Gazzetta Musicale di Milano, 1872/N. 11

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N. 11 - 17 marzo 1872

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[p. 87 modifica]GIULIO RICORDI -AJsrisro xxvii. nsr. 11 17 MARZO 1872 SI PUBBLICA. OGNI DOMENICA Il Freyschütz davanti al pubblico della Scala «0 mia nobile patria germanica! come potrei non» amarti, come potrei tenermi dal fantasticare con te,»con te che porti il Freyschütz sulla tua terra!? Come > potrei non amare il popolo tedesco che ama tanto il > Freischütz! il popolo tedesco che oggi ancora porge» cupido l’orecchio ai prodigi della ingenua saga, e» udendola trema nel cuore per misterioso sgomento!» 0 vaghissima idealità germanica tutta invasa da fan»tasie di boschi, di stelle, da visioni lunari, da echi»di vesperi! Beato colui che t’intende e che ti crede,»e teco vaneggia e sogna!»» Con queste mistiche esclamazioni spiranti ardore di arte e di patria, Riccardo Wagner dà principio ad uno scritto che porta per titolo: Der Freischütz bericht nach Peutschland. Codesto opuscolo ed un altro intitolato: Il Freyschütz davanti al Pubblico di Parigi citeremo volontieri per quanto la misura ce lo consente; così il nostro intento sarà mirabilmente soccorso. Pochi argomenti hanno animato l’entusiasmo artistico del Wagner come codesto Freyschütz; scrivendo intorno a un tale capolavoro, il Nostradamus della musica moderna spinge il volo della penna nei cieli del germaniSmo più azzurro. Il suo stile magnetico é invaso come dalla continuità d’impulso che prova la mano del medium scrivente colla tavola spiritistica; per ogni frase vibra un tremito estetico, estatico, rotto qua e là da una parola oscura o da un angolo bizzarro. Strano scritto, esuberante di fede, d’intelletto, di passione, che rammenta a chi legge come il Wagner fin dai suoi primi anni ravvisasse in Carlo Maria De Weber il grande maestro suo, il suo Virgilio. Il lettore si sente circondato dall’aura dell’argomento tanto vi si discioglie colui che scrive, la musica di Weber si ripercuote quasi in quella prosa. Ma converrebbe leggerla in tedesco, pure udite come imprende a narrare: «Nel mezzo di quella selva boema, antica come il» mondo, c’è il Wolfsschlucht (il precipizio del Lupo) la» cui leggenda, fino alla guerra dei trent’anni (guerra» che distrusse le ultime traccie della grandezza germa» nica) era rimasta vivente. Si mormoravano molte storie» spaventevoli di quel misterioso precipizio. Questo o» quel cacciatore solitario, smarrito nel bosco deserto su»per sentiero ignoto si trovava d’un tratto senza saper» ove fosse sull’orlo del Wolfsschlucht. Costui ripeteva» poscia racconti pieni d’orrore, e in udirli le genti fa»cevano il segno della croce e mormoravano ai santi»una orazione contro il pericolo dello smarrirsi presso»di quel luogo tremendo. Il cacciatore aveva udito in» quel luogo uno strano rombo, aveva veduto levarsi dal» l’abisso dei biechi nuvoloni e agitarsi con gesti umani i» tronchi degli antichi pini. «Per quanto il cacciatore spingesse l’occhio nell’a» bisso egli non giungeva a discernere il fondo immen»surabile. Poi la visione mutava e udiva come un im»menso latrato d’una immane muta di veltri e appa» riva il cacciator nero, maledetto da Dio, e dannato al» l’Inferno, Sami ei, che corre la selva per arruolare» nelle sue sinistre legioni i cacciatori smarriti e tra» schiarii nelle sue corse notturne. Poscia irrompeva»un vento d’uragano prodigioso che non iscoteva una» foglia e il di cui soffio non si sentiva sul viso, ma»la di cui voce urlante sull’abisso pareva che con rui»nosa rapina volesse tutto schiantare; orribili grida di» lamento sorgevano da sotto terra, ecc., ecc.» S’arresti la citazione. Goethe non ha maggiori spaventi sulle cime del suo Brocken, nè Mickiewicz fra i dirupi della Lisagora lituana. La geografia satanica del Nord ha già collocato questo Wolfsschlucht fra le più infernali contrade del Romanticismo, fra il Blocksberg e Y Ilsenstein. Wequis canibusque vi rintrona terribilmente; chi mai sognò un più portentoso cauchemar di caccia? Arc bruit de ce cor la forêt s’éclaira dans ses profondeurs de mille lueurs extraordinaires, des ombres passèrent dans les futaies, des voix lointaines crièrent: en chasse! La merde aboya., les chevaux reniflèrent et les arbres frissonnèrent comme par un grand vent. En ce moment là une cloche fêlée qui semblait bêler dans les ténèbres, sonna minuit. La memoria, quella capricciosa tiranna del pensiero mi ha portato (ni’ avvedo ora) su d’una fra le meno conosciute e fra le più vaghe pagine del Rhin di Victor [p. 88 modifica]88 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO Hugo. Potenza dell’ambiente in cui l’uomo respira! Quella pagina scritta da Victor Hugo quarant’anni fa sotto le leggendarie rovine del Falkenbourg pare un seguito della descrizione weberiana. Pure non è tutto spaventoso in quest’opera del Weber, l’aura poetica non è sempre così buia e tremebonda come vedemmo ora nel precipizio del Lzipo. Il precipizio del Lztpo non è che una scena di questa leggenda, la scena più importante, è vero, ma non è che una scena nelle altre parti si respira una serena atmosfera pregna delle fresche emanazioni dei boschi, e allora la fiaba non mette più raccapriccio, ma esala grazia o stilla commozione. Una ineffabile ingenuità domina su tutta questa opera del musicista tedesco, tanto quando apparisce il terrore come quando sorride l’affetto. L* ingenuità, una delle muse del popolo tedesco, è la ispiratrice del Freyschutz. Cori di caccia, canti nuziali, lagrime d’amore, patti col diavolo, incantesimi, preghiere, ecco i colori della tavolozza di Weber. Max, ardito cacciatore, innamorato di Agata, figliuola d’un venerando guardacaccia, deve, secondo un vetusto uso tradizionale del luògo,, per ottenere la sposa fare il più bel colpo di archibugio. La sua vita è come quella di Guglielmo Teli appesa a un bersaglio, nella forza del suo occhio, nella destrezza del suo polso, nello spazio d’un attimo, d’un sussulto, d’un batter di palpebra sarà raccolta la sua eterna felicità o la sua angoscia eterna. Egli atterrito dalla prova alla quale dev’esser sottoposto cede alle tentazioni di Gasparo, specie di Mefìstofele cacciatore, e acconsente, andare a fare l’incantesimo del piombo magico al precipizio del Lupo ed invocare il soccorso del fatale Samiel. Al tocco della mezzanotte sette palle d’archibugio sono fuse da Gasparo e da Max sull’orlo di quel terribile precipizio. Ma i patti col demonio mostrano presto o tardi le loro corna; sei di queste palle voleranno giuste ai colpi pili miracolosi dove Max le drizzerà, ma la settima palla sarà in balìa di Samiel. Non v’ha chi non indovini dove andrà a colpir quella settima fatalissima palla; nel cuore di Agata. Ma non affrettatevi a piangere, Agata non muore, è soltanto ferita, il cielo la salvò ed un santo romeo che entra in sulla fine del dramma, benedice il pentito Max e promette le dolci nozze. In quella candida Agata c’è qualcosa della mesta avvenenza di Grechten prima della colpa, un soffio goethiano spira qua e là nel tedesco poemetto; assai tedesco. Annetta, l’amica di Agata, èrnia vezzosissima creazione tutta ridente e geniale, piena di celie e di chiacchiere e fa bel contrasto colla melanconia dei due amanti e col beffardo sogghigno di Gasparo. Pure il Wagner temeva che a’francesi ì Freyschutz non dovesse piacere perchè, come egli dice, il dramma non ha senso comune, volendo dare a comprendere con ciò che il senso poetico non è certamente il senso comune. Il Wagner noto dispregiatore del pubblico di Parigi si rallegra nel suo scritto perchè un poeta italiano veniva incaricato della traduzione francese del Freyschütz; egli trae da ciò buoni aùspicii per la interpretazione artistico-letteraria del dramma. Noi non vogliamo qui trar aùspicii intorno alla prossima rappresentazione del Franco cacciatore alla Scala. Per ciò che riguarda l’effetto buono o cattivo che ne subirà il pubblico, sarà quistione di volere o potere entrare sì o no in quel benedetto ambiente in cui agisce l’autore. Se c’entrerà piacerà, se non c’entrerà non piacerà. Questo aforisma in rà degno un po’ d’Arlecchino, dovrebbe essere rammentato spesso al pubblico della Scala e a quello dei palchi in ispecial modo quando più fervono le risate, le chiacchiere. Sarebbe davvero una vergogna se quel grande maestro di canto che è il pubblico della Scala dovesse far fiasco (lui questa volta) davanti alla augusta figura di Weber. Ecco uno dei casi in cui l’autore giudica e il pubblico è giudicato. Entrar nell’ambiente conviene; ei piace ridir questa frase, alla maniera d’Amleto quando ripete: fatti monachella. «Fatti bimbo» vorremmo dire al pubblico della Scala la prima sera del Freyschutz. Cioè: vieni in teatro con cuore innocente e con intelletto vergine e cupido d’ingenue e meravigliose istorie; vieni in teatro con quel candore di spirito col quale v’accorre il fanciullo.» «Dimentica d’essere il celebre pubblico della Scala (l’orgoglio offusca ogni netto giudizio) e gusterai una eletta gioia, una emozione artistica nuova e possente. Pensa che questa nuova emozione la dovrai ad un’opera scritta precisamente mezzo secolo fa, la di cui vigorìa drammatica può in vari punti uguagliarsi alle più forti ispirazioni musicali dei tempi più recenti, la di cui grazia melodica è ineffabile, la di cui orchestrazione a detta del Wagner stesso ha fatto strabiliare perfino Vincontentabile Berlioz.» L’autore del Freyschutz è un precursore di Meyerbeer, di Rossini, del Roberto il Diavolo e del Guglielmo Teli. Il Freyschutz è una di quelle generose creazioni fecondatrici d’altre creazioni. Il Freyschutz donò le sue tenebre a Meyerbeer e il suo azzurro a Rossini; nudrì colle sue viscere un poco i due sublimi titani i quali lo hanno prodigiosamente superato, forse anche, perchè nudriti da esso. Ora, chi volesse sapere una faustissima data: Carlo Maria barone di Weber nacque il 18 dicembre 1785 a Eutin nel ducato d’Holstein. ^OBIA ^ORRIO. La continuazione e fine del Primo Viaggio di Haydn a Londra al prossimo numero. La Redazione. La sala che si sta costruendo a Boston per il prossimo giubileo misurerà 822 piedi e 72 di lunghezza su 488 di larghezza; occuperà dunque uno spazio di circa 8 are. Il signor Gylmore, che prepara il giubileo, è ritornato dal?Europa colla promessa d’un gran numero di stati e d’artisti di concorrere al festival. I governi della Gran Bretagna, della Francia, della Prussia, dell’Austria, del Belgio e della Svizzera manderanno a Boston le migliori bande musicali. Strauss di Vienna e Bilse di Berlino condurranno ciascuno le loro orchestre.

