Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 49

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N. 49 - 8 dicembre 1844

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[p. 201 modifica]— 201 w vV^a? G s Q GAZZETTA MUSICALE O ANNO III. - N. 49. Si pubblica ogni iloiiionica. — Net corso dell’aniio si danno ai signori Associali dodici pezzi di scolla musica classica antica e moderna, desiinati a comporle un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Amoiihiu classici Mt sii ai.k. — Per quei Signori Associati che amassero invece altro genere ili musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 2inm pezzi di musica, dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati arali* all’atto che si paga l’associazione annua; la metà, per la associazione semestrale. Yeggasi I’avvertimento pubblicato nel Foglio N. jii, anno II, 1843. SOMMARIO. I. Critica musicale. La Fede, la Speranza e la Carità; nuove composizioni di Kossini. - IL Del cello modo di suonar l’Organo durali! i le sacre funzioni. - IH. Cicalate ili Bartolomeo.Montanello. - IV. In* venzio.m. All Estensore della (ìazzetla Musicale. V. Cenno necrologico. Neniesio Manfredini. - VI. (i az_ ZETTINO SETTIMANALE DI MILANO. - VII. CARTEGGIO PARTICOLARE. - Vili. Notizie. - IX. Altre: cose. X. Nlo’e pubblicazioni musicali. CRITICA MUSICALE LA FEDE, LA SPERANZA E LA CARITÀ NUOVE COMPOSIZIONI DI ROSSINI (Accademia musicale data nella casa del sig. Troupenas a Parigi.) 20 novembre trovavasi raclr^co’la nella casa del sig. Lrou«t^^Pcnas una numerosa adunanprdy composta di eletti artisti «compositori. Enrico Herz sedeva ai piano, dodici giovani allievi del Conservatorio, sotto la direzione di Panseron, erano gli esecutori della nuova composizione ili Rossini. Il primo coro, intitolalo La Fede, parole del signor Gaubeaux, è un andante in G per 8 in chiave di sol. La melodia è dolce e calma. Ci affrettiamo di dire che questo coro, il più debole dei tre, ha tutt affatto smentita 1 asserzione di Rossini, che non voleva permetterne la pubblicazione perché poco degno di lui. Di certo non starebbe al paragone coi capi d’opera del suo autore, ma senza dubbio potrebbe essere un titolo di gloria molto lusinghiero per una rinomanza meno colossale. Il secondo coro, La Speranz t, parole d Ippolito Lucas, è di lunga mano superiore al primo. E un maestoso in do a quattro tempi, il di cui incomiuciainento è largo ed imponente. (ìli sviluppi, lutti molto favorevoli alle voci, conducono ad un epilogo molto felice e d una bella semplicità. Il terzo, La Carila, parole della signora Luigia Coiet, si compone di un andante in 4 2 per 8 in mi bemolle frammisto a degli a soli, di cui ogni ripresa riconduce il motivo nel modo il più semplice ed il più piccante: non è dato che ai granM MILANO La musique. par des inflexions rires,accentuées, et, ■ pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas» sinus, peint tous les tableau.r, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations» et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres a l’émouvoir. • J. J. Horssi:ji;. di genii d ottenere effetti maravigliosi con un nonnulla, con un’unica nota, che vi trasporta ad una modulazione, o ad un passaggio luti affatto nuovo: voi prendete il pezzo, e siete sorpresi di non vedere che un gruppo di note le più semplici, gettate là senza la più piccola pretesa. L a solo è stalo cantato per eccellenza da madamigella Mondutaigriy. La ripresa del motivo fu salutala da quel mormorio di soddisfazione, preferibile a quegli assordanti applausi, i quali bene spesso non altro dinotano che il desiderio di farsi rimarcare per parte di coloro che li prodigano. Non havvi cosa più ingrata che quella di scrivere per molle voci di donna } la loro poca estensione, la somiglianza degli organi, la necessità d’evitare il ravO t ’ O! * Vicinamente, e nel medesimo tempo la difficoltà di non poterle tenere a dovuta distanza, tutto aspira ad opprimere il compositore di difficoltà di cui egli non può si di leggeri uscire con onore. E lutto ciò è un giuoco per Rossini, per f uomo che dispone le voci per eccellenza e che comprende il meccanismo del canto meglio che gli stessi cantanti. Egli ha sapulo trionfare con somma abilità di questa monotonia che di necessità deve produrre 1 identità di natura delle voci acute, diversificando i ritmi senza però distoglier 1 attenzione dalla parte principale. Ed è di questo modo che al ritorno del motivo egli fa attraversare il canto da una scala discendente in contrattempo, il che forma un accompagnamento delizioso c della più corretta armonia. Vi sono alcuni i quali pretendono che Rossini non è dotto: io non desidero di meglio che d essere del loro avviso; ma j vorrei sapere se, con lutte le risorse della loro pretesa scienza, potrebbero combinarmi un effetto più ingegnoso e più