Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 45

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N. 45 - 10 novembre 1844

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[p. 185 modifica]— 485 ANNO 131. " N. 45. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Antologia classica musicale. — Per quei Signori Associali che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 3000 pezzi di musica, dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati gratis all tatto che si paga I associazione annua; la metà, per la associazione semestrale. Vegcasi I’ avvertimento pubblicato nel Foglio N. 50, anno 11, 1843. SOMMARIO. I. Del retto modo di suonar l’organo duranti le sacre funzioni. - IL I Prosceni. - 111. Gazzettino SETTIMANALE DI MILANO. - IV. CARTEGGIO PARTICOLARE. - V. Notizie. - VI. Altre cose. Del retto modo di gHonar l’organo doranti le sacre funzioni, ed incldentaiBneiate del Strcvr melotlo per V Orfffttto dei «signori.ilKiller e Hinck. Prima traduzione italiana. Milano presso Ricordi, cce., ecc. (Vedi N. 41 e 45.J Articolo III. Scorgano! il re dei musicali strumenti! lo islrumeiito per eccellenza (O/>7 «■"»)! quello die, per necessaria associazione. risveglia 1 idea dei religiosi mister]! 1 efficiente principale, simbolico, tipico della musica ecclesiastica! - Quell alti pensieri al nominarlo soltanto non dovrebbero risvegliarsi in noi, e qual senso di tristezza non desta al contrario in lutti i. buoni 1 idea della profanazione di cui quasi tutto di si fa istrumento tra noi! L’organista! fanello di comunicazione tra farte e la religione, 1*artista e sacerdote in un tempo, di cui incarico è recare sui vanni dell* armonia, tra il vorticoso fumar degli incensi ed i flebili levitici canti, a pie diùl’eterno trono di Dio, il pianto, le preci, i sensi di riconoscenza di un popolo intiero! - Chi a tutto ciò riflettendo non dovrebbe inorgoglirsi sentendosi dire organista? chi nel porre la mano suda mobile tastiera tremar non dovrebbe, pensando alla nobiltà del ministero che imprende a sostenere! Sennonché molta parte dei nostri organisti non va a pensar tanto in là, e tianJ quilla nella spensierata pace di quella beata ignoranza che salva i sonni e 1" appetito si contenta di far rumore quanto può. di percorrere in su ed in giu con ambe le mani la tastiera, di desiare il prurito nei piedi di chi sente con motivetti di polka, di vallz. di contraddanza, ecc. di risvegliare la reminiscenza di Norma, di Jdina, di > Dulcamara e degli artisti migliori che le, parti di quei scenici personaggi al teatro ® sostennero, e di riscuotere la mercede che Vn le spelta; la quale, per quanti) lieve esser possa, è pur sempre soverchia per chi, anH&a zichè di ricompensa, degno sarebbe d’imLafee probazione e gì gastiçro. DI MILANO La musique, par des inflexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres a l’émouvoir.» J. J. Rousseau. IMase continuassi su questo tuono mi ] scalderei inutilmente la bile, sarei tacciato di esagerazione, forsanco di malignità, e le mie parole tanto meno potrebbero esser seme che fruttasse vantaggio all’arte religiosa, se pure frutto alcuno (ahimè!) vi è luogo a sperare da tutto quello che o 1 meglio o peggio abbiamo la pretensione di scrivere noi poveri giornalisti (ri! Entro adunque nel campo di più pacala discussione^, e dichiaro propormi oggi a subbietto di trattazione la religiosa inconvenienza onde quasi generalmente e tulio di pecca il suono dei più tra i nostri organisti. - Relativamente a che non è mio ’ intendimento. investigando gli storici ed archeologici documenti, ridire dove e quando Porgano fosse inventato, problema non j per anco risoluto pienamente nè risolubile si di leggeri, e di cui la trattazione inuI lile riuscirebbe al mio assunto (-). Rapporto a questa materia a me giova avvertire soltanto, che, per quanti ricordi storici tanto i sacri che i profani scrittori ci somministralo, ogniipialvoltachè troviamo rammentalo Porgano pneumatico, lo (I) In prova del poco frullo che presso gli artisti soglion produrre le parole dei critici, voglio riferire un fattarello. - Avendo un coreografo introdotto dei I cori vocali tramezzo ad un suo hallo pantomimico, J mi delti cura di dimostrare con ragioni, pcr quanto | mi parve, irrefragabili in uno degli ultimi numeri della scorsa annata di questa Gazzetta Musicale, quanto contrario al buon senso cd alla ragione fondamentale delle arti d’imitazione sia il confondere i mezzi imitativi dell una con quelli dtU’allra. Ebbene! poco dopo, e precisamente nello scorso Carnevale, il coreografo Cortesi, ponendo in iscena un suo ballo al teatro della ’ Pergola in Firenze, credè fare una gran bella cosa imilaudo lo strafalcione di quel primo compositore. - Ma I che per ciò? conviene forse scoraggili tacersi? - Mai >i no; si dee anzi prender Iena maggiore e gridar tanto ì i c lauto più forte, oliò pure una volili si giunga a rompere l ulto sonno nella testa a taluno anche dei •’] più neghittosamente assonnati. Si de.c rifletter poi che se i giornali son privi, per lo più, di un’azione diretta sugli artisti, l’hanno su loro, quantunque indireità, non meno forte per mezzo del pubblico, che coi suoi plausi o con la improbazione è in line il loro i maestro c signore.! (2) Chi gradisse leggere quanto vi ha di più sicuro I! relalivam.cnl a questa materia, può vedere il dotto I ed elegante opuscolo del sig. I). Paolo Giani, intilo- I lato: L organo, e particolarmente del grandioso or! gano di.