Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 44

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N. 44 - 3 novembre 1844

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[p. 181 modifica]- 181 I©. •-"L’--• -’-■ ■, =^1 Sj © (RUTTA MES1CALE ANNO III. - N. 44. DI MILANO DOMENICA. 5 Novembre 4 844. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinali a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Amologia classica ut suole. — Per quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 2000 pezzi di musica, dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati yratis alIAatto che si paga I’ associazione annua; la metà, per la associazione semestrale, leggasi I’ avvertimento pubblicalo nel Foglio N. 50, anno II, 4843.. SOMMARIO. I. L R. Teatro ai.lv scala. La Saffo ilei maestro Pacini. - 11. Cenni preliminari intorno alla causa e cultura progressiva della musica in Germania. HI. Arianna a Nasso. Cantata di Giuseppe Haydn. - IV. Varietà’. Ritratto di Beethoven. - V. Notizie. - VI. Altre cose. - VII. Nuove Pubblicazioni musicali. I. R. TSAÏF.0 ALLA SCALA LI SAFFO DEL MAESTRO FACEVI eseguila la sera del giorno 29 scorso dalla signore Camussm ed Am.bi e dai signori Gt irtio ed.Uba, nuova riproduzione è venuta ’^a far prova della mutabilità Modella fortuna sulle scene del â nostro gran teatro. Al GiuraU. merito di Mercàdante, die ad onta di molle buone volontà e di molte pretese, a gui$a dì b alea parve e disparve, sussegui la Sajf/o di Pacini, della quale, se non lio il dispiacere di annunciarvi un completo naufragio. non ho nemmeno la consolazione di rendervi certi che sìa per fare un viaggio felicissimo. Se desiderate sapere T incontro ch’ebbe nel pubblico, dirò die alla prima rappresentazione crasi incamminala per una via si poco destra, che I infelice poetessa pareva aver fatto il suo salto nelfacque per non più ritornare alla superficie. La seconda, mercè il ravvedimento d’alcuiio degli artisti, che, per voler far troppo, aveva finito a far male, le cose s’avviarono per un cammino migliore; e quella parte degli ascoltanti, che è la più penetrabile alle fàcili seduzioni dell arte. si lasciò trasportare a degli applausi, che se non mano del tutto meritati. lo erano almeno per 1 ingenuo convincimento dei plaudenti. Ove dovessi poi dirvi di quali considerazioni potesse esser cagione la ricomparsa di questo melodramma, debbo confessare che si potrebbe riempirne tutto questo foglio e un altro e un altro ancora, tanta saria la materia che mi verrebbe dinanzi da trattare. E prima di tulio vorrei cominciare a interrogare me stesso se sia una chimera od una realtà che farte musicale abbia in sè medesima una potenza morale che vale a dipingere coi colori delle note il La musique, par des inflexions vives, accentuées, et, - pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas» sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen° timents propres a l’émouvoir.» J. J. f>(> rss ej u. I carattere e la qualità de’ varj casi che noi I leggiamo tracciali negli annali degli uomini, in quel modo che un pittore rappresenta coi colori della luce un eroico avvenimento della storia di Grecia o di j Borna. non meno che la gioconda tranI quillità d una famiglia fiamminga. Domati- I derei se sia vero che ai nobili soggetti lirici meglio si convenga la grandiosità delle; idee, la larghezza della frase, la squisitezza dello stile, anziccliè la fuggevolezza, il brio, I instabilità d immagini carezzevoli, che vi lusingano alcuna volta forecchio, ma vi lasciano nell anima quel vuoto medesimo che vi lascierebbero le parole dolcisonanti cf un poeta che non sapesse riposarsi sopra ordinali. saldi e profondi concetti. Dimanderei se sia vero eli" ella può dipin- ’ gere le malizie d uo barbiere, le furberie d una pupilla innamorala, come le eroiche । passioni d una Semiramide e le elegiache aueriinoniè di una pastorella sonnambula. Chi a simili dimando, fra le tante che vorrei fare, rispondesse con uii’aflerinati va, mi ■ condurrebbe ad altre molti questioni che ora non intendo promovere, perché mi par: rebbero fuor d’occasione e forse senza । utilità. j Secondariamente vorrei chiedere al leli loro intelligente quale buon frullo stima i egli che ridondi alla musica dalla soverchia j i facilità con che alcuna parte degli uditori | | retribuisce d applausi senza fine alcuni ■ j lavori e alcuni artisti, i (piali, giudicali dai ■ punto dell estetica perfezione, non hanno! che un merito secondario. Sono forse una j menzogna quelle parole di Labruyère che 1 gli elogi Jitor di proposito, lungi dal valere d. incoraggiamento ai cultori dell arte, ’ giustificano l’inerzia loro, e deprimono i! germi di quell ingegno che ima critica libera e ragionevole giova a sviluppare, susci-,1 landò l emulazione? Gli amici, i parenti, coloro che nelle platee fanno rumori e partili, credon essi df giovare ai loro protetti irrompendo in battimani, cosi (piando agiscono bene,come quando fanno il contrario? *’ Pur troppo è questa una delle maggiori j piaghe che hanno recato il più gran male • al teatro melodrammatico. Il merito entra 1 per la minor parte nelle ovazioni e migli applausi: tutto è