aggradevole. La scienza! è il sapere’ degli altri, perchè dunque volete voi che Rossini la studi!? La scienza, per noi. deve essere ciò eh* ei fa, ciò che egli inventa, le combinazioni che il suo genio gl’ispira}. ecco quello che noi dobbiamo studiare, perchè noi caveremo sempre qualche scinI tilla dall5 esame attento delle sue opere e del suo stile. Ma egli, che cosa volete mai che studi? i maestri antichi non gli ha sorpassati? e fra i suoi contemporanei, ve ne ha uno solo che non si chini dinanzi a lui? che Rossini sia Rossini. Se egli o DOMENICI 8 Dicembre 1844. Il prezzo dell’associazione al! i Gazzetta e alla Musica è di elleilive Atistri.iche L. 12 per semestre, ed effettive Austriache L. li affrancata di porto lino ai contini della Monarchi.i Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — l,a spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di pmlo ai diversi corrispondenti dello Studi,) Hiçnrdi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso II llicio della Gazzetta in casa flicordi. contrada degli Oiiicnoiii N.° I72U; all estero presso i principali negozianti di musica e presso gli ( ’Ilici postali. Le lettere, i gruppi, ere. vorranno essere mandati franchi di pollo. acconsentissi’ ancora a scrivere, il suo genio risi presenterebbe sotto una forma novella. Di certo egli non ci darebbe il Barbi?/e e la Cazza Ladra; abbisogna pcr produre tali capolavori ima esuberanza di vita che non si può più avere dopo una carriera si gloriosamente percorsa} ma havvi un’esperienza, una maturità d’idee che non escludendo il genio d invenzione, non fa che modificarlo. Rossini ci darebbe ancora degni compagni a Guglielmo ’J’clb allo Stabat. Ad. A pam. Del retto modo di «tuonar Tergano doranti le sacre funzioni, ed incidentalmente del Brere met/nh/ per l’Organo dei signori JYS aller e BCinck.. Prima traduzione italiana..Milano pressi; Bicordi, ere., ree. pedi A. 41, ió e 4.ÌJ •A 11TICOI O IV 1.1) ri. I IMO. bbastanza ho discorso negli articoli precedenti dei molli abusi per cui si fa degno di biasimo il suono dei più tra i moderni nostri organisti; lo che facendo, ho dimostrato come ciò derivi tanto dalla mancanza di dottrina musicale, come dalla deficienza di convenienza religiosa. Tempo è ormai che mi occupi, almeno sommariamente, di rintracciare i rimedj che a tanto male sarchimi- da opporsi. E siccome di duplice natura è questo male, cosi i rimedj medesimi in due classi diverse saran da dividersi. E primieramente, al male che nasce dalla musicale inesperienza, per ciò che spella in particolar modo alla parte meccanica dello islrumento. primo e radicai rimedio sarebbero buoni e ben condotti studj. Rapporto a che non posso a meno di nuovamente esprimere il desiderio già formulalo ila me precedentemente parlando del breve e incompleto lavoro dei signóri Muller e Rinck, <Ii vedere, cioè. l’atto r... finalmente di pubblica ragione per le stampe un vero, buono e completo metodo per organo. Àia la esistenza di un buon metodo non sarebbe tutto, se in certo modo non venissero coartati a farne uso a direzione dei loro studj coloro che intendono divenire organisti. È una cosa strana che, [p. 202 modifica]il Trise ac dici possit ” così prescr dentino sess. xxn in decr. ordinato. Ma se la diffusione di buoni studi mentre in lutti i nostri istituti di musica vi sono scuole di piano-forte, di strumenti ad arco, di strumenti a fiato, in veruno o quasi veruno (per quello che so) si trovi una scuola speciale di organo. La istituzione, adunque, di scuole, indie (piali si insegnasse il retto suono dell organo e vi si esercitasse la gioventù, e urgente bisogno dei nostri tempi, delle circostanze in cui ci troviamo. N’è ciò basterebbe: oltre le scuole, dovrebbero istituirsi anche appositi concorsi e premj d’incoraggimentq per quei giovani che più nei loro studj si fossero distinti, come appunto per rapporto allo studio degli altri strumenti si suol praticare. A questo punto, naturale si fa il passaggio alla seconda classe di rimedj. destinati a prevenire la seconda specie del male: la mancanza, cioè, di religiosa convenienza nel suono dell organo. In falli, la istituzione dei summenlovati concorsi si rilegherebbe naturalmente ad altra, a senso mio, indispensabile istituzione. In ogni diocesi è dovere dei vescovi tra le altre cose invigilare attentamente che nelle chiese a loro soggette nulla si faccia in genere di musica che disdir possa alla sacra maestà della casa di Dio.»» Ab ecclesiis vero musicas eas, ubi sive organo, sire canta, Liscivimi aut impurum alupdd miscelili... accenni (Episcopi), nt domus Dei vere domus orahonis esse videaltir bl.! Il 1 et evitand. eie. Ora non è dubbio che alluso il gran numero delle chiese che adesso posseggono un organo, aitesa la estensione talora stragrande delle diocesi, attesa la quantità delle gravi incombenze che al Vescovo