del retto modo di suonar 1" organo duranti le sacre funzioni, ed incidentalmente del Breve metorìo X»er l’Organa dei signori lialler e Blindi. Prima traduzione italiana. Milano presso Bicordi, ecc., ecc. (Vedi.V. 41.J Articolo IL (luasi assoluta ed universi B ¥ corruttela a cui è sceso tra y»S Jpèno* *1 suono dell organo, di £, tenni bastante discorso ned foglio precedente, ini rinfrancò 1 animo, come altra volta avvertiva, sentire annunziata la pubblicazione in lingua italiana di un metodo per organo. E benché quel metodo fosse qualificalo per breve nel suo titolo, pure me ne appagava perchè supponeva così potesse farsi con maggior facilità di un uso universale, e perchè non sapeva farmi idea di un metodo, il (piale, per quanto breve ed elementare si fosse, non si trovasse ordinato in modo che per via di congrue règole e giudiziosi indi• •. k-. Fj rizzi, mediani! scale e ben composti esercizj, non fosse diretto a far acquistare a chiunque volesse fame uso prima di tutto la conoscenza perfetta dtd modo speciale di toccare lo istrumento consideralo in sè stesso per quello che è, e sotto unicamente 1 aspètto musicale, per far quindi passaggio ad un seguito di suonate, all esecuzióne delle quali potesse 1 allievo applicare le apprese regole, le cognizioni acquistate: soltanto dopo aver ciò fatto mi sembrava fosse d tempo di prendere a cons’ìderjir l’organo nei suoi rapporti con la liturgia, dettando quei precetti o indirizzi che son necessari a sapersi onde accompagnare a dovere le voci umane, tanto nei canti ecclesiastici o fermi, che in quell! figurati e misurati, sia a cappella, sia concertati, come pure per rispondere al coro convenientemente duranti le sacre funzioni (1). (f) Quantunque l’insegnamento dell’armonia, del modo di condurre una suonala, o di trai lare, un soggetto estratto dal canto-fermo, non possa formar parte necessariamente integrante, di un metodo per organo, pure dato I’ uso generalmente invalso di suonare di fantasia e di accompagnare spesso il canto ecclesiastico con questo istrumento, mi pare che qualche in1 Ma nel breve metodo, di cui fo parola,; nulla e quasi di lutto questo. Comincia I esso con una sommaria descrizione dei-! i C organo e dei suoi registri, a cui lien ’ dietro la indicazione di varie combina- I zumi dei registri stessi: descrizione e combinazioni le quali, qualunque esser ne possa ’ il merito pei Francesi pei quali il metodo j è scritto, di veruna.utilità riescon per noi, । prijuierameule per vizio della traduzione, in secondo luogo per conseguenza naturale delle cose. Ed in primo luogo, ecco in che consiste, a mio credere, il vizio della traduzione: nell avere usato spesso parole o modi francesi italianizzati (I), e spesso 1 ancora nell avere impiegato tali e (piali i nomi francesi, specialmente quelli dei 1 registri, anziché i corrispondenti italiani. ‘| Ma sembra che in tal rapporto il traduttore stesso abbia conosciuto il difetto, ed in una nota stampata alla pagina terza I della traduzione se ne scusa col dire, che i i nomi corrispondenti in italiano a quelli francesi in questione non ha potuto trovare nè nei dizionari linguistici, nè in I ’ quell! musicali. Ma la scusa mi sembra ’ che non sia sufficiente, che non mancava il mezzo di vincere la difficolta: doveva il traduttore studiare nei trattatisti fran1 cesi che parlano della fabbricazione degli organi il modo con cui son fabbricali (pici registri, quegli oggetti, sui nomi dei (.piali cadeva la difficoltà, ed allora facilmente i avrebbe trovalo, conosciuta intimamente la cosa, il modo di nominarla in italiano. Ed in quei casi nei quali a ciò non fosse riescilo, • avrebbe avuto almeno luogo di convincersi che era intimamente inutile la ricerca, perchè i nomi italiani corrispondenti non esistono, comecché i Francesi indichino cose i che dagli Italiani non si usano: avrebbe i riscontrato, infalli, che il modo con cui impiantano i Francesi i loro organi è ben diverso da quello usato da noi. e die ben distinti sono in generale i loro dai nostri registri. Della verità delle quali cose è indirizzo, almeno dimostrativo, rapporto a queste materie possa essere un complemento quasi necessario di un metodo. i (1) Per esempio positivo in luogo di organo di risposta,; da questo sistema son derivali talora degli strani modi di dire; così in alcun luogo si è dello i figli del coro per tradurre le dizioni francesi les enfaiis du choeur. Ma il coro non ha tigli, nè in italiano,] per figli del coro potrà mai pretendersi che s’interi* ’■I dano i fanciulli che sono addetti al coro per cantarvi Il il soprano. Cile convincersi con un esempio: la voce, umana e la core angelica. che per noi son registri ad anima, per i Francesi sono registri a lingua. - Ma per maggior dimostrazione premiasi a considerare il modo con che è stabilito, ordinariamente, il pieno dei nostri organi. per passare quindi ad esaminare come lo sia negli organi francesi. Presso di noi, dunque. il pieno suol constare di diversi principali a seconda dell ordine di piedi dell organo, di mi registro di ottava. e di varj registri di decimaseconda, di decimaepùnta, di decimanona, di vige.