simpatia, passioni, e parzialità; dimodoché un cantante non pensa; più ad insignirsi collo studio. ma a trovarsi amici e benevoli che sian contenti di applaudirli, oggi, domani e sempre, per; tema di discendere d un punto dalla su0 Il prezzo dell’associazione alla Gazzetta e alla Musica è di effettive Austriache L. 1“-’ per semestre, ed effettive Austriache L. 44 affrancala di porlo tino ai confini della Monarchia Austriaca; il doppio per I’ associazioni’ annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Hicordi. nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l l’llicio della Gazzetta in casa bicordi. contrada degli Oincnoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Filici postali. — Le lettere, i gruppi, ecc. vorranno essere mandati franchi di porto. blime altezza a cui si credono saliti. Se quelli per altro che sono si facili ad urlare, battere, scalpitare ad ogni spinta di voce, ad ogni flessione di nota. ad ogni scala, ad ogni poggiatola, ad ogni ostentazione di sentimento, ad ogni esagerazione drammatica, comprendessero per metà appena il pregiudizio che recano a quell arte per cui son tanto deboli < sono convinto che si tratterrebbero dal farlo. La musica è decaduta da quella elevatezza a cui era ascesa perchè il pubblico non ha saputo dare un equo compenso alle produzioni degli autori. Il canto, il vero bel canto italiano, drammatico, passionalo, è divenuto una memoria dacché un pjccolo drappello di gridatori, novizj a tutte le sensazioni, si è fatto giudicatore d’opere, di maestri e di cantanti. Come mai gli attori potrai! distinguere il bene dal male, se v è chi li esalta cosi per 1 uno che per I altro? Agli artisti finalmente d ogni genere e d ogni natura vorrei chiedere se non sarebbe n meglio pel loro interesse e pel loro nome che invece di pagare una turba di giornali e di scrittori mercenarj per essere sublimati, incensati, deificati ad ogni nuovo spettacolo, ad ogni nuova comparsa, si circondassero di pochi amici intelligenti e sinceri, dalla bocca dei (piali potessero intendere lo schietto linguaggio della verità, ed i consigli della saviezza e dell esperienza. Non sono gli articolisti venduti che possano loro far conoscere quale specie di musica loro convenga e quale disconvenga, se il carattere comico o il tragico. se il gajo od il patetico, se il facile od il difficile. se il piano o I elaborato. Aon s’aspettino da costoro una parola sola. un pensiero, un immagine che possa mai illuminarli: essi non avrebbero il coraggio di dirla per tema di perdere quella mercede o quell utile per cui scrivono; nè tanto meno la saprebbero dire perchè cianciano, stampano, ragionano e sragionano di ciò che punto non intendono. E questa un altra e forse la maggiore delle piaghe che hanno deturpala la melodrammatica italiana: i cantanti non lian voluto più udire i consigli della critica: hanno voluto essere lodali in ogni modo, ed hanno trovato encomiatori capaci di lodarli quando piaceva loro, come piaceva loro, dove piaceva loro. Aulladimeno. per quanto il loro ingegno possa equivalere ali amor proprio, dovriano persuaderò che [p. 182 modifica]— 482 — :

îW Ulla critica ragionevole ed illuminata è la sola che possa condurli vicino a quella

  • ’ perfezione cui debbono aspirare. Un attore,

un cantante, un ballerino meno che O qualunque altro può farsi giudice di se li medesimo e conoscere i propri difetti: i| essi hanno bisogno di qualcuno che li Ü giudichi dal punto d1 onde son giudicati dal pubblico. Egli soltanto, ove sia conoscitore. potrà dirgli: questa parte non vi sta bene, perchè la vostra voce è dilicata di metallo e non è fatta per le difficoltà} voi avete bisogno di canti graziosi e £aI cili perchè la vostra voce abbia luogo di spandere tutta la soavità de" suoi suoni: I voi nemmeno non potete cantare musica I di molte note:, il vostro canto ha bisogno; di suoni lunghi e continuati per oscillare i in tutta la sua forza } questa parte v’è! troppo alta e non la potete cantare-, guai state la musica e guastate la vostra fisica costituzione: voi non avete un timbro voi cale bastevole per un gran teatro; non I mancate d’arte, ma essa vi si perde come un suono incompreso: voi avete bisogno di frenare la vostra voce, perchè, spinl gondola sempre a tutta gola per rintronare il teatro, ogni tre note ne stuonale due. Queste ed altre simili cose possono dir gh amici confidenti agli artisti intelligenti 1 che non presumono soverchiamente di sé. L’utile che ne verrebbe all’arte, sarebbe grande ed incalcolabile nella presente penuria di veri egregi artisti. Ma le parole della critica non sono ben accette, i non sono gradite perchè non sono lusm! ghiere: che deve ella fare adunque nello stato delle cose presenti? Lasciare che ognuno si viva a suo modo, e tenere le sue opinioni per sè. G- Vitali. I! Cenni preliminari intorno allo Maio e coltura progressiva della musica in Clermaaiia innanzi ESoilolfo i. fondatore della Dinastia Austriaca. Sino dal principio dell III secolo S. Bonifacio, 1 apostolo della (xermania, introdusse assieme colla religione Cristiana il cauto gregoriano (•). Egli fondò la famosa abbazia di Fulda dell’ordine di S. Benedetto, che