incombono e la qualità stessa della missione di cui si tratta, la quale, mentre per un lato è religiosa, per I altro è artistica del pari, difficilmente possono i vescovi esercitare personalmente e di per sé soli una tal rigorosa vigilanza. Mi parrebbe per ciò ben fatto die a tal uopo si servissero della coopcrazione di una commissione o deputazione composta di persone probe ed esperte delia materia. Ogni volta che questi censori fossero venuti in cognizione che qualche organista tristamente si distingue pel.suo modo di suonare sconvenevole al decoro del tempio, dovrebbero portare la cosa a cognizione del Vescovo, che, fatte quelle verificazioni clic meglio credesse, ammonirebbe ripetutamente il travialo, e se vedesse in fine riuscir vane le sue esortazioni, dovrebbe interdirgli assolutamente di suonar pubblicamente l’organo duranti le sacre funzioni. La stessa deputazione non dovrebbe ristringere le proprie ingerenze a questa vigilanza soltanto, ma, di concerto col vescovo, e previo congruo esame, essa dovrebbe esser quella. da cui dipendesse la concessione ai postulanti del permesso di suonar l organo nelle chiese, o, se cosi vuol dirsi, il grado di organista, senza aver riportato il (piale a veruno dovrebbe esser permesso di aggradire il disimpegno di sì nobili ed importanti funzioni. A chi ben rifletta la istituzione di questo brevetto o diploma di capacità, di questa specie di bacellìerato o dottorato musicale, non dee comparire irragionevole o strana. Aprire e chiuder le porte di chiesa, spazzar questa e pulirla, suonar le campane, aver cura dei libri sacri, leggere al popolo il testo delle epistole e d’altri simili sacri 202 scritti, avvisare chi non intende comnmnicarsi che. ritirandosi dall’altare, dia luogo a chi vuol partecipare dei sacri misterj. versar f acqua al sacerdote che celebra. portare i cerei. accendere e spegnere i lumi, preparare il vino per la celebrazione del sacrificio, ed altre poche faccende consimili, non son certo funzioni tanto importanti da porle al di sopra d’assai del ministero nobilissimo dell organista; eppure la chiesa, perchè taluno abbia diritto di disimpegnarle, ha creduto necessaria la istituzione e concessione di certi gradi che diconsi ordini minori, quali sono quel dell’1 ostiario. del lettore. dell esorcista. dt*IVacolito. che non si conferiscono ai postulanti che previa la prestazione di certe garanzie di moralità e di capacità, o mediante congruo esame, o prevj attestati di persone degne di fede. E che? mentre da un lato la Chiesa, per ispandere il maggior lustro e decoro possibile su tutto ciò attiene ali esercizio del culto, non ha voluto conferire il diritto di esercitare le funzioni in apparenza le più indifferenti che previe certe prudenziali cautele, si dovrebbe credere che, senza garanzia veruna, dovesse esser lecito al primo ignorante cui monti il ticchio di salire sopra una cantoria, mescolare d suo indecoroso suono ai sacri cantici, assumere un ufficio, che, mentre per una parte se è lume esercitato può contribuire potentemente all’edificazione dei fedeli, può dall’altra, se è disimpegnato a rovescio, riescire cagione di tanto scandalo? Ma la chiesa non è stata su questo rapporto tanto neghittosamente iiidilferente, ed il già trascritto precetto del Tridentino chiaro lo mostra. La istituzione, adunque, che ora propongo, anziché essere incongrua o contraria allo spirito della chiesa, è del tutto consentanea ai suoi insegnamenti: è un modo di portare all alto pratico ciò che in maniera indeterminata ed astratta da lungo tempo essa stessa ha la istituzione di una licenza necessaria all’esercizio delle funzioni di organista, se la pratica di una stretta sorveglianza per parte delle commissioni incaricate dai vescovi, posson riuscire rimedj molto efficaci a ricondurre il suono delborgauo a quella grave maestà che sola si conviene alla santità del tempio, ad un’altra misura converrebbe in fine dar mano onde l’effetto fosse sicuro. Misura, che mentre per un lato sarebbe di assoluta utilità per impegnare li artisti a dare opera zelante al loro ufficio, sarebbe dall’altro un provvedimento di rigorosa giustizia. Chi serve all’altare è giusto che abbia da vivere dell’altare: cosi potrebbe dirsi che colui, il quale servendo l’organo serve pure in qualche modo l altare, dovesse dall’organo trarre se non la sussistenza, almeno un decente compenso alle proprie fatiche, una indennizzazione delle spese incorse, del tempo impiegato nel compire il necessario corso di studj. La meschinità degli onorarj che si pagano agli organisti è nota pur troppo, ed ha già dato campo ad altre penne di scrir parole di lamento. «Quand on pense tpie ce phénix (l’organiste) a pour honoraire deux mille francs au plus, on ne doit s’étonner si Ton n’en trouve pas. Il en est sans doute de trop payés à n cinq cent francs j mais quel souffleur même ne inerite pas de quoi vivre??» Così scriveva qualche diecina d’anni or sono il de Momigny nel luogo altra volta citato. Ma cosa avrebbe detto quello scrittore se avesse saputo che i duemila franchi che a lui sembrano insufficienti, parrebbe!’ somma favolosa pei nostri poveri organisti, gli onorari dei quali sogliono generalmente parlando restare a molto e molto al di sotto di quei cinquecento franchi cli’ei cita come mercede condegna appena di un alzatore di mantici? Sg la quotila degli onorarj che in quasi tutte le nostre chiese si pagano agli organisti poteva essere conveniente rimontando alle circostanze economiche dei tempi in cui (pelle paghe furono stabilite, non vi è chi non debba convenire, che, nella variala moderna situazione degli interessi, si sono ridotte ad una incongruità tale, che. se non fosse ingiusta, dirsi potrebbe ridicola. Ed a questa incongruità appunto è duopo porre un riparo, se si vuole, come è di dovere. esigere dairli organisti un adequato e decente servigio. Cosa si può sperare, cosa pretendere, da persone che ragguaghalamente per ogni servigio, spesso non breve, talora assai lungo, vengono a ricevere un compenso di pochi centesimi? (I) So pur troppo che la difficoltà di provvedere il numerario indispensabile a porre in essere la proposta riforma, sarà per l’adozione di essa I ostacolo più forte e spaventoso. So di più che tale ostacolo si farà anche maggiore di fronte alla scarsità di mezzi economici di molte tra le nostre chiese. Se però vi sono delle chiese povere, ve ne ha pure delle ricche. I) altronde so pure che al vero zelo ninna cosa, per ardua che sia, è impossibile: ed una volta che lo zelo del clero, delle autorità, dei buoni tutti, sia rivolto ad ottener questo scopo, non può fallire nel raggiungerlo. E qual meta più bella da proporsi a subietto degli sforzi comuni, che riparare un’ingiustizia, por freno ad un male che si risolve in disdoro dell’arte e della religione in questa nostra patria diletta? (I) A questo proposito si racconta clic un certo prete bizzarro, che era organista in una delle principali nostre chiese collegiale, in uno di quei momenti nei (piali I organo durante il vcspcro si tace, stava pensando alla meschinità dell’onorario che come organista gli era assegnalo. Mentre era assorto in tali non grati riflessi, osservi» che in assenza del solito alzalore dei mantici, il sagrestano aveva incaricato taluno straordinariamente di questo umile ma indispensabile ufficio. h Quanto ti danno per la tua fatica? n all’alzalore domandò l’organista. E quegli» Quattro soldi n.-Suona tu dunque, che per questa volta io preferisco alzare i mantici a. - A che mille negative proteste per parte dell’alzatorc. Ma (anta fu F insistenza dell’organista, che fu giocoforza compiacerlo. Si pose dunque l’alzalore alla tastiera, mentre I’altro si dette ad alzare i mantici. Ma la faccenda non andò per le lunghe di troppo: che i canonici sorpresi e sdegnali per la inattesa infernale cacofonia, mandarono taluno a veder cosa fosse, e ripresero l’organista con grave rampogna. A che per altro placidamente ei rispose: - a Come! fale dar quattro soldi a chi alza i manlici, mentre la paga di me che suono si viene a ridurre a poco più di due soldi per ogni servizio? n Cosa rispondessero i£canoniei, quali conseguenze avesse il bizzarro estro dell’’organista, la storia sventuralaiìienle lo lascia ignorare. L. F. Casamorata. [p. 203 modifica]— 203 o CICALATE DI [Vedi i numeri 4-2, 4-5 e 18}. IV. issi più sopra che a berteggiare le soverchie ripetizioni di un tal autore giova rendere fugato il tema che viene immaginato per esprimere la ripetizione; ma si può ben anche con modulazioni variale, e con passaggi ricercali e improvvisi, con isbalzi dagli acuti ai bassi o viceversa, con sortile inaspettate di istromenti, che a bella posta siansi lasciali qualche tempo in riposo, ripetere il pensiero che vuoisi pungere. Di tal maniera voi sosterrete il componimento che non cada in trivialità, e porrete il difetto alimi nella massima evidenza. Così io ho tentato di fare nella sinfonia che intitolai l quattro classici; in cui, dopo di avere con tempi diversi esposto il fare di quattro famosi, presi alcune frasi che mi parvero maggiormente usate da ciascun d’essi, e formai quattro pensierelli caratteristici, coi quali terminai la sinfonia facendoli ripetere alternatamente, c talvolta udendoli insieme, e or uno or l’altro facendoli balzar fuori improvvisi con armonie prese di slancio, o con sortite inaspettate di istromenli; e par quasi che gli autori presi di mira vi compagino innanzi un dopo l’altro, e talvolta a due, a tre insieme, e pur tutti (pialtro, cd anco si facciano a contenderla sulla preferenza dei modi di uso loro, lo non pubblicherò questa salira per tutto l’oro del mondo, perchè voi ravviserete di botto le quattro celebrità