$. Colombano ree., stampato nell’anno decorso in Lodi ]H‘i tipi del Wilmaiil. In esso troverà la materia trattata con brevità succosa ed elegante. Credo intanto non inutile avvertire, che in aggiunta di ciò che ivi è dello relativamente alla invenzione dell’organo, può notarsi come non son mancali scrittori che di essa hanno voluto fare onore, del pari che di quella della bussola, della stampa, dell’uso calefuy cicute ed illuminante del gas, dei pozzi traforali, della DOMENICA JO Novembre J 844. Il prezzo dcll’associazione alla Gazzetta v alla Musica è di effettive Austriache L. 13 per semestre, ed effettive Austriache L. LI affrancala di porlo filmai contini della Monarchia Austriaca; il doppio per I’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porlo ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso I Cilicio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli (hnenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica c presso gli Cilici postali. — Le lettere, i gruppi, ecc. vorranno essere mandati franchi di porto. si riscontra consideralo come uno strumento dedicalo esclusivamente al servizio del culto. Cosi, ad esempio, non appena Pipino ebbe ricevuto Porgano, gradilo dono di Costantino Copronimo, trovandosi in Compïègne, ne fe presente alla Chiesa di S. Cornelio di quella citlà: così in un tempio di A cromi avvenne che i Francesi seguaci di Carlomagno in Italia sentissero con tanta loro meraviglia il suono dcli’organo: così, presentalo a Luigi o Ludovico, detto le Débonnaire. il prole Giorgio veneziano, famoso fabbricatore di organi per (pici tempi, lo inviò ad Aqùisgrana perchè uno di sua commissione ne fabbricasse, non per 1 aula imperiale, ma pél lempio di Dio. Ma ciò non è lullo^ strumento sacro per eccellenza, l’organo pneumatico fu anche ed è esclusivamente cristiano: non abbiamo in falli negli scrittori nessun cenno dal quale possa rilevarsi che se ne facesse uso nei riti del paganesimo presso gli antichi, nè sappiamo che sia in uso presso i popoli non cristiani presentemente (•). Nè a torto fu esso scello Ira tulli gli strumenti musicali per essere impiegalo al servigio del culto, tanto perchè la sua forza è tale da riempire di un* onda sonora i tempj più vasti, (pianto ancora, e forse più, per quel certo carattere grave, paietico e melanconico che nella stessa sua forza lo distingue. Perfino la sua qualità caratteristica, la facoltà, cioè, di sostenere i suoni a piacere senza però poterli nè polvere da calinone, dclbarliglieria, ecc., ecc. agli ctcrn1 ed in fallo d invenzioni e scoperte inevitabili Chinest I (Encicl: mélhod: dizionario d arli e mestieri, rubi’. Lutherie) - Rapporto poi a quelli che I hanno attribuita agli Ebrei, poggiandosi sulla frequente indica- j zione che dell’organo si fa nelle sacre carte cd in spe- i eie noi salmi, conviene avvertire come, dai più si crede che l’organo degli Ebrei altro non fosse che il flauto di Pane, o Siringa dei Pagani; un aggregalo, cioè, di canne di varia lunghezza, disposte in ordine una a lato dell’altra, che si suonavano appoggiandole al labbro inferiore e soffiandovi dentro. Questa opinione, adottala anche dal Ferrarlo nel suo Costumi! aulico e moderno, c la opinione sostentila, se la immioria non m’inganna, dal dolio e celebre Girigliene. Essa trova un appoggio validissimo in ciò: nei bassi-rilievi die ornano in Roma i monumenti relativi alle, littorie, riportate sopra gl’israeliti e alla distruzione di Gerusalemme, dove sono effigiali i tinti coi loro sacri, guerreschi, artistici arnesi, nulla si vede (per quello che nc so) che abbia una benché lontana somiglianza con II l’organo pneumatico, (piale noi l’intendiamo. (I) Quantunque se ne sia (culata l’introduzione in qualche tempio israelitico, specialmente in Germania, xX; non senza scandalo dei rigoristi di quel cubo, gii esenipj v son sì pochi che non valgono a distruggere la generalilà della massima fissata nel testo in proposito. ùoPQ [p. 186 modifica]— ê ■TT— 485 — । L n •i! &


diminuire nè aumentare nel loro volume, mentre musicalmente parlando non è da considerarsi come un pregio, non può negarsi gli dia una certa espressione di costanza cd immutabilità, bene adattala a simboleggiare la voce sempre costante cd eguale a sè stessa della Chiesa di Cristo. Se non altro, quest qualità può considerarsi come un pregio, dirò cosi, negativo: come un ostacolo, cioè, all abuso che pcr parte del suonatore potesse farsi di una espressione troppo leziosa e mondana (I). Ora, posto che f Organo, come credo sia indubitato, debba dirsi uno islrumento ecclesiastico esclusivamente cristiano. ne viene per necessaria conseguenza che debba suonarsi in modo analogo e conveniente a tale suo augusto carattere; analogia e convenienza che escludono per certo dal suo suono tutto ciò saper potesse di mondana leziosaggine, o di gusto soverchiamente leggero. Ma se ciò non vuoisi, si conceda pure che l’organo non possegga la caratteristica di che sopra come qualità ad esso propria ed essenzialmente inerente, e l abbia solo come qualità acquisita accidentalmente in dipendenza dell uso costantemente sacro che se ne è fatto. Concedasi pur ciò. io diceva, chè poco costa a concederlo, e diasi pure che 1 organo possa impiegarsi anche convenientemente ad usi profani e dai servigio del culto diversi; non vi sarà (io credo) chi voglia sostenere, die (piando lo si è posto nella casa di Dio, (piando lo si assoda ai riti delia religione, sia lecito ad esso spiegare la imponente sua possa musicale in modo che alla terribile santità del luogo, che alia maestà <1(4 cullo sconvenga. In una parola, il suono dell’organo rifulger debbe delle stesse caratteristiche che distinguono la vera e buona musica sacra. Ma, si dirà da taluno: quali saranno i caratteri che convengono a questo suono, se non ancora sul vero carattere della musica sacra sono i critici d accordo? - A che si può rispondere: sia che questa discrepanza esisla tra i critici non solo, ma anche Ira i pratici. e sia pure che incerto ancora penda il giudiçio in proposito; è però vero che, mentre conseguenza di ciò è che non si possano stabilire positivaniente in modo diretto le qualità che a tal suono appartengono, si può sempre raggiungere un congruo risultato procedendo indirettamente come dicono i matematici per eliminazione: escludendo, cioè, ad una ad una le qualità che a tal suono non son convenienti. Che se poi relativamente alla sovraccennata discrepanza voglia un organista preferire la opinione di coloro che potrebbero dirsi i sensisti della musica sacra, e sostengono doversi essa trattare in modo che a subbicito della musicale imitazione si prenda il senso letterale e primario delle parole liturgiche, alla contraria opinione di coloro che, (piasi d il 4i I i (I) u Pour retendue, l’éclat, la puissance, il (l’orgue) n’a point de rival. 