fu in Alemagna la principale promotrice delle scienze e della musica sacra. Fra i primi abati i di quel monastero annoverasi il famoso Alenino, uomo ornalo di singolare virtù e dottrina in ogni genere di sapienze e lettere, godendo di molta stima presso la santa Sede: Carlo Magno zelante promotore del cauto ecclesiastico lo volle alla sua Corte come amico e consigliere ma lasso degli strepili della Corte non che della irregolarità delle discipline ne1 monasteri francesi, ov crasi ritirato, si rifugiò nella abbazia di Fulda,ove,eletto Abate, si dedicò all insegnamento di varie scienze, | non che della poesia e musica, intorno ’ i a cui scrisse alcuni frammenti. A uolsi che j (1) Non è però che gli antichi Germani non aves-! sero alcuna specie di musica. Tacito (/Je moribus Ger- I manoriiìii) ascrive. loro dei cauli ad onore, de/ loro Dei II cd croi, che usavano nelle sacre foi este, ne’combat- i timenli, nelle, nazionali adunanze e ne’ conviti. Egli è il per sua natura palese che il carattere bellicoso degli Alemanni amava piuttosto canti guerreschi di sommo | Ô strepito e marcatissimo ritmo: non si conosce però j| l’indole degli antichi loro canti. poiché quelli che Carlo!| / Magno fece raccogliere, da Eginardo, e le poesie promulgate dai Piai. Griin sono di un’epoca in cui l’. ivi /inno nvnvti /Il «riti aillGln nella Biblioteca Imperiale di Vienna esista un manoscritto, che sotto il di lui nome fu inserito dall’abbate Gerbert nella sua opera (Se/?/?. JEccles. de musica sacra pòtissimum. Tipis S. Blasianis 1784) ma che da altri autori venne ascritto ad Aurelianum Reomensem, che visse nel secolo IX. - Si asserisce che uno de famosi scolari di Alcuiuo. detto Joannis de Fulda, fu il primo tra gli Alemanni che mise in musica gl’inni ecclesiastici. Posteriormente presentasi Maurus Rabanes. altro abate di Fulda, il quale, tanto nel tempo che reggeva quel monastero quanto in quello in cui fu dappoi arcivescovo di Magonza, s’interessò particolarmente alla diffusione del canto ecclesiastico, asserendo nella sua opera De institut io ne clericorum, che la musica si è una scienza sì nobile ed utile, che senza di essa non può sussistere il servigio divino. - Egli stesso scrisse varj Inni. Ubaldo, altro monaco Benedettino, che visse dall’<840 sino al 930, dilatò poi i confini dell arte. 11 principe di S. Biasio, Gerbert. nella citata sua opera, ha inserito di esso sei trattali. 11 primo, de armonica institut ione^ è certamente suo, essendo però li appartendubbioso se gli altri cinque gano. Non polendone però accennare altro autore, conviene in essi ammirare la vastità delle sue cognizioni. In quest opera sono già indicati nuovi segni per facilitare la lettura della musica. Vi si trova una specie di noti1 (Neumen) e distinti i toni dai semitoni col segno T ed S, e fra le altre cose veggonsi di già le ligure seguenti in cinque linee ta Ton li / Ton Ec Isra < in quo Sem ce j he Ton vere / Così nell altra opera più importante (Musica. En.ch.iriadis’) introduce una nuova notazione, e tratta della Diafonia (•), aggiungendo alle melodie le quinte e le quarte nell ascendere e discendere progressivamente, le quali anche spesso raddoppiavansi ne’ suoni acuti, poiché egli divideva la scala in 18 toni cominciandola col Gamma } gli inferiori per voci d uomini. ed i superiori pei fanciulli. Ubaldo tenne ciò per una grata combinazione armonica di suoni, riguardata tale anche dopo lui per lungo trailo di tempo. Vengono però indicati ne’ suoi scritti non solo delle cadenze all unisono. ma delle seconde e terze di passaggio. Mentre si moltiplicarono poi in Germania i chiostri dell ordine Benedettino, come a Ma^onza, a Treveri. a Ratisbona, nella Svizzera. nell’Austria ed in altre provinole, si accrebbero pure in essi gli Istituti e le scuole di musica, e vennero dappoi introdotte nelle rispettive cattedrali: restando però ’ abbazia di Fulda la fonte da dove scaturivano simili scuole di canto, come da un seminario di missioni musicali. E quasi Lutti i cronisti di que’ (1) Diapliwia, parola con cui in origine i Greci dinotavano tulle le dissonanze, fra di cui comprendevano anche le terze e le seste come. Diaphone, in contrapposto alle consonanze Synphone. Ai tempi di Guido d’Arezzo poi quella voce che ora chiamasi Discanlus (enne luogo della Diafonia, e pili tardi, dopo!" invenzione dell’armonia, si intese per una composizione a due voci. Per la più antica di questo genere licnsi la Salve Regina di Hermann il cagionevole, morto nel 1 Otiti. tempi parlano della predilezione che aveva la nazione alemanna per la musica: evidente prova si è che appena introdottosi in Francia (f) il re degli strumenti, cioè 1 Organo, i Tedeschi se 1 appropriarono imitando non solo la costruzione, ma perfezionandola. E poi rimarchevole quello che dice Zarlino: (Supplera. Music. Lib. Vili. pag. 290). Che ’•> nella seconda metà del secolo IX esisteva nella Cattedrale di Monaco in Baviera un Organo con canne di bossolo, tutte in un pezzo grandi e tonde all’ordinario delle nostre fatte di metallo, il quale nel suo genere e di quella grandezza è il più antico di alcun altro che si trovi non solo in quella provincia, ma forse