ùmaseconda. ecc. procedendo sempre cosi per oliavo e quinte successive. A (piesto complesso di suoni si è talora aggiunto da alcuni una sescpùaìtera, che è una sesta d( Ila fondamentale: e si aumenta poi con raddoppi e rinforzi in proporzione della grandezza dell organo} ma non so che in Italia si pratichi, come in Francia, d introdurre nel pieno la terza della fondamentale con le sue repliche al1 oliava, riserbando queste soltanto ai cornetti., a cui danno (pici carattere clic è essenzialmenle proprio di (ali registri. - Al contrario i Francesi, oltre i necessari principali, tanto a canne aperte che chiuse, hanno una (pùnta deli ultimo principale, che chiamano gros-nazard (registro ad anima di forma affusala)’, poi un ottava che può considerarsi anche per un alleo principale (1), che chiamano prestanti un registro che suona la terza sopra a (piesto, dello tierce double-, la (pùnta sopra il prestant. detta nazardg una (piarle de nazard, che è Toltava del prestanti un unisono a questa nominalo doidùelteg la terza ad esso superiore. dt Ila semplicemente tierce, poi mi acutissima replica della (pùnta della larigot. A tulli questi registri altri due. poi, se ne aggiungono, delti f ourniture e cymbale, ognuno dei (piali contiene un gruppo di canne suonanti sopra ogni nota della scala 1 accordo perfetto, e che vanno replicandosi di una in una, O di due in due ottave. Cosi, preso ad esprimere, a modo di esempio, per 4 un do del più acuto dei principali, abbiamo per lo più ad ogni tasto del pieno degli organi italiani la seguente progressione di suoni} 1, 8, 12, 4 5, 49, 22, 26, ecc.: mentrechè in quelli francesi la progressione e la seguente: 4, 5, 8, 40, 42, 15, 17, 19 (2). (1) È un quattro piedi aperto. (2) Non oso ciò affermar/! in modo assoluto per quello risguarda l’alta e la bassa Italia; H’>n temo però [p. 178 modifica]— 478 Ora, se in quanto ho detto di sopra non mi sono ingannalo, si vede bene che era affatto inutile offrire agli Italiani, in un metodo a loro destinato, la descrizione di un organo differente da quello usato da loro, la indicazione di registrazioni impraticabili per lo più sui loro istrumenli. i Tutta, dunque, mi pure, che si sarebbe dovuta sopprimere quella parte dell opera, o (meglio) rifarla in modo, a noi ed ai nostri usi conveniente e proficuo. Seguitando ora I esame del metodo, di J cui parlo, alla descrizione e indicazioni di che sopra tien dietro una rubrica delle ufficiature: è questa una indicazione del numero delle volle e dei momenti nei quali devesi suonar Porgano duranti le sacre funzioni, ed un avvertimento del carattere che a tulle queste suonate principalmente conviene. Le tre pagine in cui tulio ciò si contiene possono riuscire di qualche utilità maggiormente lo riescila libero se non vi fossero ancor (pii delle cose j fuori affatto dei nostri costumi, come sarebbe il seguente precetto: «Dopo la comunione l ’organista suona il Domine salvum in falso-bordone v. Non so che presso di noi, almeno nella generalità, vi sia quest uso. - Parimente poco più sotto si legge: a Dopo la benedizione (della messa) 1 organista suona un gran coro (1) per la sortila! Anche (pii vi sarebbe da osservare che, meno la occasione di feste solenni, il coI stiline più generale tra noi, almeno se non ni inganno, è che dopo la benedizione si suoni una semplice cadenza, col pieno, onde non impedire al coro di cominciare immediatamente la recitazione delle ore che dicoiisi dopo la messa. Ma basti su ciò. A quanto sopra è dello tien dietro una breve istruzione sul canto-fermo, ed un sunto di nozioni sull armonia. Di quella, risguardanle una materia tanto necessaria a conoscersi pei fellamente dall organista, dirò che è breve soverchiamente. Potrebbe poi anche dirsi che sia alquanto incom! pietà: pcr esempio non vi si trova vera i definizione e trattazione delle intuonazioni, che nel canto-fermo, per rapporto al bisogno dell organista, sono una delle cose le più essenziali, nè si accenna la differenza che spesso corre tra le solenni e le feriali, (flf, non vi si parla convenientemente delle trasposizioni.: non vi si la parola del tuono misto, dell Evovae, o Saecidorum, ecc:, ccc. Al contrario, abbenché assai ristrette e tutte esclusivamente pratiche, buone sono le regole di armonia. Finita questa prima parte del metodo in discorso, autore della quale è il sig. Muller, incomincia la seconda, lavoro del sig. Rinck, la quale consiste primieramente in trenta preludj in tutti i tuoni e modi tanto maggiori che minori, ed in un seguito di trentasei versetti o pezzi di musica in varj tuoni e generi. Così almeno li qualifica I autore, ma è vero che la stessa varietà che si riscontra nei tuoni non si trova nei generi, chè anzi pel lato di una certa lieve monotonia sono queste composizioni appunto riprensibili. Del resostenerlo, dietro le asserzioni di taluno dei più abili nostri costruttori, ed in parte per esperienza mia propria, per rapporto alla Italia centrale ed alla Toscana in specie. (I) Per gran-coro nel nostro metodo par die s’intenda un pezzo combinato a più diversi registri simultanei. (2) A ciò si arroge che gli csempj d’intuonazioni e di finali, clic si trascrivono nell’opera di cui è discorso, spesse volle non corrispondono a ciò che si usa da noi. sto son bene scritte, e credo possano riescile utili per acquistare nel suono il vero gusto che all’organo si conviene (1). Mi par dunque che mentre la seconda parte dell’opera in discorso, che in sostanza è la più interessante, risplende innegabilmente di molli pregi, non degna di lode ne sia la prima, sì per ragioni assolute ed intrinseche, si