11 est la voix de l’église chrétienne. et comme l’écho du monde invisible qu’elle manifeste symboliquement. Ses proportions, sa forme, ont un aspect architectural, et ses profondeurs ont un volume de son suffisant pour remplir l’édifice le [dus vaste. Tantôt il provoque le recueillement et la contemplation par une harmonie voilée, mystérieuse; tantôt il émeut d’une tristesse sainte, ou enflamme les désirs d’une céleste ardeur. Quelquefois il gronde comme l’orage, mugit comme la tempête sons les voûtes tremblantes; quelquefois on diroil les soupirs des esprits, devinés plutôt qu’entendus, saisis seulement par l’ouïe interne, ecc. h Cosi il celebre Lamennais nell’opera che ultimamente pubblicava sotto il titolo di Esquisse d’une Philosophie, live. 9, chap. 1. trascendentali idealisti, vogliono debba mirare a rendere il senso mistico e figurato del sacro testo; se, cioè, si sentirà trasportato piuttosto verso coloro che (concretizzando) insegnano debba tal musica ridursi j ad una pittura, se non teatrale, almeno drammatizzata, anziché verso quelli che vogliono all’opposto che (astraendo) debba portare l’impronta, al modo di quella di | Palestrina, di un carattere di vaga e (piasi vaporosa indeterminata espressione; poco infine importerà, e, sia qualunque la via che gli piacerà scegliere e sopra ognuna delle (piali si troverà in compagnia di nomi famosi, sarà degno sempre di lode se nel suo suono saprà solertemente sfuggire quelle forme, quçi modi che posson servire a sviare da Dio la mente dei fedeli raccolti a pregare nel tempio; la mente di quei fedeli che è suo ufficio sostenere, ajutare con i suoi concenti nella loro preghiera. Ma se ciò non gli concedo» le fiacche forze, ed a pochi infatti può esser tanto concesso, non contraffaccia almeno allo scopo cui dovrebbe mirare, non si faccia i ministro di distrazione, di depravazione nella stessa casa di Dio 0), Se ben si prenda a considerare la cosa, che dovrà dirsi di quegli organisti che nel corso delle sacre funzioni e nei momenti più solenni del sacrifizio incruento altro non san fare che andar parodiando i più popolarmente favoriti motivi che siansi uditi di fresco in teatro, non nelle opere solo, ma nei balli perfino. E si contentassero di parafrasarli, ma pretti pretti li van ripetendo, con nausea di chiunque abbia, non dico spirilo di religione, ma fiore soltanto di senno. Intorno a che non credo vi sarà chi voglia negare questo riprovevole abuso dei più tra i moderni nostri organisti; ma quando pure si volesse una prova del brullo invalso costume, oltre quella irrefragabile che tuttodì ce ne porgon gli orecchi, bastano anche gli occhi a somministrarcela se si getta lo sguardo sui cataloghi dei nostri editori di musica: ivi. alla rubrica Musica per Organo, di contro a tre o quattro buone composizioni scritte nel vero genere conveniente allo islrumento ed alla sua sacra destinazione, 1 si vedranno stare dieci e dieci pezzi di musica su cui brillano i titoli di pot-pourris sopra i molivi della tal opera, di fantasie sui temi del tal ballo, di pezzi teatrali di ogni sorla ridotti, di marciate e perfino di ballabili! Ballabile per organo! bel titolo! specialmente se vi si aggiunge da suonarsi alla benedizione nella sacra funzione delle epiarant ore, o della novena del Natale!!! E cosa che non può negarsi, essere impossibile che a quanti, per esempio, s’in- । chinano avanti all’ostia consacrata, o intendono unirsi d’intenzione al ministro celebrante nella comunione, allorquando pei cristiani rinnuovasi il mistero dell ultima cena o simboleggiasi il sacrificio del Golgota. se udir facciausi melodie che in un modo o nell’altro rammentino il teatro e le sue seduzioni, è impossibile (io diceva) non ritener per fermo che almeno per un momento non debbano essi rimaner distratti dai loro religiosi sentimenti. E chi ci dice se tutti e sempre sapranno vincere la distrazione, (piali e quante conseguenze (1) Se le forze c<l il tempo non mi mancheranno, delle scuole c dei sistemi diversi di trattare la musica religiosa è mio intendimento discorrere in seguilo in qualche articolo da inserirsi nei futuri fogli di questa musicale periodica pubblicazione. O ne polran derivare? Or bene, non dovrà essere al tribunale della ragione e a quello di Dio responsabile forganista del male di cu! fu prima cagione? ÌXelI uso esclusivamente sacro che semo pre dell organo si è fatto, un bel vantaggio avevano gli organisti per isfuggire il rischio che il loro suono deviar facesse i fedeli da quelle idee che nutrir debbono nel tempio. Era questa una fortuna che a vermi altro istrumentisla era data. Infatti, suonisi in chiesa il violino, la viola, il violoncello. il flauto, l’oboe, o qualsivoglia altro in somma dei numerosi strumenti che spesso ingombrano più di quello arricchiscano le moderne orchestre, la qualità stessa del suono, indipendentemente dal genere della musica che vien suonata, può risvegliare in chi sente la idea del teatro, della sala da ballo, dove quelli strumenti ogni giorno si sentono: ma l’organo, al contrario, non porta con se e per sè stesso tal necessaria associazione d idee, perchè sul suo suono nè al teatro si canta, nè al balio si danza (1). Ma gli organisti, anziché profittare di tal fortuna, si son dati a tulf uomo a fare che il male sorgesse appunto di là d onde meno si doveva aspettare. E poderosi complici. abbenchè innocenti, hanno trovato nei fabbricatori, che per arricchire lo islrumento sono andati ogni di più aumentando i registri d’istrnmentazione. in specie quelli ad imitazione dei varj strumenti da fiato: nè di ciò contenti vi hanno introdotto i campanelli, i tamburi, e per fino la banda turca. Vedi bell’accozzo: la banda turca in un islrumento essenzialmente sacro e cristiano! Tantoché il povero islrumento così arricchito, o meglio snaturato, quasi più non riconosce sè stesso, ed anziché la sacra gravità della chiesa, nel complesso dei suoi suoni ti presenta l’idea dello strepitare di un campo di guerra. Né già, cosi scrivendo, voglio asserire che tali moderni ricchissimi organi non possano essere impiegati convenientemente e a dovere da un artista coscienzioso cd esperto; ma è indubitato che tante pericolose ricchezze rilasciate in balia dei guasti cervelli di molli dei moderni organisti, dovevan esser per loro un motivo di tentazione a scialacquarle malamente. Innegabile è intanto che un organo composto del solo pieno, con buoni principali, che son 1 anima del tutto, più forse un flauto, la enee umana, il cornetto e le trombe, mentre presta ad un buon suonatore bastanti mezzi per distinguersi. non dà campo si largo nè incitamento cotanto alle pazzie di uno dei comuni profanatori del tempio. Il