in qualsivoglia parte del mondo ■>•>. Benché non si abbia certa prova dell’esistenza di quest’organo, nullameno consta, che in quel circolo bavarese eranvi già de’rinomati fabbricatori e suonatori d’Organo, come rilevasi da una lettera di papa Giovanni À HI (872-88) scritta ad Anno Vescovo di Frisinga, in cui lo prega di mandargli un Organo ed un artefice, il quale non solo fosse capace di fabbricarne, ma ancora di suonarlo. (V. Miscellanea Son. Baluzii Lib. V ove leggesi; «Precamur autem ut optimum organum cum artefice, qui hoc moderari et facete ad oninem modulationis efficacia™ possit. ad instructionem musicae disciplina nohis. aut déféras, aut cum eisdem redditibus mittas ”. Inoltre vennero i redeschi sino da’que’ tempi estimali peritissimi nel suono di varj islromenti. e particolarmente in quello dei tromboni, delie trombe e de’cornetti. In Italia sorse dappoi nel primo decennio del secolo XI un altro monaco Benedettino nel monastero di Pomposa, vicino a Ferrara, ed era questi Guido, chiamato d’Arezzo, sua patria, uomo celebratissimo nella storia della musica, il di cui nome risuona ancora negli scritti teoretici e didattici de’ nostri tempi, e nei libri elementari di musica. Come gli antichi attribuirono le gesta di molli eroi ad un solo Ercole. così da suoi contemporanei e successivi scrittori di varj secoli, gli vennero ascritte moltissime invenzioni. ed anteriori a lui (per esempio venne detto inventore del Monocordo, benché già usato dai Greci) e posteriori, perchè non conoscendone i veri autori si lasciarono abbagliare dallo splendore della sua rinomanza. Anzi un moderno scrittore gli ascrive anche al giorno d’oggi l’invenzione della Solmisazione e Mutazione, e persino la sillaba si non mai usata da Guido, ad onta che Fétis. confrontando nella sua Biographie Universelle des Musiciens, una quantità di manoscritti del monaco Aretino, esistenti in varie Biblioteche d’Europa } Forkel (Algemeine geschichte der Musik): Fink (Lexicon Universal derTonkunst-di Scilling): e Kieseweller (Algemeine Musicalische Zeittung) sceverarono il vero dal favoloso-, unanimemente però attribuendogli il merito d universale cele(I) Già in principio del secolo VIH ci raccontano i cronisti Eginardo, Scoto ed altri, fra di cui amiamo annoverare il Bavarese Aventino, che l’imperatore Greco Costantino Cnpronimo abbia mandalo in regalo al re Pipino un Organo. Così esprimasi ne’ suoi Annali di Baviera u Constanlinus ad Pipinum proficisci jubel legalos, quorum princcps Slcphanus Episcopio Romanus. Ipsi maritano itinere cum muneribus ad Pipinum devenere. Miniera Imperatoris, ipiæ a legalis deferchantur, crani inslrumentinn musicae maximum, res adirne Germanis, el Gallis incognita, Organon appellent u. 9 [p. 183 modifica]- 183 A RIAMALI A A ASSO notazione II! Gio. Simone Mayh. (Sarà continuato). Cantata di Giuseppe 1 edizione de- medesimi, i©: brità per il nuovo metodo da lui inventalo onde apprendere in poco di tempo il canto ecclesiastico. Infatti quel felice ritrovato, per cui in pochi mesi si apprendeva più che. prima di esso, nel corso di tanti anni, destò tanta meraviglia, che il Pontefice Giovanni XIX lo chiamò a Roma: ed avendogli Guido presentato il suo nuovo Antifonario, apprendeva egli a cantarne un’Antifona prima di levarsi dalla sua sedia. Divulgatosi questo fatto, ne voltò la fama per tutta 1 Europa, e i suoi confratelli tedeschi. gloriosi che un tale rnaraviglioso metodo fosse invenzione duo monaco dell’ordine benedettino, I’ introdussero ne’loro monasteri, e lo propagarono per tutta l’Alemagna. Anzi vuoisi da alcuni scrittori, che Guido stesso invitalo dal vescovo di Brema avesse ivi insegnato in persona, lo che però venne confutalo dali’Angeloni (•’). Le opere musicali che però incontrastabilmente appartengono a Guido, come asserisce Fétis, sono; 1." 11 Micrologo, preceduto d una lettera a Teodaldo, vescovo d’Arezzoj 2.° L’Antifonario con due prologhi, l’uno in versi, e l’altro in prosa, contenente regole di musica, e di canto: 3.° La lettera al monaco Michele suo amico, in cui gli espone, e gli consiglia la maniera di dirigere gli studj del canto e della musica^ 4." Un piccolo trattalo intitolato De seuc motibus vocimi a se invicem» in 43 versi esametri. Ma non restò lungo tempo pura la fonte Guidoniana, poiché verso il fine dell’XI secolo fu introdotta la pedantesca Solmisazione assieme al martirio della mutazione. e per darle maggior credito venne attribuita all innocente monaco Aretino. Intanto che il prosaico Canto-fermo si moveva all unisono, ed a lento ed equabile passo non misurato, e timidamente usando dell indicala Diafonia si può asserire con fondamento che la musica mondana nelle canzoni popolari sia stata misurata, perchè appoggiata al ritmo della poesia, il quale ritmo doveva essere ancora più marcato nelle danze caratteristiche e variate della nazione. Siccome poi queste canzoni e balli non potevano essere ovunque divulgati per tradizione, è ragionevole cosa di supporre che venissero inventati ben presto de segni, che posti sopra le cinque linee tracciate indicassero nel medesimo tempo, oltre le varie intonazióni, anche le giuste misure e durala de’ suoni. L’epoca dell invenzione di questi segni, o notazione musicale, non può essere precisata, per mancanza di documenti: egli è però certo che ha avuto già origine prima del secolo XI poiché Francone, nelle sue opere scrìtte dal 4033-80. 