per ragioni relative agli usi di noi italiani. per cui dal1" autore non fu destinata. E poi un fatto che all’opera stessa, anziché il titolo di Metodo per organo, per quanto mitigalo dal predicato converrebbe essere intitolala Metodo per accompagnai e con l’organo le sacre funzioni, ovvero breve guida dell’organista duranti le sacre funzioni. Né mi si accusi di voler cavillare con soverchie sottigliezze sul titolo, poiché la esattezza nei nomi è indizio e ajuto nella esattezza dei giudizj. Nè è poi di rigorosa giustizia la osservanza nella intitolazione delle cose venali, onde chi sulla fede del titolo soltanto si dii a comprare, non si trovi esposto ad una decozione. E certo nessuno potrà sostenere che meriti il nome di metodo per un islrumento quell’opera. in cui manca la esposizione appunto delle prime regole necessarie a ben suonarlo. Ma, ciò essendo, mi si potrà da taluno obbiettare: perchè tanto rumore a proposito di si piccola cosa? - A che rispondo dicendo che tanto rumore non è solo a proposito di si piccola cosa, ma di quel vuoto, che, come in principio osservai, notasi nella didascalica musicale, e che, nonostante la pubblicazione del lavoro dei signori Muller e Rinck mi pare esista tuttora, per la mancanza (se non m inganno) di un vero e proprio completo metodo per organo. Il riempire convenientemente tal vuoto parrebbe a me fosse opera essenzialissima, a cui converrebbe rivolgessero le loro cure i professori della materia. Tanto rumore, poi, se occasionalmente è nato per me dall’esame dell’opera dei signori Muller e Rinck, è da ine principalmente diretto a provocare (se è possibile) la riforma di tulli quegli abusi che il suono dell’organo deturpano oggigiorno. Di quelli strettamente musicali mi sono dal più al meno occupato fin qui. Ora mi resta a dire di quelli massimi che si riferiscono e nascono dalla mancanza di religiosa convenienza, di che si è reso generalmente accagionabile questo suono. -Ma di ciò in altro articolo, chè il presente è ormai lungo anche di soverchio. farà continuato}. L. F. Casamokata. (1) Si noli anche qui un altro riscontro della diversa costruzione degli organi in Francia c Ira noi: spesso vi sono segnali ai pedali dei suoni, degli andamenti, che, con le pedaliere a oliava ripiegala, come la sogliamo praticar noi, restano impraticabili. STORIA MUSICALE Secolo <1* oro della musica italiana. Progressi della IVIelodia. Valenti Componitori italiani. Scuole celebri di Canto e di Suono col vario loro carattere. (Continuazione e fine: vedi i numeri 17, 48, 26 e 40). pregevole pel metodo d’inse00 S-phnare, Per varietà degli stiQyf SL^Tdi. e pel numero di bravi discopo li fu la scuola bolognese o.et fondala da Francesco PistocAntesignano di essa divenne il celebre Antonio Bernacchi, il quale, comecché avesse fievole voce e disadorna, tanto ei seppe fare a forza di studio, che attissima la rese pel canto, nel quale meravigliosamente poi si distinse pel facile spianamento, per l’arte di graduar il fiato, perla leggiadria degli ornamenti e per la esalta maniera di eseguir le cadenze. Il suo raro melilo in vece di renderlo il caposcuola e il Marini della moderna licenza, come a torlo il chiama il conte Algarolti (4), il fece anzi comparire uno de’ più rinomati cantori del suo tempo. Antonio Ralf, Giovanni Tedeschi, Tommaso Guarducci e Giambattista Mancini, che si è anche distinto fra i letterati pel suo bel libro intito[ lato Riflessioni pratiche sul canto figurato allevati da lui fecero bella testimonianza del valore del loro maestro. La taccia di avere in qualche modo contribuito alT odierno rilasciamento potrebbe forse con più ragione ripetersi dal Fasi bolognese scolare del Pistocchi. 11 suo stile composto di volatine, di gruppetti, di passi ricercati, di trilli e di mille altri abbellimenti. se bene piacesse in lui perchè proprio e tutto suo, era nullameno esposto a degenerare in abuso qualora venisse imitato da cantori inesperti. Carlo Caldani e Pio Fa bri. tenori eccellenti. Barlolino Faentino, e il Minelh, uno di que’cantori che hanno a’ tempi nostri posseduto con eminenza l’accento musicale, erano pure della stessa scuola. Di lungo tedio e di niun giovamento al lettore sarebbe il venir meco per ogni dove cercando tutti i famosi professori di canto che dell uno e deli altro sesso ebbe allora 1 Italia. oppure quali fossero i diversi stili de’Buzzoleni, de1 Cortona. dei Matleucci. de’Sifaci., de’ Careslini, de’ Senesini. delle Boschi, delle Cozzone. delle Visconti, e di tanti altri, l’abilità de’quali è ila sotterra con esso loro, sebben non rimanga spenta in quanto alla fama. Basterà non pertanto faccennar brevemente il valor di due donne che si fecero a quel tempo sentir sul teatro con gloria uguale a quella de’ più celebrati cantori. La prima fu Vittoria Tesi Fiorentina discepola del! Redi e del Campeggi, la quale ad una inflessione di voce sommamente patetica, ad una intonazion perfettissima, ad una pro! nunzia chiara, netta e vivacemente sonora, ad un portamento di persona slmile a quella della Giunone d Omero seppe unire possesso grande della scena, azione mirabile, espressione sorprendente dediversi caratteri: doti, che la resero la prima attrice del secolo. La seconda fu Faustina Bordoni veneziana allieva di Michelangelo Ga। sparlili buon contrappuntista. Divenne ugualmente insigne pel proprio merito che per la fortuna