vizio di andar suonando sull’organo in chiesa molivi profani non è nuovo, ed i Concili tanto ecumenici che particolari hanno avuto a vietarlo formalmente più volte: ma chi evvi ora che ne rammenti, non che ne rispetti, i canoni disprezzati (2)? (1) Se tal fiata s’introduce l’organo in teatro, lo si fa per rappresentare qualche sacra cerimonia. E piuttosto, in tal caso, il teatro che rammenta la chiesa, di quello che la chiesa rammentar possa il teatro. Del resto il caso avvien raramente e di freschissima data è il costume. (2) Non voglio tralasciare di trascriver qui ([nello che su tal proposito vergava nella nota oliava della seconda delle sue dotte dissertazioni musicali il famigerato canonico Saniucci (Lucca, tip: Bellini, anno 1828): ivi n Vuoisi qui con tulio il rispetto rendere avvisati alcuni de’ moderni compositori cd organisti a rifletter pcr poco che trovansi nel sacro tempio, fra le più auguste funzioni, in tempo del tremendo sacrifizio! Ma più forse i secondi, che i primi; mentre con certe suonate loro predilètte sembra che invitino © [p. 187 modifica]487 3 ■ ■■ — ■ ■■ --T.. ■ ■■. Un difetto non minore di quello di suonare in chiesa musica di un genere sconveniente è quello, scordandosi che 1 organo è destinato a servire alla liturgia, di volere che i riti liturgici servano al comodo del suonatore. Se troppo brevi persetti. allorquando si deve rispondere al coro. talora sconvengono. non possono sconvenir mai tanto quanto versetti lunghi di soverchio. Qual cosa più imponente che sentire un’accaìcala moltitudine tutta ai sacerdoti unirsi per prorompere nel canto di qualche salmo, di qualche inno? e qual cosa, al contrarlo, di più freddo, di più meschino, che più stringa il cuore, che sentire di tanto in tanto rispondere all’organo le sole voci di pochi preti cui ninno del popolo faccia eco? Ed è ciò quello che pur troppo avviene allorquando molto in lungo protrae T organista i versetti convertendoli in sinfonie che ad altro non valgono che a pubblica distrazione. In tali casi non di rado avviene del pari, ed io stesso mi vi son trovato presente in una delle principali chiese di Firenze, che al riprendere del coro il popolo, non rammentando più bene qual fosse il versetto già cantato, quale quel da cantarsi, ricominci lo stesso, o la gente vada cantando chi una cosa, chi un’altra. Non troverei strano che taluno si compiacesse di tacciare me, uomo del mondo, e che pure cosi vo scrivendo, d> allcttata bigotteria, abbenchè la indipendenza delle mie opinioni dovesse esser nota abbastanza. Ma per me. dicano ciò che vogliono, credo che rapporto a questo subbietto non possa dirsi mai tanto che basti. Né è bigotteria il parlare cosi, ma linguaggio che si conviene alla umana ed artistica dignità offesa da tanto abuso. Meglio è non fare una cosa, che farla di proposito al rovescio di quello che esser fatta dovrebbe. Quando la s imprende, e sia pur qualunque. si deve porre ogni cura onde riesca tale quale esser deve. Age guod agis potrebbe dirsi di ciò, trasportando 1 antico adagio ad un senso, che, se non è il proprio, non e però meno vero. Se in chiesa un contegno decente può esigersi e si esige i sacri Leviti, non a piangere inter vestibulutn et altare, ina a marciare in battaglia. Che se, si negli uni, che. negli altri non facesse alcuna breccia questa patetica rimostranza; odano, e (se non si emendano si vergognino almeno) con qual tuono parli loro pocta: un (3 ««Il teatral rondò, l’allegra danza a Arila chiesa risuona, e quella impura a Musica inetta, onde arrossa natura, a E ne freme di Dio la sacra stanza». E nella nota trigcsimascconda della dissertazione terza: ivi a Io so pcr cosa certissima che il suono d’un organista d’una citta d’Italia fu in occasione di solenne messa sì profano, che la moltissima gioventù accorsa alla sacra funzione non potè contenersi dal secondare il ritmo del suono eo’piedi, colle mani, con tutto il corpo, di maniera che una savia c intelligente persona ivi presente dovette, scandalizzata, partirsene dalla chiesa, non polendo più a lungo soffrire tanta sfacciataggine. La messa si cantava in canto fermo, e I’ organista rispondeva, coni’è costume, al coro. Eu occupalo lo spazio di circa Ire. quarti d’ora nel Kyrie c nel Gloria, tempo che potrebbe bastare per una messa in musica concertala. Si argomenti da questo la lunghezza de’non più versetti, ma suonate; c quante ne avrà falle mai di bizzarre cose quello sfrenato organista!!! Ma pur troppo è così; il suono dcll’organo, strumento privativamente ecclesiastico, è oggidì snaturalo affatto c si è convertilo nel suono del Pianoforte». E se il Santucci sa il fallo sopra narralo, non so io per csserniivi trovati} presente, che spesso persone distratte dall’organo vanno duranti le sacre funzioni canterellando dietro l’organista le arie profane ch’ci suona? a ragione dai semplici astanti, come non lo si dovrà tanto più pretendere da chi, come gli organisti. prende tanta e si interessante parte nell esercizio esterno del culto? da chi. per soprappiù, è anche pagato per prendervi questa parte? Nè a scusarsi del fallo basterebbe per un organista di tal fatta invocare il gusto di quel rettore ecclesiastico che lo stipendia, e che (cosa strana, ma che pure potrebbe avvenire) di un suono sì incongruo potrebbe pure esser contento, e fors’1 anco giungere a così volerlo: non si tratta per lui di contentare i gusti di prete Tizio o di prete Cajo, ma di servire alla chiesa, alla mistica unione, cioè, di tutti i fedeli decoro della religione in uno con Dio, al e dell’arte. Ï PROSCEiNJ AU’anoniitio Mcrittore «leU’articoIo Bill Kuovo Teatro «li læeco. (Vedi Bazar A. 80). con ve,° SI1S,° i! voslro scritto, «jN rv wP^pcrchc annunzia un nuovo teatro, cioè àj, ’brulla nuova arena pcr l’esercizio delSm ftg mLaI’ Arti belle, arti carissime che, tralque’ ch’hanno imparalo il secroio di mantenerle veramente belle, turno valgono a mandar innanzi la civiltà de’popoli. Altro motivo di vera compiacenza mi fu il vedere nel voslro articolo ciò che troppo di rado si riscontra nelle relazioni di teatrali bisogne, voglio dire i difetti degli artisti censurati con franca schiettezza ma senza ’l bruito colore della prevenzione passionata, delia parzialità, ed i pregi encomiali senza quella solila abbondanza di micie che nausea i non guasti palali, c non è a dirsi «pianto riesca nociva agli artisti c«l all’arli, perchè sebbene sostanza per sè innocente, puri* somministrala in dose esuberante, come si pratica dai procoli, dai protettori cicisbei c da «pici giornalisti che lo vendono a buon mercato, ili venta un morboso lievito il «piale promove nelle ignoranze una specie di fermentazione che le gonfia, ne. sviluppa mefitici gas evi genera finalmente le presunzioni, vere suppurazioni che fanno insanabili e bruiti i figli dcll’ar// belle. Il voslro amore di verità, il vostro sistema di urbana critica traspajono ad ogni periodo del voslro scrino, c ciò mi fu sperare che mi saprete buon grado che io vi palesi il mio dubitare delia giustezza di una massima da voi esternata; dubbio da non trascurarsi da voi clic vi mostrate inteliigmlc delle ragioni architettoniche e prospettiche, c tanto meno «lai professori dellarle che si dedicano alla costruzione di teatri. Parlando della struttura del nuovo teatro, di Lecco, voi dite; ^...pareil noi disdicevole la mancanza del proscenio, che certo vale sempre a diffondere la voce, aggiungendo decoro e sonorità al teatro». Io non comprendo bene «lai pregialo voslro scritto se lamentiate la totale mancanza di un proscenio, cioè di quello spazio che separa le estremila della sala de’spettatori dai finti panneggiamenti che sogliono incorniciare la scena, ma mi pare da supporsi che i ricchi candelabri dorati di che parlale saranno appunto ornamenti di un proscenio; voi dunque, se non erro, appuntale di sbaglio l’archilello per non avere fregialo il palco scenico di un proscenio costruito come si pratica, cioè traforalo da’ palchi; ed è su questa supposizione che. mi prendo la libertà di sottoporre al vostro giudizio ed a «piallo de’ periti dell’arte, non di soverchio attaccali all’argomento del Si usa così, i seguenti riflessi. Io sarei d’avviso che il proscenio con palchi debba scemare anziché accrescere la sonorità del teatro, ’essendo indubitato che li stessi vacui de’ palchi, le tappezzerie, i panneggiamenti che (i adornano, le persone «he vi stanno spettai rici debbano ammorzare ie ripercussioni de’ suoni, talché, se non forse con sicuro esito, stante il poco progredire delle teorie acustiche, pure con molla probabilità di riuscita nell’importantissimo intento di rendere,’ come suol dirsi, armonico un teatro, ini pare si potrebbe far servire lo spazio del proscenio ad aumentare i’hitensilà delle risonanze col mezzo di specchi concavi o vasi metallici, come vuoisi praticassero gli antichi Elleni, mezzi che l’ingegnoso buon gusto degli architetti saprebbe in pari tempo far servire all’eleganza, al decoro del teatro. Un secondo inconveniente prodotto dai palchi di proscenio è quello di far la figura di un intruso, giacché non è a porsi in dubbio che il Proscenio o Avaidiscena sia parte della scena, sia cioè il luogo destinato al davanti, per così esprimermi, de’ quadri drammatici, luogo che pcr tutti i rispetti deve essere separalo dalla sala de’ spettatori. - Terzo inconveniente è quello di servici* di distrazione, di disturbo agli allori, perchè I esperienza insegna che non sempre i palchi «li proscenio racchiudono gente abbastanza educata c discreta da pensare all’obbligo di civiltà che avrebbero lutti gli spettatori, quello cioè di non disturbare con importuni cicalecci col farfalleseo andar e venire, colI irrequieto appuntare, cannocchiali c binocchiali or sulle attrici ora sulle spettatrici Dulcinee, defraudando cosi «lei diritto di gustare lo spettacolo scenico la buona gente che I’ ha comprato alla porla con una moneta eguali* a quella pagala dai prosi eniei; da pensare che quell obbligo che il Galateo altamente reclama e dagli uditori delle platee e da «pielii de’ palchetti è assai più doveroso per «pielii che stanno ne palchi di proscenio, perchè da quelli è assai più facile il disturbare e attori e spettatori. - Un «piarlo inconveniente dei palchi di proscenio si è quello di offrire agli artisti (ai sedicenti artisti, non ai veri, parliamo chiaro) una prossima occasione di mancare al rispetto dovuto al Pubblico, non essendo rari i casi ove mal educati allori osano vibrare occhiate, diriger parolette ai prosceniei, trascurando per conseguenza di concorrere colla scena mula, come è loro stretto dovere, all’effetto drammatico, dimenticando Li riverenza dovuta ad un Pubblico. I. introduzione dei due a fior di avanzo dell’uso taire sulle scene. de’ palchetti di proscenio., c massime che durava ancora ai tempi di Volfrancesi, ove all’intorno degli attori sedeva un semicircolo di spettatori, fra’ «piali la stessa Corte: li epigrammi di Voltaire e di altri filosofi fecero aitili valere la ragione contro quell’inconcepibile paradosso, c sarebbe impresa bella di i Progresso se, vincendo alcune poverine vanità, e le testarde tenacità degli usi inveteratisi a dispetto del buon senso, riuscissero a bandirne la non poco ridicola coda, almeno nella costruzione de’nuovi teatri. Gentilissimo sig. Anonimo, o voi riconoscete ben fondali i miei i illessi, allora mi assicura il voslro amor del vero non v’iiieresccrà l’unirvi meco nel far plauso all’architetto che non volle palchetti nel proscenio del nuovo teatro di Lecco, c «piando poi crediate avere buone ragioni per dimostrare erronea la mia opinione, vi assicuro che vi ringrazierò e col cuore e coll’inchiostro dell avermi tratto da un errore che da lunghi anni mi sta nel celebro, in compagnia de’ molti altri che vi staranno forse, a marcio dispetto di monna • bigione, buona creatura che pretenderebbe entrare padrona assoluta in lutti li umani cranj, ma, poveretta! vi trova troppo sovente le porle, chiuse, e sente ballarvi dentro allegramente la presunzione, i pregiudizi, le superstizioni, suoi dichiarali nemici, che vi entrarono pcr le binale finestre degli occhi e delle orecchie. Borg emanerò, Ottobre dei L81Ì-. A’icoi.