I giornali parigini hanno molto parlato della scoperta d’un’opera in un atto di Haydn. Quest’opera, perfettamente autentica, è a quel che pare nelle mani d’una scultrice di gran merito: la signora Ashton-Trolley, e s’intitola: Il perfetto intendente.

A Gretry, passando un giorno nella via Sant’Onorato a Parigi, avvenne di rompere un vetro del valore di 50 soldi. Il mercante non avendo a dare il resto dello scudo presentatogli da Gretry, volle andare nella bottega vicina per cambiare. — E inutile, disse Gretry, io farò la somma rotonda» E in così dire ruppe un altro vetro. ¥ Sono molti i musicisti che si sono ispirati al Faust di Goethe: Giuseppe Strauss, C. Lickl, il cavaliere di Seyfried, Bishop, Béauncourt, il barone de Pellaert, la signorina Luisa Bertin, Lindpaintner, il principe Radziwill, Rietz, L. Gordigiani, Spohr, Berlioz, Gounod, Schumann e Boito.

La società di Storia Musicale dei Paesi Bassi ha inviato ai suoi 496 membri protettori 19 canzoni di Adrianus Valerius (1626) con note storiche del professor von Hellwald. Inoltre essa inviò ai suoi 279 membri effettivi un annuario nel quale dà un quadro ragionato di tutto ciò che essa ha scoperto nelle varie biblioteche del Belgio. Questo quadro può servire di fondamento alla storia della musica.