ch’io prendo a cuculiare, c sebbene trovi di averle punzecchiate assai di proposito, m’accorgo che non dev’essere d’un ineschili uomo (piai mi son io il frugare per entro le opere de’ classici. Non v’ha genio, per grande e sveglialo che sia, il quale non dia in modi a lui comuni, e non vada ripetendosi (pia e là con certo fare suo proprio; anzi direi che questo accade veramente (piando il genio sonnecchia, c lo scrittore è costretto a ricorrere a’ suoi ripieghi perchè il genio non gli serve molto. Sarei nullaiueno di opinione che «piando io scrittore fosse con la pungente satira della musica risveglialo su queste sue inavvertenze si guarderebbe bene dal ricadérvi. Le vere opere del genio artistico sono sempre portentose, come è portentosa la natura, Chi dalla natura ha sortilo il genio all’arte opera in modo che non sa rendere ragione a sè stesso de’ suoi concepimenti. Ma soventi al genio non corrisponde il giudizio; ovvero ne’.trasporli del genio non abbada l’autore se le cose che egli inventa siano giudiziosamente poste a luogo. Ciò reggiamo accader di frequente nella musica, ove è facile che 1 autore si lasci trasportare dalla bellezza di un concetto che lo inebbria e lo rapisce, e mancando di questa felicità di giudizio cade agevolmente in quegli inconvenienti che non sono per pii discernibili. Qui la satira musicale sarebbe assai utile, ed ha mollo da sferzare; ed io ho raccolto da moderne produzioni un buon numero di questi modi che, sebbene avvenenti, esprimono tuli’ altro di quel che hanno ad esprimere. Taluno non ha rispetto a dire che le son cose da nulla, che i uditore non abbada a simili incongruenze, quando la musica gli piace; ed è vero che. per I’ avvenenza della musica sorpassiamo momentaneamente sulla poca convenienza de’ pensieri musicali colla situazione e colle parole che hanno ad esprimere, c in quell’istante noi sentiamo forse più gratitudine all’autore pcr averci regalato un motivo o un pezzo che ci trasporli [ter l’attraenza sua, anzi che alla difettosa relazione che possa avere col luogo in cui è posto. Ma affinchè la musica sia durevole e perfetta, nè mal risponda all ufficio suo, è pur duopo che non manchi di questa qualità essenziale di esser messa a proposito, e spieghi e aumenti il senso delle cose, anziché detragga ad esse. E l’immaginoso autore tenga in riserbo questi avvenenti concetti, che pur gli escono quasi indipendentemente da sè, pcr una tal quale prepotenza del genio suo, chè gli verrà presto occasione di applicarli anco giudiziosamente. La satira musicale può far iscorge.re assai facilmente queste incongruenze ed avvertire il compositore c gli uditori del difetto imperdonabile. Potrete, pcr esempio, accompagnare il flebile lamento d’amore cogli accenti interrotti c a contrattempo di un coro, i (piali vi rappresenteranno appunto lo sbattere d’usci cagionato dal vento al sorgere d’improvvisa bufferà; c colpirete assai da vicino alcuni «h ’moderni accompagnamenti di coro, ficcati in un’aria pcr servire alle convenienze del cantore principale; perchè onde l’aria sia di tutta importanza non deve mancare del corredo di un coro, nè del fragore di tutti gli istromenli d’orchestra, per (pianto il fragore disdica al querulo lamento od al devoto priego che devesi esprimere. Con una frasetta che partendo dal basso vada a stento arrampicandosi all’acuto, c per lo raddoppio delle parli fatto alla scoperta, il concetto prenda consistenza e robustezza, e (piando le voci son giunte al loro stremo di aeulezza c di forza, un assordante colpo di gran-cassa, posto in punta del fortissimo che avrete raggiunto, determini il vertice della piramide musicale che avrete costruito; voi verrete così a censurare l’ormai sazievole e vagheggiato modo de’ finali d opera, in cui non deve tornar buona la cadenza se. non è predisposta da un pianissimi) e col crescere di forza vada a poco a poco a prender piega per la risoluzione, determinata da un fragorosissimo scoppio di fulmine già preveduto e atteso da tutto l’uditorio. Sabbia pure ad esprimere l’ira repressa; assumerete una frase rumorosissima ne’ bassi, replicata molte volle con inganni d’armonie sotto un incessante e poco variato gridare degli acutissimi, c vi farà dar la soja ad allre cadenze de’finali d’uso, nelle (piali si fa aspettare la risoluzione oltre ogni garbala convenienza. Nè crediate con (‘ili clic il vostro scherzevole componimento abbia a produrre quello sfinimento di aspettazione che nei componimenti censurali degenera in vera noja; al contrario, se il vostro fraseggiare sarà veramente gajo e lepido, ogni nuova e singolare modulazione che aggiungerete, produrrà nuovo diletto in chi vi ode, nel tempo stesso che pungerà al vivo siffatte alimi leziosaggini. Amelie vado io indicando argomenti di satira se le nostre musiche le somministrano ad ogni tratto? M" è accaduto di