ò Eustachio Cattaneo. GÀZZETTI1T0 SÏTTHÜ.1U — Alla Scala avrà luogo questa sera la prima rappresentazione della nuova Opera Ermengarda del maestro Sanelli. — Annunziamo con vero piacere l’imminente arrivo in Milano del rinomato violinista Bazzóni, che ora trovasi a Magdeburg (al Nord della Germania). La sua di. ora Ira noi sarà breve, avendo egli intenzione di recarsi a Parigi nel prossimo carnevale. Le sue peregrinazioni artistiche in Germania gli meritarono l’ammirazione generale c come esecutore e come compositore. Il Grande allegro di concerto (Op. 15), uno de’suoi ultimi lavori, è dai Tedeschi qualificato come la migliore composizione dell’autore. CARTEGGIO PARTICOLARE Varese, 6 Ottobre. Nell’ora scorso autunno Varese vantava uno splendido signore che per proprio ed altrui diletto generosamente crasi preso cura del prospero risultato degli spettacoli musicali. Ei faceva scritturare cinque prime donne; invitava un maestro direttore di pregevole lama ed un tenore di scelto rango e di emergente abilità, oltre quello clic figurava nel cartellone; ordinava che di un buon terzo venisse aumentata l’orchestra. resa la migliore e la più robusta che mai risuonasse in questo teatro; accresceva la coorte dei coristi; a ti e portava il numero delle opere sfarzosamente allestite; agli abb uiati regalava due serate; proteggendo artisti esteri o scegliendo i più capaci delia compagnia e col concorso della brillante e ben addestrala banda di Lainate spessissimo rendeva variate le rappresentazioni,, coll’aggiunli di pezzi staccati, che, comprese due accademie, sommarono a non mimo di quaranta; i poveri del paese soccorreva col totale profitto di un magnifico concerto; agli artisti tanto principali che subalterni prodi [p. 188 modifica]ALTRE COSE Pillet non sarà tenuto a patore della musica notizie (France Musicale). cosi. lia testé adottalo il primo cd il seG. Wolff. Op. 20 e 50 moro die Rossini ha composto, dopo perchè bello classico, e’I classico non invecchia mai timbro ed il carattere; al dono di commovere, pregi scc lodevole vocalizzazione inoso coro del primo atto con tale colorito da lasciar essa per oggetto la rettificazione d’uti l’illustre autore del Guglielmo Teli. immediatamente in dito dopo quella di si sta studiando. la poesia e che dev’essere tradotta inglese. - Quest’opera sarà data suBait’e. I Cavalieri di Malta, che che già possedeva, ora unie finitezza di modi. - Il famolte volte fu interpretato ben poco a desiderare. (1) Il giorno Î2 del corrente ’Yovembre verranno pubblicali presso il Ricordi sette peni di quest’opera, ed in séguito a brevi intervalli vedranno la luce anche gli altri pezzi. gare questa somma che il giorno della rappresentazione di Marie Stuart. La cosa non è nè più nè meno di fatto concernente -» Egli c dietro vostro ultimo nulo Slabat, quattro Doli’ I. R. Stabilimento Nazionale Privilegialo di Calcografìa, Copisteria e Tipografia Musicale di Giovami Efiiconni Ed. Pr. CsfUrada degli Chnctiom K. 1720, e gotto 11 portico di lìi-nfo all’I. M, Teatro alla Scala* — Thaiberg, che!..

condo libro degli studj del sig. suoi ammiratori, ritornò a bearsi fra quegli colli ed a bearci per dodici sere su queste scene. La voce di lui, rinforzandosi, ha subito importanti modificazioni: egli apprese l’arte difficile di variarne di quando in quando il ’ talento di esprimere ed al gava fulgidi doni; ccc., ecc. - Ognuno rimase pienamente contento e compreso di gratitudine, sicché non fuvvi che un’unanime voce di lode e di ammirazione: sorse una sola speranza, di veder cioè ne’ venturi anni rinnovati tanto graditi ricreainenti e sì munificenti prove. Il primo di ottobre la stagione ebbe principio col Corrado di Zltamura di F. Ricci, le cui bellezze di arte e d’inspirazione in varj punti poterono gustarsi merce la valentia c lo zelo dell’esordiente Corridori dotata di non comuni facoltà, di squisita organizzazione e già molto innanzi in capacità artistica. Al successo di questo spartito contribuirono pure la Imoda, il basso Pignoli sicuro c finito esecutore, allorché si anima, cd il Della Lunga Carmelo, il quale potrebbe aspirare ad un posto fra ì ricercati tenori se studiasse, c con intempestivi c smodati sforzi non sciupasse la voce, in alcune corde specialmente al mi, fa, sol, la acuti assai bella e potente. Nella Sonnambula, deliziosissima per soavità cd affetto di melodie, esordì la inglese Bassano, le cui qualità di voce, di metodo c d’intenso sentire continuamente applaudirons!, e presentassi il Castcllan, che memore della festosa accoglienza qui avuta nel 4838, assecondando mi suo desiderio c le insistenti istanze dei Il Roberto Devereux, che racchiude alcuno delle migliori pagine del Donizetti, tenne dietro al capolavoro di Bellini, e fra il plauso il quattro corrente compì il non mai interrotto corso dello rappresentazioni. La provetto Dielizt, già acclamata nei teatri di Germania, vi sfoggiò impónente portamento scenico e la leggiadra Pacquier ed il Pignoli particolarmente nel loro duetto interessarono. Ne’ pezzi accademici pi imeggiò T Ardili, instancabile ed intelligentissimo direttore della lodala orchestra. Egli mirabilmente eseguì il Souvenir de Fellini di Artot, ed un grazioso e piccante scherzo di sua composizione intitolato i Campanelli, che dovette ripetere, come pure il tanto vantato Carnovale di Venezia di Paganini. Non è che rendergli giustizia il proclamarlo fra i migliori violinisti della giornata. Questo studioso giovane deve far molto parlare di sè. - Si produssero eziandio il Cav. Vincenzo Bianchi di una rinomanza quasi europea, il suonatore di tromba Malici, ed il sig. Minoja che gentilmente concorse a render più variata la grande accademia per i poveri, nella quale oltre varj pezzi istromentali, aggradirono all’entusiasmo il duetto della Lucia che il Minoja ebbe a cantare col Castellari, il finale dell’Esmcralda di Mazzucato ed il duetto buffo della Linda fra il Corridori ed il Rossi. Il chiassoso esito di quest’ultimo [lezzo servì a convincere ciascuno che in questo teatro prediligcsi mai sempre la musica di genere comico, un dì insuperata gloria de’ maestri italiani. Is. C. — Annuncio. L’opera di Donizetti, IMartiri, è stata data con esito felice su questo teatro. — Augusta. Moscheles diede qui giorni sono, dopo un’assenza di 22 anni, un concerto, c, come ovunque, piacque assai. — Beiilivo. È desiderio di molli ammiratori di Spontini e delia maggior parte degli artisti musicali della nostra città die la di lui opéra la Pestale o il Cortez venga dopo tanto tempo riprodotta al teatro dell’Opera reale sotto la direzione dell’autore di queste immortali opere. — Fkancofoc.te. Si sono rappresentate l’Euriante di Weber e la Medea di Cherubini. Queste opere, che da lungo temilo fransi obbliale, sono state coronate di splendido successo, e rimarranno