di essere sposa del gran SasI sone. Agilità di voce, cui non è facile trovar l’uguale, facilità senza pari, speditezza nepassi, destrezza nel conservar e ripi— I gliar il fiato, vaghezza nei trilli, nuovi e brillanti gorgheggi di voce. mille altre | qualità in somma, la rarità e il pregio i delle quali viene stimato soltanto dai conoscitori che scrissero il nome di questa cantatrice nei fasti del Genio. Fornita di tale e tanta ricchezza in ogni genere, l’Italia divenne allora per le altre nazioni scuola pregiata d ogni saper musicale, onde i più gran compositori sira- I nìeri o vi si portarono a bella posta a ® imparare, o impiegarmi le proprie fatiche rn i nel perfezionar il melodramma italiano, Saggio Sull’Opera in Musica. [p. 179 modifica]- 479 — O massimamente dappoiché le poesie del Metastasi) rapirono senza contrasto il principato del teatro lirico. E il Sassone. IHàndel, il Bach e il Gluck, e tanti altri posero sotto le note i drammi italiani che si videro signoreggiare imperiosamente in tutte le Corti europee da Pietroburgo persino a Lisbona, e da Pollava lino ad Amsterdam, eseguiti da uomini e donne italiane, non senza vantaggio considerabile d infinite famiglie, e di moltissimo oro colalo in Italia per questa via. Nè minore si fu la riputazione, che del buon gusto e del prospero stato delle arti italiane presero gli oltremonlani, in veggendo le tante colonie composte di maestri, di sonatori, di cantanti, di ballerini e di macchinisti bravissimi, che sortivano dal loro paese per procacciar ad essi un sì vario, si gentile e si perfezionato diletto, nè minori i contrassegni onde vennero distinti con pochi italiani, celebri solo per questo merito. Ferri, Malteucci e Guadagni furono creati cavalieri} Farinelli ebbe la croce di Calalrava in Ispagna, dove sotto la sua direzione e regolamento si rinovellò negli spettacoli teatrali tutta la magnificenza e il buon gusto dell’antica Atene: la Tesi fu premiala colf acquisto dell’ordine della Fedeltà e Costanza in Danimarca, e così via discorrendo. Non so pertanto con qual ragione un riflessivo e interessante scrittore (I) abbia chiamata vana e. inutile quella gloria che ritraggono gl Italiani dal vedere che la loro lingua, musica e poesia sono superiori a quelle degli oltramontani. L’Italia non dovrà mai al nostro avviso riputar vana una lode che suppone in suo favore una decisiva maggioranza nelle doli dell ingegno e in quelle dell arte. Nelle prime, perchè nè la musica nè la poesia possono arrivar a tanta eccellenza in un popolo che dotato non sia di squisita sensibilità e di brillante immaginazione: qualità, che trasferite alle belle arti non solo bastano ad immortalar un uomo, ma ad assicurar eziandio ad una intiera nazione l’omaggio di tutti i secoli. Nelle seconde perchè la perfezione di quella facoltà è un indizio sicuro che si coltivano per ora o si sono per 1 addietro coltivale felicemente molte altre che dipendano dalle prime, o s inanellano con esse, in maniera che non possono reggersi da per sè: cosi una lingua ripulita, abbondante, armoniosa e pieghevole suppone un lungo progresso di lumi, di coltura e eh cognizioni: una poesia ricca e perfetta nei inolliplici rami che la compongono. suppone un uso quotidiano del ■ teatro, una gran cognizione critica della storia, uno studio filosofico, analizzato e; profondo del cuor dell uomo, una musica, coinè l’italiana, suppone un avanzamento! prodigioso nel gusto, e in tulle le arti del j lusso. Imperocché è incontrastabile, che: giammai un popolo baderebbe a perfezionar con tanto studio le facoltà di puro diletto, se l’agio, la pace e la morbidezza, e le superflue ricchezze onde nasce il lusso, non vi dominassero da lungo tempo. Nè può tampoco chiamarsi inutile quella gloria che il sostentamento serve di lauta gente e contribuisce in particolar maniera a tirar in Italia l’oro degli stranieri, essendo certo, che da niuu ramo delle belle 2 arti cava, se ben si considera, tanto lucro, Zm questa provincia quanto da quei che servono al melodramma. Principalmente dac- j (1) Delfina, Rivoluzione d’Italia. Lib. 25, Gap. 15.

chè le arti del disegno dopo aver padroneggiato senza rivali per ben due secoli nel bel paese che Appennin parte, e’I mar circonda e VAlpe, voltarono in fine le spalle, e se ne andarono affisse sid carro di Minerva ad illeggiadrire di loro venustà le rive della Senna. Se non che, non si dee credere che il buon gusto musicale, quale è stato finora descritto, fosse così universale quanto a prima vista apparisce. Se le armoniche facoltà ebbero i loro Orazj e i loro irgilj, non mancarono di Bavj, e di Mevj anche in abbondanza^ e se la semplicità, la sobrilà, 1 espressione e la naturalezza furono le delizie dei primi, le fiamminghe anticaglie, il contrappunto operoso e la romorosa armonia spiccarci) non meno nelle composizioni dei secondi. Che se alcuno stentasse a credermi, faranno in vece mia sicura testimonianza due chiarissimi autori, cui ninno potrà rimproverare di aver voluto adombrar il vero o recar onta alle glorie della loro patria. L’uno si è il sig. conte Benvenuto di S. Raffaele, regio direttore degli studj a Torino, il quale in due belle lettere sull arte del suono cosi si esprime, esponendo lo stato della musica, allorché Tartini cominciò a spuntare qual astro novello sul cielo della Italia. Dominava ancora tra gli scrittori quel barbaro