udire nello scorso carnevale una nuova produzione, la quale pcr poco che fosse caricala delI’ ironia, del sarcasmo c dello scherzevole che deve avere le satira, sarebbe stata una stupenda censura delle produzioni moderne. E sì, era dettala da un famoso! Pure eran ivi raccolti e messi a sproposito tulli i modi esagerati d’uso, c s’udiva così marcato certo stile pesante della giornata che per fare a bella posta una satira non si poteva seguire miglior via. (Sarà continuato). INVENZIONI ALL’ESTENSORE DELLA GAZZETTA MUSICALE DI MILANO. Lecco, 17 Novembre 1844. onoscendo io 1 interesse che Ella inette in tutto ciò che appartiene all’arte musicale, e con quanto amore e sollecitudine Ella accoglie tutte le novità risguardano, la prego, e mi lusingo ch’ella mi grazierà di fare di pubblica ragione in un prossimo numero della Gazzetta Musicale il seguente mio rii rovaio. Nella mia condizione ebbi più volte a scontrarmi nell occasione di dare lezioni a piccoli ragazzi, 1 intelligenza de’ quali non di rado era superiore ai loro mezzi fìsici:, voglio dire, le mani loro, sebbene (( proporzionate allo sviluppo generale del £ corpo, non corrispondevano ai bisogni sulla i tastiera-, e quindi mi occorreva spesso per L supplirvi, in parte, dirò così, sacrificare le Î idee de*compositori. sia dal lato della digitazione, sia da quello dell’armonia. E per verità tale è lo scoglio che tutto di ogni maestro prova. Perciò ben sovente mi feci a riflettere se era poi assolutamente impossibile il superare siflìilto ostacolo. Ecco, pregiatissimo signor Estensore, appunto (pianto io colla speranza di non errare le annuncio: l’ostacolo è vinto. li mio ritrovalo è tale da poter essere classificalo tu due gradi-, offro cioè il mezzo di dare per le mani più piccole l’estensione dell’ottava in quella della sesta, e per le mani meno corte l’ottava ancora in quella della settima^ e ciò con piccola modificazione (conservando sempre il pianoforte della primiera sua condizione), adattabile non solo a qualunque istromenlo, ma da potersi usare a piacere, ed in breve istante, (piando previamente sia stato fornito del mio meccanismo. Dirò più: darò a piacere nello stesso islromento la condizione del primo grado nella melò a destra della tastiera per l’esercizio dell allievo, e lascierò libera la metà a sinistra per l’accompagnamento al maestro. Né s’insorga qui a rimproverare al mio pensiero 1 opposto difètto di mancare allo sviluppo della mano, appunto perchè tenuta sulle proporzionali naturali ordinarie:, chè oltre ai riflessi fatti già nella prima parie di questa mia, ben molti altri ancora ve ne sarebbero. E ancora, siccome poi lo stesso mio ritrovato si adalla per gradi, quale maggior comodo si potrebbe desiderarle? Per limitarmi ad accennarne un solo. ma per capitale vantaggio, dirò che l’allievo viene di bollo messo alla porlata d imprendere i suoi sludii positivamente e concordemente a veri principii dell arte, sia per riguardo alla digitazione, sia per quello dell’armonia j e cosi tolta la mostruosità di avere delle ornmissioni, delle facilitazioni ove l’arte non le comanda. Così, signor Estensore stimatissimo, mentre penso guarentire a me medesimo il mio, ritrovato per la via legale, è mia intenzione di raccogliere un sufficiente numero di domande, o come d’irebbesi di Associali, alto a compensare le mie fatiche prima di far pubblica la cosa; al quale scopo farò poi tra breve conoscere con I apposito avviso le condizioni e la fabbrica presso cui avrò stabilito il mio ricapito e la mia officina. Fratturilo con istima ho il piacere dir’mele Divolissimo Servo Francesco Abbiati Organista della Preposiluraln di Lecco. I

il. CENNO NECROLOGICO nemesi© iiaausedhri..... Sugli estinti Non sorge fiore, ove non sia di umane Lodi onorato, o d’amoroso pianto. Fo scotìi. N’cmcsio Manfredini debbo tributare una parola di elogio e. di slima, ponendolo fra gli artisti di merito non comune: al quale professammo non volgare venerazione, c la cui perdila riuscì assai d dorasti a chi lo ebbe a conoscere. [p. 204 modifica]— 204 [i i I ’ 3 U’ I i (G ’ — wN&j Nacque in Ferrara da agiu!i parenti. Di buon’ora incominciò la sua educazione musicale, <• con ogni premura fu da’suoi incamminalo in proficui studj sul ^arT} ^aul0’ lH‘r cu’ "* breve tempo fece così significanti zrtXj progressi, che nel quattordicesimo anno di sua eia ’"V, fu in gì ado di meritarsi i pubblici suffragi col dare de’concerti. Ebbe a maestro anche I eccellente violinista Gaetano Zocca, il quale seppe introdurre una notevole modificazione nei modi esecutivi del giovinetto arricchendoli di eleganza, chiarezza, e scorrevolezza ne’ passi brillanti c graziosi. Nello studio dell’armonia gli fu maestro il Padre Zagaguoni, buon contrappuntista, dalle cui lezioni trasse non lieve profilto. Forte del suo ingegno c di quanto aveva appreso nel 1852 visitò