per buona pezza in repertorio. — Liu.a. I! concerto dato dall’amministrazione c dagli artisti del teatro, e il di cui prodotto era destinalo all’erezione d’nn monumento alla memoria di Delahaye, è stato brillantissimo. — Loìwk». Si tratta delia fondazione d’un’Opera Comica francese. Il sig. Mitchell direttore del Teatro fraula sua compagnia. Questo teatro non sarebbe aperto chejlue mesi l’anno, in mangio e giugno. — Napoli. Teatro Rinnovato di S. Carlo. - La bella sala di S. Carlo tanto nota, tanto vasta, tanto bella, e tanto armonica isi che. si credeva esser magia sola di voci o di gusto, quella che era felicità acustica eziandio del teatro) mancava, dopo la riedificazione operala per l’incendio ilei 1SIG sotto l’impresa di Barbaja, di rinnovazione ed abbellimenti. Questi, fatti necessari! - furono ordinati con isplcndidezza e sollecitudine, e poiché lo stile, su cui fu fatto il teatro e gli ornali, era di gusto sempre (merito dei rinomalo architetto cav. Nicoliui), non si è cambiato un capello degli ornati stessi, ma su quelli, e stato ripulito, varialo di qualche colore, dove rinfrescata la doratura, dove l’argento cambiato in oro, e lilialmente qua e là distribuite le tinte in modo che apparissero più vive e più vaghe. Le tre maggiori novità sono l.° la prima scalinata e’I primo corntojo dei palchi fatti tulli a stacco lucido con pavimento di marmo, con grandi candelabri a gas, clic fanno una bellezza senza uguale; 2.° la platea tutta di ferro fuso, le cui sedie a traccinoli sono ricche e comode, c chi vi siede può sollevare di dietro il suo cuscino ed entrare nel suo posto per far [lassare la gente, ed ha nel davanti un cassetto per riporre il suo cappello, mantello ed altro; 3.° l’interno dei palchi messi di carta-vellutata di Francia color cremisi su fondo lucido, rabescata di ghirigori in velluto. La bellezza della scalinata e corridoio, non che quella della platea sono incontrastabili cd applaudite da tutti, sì pel disegno, clic per la grazia e semplicità loro, ben rispondenti ali’ uso cui son destinati. Pel colore dell’intèrno dei palchi (poiché del solo colore è questione, stante che la carta-vellutata messa in 6 file di palchi, ed ogni fila di 30 palchi, cioè per 480 palchi, non può esser più ricca), a qualcheduno non è piaciuto., e si opina che forse avrebbe fatto meglio il colore scarlatto, o rosa, o cileslre, frastagliato di gigli d’oro, e sotto le dorature dei palchi un fondo non bianco perfetto, affinchè non facesse sì gran distacco con lo scuro dell’interno dei palchi. Ma questa c una semplice opinione. Il gran lampiere nel mezzo, ingrandito oggi ancor più, con lumi di bel congegno trovato dal sig. Cesare del Prato, basta a far molto luminoso il teatro ed a render chiari i palchi e gli ascoltanti. Anzi le tolette delle Donne, per lo più chiare, fanno un risalto bellissimo, e non possono più. anche volendolo, esse andare in toletta dismessa, o con visi indecenti, come spesso avveniva per lo [lassalo. - Come se fosse nuovo è il sipario e’I ciclo, e diciamo come se nuovo fosse, perchè essendo il disegno del sipario bellissimo del cav. Nicolini, e quello del ciclo bellissimo del valente nostro D. Giuseppe Cainmarano, non vi han messo di nuovo che i colori, rifacendo tutte le figure, l’aria, ecc., e meglio forse di prima accordando ciò ch’era troppo vivo o troppo smorto veduto con T esperienza del passalo. E però abbellito, racconciato, migliorato è pure tutto l’interno del teatro, palco scenico, sotto e sopra, corridoi dei palchi (cd è voce che facendosi una fila per anno, saranno sino alla quinta di stucco lucido e pavimento di marmo come la prima) c qnanl’altro riguarda il servizio del teatro stesso. - Finalmente, raccolti tutti i voti, e non esclusi gli oziosi, i caffettieri (coloro che vivono nei caffè), gl’incontentabili, gli artisti, i grandi, ed i viaggiatori, tutti, tulli hanno conchiuso che questo ora È il primo teatro del mondo. (Omnibus) — ■ Parigi. Leggesi nel Monde Musical: «Il sig. Docile, il valente capo d’orchestra del Vaudeville. il (piale, benché obbligalo a trattare giornalmente l’arte sua in una maniera un po’ superficiale, pure non lascia di dedicarsi al culto della musica sacra, fece eseguire nella chiesa di Saint-Vmceiit-de-I’aule, per la cerimonia d’inaugurazione che ebbe luogo giorni sono, una messa di sua composizione, che ottenne l’approvazione di tutti gl’intelligenti. Dobbiamo sopratutto citare il Miserere ed il Domine salvum fac, come particolarmente rimarchevoli. L’esecuzione, alla (piale concorsero diversi de’ primi artisti di Parigi, è stala soddisfacentissima». — Teatro dell’Opéra. Alcuni giornali hanno rimesso in questione l’affare del Duca d’Mlbu, poema di Scribe e Duveyrier, musica di Donizetti. Egli è vero che c stata stipulala una disdelta di 30,OOP franchi, a pregiudizio dell’amministrazione dell’Opéra nel caso in cui il sig. L’illet non dasse questo dramma nell’inverno prossimo, ovvero non ne facesse comporre un altro dal signor Scribe; c siccome il caso prevenuto va ora a verificarsi, così il sig. Filici sborserà i 30,000 franchi, di cui 15,000 per gli autori della poesia e 15,ODO per l’au— Teatro dell’Opéra-Comique. Si sta studiando un’opera antica, FFallace, di Catcl, che sarà data nel corrente novembre. — Teatro Italiano. Dopo i Puritani, la di cui ripresa fu brillante, si daranno la Cucia e la Sonnambula. — Il sig. Scribe sta per dar compimento ad un poema in tre atti destinato al celebre compositore di Londra, Giulio Benedici, l’amico e l’allievo favorito di Weber, che. come si sa. fece rappresentare lo scorso inverno con molto successo un’opera in quattro atti, Le fidanzate di Venezia al teatro di Drury-Lane. Egli è pure per questo teatro che Benedici deve comporre l’opera di cui pe’suoi allievi, non si dedica soltanto all’insegnamento. Dopo il suo ritorno dall’Italia egli diede alla luce diverse opere di vera importanza, fra le altre la fantasia sulla Mula, ([nella sul Zampa, una sonata, ed una romanza variata in forma di studio intitolata le Départ. Quanto prima verrà [iure pubblicala la sua fantasia sul Don Pasquale. Il celebre pianista deve partire fra pochi giorni per l’Inghilterra ove resterà un mese circa. Egli ritornerà poi a Parigi per passarvi lutto T inverno. — il sig. Troupenas, editore delle opere di Rossini, indirizzò la seguente