gusto delle fughe, de canoni, e di tutti, in somma i piii avviluppati intrecci d un ispido contrappunto. Questa increscevol pompa di armonica perizia, questa gotica usanza d’indovinelli e di logogrifi musicali: i/itesta musica gradita agli occhi e crudel per gli orecchi, piena d armonia, e di rumore, e vuota di gusto e di melodia, fatta secondo le regole, seppure le regole hanno l’atrocità di. permettere di far cose spiacevoli, fredde, imbrogliate, senz’espressione, senza canto, senza leggiadria, (piai altro pregio veramente aver può, che quel di abbagliar gli eruditi e di uccider per! la fatica il compositore e. per la noja i dormigliosi ascoitanti? L’altro è il famoso Benedetto Marcello patrizio veneto: genio fra i più grandi, che abbia nel nostro secolo posseduti l’Italia, e che nella sua! immortale composizione de’ salmi gareggia; col Palestrina, se non lo supera. Quest uomo eccellentissimo, che alla gravita dell’antica musica ha saputo unir cosi bene le grazie della moderna, compose ancora una saporitissima critica intitolata il Teatro | alla moda, senza nome, senza data e senza luogo di stampa, ma che fu per altro man- | data in luce poco dopo il mille e sette- I ove colla licenza che permette la maschera, schiera ad uno ad uno con ironia tulli i difetti che dominavano al suo tempo in sulle scene. Ad essa noi pure rimettiamo i lettori che dello stato del teatro italiano volessero avere piena contezza. Nè i mentovati vizj si trovano nel volgo soltanto dei compositori e degli attori, ma in alcune composizioni eziandio di quegli uomini sommi, di cui si è finora parlato con tanta lode. Porgetesi ha delle cose molto triviali, i principi di Jomelii non furono conformi alla eccellenza cui giunse dappoi, Tariini pagò tributo al suo secolo infettando le sue prime sonate con (piallo stile di laberinto, in Coralli non tutte le opere uguagliano la quinta, nc la melodia dell immortai Farinelli fu la stessa nell’età sua virile che fosse stala nella sua giovinezza. Ma non ci dobbiamo punto maravigliare di questo. ripensando che nelle vie. che percorre l’umano spirilo per istruirsi. I1 errore è quell’istmo fatale poJ„ll„... I... 1 non viene verità e 1 ignoranza, che non lice ad alcun nocchiero sto dalla natura tra la annoverato que pochissimi, cui propizio sorrise Giove dall Olimpo. CICALATE (Vedi il numero 42). IL avere principalmente in vista che sal’lib coimmipic sia semplicemente. ▼ W^^islromcntule, deve emergere chiara ed igJA jfcj-’pÇev niente, nè deve aver bisogno di glosse o di postille per rilevarne il costrutto. Guai! se accadesse il caso di quel pittore, che avendo Irimenli far riconoscere, fu costretto a scriverle di solfo; quest’è il f/atlo. E in molle maniere può essere evidentemente indicalo il ditello che si prende a bersaglio, olire formarlo il principale soggetto di apposito componimento come si è già dello, e (piindi ripeterlo e farlo campeggiare lungo tulio il componimento; si può balzare di bollo dal pensiero che vien via seguente al modo (die vuoisi censurare; si può farlo proposilo di scherzevole ritornello; si può esprimerlo con una parie intanto «die I’ altra lo imita corbellandolo; o (piando egli è indicalo a modo di teina si può con variazioni caricarlo c deriderlo; e non saprei ora rammentarmi • piani’ altre clic dipendono massimamente dalla tessitura della satira, e dal genio del satirico. Abbia soltanto la composizione una buona tessitura, e buoni sparlinienti, sebbene piuttosto a questi che poiché si pui) d’un salto balzare da un pensiero alI altro, ma il periodo e il parziale sparliincnto è <1 uopo che entrino facilmente e gradevolmente; e questi passaggi medesimi dall’uno all’altro pensiero vogliono esser fatti con giudici)) c disinvoltura, siccome vegliamo nella Sinfonia dell’opera Zampa e in molte altre stupende composizioni; e sono mollo lodali anco dalle persone, nell’arte eccellenti, conoscendosi la difficoltà che bassi a trattarli convenientemente; imperocché ove sian fatti con gusto e disinvoltura apportano molla leggiadria al componimento, e diversamente lo rendono affatto slegato e triviale. Laonde reggiamo molli de’ valorosi non farne uso, c tener unito tutto il componimento colle frasi principali o derivale, o cogli appicchi consentanei al pensiero che precede o che. vogliono far seguire. Pure negli scherzi e nelle satire musicali questi sbalzi sono talvol a neccssarj; c questo fare slegato di pensieri, che si succedono improvvisi, facilita la espressione delle cose, c dona mollo brio al complimento. D’altra parte ognuno sa che per rendere legali de’ pensieri svariatissimi, massimamente nello stile faceto, basta un nesso comune, un ritornello, una sospensione che tronchi di bollo il periodo (fatta però con bel garbo per non aver a rompersi il collo); dopo la (piale si può passare a idee c modi e tempi diversissimi. Un tema variato vi può egualmente far satirizzare molte e disparate cose; e tal genere di componimento può con facilità riuscire di forma regolare e di buona condotta. Dipende onninamente dal genio di chi scrive il dare una forma o l’altra al proprio lavoro, e per me basta l’accennare che la satira musicale [tuo essere di varie forme. Non si trova poi difficoltà alcuna a rendere burlesco un soggetto serio, anzi (pianto più egli é sostenuto e dignitoso è tanto più facile di farlo piegare allo scherzo; e basta una