In maggio 1820 C. M. Weber inviò la partitura del suo Freischütz a Berlino, e il mese appresso ne ricevette l’onorario ammontante a talleri 440. La riduzione per pianoforte fu acquistata dal sig. Schlesinger di Berlino per talleri 220. Nella primavera 1823 l’intendente dei teatri di Berlino, conte Brühl, invitò il compositore a spedirgli una quitanza di cento talleri, come «correspettivo addizionale pel Freischütz, alla sua 5O.a rappresentazione». Ma Weber scrisse a Brühl: «Confesso sinceramente che questa offerta mi ha profondamente afflitto. Colla pubblicità che ora accompagna ogni cosa nel mondo, non può mancare che anche questo si renda palese. Immaginate un articolo del seguente tenore: «La 5O.a riproduzione del Freischütz che ebbe luogo in 18 mesi fu pubblicamente notata dal nostro onorevole intendente generale. Questo caso sì raro negli annali del teatro meritava una speciale distinzione, tanto più che queste 50 rappresentazioni possono aver fruttato alla cassa del teatro un introito di talleri 30,000». (In fatti per le prime 51 rappresentazioni s’incassarono talleri 37,018). «Si è quindi assegnato al compositore un regalo di 100 talleri» — Ad un amico, al quale Weber partecipò l’offerta di Brühl, il celebre compositore scrisse». Non si dovrebbe rinunciare a scrivere opere in Germania?» — Dopo la morte di Weber l’introito della 99.a rappresentazione del Freischütz a Berlino, 6 novembre 1826, (talleri 1912 72) fu erogato a benefìcio degli eredi; la 100.a ebbe luogo il 26 dicembre 1826; la 200.a quattordici anni dopo, 21 dicembre 1840. Subito dopo quest’ultima furono pagati per ordine di re Guglielmo IV al figlio di Weber, che studiava a Berlino, 100 ducati «come sussidio per le spese de’ suoi studi». Le prime 200 rappresentazioni a Berlino produssero circa 94,000 talleri. Weber pagò all’autore del libretto lo stabilito onorario di talleri 30, ma dopo l’inaudito successo dell’opera, il compositore raddoppiò spontaneamente questa somma. CALE DI MILANO 89 Rivista Milanese Sabato, 1G marzo. Il cielo della Scala, che si era intorbidato in questi ultimi giorni colla malattia di Fancelli e di Perotti, rovesciò finalmente due uragani, due di quei formidabili uragani che non lasciano se non la malinconica memoria di chi ha avuto la disgrazia di trovarcisi sotto. Questa volta ei si trovarono sotto il ballo Sirena del coreografo Monplaisir e il Barbiere di Siviglia. Pochi cenni necrologici di ciascuno. Il coreografo Monplaisir ha fatto teatro dei suoi avvenimenti coreografici Parigi, nel secolo decimosesto, e precisamente al tempo di Caterina dei Medici e di Enrico III di Valois, felicemente regnante. Ci è una Sirena, che è quando le accomoda la centenaria La Goule, o se le piace meglio la Baronessa di Kerjean, ed ha ai suoi ordini una masnada di paltonieri e di accoltellatori; costoro invadono il Prè aux Clercs, e vi ballano una ridda, poi, secondo l’uso d’allora, la Sirena mascherata fa un passo a solo che fa girare la testa al giovine Sforzi, favorito del re. Anche alla Sirena piace «la maschia figura di Sforzi» e siccome usa andare per le spiccie gli fa proporre un ratto; Sforzi si lascia rapire e il primo atto finisce. Il secondo atto è consacrato all’amore. Sforzi dòmanda alla centenaria La Goule di vedere la Sirena illuminata dalla luce elettrica. Siccome la luce elettrica costa, ha luogo un po’di mimica che conduce il contratto un po’ per le lunghe, ma finalmente la luce elettrica è concessa e la Sirena fa un passo sulle punte, a cui non ei è forza umana che possa resistere. Sforzi si getta nelle braccia della Sirena e qui la scena si trasforma in omaggio al pudore. Il terzo atto è una festa nei giardini del Louvre per le nozze del Duca di Joyeuse con Margherita di Lorena Qui la fantasia del coreografo non ha avuto limiti: ei sono danze di gobbi e di sciancati, di api, di gemme, di margherite, ecc. Caterina de’Medici trova l’occasione opportuna per guadagnare al suo partito il favorito Sforzi e gli offre la mano di Diana d’Assy, creatura seducente che si tiene in esercizio seducendo il Re Enrico III. Contrasto di passioni. Sforzi ama la Sirena, Enrico III ama Diana, Diana ama Enrico, Caterina de’ Medici sospetta e freme, finché apparisce la baronessa di Kerjean, la seconda persona della trinità degli accoltellatori, che rimprovera collo sguardo a Sforzi il tradimento; Sforzi la segue, mentre le api e le gemme continuano a far la guerra al buon senso con due ballabili che sono la parte migliore dello spettacolo. Il quarto atto è tutto mimico e destinato a riassumere la situazione ed a dare una idea precisa delle passioni; perciò si può saltare. Succede un conciliabolo di paltonieri sotto gli archi del Ponte di San Michele; la Senna, dice il coreografo, si è ritirata; la decenza non permette di domandarne di più. Siccome i paltonieri non vogliono attirare l’attenzione delle pattuglie che passano sul ponte adottano il sistema di ballare una ridda. Sforzi viene per farsi arrestare dai paltonieri. Succede altra mimica che non è indispensabile. Nell’atto sesto, Sforzi è condotto nel palazzo della Sirena. Il brigante Caboche, geloso, vuole ammazzarlo, ma la Sirena arresta il braccio dell’assassino, e rimasta sola col giovine innamorato gli dà il colpo di grazia con un altro passo a solo. L’ultimo atto avviene in un sotterraneo splendidamente illuminato, tutto oro, gemme e luce; è il covo dei paltonieri; Sforzi capisce finalmente di trovarsi fra i ladri, vuole ammazzarsi o fuggire; la Sirena preferisce lasciarlo fuggire, e siccome la benemerita arma ha finalmente scoperto il sotterraneo e domanda di entrare in nome del Re, così la Sirena ordina che si dia fuoco ad una mina, non senza abbandonarsi prima con tutte le schiave ad un ballabile di sirene. La mina scoppia, il sotterraneo crolla con grazia infinita e la Senna allaga la scena. Perdonando tutte le inverosimiglianze e le lungaggini, non si può dire che la tela di questo ballo sia orribile. La logica non [p. 90 modifica]90 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO vi è maltrattata sempre, e il nesso che congiunge le varie parti non è sempre in guerra col buon senso. Se si aggiunge che le ballerine cambiano una dozzina di vestiti elegantissimi tutti, si stenterà a comprendere le ragioni della miserrima caduta di questa azione coreografica.