lettera agli estensori della France Musicale, i quali tanto più volentieri raccolsero, avendo nuovi [lezzi, tre cori ed una romanza. Di questi quattro pezzi, uno solo, il coro, che sarà intitolato La Charité, e stato nuovamente composto: i tre altri, di cui due soltanto sono inediti, rimontano ad epoca anteriore alla pubblicazione dell’ultimo capolavoro del gran maestro. - Vogliale, ecc., ecc. - E. Troupenas -. - L’annunciata pubblicazione acquisterà una nuova importanza e maggior curiosità dalla stessa reclamazione del sig. Troupenas. I tre cori saranno eseguili quest’inverno nei concerti detla France Musicale. — Il celebre compositore tedesco, Corradino Kreutzer, è testé arrivato a Parigi per assistere alle prove di due sue opere, Cna notte a Granata e II servo nobile. che il teatro Italiano fece tradurre. — Leggesi nella Révue et Gazette des Théâtres:» Guillaume Tell, questo stupendo capo lavoro, non aveva avuto più dt trenta o quaranta rappresentazioni prima dell’arrivo di Duprez ail’Opéra/ E a quest’epoca quasi più non si pensava a riprodurre questo capolavoro. - La prima volta che si darà il Guillaume Teli, sarà per la centodecima volta dopo la sua ripresa». — Roma. Riassunto di varie lettere intorno all’esito della prima rappresentazione dei Due Fo scari, poesia di Piave, musica del maestro Verdi, seguita la sera di domenica 3 corrente al Teatro Argentina. Il viglietto d’entrata portato da 20 a 40 bajocchi; I palchi a prezzi insoliti esorbitanti per uno spettacolo d’opera senza ballo, resero esigente all’estremo il pubblico che non lasciò passare senza segni di disapprovazione alcune stonazioni ed alcuni pezzi eseguiti senza colore e senz’anima dagli artisti, forse troppo intimiditi dalla grande aspettazione di quella prima sera. Il merito della musica fu però universalmente sentito e gustato, e lo provano le tante chiamate del maestro sul proscenio. Molti [iczzi, la cui bellezza emerse sfavillante, malgrado le suddette sfavorevoli circostanze, furono coperti de’ più vivi applausi, cd è generale opinione che rinfrancatisi gli artisti, e rimessosi il tenore Roppa in voce, questa musica verrà meglio compresa c pienamente gustata, cd aggiungerà un nuovo splendore al nome del celebrato maestro. Ecco il sunto delle lettere giunte da Roma questa mattina. 40, intorno alla seconda rappresentazione dell’Opera suddetta. Ciò che le nostre corrispondenze avevano preveduto, avvenne. - Quantunque l’indisposizione del tenore Roppa continuasse ancora, e non gli permettesse di spiegare tutte le sue facoltà vocali, gli artisti rinfrancati e rimessi dall’impressione del primo prodursi con opera tanto aspettata dal pubblico. l’eseguirono con maggiore sicurezza c precisione, ed il successo fu quanto mai si possa dire completo. - Nessun pezzo passò senza strepitosi applausi, ed il maestro fu ben più di trenta volte chiamato sulla scena a riceverli. - I due duetti, il terzetto, c l’ultimo finale, furono fra gli altri, i pezzi che ottennero la più brillante ovazione. Ci riserbiaino a produrre col prossimo numero gli articoli de’giornali romani (1). — Venezia. Al Teatro Apollo La Maresciallo (Venere ebbe infausto successo. Dalla relazione che ne dà quella Gazzetta Privilegiata rilevasi che la musica non aggradi, e che la sola signora De la Grange si meritò lode pel suo canto ragionato, perfetto. — Vienna. Per l’accademia delle Fate bene Sorelle che avrà luogo il 15 corrente Bell i. R. Teatro d’opera di Code, Mcycrbecr ha espressamente composto un’aria por basso, e Donizetti unalpreghiera, duetto per soprano e basso con Coro. — S. A. R. il duca di Montpensier, che aveva accettato la dedica degli airs béarnais, di Alessandro Batta, ha testé invialo all’illustre violoncellista un magnifico presente cd una lettera di ringraziamento la più lusinghevole. — Scrivesi da Lipsia alla Revue des Théâtres, il 20 ottobre: «Presentiamo la statistica teatrale attuale della Germania compresa l’Ungheria, la quale, come è noto, fa [tarte integrante della Confederazione Germanica. - Il numero dei teatri in Germania (non compresi i teatri francesi e italiani) è di 115, i quali contano 3175 attori, di cui (870 uomini e 1205 donne; 149 cantanti, di cui 91 uomini e 83 donne; 2089 suonatori d’orchestra; in fine 139 suggeritori, di cui 13 donne; - Il personale totale addetto a questi 115 teatri è di 12.769 individui. - Il teatro reale di Die da è ([nello che ha il maggior numero d’attori; e quello di Zuaïin (Moravia) il minor numero; il primo ne conta 55, ed il secondo soltanto 14. - I teatri che possedono le più numerose orchestre sono il teatro reale della grand’opera di Berlino ed il teatro imperiale e reale di Porla Corinzia a Vienna. Il primo ha 95 membri, ed il secondo 77. L’orchestra meno numerosa è quella del teatro di Marbourg nell’Assia elettorale, la quale non si compone che di 4 2 individui». — Teodoro Dbhler, in compagnia di Savori. Piatti, il figlio Labìache, sua moglie e miss Steel, intrapresero non ha guari un giro in Iseozia ed in Irlanda, per sei settimane. Eglino daranno in questo spazio di tempo cinquanladue concerti! subito dopo Dobler e Piatti partiranno per Berlino e per la Russia. — il celebro professore d’arpa Parish-Alvars intraprenderà fra [lochi giorni un viaggio artistico alia volta di Roma e Napoli. In principio di gennaio pensa di ritornare a Vienna per fare eseguire in una grande accademia nella sala del Ridotto delle nuove sinfonie. — Il direttore di musica Giovanni Strauss parti con tutta la sua orchestra per Breslavia, ove venne invitalo a dare diversi concerti. — L’egregio signor maestro Giuseppe Verdi di Parma, l’autore celebratissimo del iïabucco, deH’Zmnani, dei Lombardi, è stato aggregato alle Congregazione ed Accademia di S. Cecilia colla qualifica di inaesrro compositore Onorario. — Il maestro Andrea N’encini Toscano professore di contrappunto nell’I. R. Accademia delle Belle Arti in Firenze è stato pure nominato maestro compositore onorario dell’Accademia e Congregazione suddetta. — Il violinista Artot dopo il suo ritorno dall’America si occupò a Parigi nella composizione di diverse opere; egli intraprenderà quanto prima un viaggio per l’Italia e ritornerà a Parigi la prossima primavera. — L’Ojiera di Ferdinando Killer II mugnajo ed il suo figlio sarà data per la prima volta a Dresda, quindi a Berlino.