4.° Ars contas mensurabdis: 2. ’ Compendium de Discanta tribus capitibus. di cui esistono vari manoscritti (-), dichiara egli stesso d aver composto quelle opere ad uso de copisti, proponendosi di raccogliere ciò che altri autori scrissero di buono ed utile sulla (I) V. Monografia di Guido intitolala u Sopra la Vita, le Opere cd il Sapere di Guido d’Arczzo, rcsloratorc delle Scienze e dcU’arlc Musica. - Parigi. 1811. (2) Quello della Biblioteca Ambrosiana di Milano fu promulgalo da Gcrbcrl nella citala opera Scrip. de musicai licci. Anzi il sig. Pòlis ha divisalo, confrontando li varii manoscritti, che possiede di quest’opera, c collazionandoli con alili che esistono nelle più rinomale Biblioteche, c coi Connnenlarj che furono in varj tempi pubblicati su questi trattali, arricchire la sua storia di musica con una nuova, corretta cd ampliala musica misurata, correggendone i loro errori, e promovendo il progresso della musica in Germania con ciò eli* egli ag•. OD giunse ed inventò di nuovo (>). E questo Francone. generalmente creduto primo inventore delle ligure e note musicali, (perchè, come dicemmo, sono incogniti gli scritti de’ suoi predecessori. e forse ancora da dissotterrarsi in qualche biblioteca) era di nazione tedesca. abbenchè altri lo volessero nativo di laiegi, ed il P. Martini (storia della musica) parigino. Trithemius lo intitola ’Teutonicus^ cd egli stesso ne dà la più evidente prova scrivendo in principio della sua opera: (Compendium de Discanta) Ugo Franco de Colonia^ ecc. Dopo di questo autore non troviamo che altri scrittori si occupassero del canto misuralo e dello sviluppo dell armonia, perchè quelli che ci restano (come (Guglielmo dllirschau. ecc.) si occuparono soltanto del canto gregoriano: certo si è però che al tempo di Rodolfo di Amsburgo, fondatore della dinastia austriaca (1279-80) la 1 armonia, prima inventate in erano di già divulgate in altri paesi d Europa. Imperocché Fétis, nella sua Biographie Universelle des Musiciens. cita un manoscritto del 1487, contenente due trattati } 1 uno delle regole del Discanto (armonia e contrappunto) usato in quei tempi, parte in lingua romanza, e parte in latina, con tre pezzi di musica a due, e tre voci} e l’altro d’un gran numero di mottetti singolari a due voci, di cui luna canta 1 aria e le parole d una canzone francese, mentre l’altra l’accompagna con parole latine dell antifonario e del graduale (1), ed inoltre promette di promulgare un altro manoscritto del 4226 contenente tutte le regole della musica misurata dei mottetti e delle canzoni francesi a tre voci. Eccoci giunti all’avventurata epoca, in cui dall Imp. Rodolfo l.“ ebbe principio la presente illustre dinastia austriaca, sotto il di cui scettro mite e religioso per quasi sei secoli 1 arte della musica ebbe o^iiora o particolare coltura e protezione, come vedremo nei successivi articoli. (1) h Proponhnus ergo ipsain ineiisiirahileni musicali! sub compendio declorare, bona dieta alioruin non recusabimus inlerponere, errores quoque deslruere et fugare, el si quid novi a nobis inventimi fucrit, bonis rationibus substinere, el probare n. (2; Questo strano accozzamento di eterogenee parole in diverse lingue non sembrerà così singolare a chi sa come la storia della musica rammenta che ancora nel tempo del Concilio di Trento in Roma stessa crasi introdotto nel divino uffizio un simile amalgamento di parole fra se conlraddicenlisi; di modo che mentre alcuni cantavano Kirie, gli altri rispondevano exullarit: o, peggio ancora, a quelli che proferivano qui lol/is, rispondevano gli altri, cesi moti plaisir. D’altronde è ben nolo che i compositori d’allora erano sì poveri di fantasia, che universalmente adoperavano la melodia di qualche canzone, provenzale, onde accumularvi gli arzigogoli contrappuntistici de’ Fiamminghi, non che acrostici, ed a così dire Sciarade da indovinare dagli esecutori: anzi il medesimo riformatore della musica ecclesiastica dopo cento altri, prese per tema la canzone VHomme armé, come ci attcsta Baini nella sua opera intitolala Della vita, e delle opere di Pier Luigi Palestrina. ra le composizioni musicali meno divul^JQjb’le di quel mirabile genio di Giuseppe ^Jlaydn credo che sia una cantala per ^-^vocc sola di soprano con accompagnamento di pianoforte, sotto (piesto nome Arianna a Nassa; e. appunto perchè meno divulgala, ma non per ciò meri degna del grande compositore, penso debba (ornar utile il parlarne, c perchè i tempi che corrono hanno piuttosto difetto che sovrabbondatila di cose buone, e perchè è desiderabile, ed anche sperabile, che dei classici autori invogliandosi alla fin line anche i molli, si faccia più diffuso e comune, il buon gusto, c dandosi ad ogni cosa il suo vero valore, non debba l’oro essere facilmente frammischialo o posposto all’orpello. Questa cantata dell Haydn veniva già da tempo pubblicata in Italia per cura del signor Giovanni Ricordi, e figura in due luoghi nel suo