* La colpa è prima di tutto della lunghezza; un ballo che dura poco meno di due ore è per metà una seccatura riuscita; l’abbondanza degli indovinelli mimici assicura l’altra metà; però se il coreografo non sa mettere insieme una mezza dozzina di ballabili di effetto e di gusto, la sua azione è giudicata inesorabilmente una cattiva azione. In questa Sirena i ballabili veramente belli non sono che due - non bastano - tanto più che ce ne sono di brutti e di indecenti, che le scene sono infelicissime e la musica più infelice delle scene. Il disastro della prima sera non seppellì del tutto questa Sirena; la quale sottoposta ad un trattamento radicale, ricomparve amputata e corretta, e continua ancor oggi a civettare come può meglio col colto pubblico. A a Del Barbiere di Siviglia invece non è rimasto in piedi nulla. Il capolavoro di Rossini ei cadde addosso come una tegola; chi pensava al Barbiere, dopo tante promesse di Lucia e di Freyschütz? Ed ecco si apprende che la Marchisio, il tenore Pardini, il buffo Catani, il baritono Pantaleoni, il basso Poli-Lenzi e l’impresa, hanno congiurato una rappresentazione del Barbiere, che, per riuscir meglio nel complotto, non si è fatta che una, prova d’orchestra ecc., ecc. Il pubblico, che qualche volta ha dello spirito, si prese il gusto di mandare a monte i calcoli dell’impresa e complici, e quell’una rappresentazione fu ridotta a poco più di mezza, essendosi fatto calare il sipario alla metà del 2.° atto. So che il Barbiere non può nulla patire peglì oltraggi degli uomini, se no io mi unirei volentieri al coro che ha gridato allo scandalo ed alla profanazione. Gli esecutori hanno un conforto, cioè quello di aver tutti contribuito nelle stessa misura al massacro. Faccio un’eccezione pel baritono Pantaleoni, che fu un Figaro elegante, disinvolto e sicuro del fatto suo, sebbene non abbia voce troppo arrendevole ai gorgheggi rossiniani. Nessuno degli altri era a suo posto. Il buffo Catani e il Poli-Lenzi sono artisti di merito da per tutto fuorché alla Scala; il tenore Pardini non è più buono se non per il pubblico che ama i miracoli; come prodigio tutti sono disposti a dargli la palma fra i tenori settantenni; come tenore e alla Scala nissuno più lo accoglie con entusiasmo. E poi T asma e la fatica, che quando non si sente (e pur troppo si sente), si indovina e si suppone, fa male; lo spettacolo di un tenore che si ribella al tempo non è, in fede mia, il più piacevole che possa offrire un teatro come la Scala. La signora Barbara Marchisio, artista di molto merito e di molta celebrità, nella parte di Rosina fu al di sotto di sè stessa e della sua fama. Io le perdonerei la poca disinvoltura scenica, se non avesse massacrato la musica di Rossini, costringendomi a sopportare certe fioriture e certe cadenze di suo conio, che, oltre non essere quelle di Rossini, erano anche di un conio stravagante e balzano. Ho stentato molto a riconoscere quel gioiello: Una voce poco fa, e ammirando l’abilità della cantante 1 b ho mandato cento volte a quel paese i suoi trilli gheggi. Ma lo ripeto, ora di Barbiere di Siviglia non però è inutile che io ne parli. e i suoi gorsi parla più, Tutte queste disavventure della Scala furono benignamente dimenticate in grazia della guarigione di Fancelli e di Perotti; il che assicura le rappresentazioni delYAida e permette agli uomini di buona volontà di fare un buon pronostico intorno al Freyschütz che è annunziato per i primi giorni dell’entrante settimana. Negli altri teatri nessuna novità che meriti d’essere ricordata; sempre liete le rappresentazioni francesi al teatro S.a Radegonda, più liete quelle del teatro Goldoniano al Re (vecchio). Il Sior Todero Brontolon fu certamente uno dei successi più splendidi dell’annata; non un palco vuoto, la platea affollata, applausi, chiamate e finalmente replica a richiesta generale. E non vi è cronista che senta d’esser vivo che abbia saputo resistere alla tentazione di far due righe di reclame all’autore morto. Appena il teatro Re (vecchio) avrà perduto la compagnia Moro-Lin, verrà occupato dalla compagnia Meynadier, partita la quale avremo, dicesi, rappresentazioni d’opera. Si citano già le opere e si fanno i nomi degli artisti che ne saranno interpreti. Non si può dire che gli auguri dei tempi nostri non abbiano la vista lunga! Il violinista Tapini ha dato venerdì sera un concerto nella sala del Conservatorio, col concorso di And reoli e dei professori Truffi e Menozzi. L’uditorio non era molto numeroso ma doveva essere scelto (la frase è d’obbligo), in compenso gli applausi furono quali dovevano essere, frequenti ed entusiastici. Dei varii pezzi eseguiti dal Papini il pubblico parve gustare meglio il Souvenir de Beauchamps di Vieuxtemps, Y Elégie di Bazzini, e una bella fantasia sopra motivi del Guarany composta dallo stesso Papini. L’Andreoli fu in special modo applaudito nella propria trascrizione della Melodia di Marras e nella Parafrasi di concerto sul Rigoletto di Liszt. Il Trio per piano, violino e violoncello, di Rubinstein, è un componimento stupendo. La prima parte è senza dubbio la meno bella; per quel che posso dirne dopo averla udita una sola volta, mi parve alquanto arruffata e che il pensiero uscisse faticosamente dalle spezzature e dai frastagli. Le altre parti però sono vere gemme musicali ed ebbero un’interpretazione incensurabile. Per lunedì alle 2 pom. è annunciato un concerto del bravo violinista Fano nella Sala ai Giardini Pubblici. Vi prenderanno parte la signora Blume, Fancelli e Pandolfini. Giovedì poi avrà luogo un concerto a beneficio del defunto clarinettista Bassi. ALLA RINFUSA