frasetta giocosa di mezzo, una desinenza lepida; talvolta valgono le. reticenze, le sospensioni, gli accompagnamenti scherzosi; giova talvolta avvicinare o distaccare frasi 0 note, esprimere con note spesse o sincopale o a contrattempo ciò clic andrebbe espresso con note larghe e [p. 180 modifica]— 480 — i Erminia ALTRE COSE la sonorità nella sala A questa scena saranno appo; NOTIZIE AVVISO Adbucco, eseguito dalla signora Sarazion e Malavari e dai signori Botticelh e Dall’Asta. — Occasione di beneficenza. Sotto questo rinomato [liaiiista-conqHisilore Carlo Czerny ha titolo il dato alla come colloleggendo salire certa audacia e velali difelli di siam cosi rei ti a gridare: il cml’effet lo ben diverso che questo compositore genio o di poco giudizio ne Ottiene. Non v’ha dubbio che la satira è nella musica, nella pittura, un genere manierato, quindi non e avverrà quello che talvolta accade letterarie, quando il censore assume un fare prepotente, c ci presenta i chiaro e prediletto autore; allora noi gettar lontano il mordace libro cd a 0= tenute; sovente basta il solo cambiar di tempo, c rendere l’andante allegro, o 1 allegro andante. Oh senza più, ch’io non mi son messo a dettar grammatica, son mille i modi coi (piali la musica pub giuocare, cd esprimere i suoi molli, le sue frecciate; c sono persuaso clic la satira musicale, qualora sia trattala con leggiadria c disinvoltura, possa assumere tale mordacità, c, colle varie imitazioni proprie della musica c colle modulazioni sue, presentare il difetto sotto tanti aspetti d’aver a porlo in tutto il discredilo. Sono anco persuaso che la musica possa deridere c dilaniare olire i confini dell onesto, ciò che da un Iato proverebbe maggiormente lairlù sua; ma, usala con moderazione c con giusto proposito, potrà altresì rendere manifesti degli errori che l’attraenza di gradito componimento ci tiene nascosti, nè si possono conoscere che coll’ironia e col sarcasmo proprio della satira, perciocché sfuggono a qualsiasi altro scandaglio. Non v’ha dubbio che in questo caso potrà la satira destarci anco la rabbia c il dispetto, per la facilita sua a discendere all’impudenza; tuttavia, se apposterà giustamente i suoi colpi, il dispetto cederà alla ragione, sore è un briccone, perchè l’autore censuralo è eccellentissimo, e l’opera sua è divina; pure questa volta chi ha ragione è il censore! Deve quindi lo scrittore aver presente che la satira musicale degenera presto in iseurrililà c. in villanie sfacciate, e dove tenersi in guardia onde evitarle. Altra volta letterali anco di rispetto ci dieder saggio di villaneggiarsi a vicenda, ma i musici si sono sempre dimostrati più prudenti. Guai se incominciassero i musici a dileggiarsi l’un l’altro colle loro potenti note! Dopo quanto si è detto conviene stabilire che la satira musicale, qualunque soggetto imprenda a trattare, ove non faccia che semplicemente vestire di note una poesia, deve essere di genere faceto e burlona. La musica non può censurare con islilc elevato, come farebbe la poesia. Se vuol pugnerò è d’uopo che dipinga le cose alquanto caricale, come suol fare la pittura o la scultura; perchè non potendo la musica rendere idee determinate, il che è dato soltanto alla parola, è necessario che esprima le sue censure con de’ contrapposti, coi (piali indica ciò che altri fa ad uno scopo e manifesta nello slesso mentre cherei mai la salira frai principali obbietti di quest’arte che col mezzo di grati suoni inebbria lolla l’umana macchina c ne ricerca le più recondite e delicate libre. Bramerei soltanto che sì potente, sferza fosse di (piando in (piando presa in mano da esperti scrittori e salutarmente adoperata a beneficio dclParte, per avvertire gli altri scrittori, e gli uditori medesimi, dei modi falsi che nella musica si vanno introducendo. fSarà continualo} — BAncEi.Lo.vA. Leggcsi nella Faìna:» L’Impresa spaglinola di cotesto Teatro Nuovo è fallita, c gli aclisti dell’Opera italiana, scritturati per quelle scene, dovettero con ingente scapito interrompere nel bel mezzo le loro lodate fatiche c riparare all’Italia». — Bellino. Leggcsi nella Gazzetta Musicale di Fienna: Meyerbeer, Mendelssohn e Spuntini, i tre direttori generali di musica di S. M. il re di Prussia. (invalisi in questa città. L’ultimo c quasi ignorato. La sua influenza è passata. Le sue opere sono ancora con ragione apprezzate; però non vi ha mezzo e possibilità di rappresentarle. Mendelssohn è indeciso se passerà l’inverno a Berlino o se suderà a Francoforle. Meyerbeer è tutto occupato nel terminare la sua opera per l’apertura del nuovo teatro. Quanto su di essa dissero i giornali francesi è lutto falso. Meyerbeer non ha musicato un poema «Gli l ssiti davanti a Aèaumborgo» e neppure li pensa. L’apertura del nuovo teatro avrà luogo il 9 dicembre, cd il titolo dell’opera di Meyerbeer che vi sarà rappresentata è ancora ignoto. - Spontini, a cui i suoi ammiratori diedero giorni sono una serata musicale, pensa di far eseguire la vigilia del giorno natalizio di S. M. il Re di Prussia, una festiva ouverture di sua composizione ch’egli stesso dirigerà. — Bologna. In occasione dell apertura del nuovo tempio di S. Giuseppe dei PI’. Minori Cappuccini venne eseguita una messa del maestro Stefano Antonio Sarti, cui preser parte quanti fra i migliori cantanti si poterono prestare, e la quale accompagnarono lutti i più distinti professori di suono della nostra città. La composizione del Sarti venne apprezzata anche per quella dotta gravità che tanto si addice alla musica sacra. Dello stesso Sarti sono le litanie, l’inno ambrosiano ed il Tantum ergo, cantati la sera dello stesso giorno. — Emani, eseguito dalla signora Love c dai signori Ivanoff c Varese, ebbe esito felicissimo. — Brunswick. L’Accademia di canto della nostra capitale diede un gran festival il 29 e il 3o di settembre nella chiesa di Santa Egidia, e la di cui direzione venne affidala al celebre Spohr. Ecco il programma di questa solennità, a cui cooperarono settecento cantanti e trecento istrnmentisli, in lutto, mille esecutori; primo giorno: la Caduta di Babilonia, oratorio di Spohr; secondo giorno: d.