gran Catalogo Musicale; ma non mi persuado però che il numero dei compratori di essa abbia nè superato nè uguaglialo quello degli accorsi al suo Slabilimcnto, allorché qualche novità che vieil delta del giorno, è annunziala al pubblico. d mila di ciò la composizione dell’Haydn, ricca di molle e peregrine bellezze, non potrà morire in breve giro di tempo, e starà, insieme a molle altre, a provar ora e. poi, di (pianto F arte, vada vantaggiando o perdendo. Mi piace parlare singolarmente di questo lavoro, perchè avviso che in esso l’autore alemanno, senza cadere in esagerazioni, abbia trasfuso (pici sentimento drammatico, il quale da chi non si vuol dar briga di studiare alquanto le opere di parecchi grandi compositori, (* particolarmente di Gluck, si ertale patrimonio pressocchè esclusivo dei moderni scrittori; come se in un arte, la (piale mirò sin dal suo nascere all’espressione dei sentimenti ed ebbe per ciò stesso un linguaggio comune a tutti i tempi c a tulli i popoli, dopo periodi di vita luminosissimi, e professala da eminentissimi ingegni, fosse concesso proprio solo a’ dì nostri il dare, il massimo rilievo a quanto è precipuo scopo dell’arie medesima. Veniamo alla cantala dell’Haydn. - Arianna è sovra un lido dell’isola greca, Masso; e le. ’misure colle quali si preludia il primo recitativo danno a vedere lo stalo d’incertezza che va occupando l’animo di quell’infelice principessa, abbandonala da Teseo, a cui ella aveva salvalo la vita. Non credo che (piesto recitativo possa lasciar nulla a desiderare e pel modo col (piale fautore accompagnò la panda, e per l’opportuno ritorno di certe frasi musicali, fra le quali mi piace notar l’ultima del recitativo medesimo, laddove Arianna dice Ti sospira il mio cor, vieni idol mio: (lessa ripetuta più volle cade affatto in acconcio sul fine, perchè serve «piasi a ricordare le parole, con cui la misera principessa diceva poco innanzi di aver sognato, (piando F era parso che il suo Teseo le fosse vicino. Aè cede in bellezza il Largo chi’ segue questo recitalo o, sia che. si guardi nell’insieme, sia che. venga nelle singole, parti considerato. Haydn superò la difficoltà di fabbricare quel Largo sopra pochi versi, dove la ripetizione necessaria di alcune parole non isnerva, ma rinforza il concetto musicale. Così veggasi ancora come vadano opportunamente congiunte a (pici Chi l’invola certe note accelerale prima nella parte alta, poi nella bassa dell accompagnamento, (pianta verità di passione sia nella frase lo già mi moro, nè resisto al mio dolor, c come il ritorno del primo pensiero melodico venga maestrevolmente preparalo dalle parole interrotte Ore sei? losco! ove sei? in cui è a notarsi che quel Teseo, non formante parte, dei versetti che compongono il Largo era certamente, aggiunto dall autor della musica, ispiralo più che noi fu F autore delia poesia. L’andante che succedi, non separato dal primo largo che da altro brevi recitativo, e che assume esso stesso la forma di un re.ciliipvo, è di mirabile fattura: la calma «’«dia quale incomincia «piesto secondo tempo, intanto che Arianna sale uno scoglio per iscoprire più ampio orizzonte, è interrotta a un tratto da accordi progressivi clic s’incalzano di [p. 184 modifica]— 184 ÊàHS pingendo lo spavento che coglie quella misera allorché si avvede della fuga di Teseo: quanto opportunamente sono collocate le poche misure di Adagio alle parole E qui mi lascia in abbandono! Pare che quell’anima, non dubitando più della sua miseria, senta il vuoto che la circonda: ma poco dura questo stato, e dopo la modulazione improvvisa della settima della producente di do all’accordo di la bemolle, Arianna, come chi a un tratto si scuole, chiama replicalarnentc il suo Teseo: ma indarno; i (lutti e i venti lo allontanano da lei, che prorompe in voci di sdegno rese perfettamente dalla musica. Chiedo ora se maggior verità drammatica siasi a desiderare in questa c nelle parli che sticccdonsi di questa cantala. Si osservi poco appresso come sicno accompagnati gli accenti interrotti di chi per dolore vien meno, quando Arianna dice Già più non reggo, il piè vacilla ecc. poi, come è proprio di chi è per lunga lolla estenuato, vien pronunziando in un largo le, parole Ah! che morir vorrei; ma subito dopo la disperazione torna a dar nuova lena al dolore: l’agitato col quale ha fine questa cantata è di una rara bellezza: non v i ha mistica, e dirci nota che non sia a commendarsi; l’affanno, il dolore e la disperazione si succedono e s’incalzano, c le parole Misera abbandonala, allorché vengono a ripetersi, hanno pel movimento del basso un carattere di affanno, che è proprio di chi lungamente c disperatamente si è lagnalo del suo soffrire. Piaecmi anche di notare (piai uso è fallo delle corone in questo pezzo; le (piali non cadono mai o per isbarazzare il compositore di completare o svolgere in più ampie dimensioni il pensiero melodico, o per lasciar libero il campo ai gorgheggi del cantore; ma denotano (piasi sempre il particolare affetto sveglialo dalla parola. - Fra i lavori dei compositori italiani non conosco che in questo genere si avvicini alla cantata dell’llaydn se non il Pigmalione di Cimador; comunque