  • I fabbricatori d’organi Weigle e figli di Stuttgart riuscirono ad impiegare

il galvanismo nella costruzione degli organi. Essi fabbricarono un organo elettro-magnetico, ch’è esposto nelle loro officine. E questo, per quanto è noto, il primo lavoro in cui l’intero meccanismo tra i tasti e le valvole è surrogato dall’elettro-magnetismo. L’opera più popolare di Verdi per la Germania è il Trovatore. Non v’ha teatro, grande o piccolo, che non abbia nel suo repertorio quest’opera. Nello scorso febbraio essa fu rappresentata a Càssel, Monaco, Carlsruhe, Weimar, Francoforte sul Meno, Berlino, Chenlnitz, Colonia. È aperto il concorso per l’impresa (stagione di primavera) del teatro Municipale di Tortona (Piemonte). Dote 4000 lire, obbligo due opere buffe, cauzione di 1000 lire. Dirigere domande subito alla direzione del medesimo teatro.

  • Il 31 marzo verrà inaugurato il nuovo Teatro di Salerno. Vi si darà

un corso di 80 rappresentazioni. II maestro Oraziani scrisse la musica per due balletti: i gioielli e i diamanti, che furono eseguiti, nella Chatte bianche, con successo a Bruxelles. I fogli di là dicono che quella musica è un vero gioiello, tutta grazia ed eleganza. A Trieste, nella sala del Casino Schiller, diede testé un concerto di mandolino il cieco Vailati. I giornali ne fanno grandi elogi. Concorsero al lieto esito della serata il bravo violinista Heller, il cav. Miret Delphin (pianista) e la signora Vicini.

  • Per iniziativa e sotto la direzione del maestro Formichi ebbe luogo a

Siena nella sala dell’Accade mia dei Rozzi una Mattinata musicale, che riuscì splendidamente. Si dice che, per l’estate prossimo, il caffè del Salone ai vecchi Giardini Pubblici di Milano, sarà convertito in un Cafâ chantant. Il maestro Cortesi sta scrivendo un’opera: Diana di Meridor. E Arrigo Boito ha quasi condotto a termine la musica d’un melodramma intorno a cui lavora da molto tempo, col titolo: Ero e Leandro. R|1 [p. 91 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 91 Anche il maestro Martino Frontini da Catania ha in pronto un’opera, col titolo: I Burgravi. Dopo la 10.a rappresentazione, gli introiti procurati daH’Aida al teatro della Scala, furono i seguenti: ILa Rappresentazione 12.a 13.a L. 6482 — 8426 — 8039 — L. 22,947 — M Al teatro dei Bouffes Parisiens di Parigi sono incominciate le prove d’un’operetta in tre atti La Timbale d’argent. La musica è d’un giovine compositore, il signor Vasseur. A Marsilia ed a Tolosa, le rappresentazioni del tenore Michot, uno dei comunisti più ardenti, cagionarono gravi scandali. Si temeva che l’esposizione dei violini cremonesi a Vienna, di siamo occupati, non dovessi riuscire per l’esitazione dei possessori di che fu cui ei questi preziosi strumenti; pare invece che le adesioni siano numerose, e che l’esposizione riuscirà benissimo. Il maestro Pisani ha condotto a termine una nuova opera in 5 atti: Gitana. Non è vero ciò che abbiamo riferito sulla fede d’un altro giornale, cioè che lo stesso autore pensi a far rappresentare l’altra sua opera Ivanoe al teatro del Cairo; il Mondo Artistico ne fa anzi un’apposita smentita. Diem è il titolo d’un’opera del maestro Emilio Bozzano a Genova. Potremmo aggiungere che quest’opera andrà in scena quanto prima a Firenze, perchè lo dice la Liguria, ma abbiamo paura d’un’altra smentita. In cose di così grave importanza bisogna andar cauti.

  • Un bel concerto musicale ebbe luogo a Roma nelle sale del Circolo

Cavour. Vi presero parte il pianista Giuli, il violinista Monarchesi, il violoncellista Furino e le signore Augusta Fidi e Teresa Rosati. Fu eseguita musica di Donizetti, di Fenzi, di Palloni, di Liszt, di Mendelssohn. 4 Una bella accademia musicale ebbe luogo a Napoli in casa del marchese di Transo. Furono eseguiti molti pezzi strumentali e corali da valenti dilettanti. Dirigeva l’accademia il maestro Giannini. Se sono vere le voci che corrono, nella prossima stagione al Politeama di Milano, verrà rappresentata la nuova opera del maestro Rodoteato: Roberto dei Gherardini.