Milano, Venezia, Mantova, Cremona, Roma e Napoli, e dappertutto i suoi concerli vennero encomiali ed applauditi, per l’agile sua bravura, per l’ammirabile sua uguaglianza nei registri, per la robusta vibrazione de’suoni bassi perfettamente imitanti la voce del Conio inglese, per la scorrevolezza e dolcezza de’ suoni medj cd acuii, pcr I’ inimitabile suo accentare, insomma per ogni finitezza di esecuzione. Un anno è appena trascorso dacché fu scriiturato in qualità di primo flauto pel teatro di Odessa, e cola tosto trasferissi; ma essendo di fisico troppo debole, fu costretto a fuggire dalle inevitabili conseguenze di quel terribile clima, ed appena rimessosi in viaggio’, còllo da mortale malore, gli fu negalo di appagare il desiderio della patria, sicché si mori di disagi c di dolore a Ciào, nella età che é appena mezzo d Ila consueta carriera vitale. Se queste brevi noie non aggiungeranno nulla alla nominanza del Manfredini, spero saranno tollerale, almeno pcr avere ridestala la di lui memoria. Se qui non riesco come dicitore, sarò almeno compalilo come riconoscente compatriota, peravere trillalo di onorare il meglio che per me si polca un mio concittadino, un unico amico, che primo seppe insidiare nel mio cuore l’amore all’arte che professo e che tanto vivamente apprezzo. Fermo Beli.iv. GÀZZ2TTIH0 SETÌIMMLE Iti MILANO — La Scala compì la lunghissima’stagione d’autunno con tre recite fuori d’abbonamento. La prima e la terza offrivano Emani, la seconda Ermengarda. Queste ultime rappresentazioni non eccitarono gran calore di plausi. - Giovedì or passatosi diede ancora [’Emani a beneficio delia Pia Istituzione Teatrale, e fu accolto con grandi applausi. - Attendiamo conqualche ansietà la riapertura del Carnovale che avrà (luogo, dicesi, colla Semiramide. Più tardi prenderanno seggio, a quanto pare, più opere del Verdi, / Lombardi, Emani, Giovanna d’Sreo, cd altre forse ancora. — Martedì, sembra, avrà luogo al teatro Re, l’annunciata accademia del bravo suonatore di violino, sig. Arditi. — I fanciulli Viauesi allo stesso teatro Re non hanno ridestalo l’ammirazione della prima volta. Ciò non toglie che non vi sieno applauditi con qualche calore. CARTEGGIO PARTICOLARE NOTIZIE — Amsterdam. - Il teatro italiano di questa città continua a camminare zoppicando. Si pensa a de’ miglioramenti nella compagnia. — Berlino. li novembre. La seconda novità che sarà data sul nuovo teatro lirico, c un’opera in tre atti di Spontini, intitolata Die S thenierinn (L’Ateniese), di cui già si sta allestendo la messa in iscena, e le di cui prove saranno dirette dal compositore al suo ritorno da Dresda. 1| — Londra. Nel teatro Covent Garden si darà un’opera tedesca, pcr la quale già si è scritturata fra gli altri cantanti la signora Pixis. — Madrid. Liszt, dopo un gran concerto da lui dato a) palazzo reale, ha ricevuto dalla regina Isabella una spilla di brillami, d’un valore di 5(100 franchi, cd il titolo di cavaliere dell’ordine di Gallo li!. — Parigi. L’Olièra, V Opéra-Comique ed il Teatro Italiano, hanno unanimamente riconosciuto, dopo rei-! teratc prove, le belle qualità dell’orgue mélodium dei signori Alexandre padre e tìglio. Un rapporto assai dettagliato ed il più favorevole e stato diretto al sig. Leone Pillet dal signor Benoist, uno de’maestri di cauto del- j l’accademia reale di musica. Alla sala Favart, la sonorità e la potenza di questo strumento sono siate apprezzale nel Doniino noir; il Teatro Italiano lo ha adottato; se tic fece uso con grande soddisfazione degli artisti nella Linda di Chatnounix e ormai esso sarà impiegalo pcr le opere del repertorio. Il signor Berlioz ha composto tre graziose melodie per V orgue mélodium de’signori Alexandre. — La commissione di sorveglianza dei teatri reali, decretando sul rapporto della sotto-commissione, ha riconosciuto l’utilità d’un terzo teatro lirico. Ma la sua approvazione è, dicesi, involta di restrizioni e la questione pare sempre ingombra di difficoltà. Ora sarà rimessa alle deliberazioni dei commissarj, e poi sarà riferita al ministero dell* interno, l utto ciò non fa presagire una pronta soluzione. — Ronconi Giorgio fu rifermato a (pici teatro italiano (ino a tutto marzo 1848. - Vienna. Alla chiesa greca di S. Giorgio si è eseguila una messa in musica: ciò che vi badi rimarchevole è che il canto tradizionale ad una voce è stato cambiato in canto a (piatirò voci, lasciando il tulio conforme al tipo primitivo, che data dai primi tempi della chiesa bisantina. — Vienna rivide Moscheles. il celebre pianista compositore, dopo diciotl’anni di assenza. Il suo primo I concerto, dato il ‘23 novembre nella sala dellUnione Mu| sicale. fu uno de’ più interessanti che ebbero luogo nella | corrente stagione, e lasciò in lutti il desiderio di poter altre volte sentire ed ammirare il celebre artista. — Giovanni Strauss, il famoso