in questo il fare più riposalo e tranquillo che si addice all’argomento diverso non isvcgli altrettanto interesse nè d’abbia uguale movimento di passioni. Questi pochi cenni possano invogliar molli a vedere c considerare questa composizione dell’Haydn, e possa aver io molti a convenire in questa sentenza: che la musica, vestendo argomenti comunque svolli fra situazioni violente, può, senza scostarsi da quella semplicità di mezzi che è principio radicale di ogni arte bella, ollenere i più grandi e stupendi effetti; emulando (piasi la natura, la (piale per via di pochi elementi opera le sue meraviglie. P. Torrigia.nl VARIETÀ RITRATTO 1>I BEETHOVEN F 9<^t occhio rappresenta Beethoven negli titillimi anni di sua vita, ad un’epoca <Ji^dove le abitudini eccemriche del grande /Ç compositore accano raggiunto il loro più alto grado di sviluppo. Egli è tolto da un articolo estesissimo ed interessante sopra Beethoven, che leggesi nella Revue Britannique. Quantunque Beethoven non sia ancora vecchio, tntgrande sordità. Egli trascura talmente la sua persona, che nel suo esteriore si può rimarcare ricini che di selvaggio. I suoi lineamenti sono duri c pronunciali; la lisonomia piena d’energia e di espressione; i capelli, che sembrano non esser stati da varò anni soggetti all’azione delle forbici c del polline, coprono la spaziosa sua fronte in tanta quantità ed in tale disordine, che i serpenti avviticchiati alla testa d’una Gorgone possono soli offrirci un simile spettacolo. I di lui modi in generale si accordano perfettamente con questo esteriore così poco attraente; egli non si mostra affabile c benevole che nella società de’ suoi migliori amici. La sua sordità, avendolo privato di tulli i piaceri del mondo, ha forse inasprito il suo carattere. Una parte delle sue sere le passava d’ordinario in un angolo il più ritirato d’un caffè, lontano dai frequentatori, bevendo vino e birra, mangiando formaggio cd aringhe, eleggendo i giornali. Una sera, uno straniero di cui la fisonomia non gli garbava mollo, sedette vicino a lui; egli lo guardi) fisamente, sputò a terra come se avesse veduto un rospo; indi lesse alcune lince d’un giornale che teneva fra le mani, gettò un nuovo sguardo ancora più espressivo al suo vicino, e spulò nuovamente. Questo singolare contegno durò (piasi un quarto d’ora; finalmente, impazientato e furioso, si alzi) dispettosamente esclamando: C/ie orribile figura! e si slanciò nella via. Anche fra suoi più vecchi c migliori ven si portava sempre pome un figlio sue saccoccie egli teneva sempre della non si poteva parlare con lui che per amici Beelhoindocile. Nelle carta; perchè iscritto. 11 suo libro di conversazione gli serviva inoltre a registrare tulle le sue idee musicali nell istante islesso in cui passavano per la sua mente Questa specie di note sarebbero interamente inintelligibili per ogni altro musico, perocché esse non hanno alcun valore comparativo; egli solo poteva trovare in questo labirinto di punti c di linee le più ricche e le più maravigliosc armonie. Quando egli si trovava seduto ad un pianoforte dimenticava tulio ciò che lo circondava per non pensare che a sé slesso cd al suo islrumenlo. Ma la sua sordità non gli permetteva di udire lutto ciò che eseguiva; così, se egli voleva sonare piano, molle volle non faceva sentire alcun suono. Mentre il suo sguardo ed il movimento (piasi impercettibile delle sue dita provavano agli assistenti ch’egli continuava a suonare, il pianoforte restava mulo quanto era sordo il suonatore. Una sera io Io intesi suonare in una riunione inlima; ma per ottenere da lui questo favore, lu duopo usare della furberia, tanto grande era in lui 1 orrore per tutto ciò che rassomiglia ad una esibizione. Tulli gli assistenti abbandonarono il salone dov’egli si trovava, eccettualo il padron di casa, uno de suoi più intimi amici. Ben presto s’impegnò Ira di loro una conversazione, in iscritto. Tutt a un tratto il suo ospite toccò, come per azzardo alcuni tasti del pianoforte vicino al (piale si era seduto, eseguendo a poco a poco alcuni passaggi di diversi pezzi di Beethoven, commise a bella posta dei sbagli così grossolani che il compositore stese la mano c gli indicò ciò che avrebbe dovuto fare. Questo bastò; il suo interlocutore lo lasciò con un falso pretesto, cd andò a raggiungere nella stanza vicina il resto della compagnia, che attendeva pazientemente F esito di questa piccola cospirazione. Beelhoven vedendosi solo, si mise al pianoforte. Da prima fece sentire ad intervalli dei suoni rapidi cd interrotti, come se temesse d’essere sorpreso nell’esecuzione d’un delitto; ma bentosto la memoria del presente svanì ed improvvisò in una mezz’ora una fantasia rimarchevole sopralulto per la varietà dello siile e per la precipitazione dei passaggi. 