  • Il signor Schuré, apostolo di Wagner, ha mandato alla Rivista Europea

di Firenze un articolo in cui si discorre con linguaggio chiaro ed efficace dei pregi della musica di Wagner. L’articolo è in francese; noi per crescergli chiarezza ed efficacia ne voltiamo alcuni frammenti in volgare: «Nel Tristano ed Isolda i cantanti spariscono e non restano che uomini fieri, superbi ed appassionati. Essi si drizzano dinanzi a noi pieni d’energia trabocchevole e demoniaca (!). La loro parola ardente si esula in melodia e le loro azioni si fanno musica (!!) E questa melodia infinita, sempre rinascente, sempre nuova, implacabile (oh!), portata dalle onde d’una sinfonia vasta come il mare (!!!) ei trascina nostro malgrado come un torrente nella vita degli eroi fino alla loro morte sublime. Questa musica (udite!) sorge dal profondo inesplorabile dell’anima dove abita l’ineluttabile destino (!!!!)» È un capolavoro, un vero capolavoro! CORRISPONDENZE 2 marzo. Il 10 corrente, dopo una serie infinita di fiaschi più o meno grandi, ma grandi sempre, la sfolgorante nostra Fenice potè registrare un buon successo. Infatti l’opera Romeo e Giulietta del maestro Filippo Marchetti, lavoro nuovo pelle nostre scene, ebbe veramente lietissima accoglienza, ma codesta lietissima accoglienza fu davvero oro puro od ignobile orpello? A questa domanda risponderò l’uno, nè l’altro. Hanno torto, a cotesto lavoro del Marchetti al troppo chiaramente che il loro colla massima franchezza: nè mio credere, quelli che portano settimo cielo, poiché emerge giudizio è dettato sotto la benefica influenza d’una grande simpatia personale verso il maestro, anziché da sentimento artistico illuminato ed imparziale: hanno torto gli oppositori virulenti, perchè non è a quel modo che si deve far la critica d’un lavoro artistico di qualche incontestabile merito. Il Marchetti non può fare che delle belle cose, sotto il punto di vista della forma, poiché egli sa molto bene il fatto suo; ma non potrà mai fare delle grandi cose, poiché non ha le disposizioni necessarie. Il suo ingegno è eletto, ma non è robusto: è semplicemente gentile. Se mi fosse permesso un confronto lo chiamerei il Marenco della musica, poiché io trovo il Marchetti in musica precisamente quello che è il Marenco in letteratura drammatica. — Tutti e due hanno sentir dilicato e gentile, tutti e due scrivono stupendamente, ma tutti e due tengono la fantasia fuori di casa. Cotesta p overtà di fantasia del Marchetti si mostra nella maggiore evidenza nella sua maniera di istromentare. Egli ha, ad esempio, una felice idea melodica: ebbene, se ne innamora in modo che non la lascia più: te la ripete infinite volte lavorandovi sopra quanto più può in orchestra per fartela gustare in mille modi. Scusate il confronto volgare, ma questo suo modo di trattare la musica mi dà l’idea di quel cuoco che imbandiva lautissimo desinare con sole patate preparandole in cento guise. Vi ha chi dice che il Marchetti si imita perchè ha uno stile suo; ma, di grazia, Rossini, Donizetti, Bellini non ebbero, ed il Verdi non ha, uno stile proprio spiccatissimo? Eppure si sono imitati forse, o, meglio che imitati, riprodotti nel modo che fece il Marchetti, vedi chiusa dell’atto primo di Romeo e Giulietta e gran duetto nell’atto terzo Ruy-Blas! La non è questione di occuparsi dell’anzianità della composizione per stabilire se abbia riprodotto dal Ruy-Blas e dal Romeo: basta affermare il fa tto della riproduzione. Io per stile intendo quella impronta spiccata che un compositore originale, come un originale scrittore, devono avere, ma non posso ascrivere allo stile il ripetere lo stesso concetto cento volte. La sarebbe bella invero che Dante avesse incominciato tutti i canti del suo poema col verso; «Nel mezzo del cammin di nostra vita» e per sopra più ne lo avesse incastonato dentro ad ogni piè sospinto! Io per mio conto dichiaro che non sarei giunto certamente al paradiso, ma mi sarei fermato in anticamera dello inferno. Da questi brevi cenni gettati giù alla buona ed in senso più sintetico che analitico, rileverete il parer mio sull’opera Romeo e Giulietta, parere condiviso da molti. Dopo tutto devo dichiarare che anche in questo spartito, come nel Ruy Blas, risaltano dei pregi incontestabili: una tinta generale simpatica quantunque troppo triste, un’accuratissima e sapiente istromentazione ed anche qualche tratto melodico di impronta bella se non nuova; ma, tutto sommato, è ancor poco per assicurare lunga e rigogliosa vita ad uno spartito. L’accoglienza del pubblico segnò subito decrescenza poiché alla prima recita si fecero 550 biglietti mentre la seconda recita se ne fecero soli 174! Triste realtà, direbbe Torelli!! L’esecuzione nel piano superiore fu infelice ad eccezione dei cori e del baritono Colonnese (Paride). L’orchestra assai bene. Messa in scena mediocre, scenari mediocrissimi. Il Marchetti tanto alla prima che alla seconda recita ebbe molte chiamate. Prima di chiudere questo breve cenno permettetemi due parole sul libretto. Il signor Marcello credette, tenendosi al poema di Shakespeare, di fare un buon libretto, ma, a mio avviso, si è di molto ingannato. La Giulietta della tradizione è un tipo stupendamente bello, soave, angelico, e, per conseguenza inesausta fonte di ispirazioni sublimi, trattandosi di dramma lirico; mentre la Giulietta del signor Marcello, sia pure fatta ad immagine e somiglianza della Giulietta dell’inglese poeta, sempre per le scene liriche, è un tipo troppo volgare. Parlando della Fenice non mi sono mai rammentato di dirvi che la Presidenza settimane or sono deliberava T impresa del teatro al Lasina sulla base di L. 170,000 di dote subordinando però la deliberazione all’approvazione di L. 70,000 di sussidio da chiedere al Consiglio