° la quinta sinfonia del medesimo autore; 2.° l’ouverture di JFaverley di Ettore Berlioz, la quale, al pari delle altre imponenti composizioni del grande artista francese, ha ottenuto anche l’anno scorso un sì grande successo presso noi, allorquando vi fu eseguita sotto la sua propria direzione. — Colonia. La società dei cantanti, composta esclusivamente d’uomini, formatasi l’anno scorso, va a far costruire in questa città, pe’ suoi festival, una sala della grandezza di sei mila piedi quadrati. - Le dame di Colonia già si occupano a ricamare un magnifico drappo, che servirà alla processione che faranno i membri della società il giorno in cui avrà luogo T inaugurazione della grandiosa sala. — Conni. Il dovunque festeggiato Aabucco non ha qui avuto buona accoglienza. Ne è causa particolare la mala esecuzione. — Firenze. Al Teatro Nuovo V Emani trovò lietissimo incontro. Vi si distinse particolarmente la signora De Giuli-Borsi e si meritarono applausi anche i signori Pancani, Salandri e Riualdini. — Madrid. 1." ottobre. Liszt giunse testé tra noi, e già tulli i nostri dilettanti sono in movimento. Si va domandando qual sala possederà il celebre ai lista, egli abituati del Circo reclamano la preferenza, che non si saprebbe rifiutare al nostro Teatro dell’Opera senza una grande ingiustìzia. Leggiamo i giornali francesi del nord e del mezzodì, abbiamo seguito attentamente le peregrinazioni di Liszt, cd abbiamo da lungi applaudito a tutte ([nelle ovazioni, a tutti quei trionfi che gli erano ovunque serbati. Leggendo la relazione de’ suoi successi a Bordò, fummo commossi di vederlo sì vicino alla frontiera e di non aver la certezza di possederlo. Finalmente i nostri dubbi cessarono, Liszt e qui, noi lo sentiremo, T applaudiremo, e speriamo che l’accoglienza che gli è serbala deciderà ora lutti i rinomali artisti a non dimenticare la Spagna nei loro artistici peregrinaggi. — I Puritani ed il Aabucco, le due opere date ultimamente al Teatro del Circo ebbero successo piuttosto sfortunato. Furono nonpertanto applauditi nel zVribucco la signora Obcr-Rossi od il signor Euzet. — Marsiglia. Il teatro di questa città c chiuso fino a nuovo ordine. — Palermo. La musica del Tempiario di Nicola; non venne molto aggradita, malgrado la diligente esecuzione della signora Abbadia e dei signori Milesi c Ferletti. — Parigi. Bordogni òdi ritorno a Parigi da un viaggio fatto in Italia. — Leggasi nella France Musicale. • Diamo qualche dettaglio concernente la gran festa musicale che sarà data il giorno d’Ognissanti nei teatro dell’Opéra, a benefìcio della società degli artistes musiciens. ■ La sala, illuminata a festa da ballo, sarà disposta in maniera di permettere alle dame di prender [insto dappertutto, anche nell’orchestra e nella platea. Gli esecutori in numero di cinquecento, scelti fra tutto che Parigi racchiude di piò notevole, saranno situati sul teatro; llabeneck alla loro testa. Una scena chiusa spanderà tutta giati degli scalini per i violoncelli, i contrabbassi, gli strumenti a fiato e a percussione. 1 violini, le viole, i coristi ed i cantanti occuperanno il rimanente del palco. Il programma è in tutto degno della grandezza di qtiest’apparato, del numero e della qualità degli esecutori: esso si comporrà dell’ouverture d’Obéron, della Création. oratorio di Haydn, che non fu eseguito che una sola volta a Parigi il giorno dell’esplosione della macchina infernale, e del coro di Judas Machabée, di Handel, che ogni anno ottiene un immenso successo ai concerti del Conservatorio. Tutto contribuisce per fare di questa festa una solennità degna del suo scopo filantropico e dell’arte musicale stessa». — 1 trattali del terzo teatro lirico sono stati trasmessi alla commissione speciale dei teatri reali. — Il signor Sudrc è di ritorno dal campo della Moselle, ove era stato invialo dal maresciallo ministro di guerra per fare degli esperimenti del suo metodo telefonico. Questi esperimenti sono stali eseguiti su una grandissima scala, e si comprcseche con otlantaquattro trombe ch’egli avesse disposte, avrebbe potuto comunicare a trenta leghe di distanza, supponendo che si impiegassero due o tre trombe per lega. — Sono di ritorno a Parigi dai loro viaggi artistici il violinista Panofka, i pianisti Prudent e Rosellen, e Antonio Bohrcr colla sua sorella Sofia, la conosciuta suonatrice di pianoforte Questi due ultimi hanno l’intenzione di darvi dei concerti. — Opéra Comique. - Le Mousquetairie, opera comica in un atto; parole de’fratelli Dartois. musica del signor Bousquet. - Il libretto non offre grandi mezzi al compositore, c sarebbe quindi ingiustizia il