compositore di Walzer, è ritornato a Vienna dal suo viaggio a N’eutitschein, Troppau e l’eseben. ove trovò la più lieta accoglienza cd ove vennero molto apprezzate le sue produzioni. — Il celebre violinista Giulio Pruine giunto da alcuni giorni in (piesta capitale vi dava il suo primo con, certo il 4 corrente. I — Il primo di questo mese vi si davano tre concerli l| musicali. Uno dalla Società dei dilettanti di musica nella gran sala del ridotto. L’altro nell’I. R. teatro in der Jnsephstadt a beneficio dell’Ospilale sotto la protezione di 8. M. la regnante Imperatrice. Ed il terzo da Giulio Sterri, maestro di cappella del principe di Hohenzollernflechingen. ALTRE COSE Sotto i torchj. U BBÏ, U SPMZI E Li CARITÀ ®re dori pcr Cauto DEL CELEBRE ROSSINI (Due edizioni, italiana e francese.) LA GIOJA DELLE MADRI KACCOI.T1 ni SONATIMI Aopvrx. ittolivi. De! Le opate- utoOctite x.np|stc<Seulcclecoit CtilLxitfe óiicceS’óo ut ^ììtilctuo COMPOSTE DA "Ftì 22333 per Pianoforte solo Op. 07. 16102 Fase. XI 1 16105 e XII I 46104.> XIII 1,., r, ItilO’i n XIV? Linda di C/uunouiiix. 16107 - XV l 16108» XVI J Ciascun Fascicolo Fr. I 75. Per Pianoforte a (iiuittro mani Op. 66. NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI DELL1. II. STABILIMENTO «AZIONALE PRIVILEG.” lilGIlHAANI RICORDI © Firenze, 30 ÌVorembre 1844. La grande accademia al teatro della.Pergola, di cui fu dato cenno preventivamente in questo foglio, ebbe luogo effettivamente la sera dello scorso sabato, cd ebbe esito brillantissimo. L’introito a vantaggio della causa pia fu di circa franchi 6L1U0: tutti coloro, tanto artisti die dilettanti, i quali vi preser parte meritarono elogio. Ciononostante vuoisi particolarmente citare la celebre Unghcr Sabatier, la (piale cantò così bene la cavatina del Belisario, che lo scéltissimo uditorio ne domandò la replica. Raramente, anche nei suoi tempi più brinanti, si era sentito riunire in modo tale a questa distinta cantante l’arte del canto il più squisito con l’accento drammatico il più pronunzialo. - Questa sera pcr la causa stessa, a vantaggio cioè delle vittime della inondazione del dì 3 del corrente, avrà luogo per opera di distinti dilettanti un esperimento di recitazione francese al teatro del Cocomero. Altri simili esperimenti in lingua italiana hanno già avuto luogo 0 sono già annunziali per parte di altre filodrammatiche società. Nella settimana futura, poi. verrà per qualche sera eseguita da una società di dilettanti, alla testa de’quali trovasi la famiglia Ponialovvsky, la tragedia lit ica Lucre zia Borgia, perla stessa filantropica causa. La mattina della scorsa domenica ebbe luogo una grande accademia vocale e strumentale alla Filarmonica. Vi si distinse immensamente la De Giuli Torsi, cantando una cavatina di Poniatowsky ed uu’arìa della.Varia di Rohan di Donizetti. — Un tale Spielmann eccita in Warschau grande entusiasmo per la sua abilità nel saper cavare suoni aggradevohssimi da certi bastoncelli. Allorché avrà terminali i suoi concerti in Warschau intraprenderà un gran viaggio all’estero. — Ernst piace ora assai a Lipsia, Egli vi diede già Ire concerti, e verso la metà del corrente mese sarà a V icona. — Alla fonderia reale a Norimberga (Baviera) si sta ora costruendo in bronzo il monumento di Beethoven, modellato dal signor Haenel a Dresda, e che sarà eretto a Bonn (Prussia), città natale del grande compositore. । Alcune parli di questo monumento sono già terminate: e perfettamente riuscite. — Un giovane artista, che dava le più belle speranze, i Carlo Filiseli, allievo di Chopin, è teste morto a Pietroburgo. i — Il signor Antonio de Konlski, uno de’ più celebri j pianisti compositori di Parigi, è altresì mio de’ più dii stinti ingegni scientifici. Pcr (piesto titolo egli è stato ora nominato membro corrispondente dell accademia If reale di Metz, sezione de’lavori numismatici per le monete popolari.! — L Unione Musicale del Duomo ed il diozarteo a Salisburgo, nominarono a loro membro onorario il compositore signor C. G. Lickl di Vienna. — Mentre la vedova c i figli di Carlo Maria Weber । attendevano con impazienza le ceneri dell’illustre com: positure, la morte rapi il minore di questi figli che non contava ancora i quattro lustri. Egli studiava la pittura | sotto la direzione di distinti maestri e dava belle speranze. Ora non rimane che un solo dei figli del celebre compositore. ■15948 Fase. VII Emani di Verdi., Fr. 1 75 ■15!) 19 n Vili Linda di Donizetti.. n 4 75 mo orna A TRE VOCI! । i I i! i con aeconip. d’Organo o Pianoforte DI PLÀCIDO màïïdàiiîci 16717 Fr. 1 80 BàMww iter Pianoforte SOPRA VARJ MOTIVI DI DETTA OPERA I I COMPOSTA DA». 3AXSA OBESI A 16267 Fr. 5 50 Dall’I. IL Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di Liovawi Ricordi Ed. l’r. Contrada degli Omenoni N. 1720, e sotto 11 portico <11 fianco airi. R. Teatro alla Scala.