Comunale. Si tratterebbe di cedere alT impresario Lasina il teatro per anni tre, 1872-73, 1873-74, 1874-75. Non entro in merito del sussidio perchè ne ho parlato tanto per lo addietro. Solamente dirò questo: La scorsa settimana vi fu al Camploy la beneficiata della Ferni Carolina. Cantò nell’opera Saffo, e suonò una fantasia-capriccio di Vieuxtemps. Non è a dire quanto venisse festeggiata e come cantante e come suonatrice, perchè si nell’uno che nell’altro campo distintissima: fiori, poemi, serenate sotto le finestre fino a tarda notte, fuochi del bengala e mille altre feste. F j I [p. 92 modifica]92 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO L’altra sera si riprodusse col violino suonando la preghiera dello Stradella ed il Carnevale di Venezia (trascrizione di Ernst); nella prima ebbe a compagni i maestri Tessarin e Mattarucco, l’uno al piano, T altro all’armonium (tutti e due lo fecero in ossequio alla Ferni.) Chiusa la stagione attuale la compagnia del Camploy, tal quale ella è, si porterà a fare un giro colle quattro opere in corso: Norma, Favorita, Saffo e Trovatore, prima tappa Trieste. All’Apollo ed al Malibran avemmo il Nerone del Cossa. È un lavoro stupendo. Il Cossa ha un ingegno che unisce la leggiadria greca alla maestà romana. Bello T intreccio, se intreccio può chiamarsi quella serie di scene cosi semplici, così vere e cosi ripiene di interesse, buona la lingua, lindo, bello, soave e talvolta sublime il verso.?■ F LondLi’ai, 12 marzo. Le novità promesse dal Mapleson al Covent Garden si limitano a due: Le due Giornate del Cherubini, e Caterina o i Diamanti della Corona di Auberi Questa seconda opera non è invero una novità per T Inghilterra, ma lo è pel teatro italiano inglese. Il Mapleson non sembra tanto confidare sulla novità del suo repertorio, quanto sulla forza della sua compagnia per ottenere il successo finanziario che aspetta. La sua compagnia è quest’anno veramente formidabile per potenza di nomi; e non mi sorprende punto vedere il Gye che non avendo potuto riunire tanta serie di luminari musicali cerca di opporre Mapleson colT attrazione di novità. Sembra deciso che il Gye darà il Lohengrin. Non starò a ripetervi le altre opere, che il Mapleson promette, essendo il suo repertorio abbastanza noto ai vostri lettori. Fra i nuovi artisti del Mapleson corse voce esservi un tenore, che è destinato a ricordarci i più bei giorni di Giulini e di Mario. M’astengo dal nominarlo per paura d’incorrere il suo dispiacere; ove mai i fatti non rispondessero ai detti -— cose che sogliono accadere! La lista degli artisti è la seguente: Vomini: Fancelli, Rinaldini, Sinigaglia, Vizzani, Caponi, Mendioroz, Rota, Agnesi, Borella, Meo, Zoboli, Casaboni e Foli. Donne: Cristina Nilsson, Carlotta Grossi, Maria Marimon, Colombo, Bauenmeister, Marie Roze, Trebelli-Bettini e Titiens. Direttore della musica e concertatore è, come l’anno scorso, sir Michael Costa, il quale riceve nuovamente la somma di 2000 steriini pei suoi servigi nel corso della stagione. Maestro al piano è, come potete credere, nuovamente il signor Li Calsi, il quale è Valter ego sempre di detto sir Michael Costa. Assistente accompagnatore è il maestro F. Cowen; direttore dei cori il signor Smythson, e suggeritore è sempre il signor Rialph! La signorina Bianche Ricois è la prima ballerina, o per dir meglio quella che sarà considerata prima nel meschino corpo di ballo, che va annesso alla compagnia. Il ballo in Italia è parte importantissima del programma; ma noi inglesi, educati a una scuola più severa della vostra, non ei arrestiamo sulle gambe leggiere per quanto belle, e piuttosto che i sensi tendiamo a soddisfare lo spirito! Una sezione dell’Associazione Wagner è stata costituita in Londra, e Lord Lindsay ne ha accettato la presidenza. Fra i credenti e speculatori nel futuro della musica Wagneriana non manca davvero attività. Voi forse saprete che Gye ha risoluto di adottare il corista francese nel suo teatro, e il signor Courtois di Parigi sta fabbricando nuovi istrumenti d’ottone per la sua orchestra. L’organista di S. Paolo, John Goss, è stato fatto cavaliere in memoria della gita della regina a S. Paolo nel giorno 27 ultimo. Le gravi notizie che sono state sparse riguardo la salute del maestro Gounod non hanno fondamento. È un fatto che egli è stato gravemente indisposto, ma la sua salute va migliorando al segno, che spero si potrà quanto prima dirigere le rappresentazioni della nuova società Corale formatasi sotto la di lui direzione al Royal Albert Hall. fBei’lino, 5 marzo. (Ritardato) Finora l’autore del Paradiso e la Peri appartiene a quella categoria di compositori, i cui meriti non sono stimati quanto valgono, non ostante T esercito degli apostoli suoi, dalla faccia pallida, dai capelli lunghi, che si adoperano mani e piedi a far propaganda al loro diletto maestro. Ciò avviene per colpa della colluvie di cattivi dilettanti che eseguiscono i divini pezzi dello Schumann in modo orrendo, e per colpa della moltitudine dei critici che affaticano a dire al pubblico profano con sfrontatezza inaudita che lo Schumann non è cosi grande come sembra, che le sue composizioni in generale non sono altro che parti d’una musa ecclettica. Le società berlinesi e i buoni pianisti fanno nullameno onore a Schumann eseguendone i romantici capolavori in maniera degna del gran maestro, e avvezzando il pubblico a sorridere sdegnosamente degli ingenui criticuzzi. — Testé appunto ebbe un successo splendido il Paradiso e la Peri, nella rappresentazione per la riunione di Stern; il capolavoro fu eseguito in modo perfetto col concorso della Orgeni (soprano), della Wuerst (alto) del tenore Otto e del basso Krolop. Voi sapete che T esecuzione di quest’opera biblica non è facile; è piena di