voler giudicare il merito del signor Bousquet da questo esperimento. Del resto, se non seppe farvi prova d’immaginazione, questo giovane compositore vi spiegò nondimeno facilità, gusto e accuratezza. Diversi pezzi son degni d elogio; fra gli altri I’ ouverture, che comincia con un leggiadro a solo di violoncello; un terzetto ben trattalo, ed un grazioso (inetto. — Leggcsi nella France Musicale. Il signor Soumet impedì legalmente al signor Vate! di rappresentare sul di lui teatro uno dei capi lavori del suo repertorio, zYorzna. Si sa che il signor Soumet fece eseguire all Odèon, or son quindici anni circa, una men che mediocre tragedia d onde si è (olio il libretto della Aorma; noi non possiamo comprendere tale esigenza degli autori, che finirà a sollevare contro di essi il pubblico. Ritorneremo poi sulla questione pecuniaria, scopo principale di quest’affare. — Dopo le tre rappresentazioni del Barbiere, il Teatro Italiano darà la Semiramide cd / Puritani, poi la Maria di Rohan ed il Don ’Pasquale. — Thalbcrg ha or ora composto una fantaisie-étude, intitolata le Départ, che prenderà posto accanto al suo celebre studio in la. — Roha. Benissimo l’opera de) principe Poniatowski, l Boni fu zj ed i Geremei. — Russia. Per ordine di sua maestà l’imperatore, la direzione imperiale dei teatri di Pietroburgo e quella di Mosca ha testé decretato i diritti d’autore. — Vienna. Il pubblico già si dispone a preoccuparsi, delle notabilità musicali che devono visitare la capitale dell’Austria nel corso dell’attuale stagione. Ernst è atteso con impazienza; egli sarà quest’anno il lion dei nostri concerti. Avremo pure Parish-Alvars, il celebre arpista; Servais, il poeta elegiaco sul violoncello, Dreyscliock e Moscheles. I grandi artisti ponno lusingarsi di vedere degnamente ricompensati i loro meriti: quanto ai talenti mediocri, a mala pena ricaveranno le spese. La sala della società di musica si affitta dagli SO ai <20 franchi per due ore, secondo l’importanza del prezzo d’entrata: è un locale piccolo, angusto, oscuro, e, sia detto in onta alla nostra grande e ricca capitale, è l’unica. Quanto alla grande ed alla piccola sala del ridotto cd a quella della cavallerizza, esse convengono molto meglio alle evoluzioni di cavalleria o alla strepitosa adunanza delle feste da ballo in maschera che ad una solennità musicale. Inoltre il beneficiato, se pur v’ha beneficio, c tenuto d’impiegare e pagare a sue spese tutto il personale addetto al Musikverein (Unione Musicale), che altrimenti non sussiste che del prodotto di questa locazione. Il governo non ha peranco fatta la sua scelta fra i numerosi concorrenti che aspirano alla successione degli attuali direttori del Teatro dell’Opera: fra questi concorrenti ve ne ha di quelli che hanno offerto delle rimesse di fondi di qualche importanza; altri sono favoriti dalla riputazione de! loro espei inventato talento. Ora la direzione sarà divisa in due dipartimenti, sotto la condizione espressa che solo uno dei direttori sia italiano e l’altro tedesco. Ella e cosa urgente che si protegga l’opera tedesca contro la musica italiana, affinchè non sia limitata ai soli teatri di Berlino, di Dresda e di Lipsia. Si riprenderà pure la grand’opera francese, come anche l’opera con dialogo, la quale era affatto negletta dall’attuale amministrazione. Sotto il rapporto dei costumi e delle scene, havvi mollo da fare. La dote dell’Opera di corte è di 75OOÙ fiorini. Ora si sta studiando una nuova opera di Frodi: è intitolata L’anello e la maschera. Se ne presagisce bene. — Zaha. Il solito esito di aggradimento sortì qui il luce presso Haslinger a Vienna un nuovo Impromptu per pianoforte, opera 761, il di cui ricavo è destinato agli abitanti di Sievering, danneggiati dall’incendio. — Il Courrier de Lyon annunciando la morte del tenore Delahaye, aggiunge che quest’attore soffrì la rottura di un vaso sanguigno nello stomaco, cantando l’ultimo atto del Guillaume Teli, e di’ egli ha cessato di vivere tre o (piatirò giorni dopo questo accidente, indi’ età di 2S anni. — Un tale Kilian di Zurigo ha inventalo una specie affatto nuova di corde da violini, le (piali vengono fuse, ricevono coasislenza da ima vernice che vi si mescola, tengono l’accordatura assai meglio delle vecchie, e rendono inutile T uso della colofonia per I’ arco. fFigaro). — E.a società di musica del nord in Germania aveva avuto T idea eccellente di proporre dei premj per produzioni in verso atti ad essere musicati. Fra i varj componimenti che le furono inviati, la società ne ha coronati Ire; il più importante, che porta un titolo piuttosto bizzarro» La Gioja volle un giorno maritarsi» ha ottenuto mi premio di trenta ducati. L’Editore Giovasaiai Ricordi fa nolo che, previo aver adempito a quanto è. di legge anche per gii effetti di proprietà, pubblicherà quanto prima la sua traduzione italiana dell’opera del signor «I. ff1. Fétis, intitolata: TRATTATO COJIPLE TO UEIÆ.A TEORIA E I9EIÆA FRA TIC’A DEIiL’ARMONIA, edizione che venne dall’egregio autore specialmente affidata all’Editore suddetto, e questa con traduzione appositamente ese| guita dal signor Maestro Alberto Mazzucato. Dall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegialo di Calcografia, Copisteria e Tipografìa Musicale di Giovami Rit onin Ed. Pr. Contrada degli Omcnoni N. 1720. c gotto il portiro <11 fianco ali’I. SI. Teatro alla Scala.