1 suoi uditori erano rapiti. Coloro che non l’avevano mai ascoltalo osservavano soprattutto Teffetto che produceva su lui la musica. Sembrava ch’egli sentisse più vivamente i passaggi forti, gravi, impetuosi, che i dolci e gli affettuosi. I suoi muscoli, si contrassero, le vene si gonfiarono sulla sua fronte e sulle sue gote: gli occhi naturalmente duri, lanciarono sguardi selvaggi; la sua bocca si riempi ùi schiuma; infine Beelhoven rassomigliava allora ad uno stregone dominato dai demoni da lui invocali». NOTIZIE — Caulsrihe. Il celebre pianista-compositore Ignazio Moscheles diede giorni sono un concerto al cospetto di un affollato uditorio. Moscheles possiede ancora tutta la forza giovanile. Egli entusiasmò il pubblico, che avrebbe desiderato di riudirlo se non si fosse pressato a proseguire il suo viaggio. — Fibkvzk. ÀI Teatro Nuovo ricomparve VEmani, che eseguito dalla De Giuli, da Pancani, Rinaldini e Salando, ebbe nuovamente lietissimo incontro. — Linz. La nuova chiesa protestante venne aperta c consacrata il 20 ottobre con musica solenne. — Livorno. AH I. 11. Teatro Rossini si produsse per la prima volta il Nabucco. avente ad esecutori Manetta Gazzaniga, Sebastiano Ronconi, Mirai, Lucchesi e la Piombanti. L’esito fu di pieno aggradimento. — Malta. Anche qui il Nabucco ebbe prodiera riuscita. Aveva ad esecutori Del Riccio, Carlotta Ferrarini-Bascbieri, Arsito, ecc. — Modena. Il Borgomastro di Schiedam del maestro Lauro Rossi ebbe anche su queste scene buona accoglienza. L’eseguirono la Montucchiclli, Rivarola, Antoudii e Ventura. — Palermo. Non fu troppo fortunata la Linda, colla signora Strepponi c coi signori Gnomi e Fedor — Parigi. Teatro Italiano. ■ La Semiramide ha occupato l’affisso delle tre ultime rappresentazioni di questo teatro. La Grisi è stata salutala con applausi nella parte della regina di Babilonia, ch’ella seppe sostenere in una maniera poetica. La bella presenza di Fornasari è ben situata nella parte d’Assur, ch’egli eseguisce da intelligente artista. La Brambilla è un Arsace eccellente, c sa mirabilmente spiegare la sua voce simpatica e la perfetta sua scuola. Morelli c Gorelli cooperarono al buon esito. In somma, il capo d’opera di Rossini fece molto piacere. — Dicesi che in conseguenza delle difficoltà sollevate da Vittor Ugo, la Lucrezia Borgia si riprodurrà al Teatro Italiano trasformata in Sizza di Granata. — Leggesi nellVsc/io del Nord: «Una solennità musicale ebbe testé luogo al nostro teatro; l’orchestra, rinforzata da distinti dilettanti della città, ci fece intendere ed ha perfettamente eseguito la Sinfonia Pastorale., opera sublime dcll immortale Beethoven. Il pubblico ha ascoltato con religioso silenzio, cd ha vivamente testimoniato con numerosi applausi tutto il piacere che provava nel gustare una musica per cosi dire nuova per lui; perocché pochi degli spettatori conoscevano questa sinfonia. - Or sono vent’anni che la Sinfonia Pastorale è stata eseguita dalla Società dei Concerti. Questa musica era parsa cosi bizzarra, sì poco intelligibile, che più mesi dopo si rinunziò ad eseguirla. L’arte musicale ha fatto d’allora in poi presso noi grandi progressi, perocché non soltanto la partizione é ora ben interpretata dagli esecutori, ma anche da un gran numero di uditori. — Roma. Il Bonifazio de’G’eremei del principe Poniatowski piacque, ma non ebbe quello splendido successo che già ottenne altra volta su queste scene. — Treviso. Rappresentato per la prima volta T Ernani su queste scene venne molto aggradito dal lato della musica, e por la lodevole esecuzione della Malthey, del Della Cella c deli’Aqriaroni. — Trieste. Al Teatro Grande comparse giorni sono l’Ærnoni. Piacque oltremodo la musica e furono applanditissimi anche gli esecutori, la Frezzolini-l’oggi, Ferretti, Colini e Rodas. ALTRE COSI] — Il milanese maestro Francesco Almasìo venne non ha guari chiamato a Trcealc in Piemonte ad eseguirvi una sua Messa, che si trovò degna d egni encomio. Furono particolarmente apprezzati il Gloria in e.rcelsis. il Kyrie, il Qui sedes. una ben elaborata fuga, il graduale cd il Credo. Il Tantum ergo, cantato alla sera e musicato dallo stesso maestro, fece grande sensazione. L’esecuzione istrumentale era affidata a valenti professori, fra quali ne era direttore il bravo Ferrara; vi aveva parte anche Cavallini, il rinomato professore <li clarinetto. — Sua Macslà il re di Danimarca ha accordato al celebre compositore Spontini in seguito alia rappresentazione della di lui Pestale in Copenaghen, la croce di cavaliere dell’ordine di Danncbrog. — Il direttore di musica Giuseppe Gungl in Berlino ebbe in dono da Sua Maestà il re di Prussia per la dedica di alcune composizioni una tabacchiera d’oro, accompagnata da uno scritto di gabinetto. — Teodoro Kleinertz. e membro dell’orchestra del Teatro di Colonia, ha inventalo un nuovo e semplicissimo ordigno per accordare i (impani, e ne ha ottenuto un privilegio per otto anni. NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI R. STABILIMENTO NAZIONALE PRIVILEG. Di GlOVAVAi KOC’OKDI DELI.’ 1. (Linntr’s Aach/ass) iter Pitmoforle 15697 Fascicolo III 15698 1 ^Sììì^in MUSICA DEL MAESTRO Giuseppe Verdi L’Opera completa ridotta per Pianoforte e Violoncello...... Fr. Idem, rid ila per Pianoforte nello stile facile. sotto il titolo di Souvenirs des Opéras modernes O r— - -

Dall L R. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografìa, Copisteria e Tipografìa Musicale di Giovimi Kksk’IU Ed. Pr. Contrada degli Omcnoni N. 1720, e sotto il portico di fianco all’l. B. Teatro alla Scala.