finezze armoniche, di squisitezze di contrappunto, ed è strumentata meravigliosamente; nondimeno cantanti ed orchestra, sia detto ad onore di questa società e principalmente del bravo direttore, furono incensurabili. Dei solisti T Orgeni fu una Peri eccellente, specialmente dove potè sfoggiare di accentuazione; ottima pure fu la Wuerst; il tenore però era un po’indisposto e il basso che ha ottima voce diede forse un carattere troppo scenico al personaggio. Nel terzo concerto della Gustav-Adolfstiftung sotto la direzione del professor Rudorff, furono eseguiti due atti deVIfigenia di Gluck colla Joachim (Ifigenia), il Mantius (Pilade), l’Henschel (Oreste) e il Putsch (Toas). La rappresentazione di due atti teatrali è sempre difficilissima in un concerto: questo lo era più perchè la parte d’Ifigenia invece d’essere cantata come è scritta, per soprano, fu trascritta per voce di contralto. Certo se la Joachim non fosse quella valente che è, tale esperimento non sarebbe riuscito. Nè si può dire che sia riuscito perfettamente, perchè gli effetti teatrali divengono ridicoli in una sala di concerto (es. la musica da ballo); tuttavia T esito fu tale che presto avremo la replica del concerto. Ritornando sulla Joachim, essa cantò, se è possibile, meglio delle altre volte, colla forza, col sentimento, e colla purezza di stile che le sono particolari. Un esperimento curioso fu quello del Mantius nella parte di Pilade; questo settuagenario fu da trent’anni un ornamento dell’opera nostra e la detta parte una delle sue principali; i vecchi frequentatori dell’opera si compiacciono della ricordanza; ma il tempo vuole le sue ragioni; la voce si è indebolita mano mano che il petto ha invecchiato, ed ora tutta la sua maestria non basta. — La voce del Putsch è troppo dolce e troppo chiara per la parte dell’aspro Toas, però il suo successo non fu pari al suo merito; al contrario fece buona prova l’Henschel (Oreste), il quale però deve curare T uguaglianza dei toni. I cori, composti in gran parte di dilettanti, fecero benissimo, e il direttore fece valere la sua intelligenza artistica non comune. Il rinomato quartetto del conte di Hochberg (Silesia), composto dei signori Schiever (già professore all’Accademia dello Joachim), Frankc (violino da camera sassone), Wolf (scolaro di Wieuxtemps) e Hausmann (scolare del Piatti), diede due serate di musica da camera, riproducendo quartetti di Haydn, Mozart, [p. 93 modifica]GAZZETTA MUSI Beethoven e Schubert in maniera che molto si accosta alla perfezione; questo quartetto è sulla via di divenire l’emulo del quartetto di Joachim. La riunione Kaiser Wilhelm per gli invalidi tedeschi diede un gran concerto, sotto la direzione del maestro Radecke, martedì scorso nella magnifica sala del nuovo palazzo di città. Il biglietto costava un federigo d’oro (20 lire); vi concorse la corte imperiale, tutta l’aristocrazia dell’ingegno e del denaro, ecc. Non rimasero fuori dell’uscio se non quelli che non avevano un federigo d’oro da spendere per un concerto. Vi presero parte i nostri migliori a’rtisti, e furono eseguiti molti pezzi di Wagner, Schumann, Beethoven, Mendelssohn, Radecke, Haydn e Rossini. Si trovò che le condizioni acustiche della sala non sono ottime, la risonanza è eccessiva, sebbene dia vaghezza e soavità alle mezze voci e ai pianissimo. In quanto all’esecuzione non ho bisogno di dirvi che fu perfetta; tra i pezzi più applauditi fu l’Inno imperiale tedesco di Radecke, eseguito dalle signore Zimmermann e Joachim, dal Niemann, dal Behrens e dal coro, il terzetto del Guglielmo Teli di Rossini (Niemann, Betz e Behrens), le Canzonelle di Schumann, cantate dalla signora Joachim e la Romanza in Fa per violino di Beethoven, eseguita dal De Alma. L’Inno parmi destinato a divenire popolare, contiene una melodia larga, chiara un ritmo nobile ed è una delle più felici ispirazioni del bravo maestro. Nel terzetto di Rossini fu mirabile la fusione delle magnifiche voci; il Niemann, Arnoldo, piacque in special modo. Un noto pianista L. E. Bach, che non è parente del gran Giovanni, ma è sulla via di diventare un bravo maestro, diede un proprio concerto col concorso della Sinfonie capette diretta dallo Schmidt e del cantore Henschel. Eseguì varii pezzi di propria e d1 altrui composizione, e si mostrò pianista agilissimo e pieno di forza, ma compositore mediocre, sebbene esperto dell’istrumentale. Henschel cantò varie canzonette di propria fattura, accompagnandosi al piano assai bene; le canzonette sono gentili, nulla più. La società Bach-Vereim, dedicata specialmente all’esecuzione della musica severa, diede un concerto in cui esegui varie composizioni di Palestina, di Bach, di Rust e di Beethoven. Rust è il direttore del concerto e la sua composizione Nel Lago di Iberia era una novità; è scritta assai spontaneamente, con molta soavità, e vi sono trattate magnificamente le voci. I pezzi più applauditi furono la Fantasia cromatica di Bach eseguita molto bene dalla signorina Seiffert, e la 3.a e 4.a parte dell’Oratorio di Natale di Bach, lavoro d’una grandiosità veramente ideale. A



TEATRI ROMA. Il primo concerto della signorina Carlotta Patti all’Apollo fu un trionfo. L’esimia artista cantò il rondò della Lucia ed il valzer dell’opera Una follia a Roma del maestro Ricci. Di quest’ultimo pezzo si domandò il bis, ma la Patti cantò invece VEclat de rire che portò l’entusiasmo del pubblico al delirio. Dopo il trattenimento, a cui prese parte anche il baritono Del Puente e la signora Ricci, l’orchestra si recò all’abitazione della Patti e le fece una serenata. — Scrive l’Opinione del 14 corrente: «Il Papà Martin del maestro Cagnoni (opera nuova per Roma) ebbe ottimo successo al teatro Valle. L’egregio maestro fu chiamato più volte ’all’onore del proscenio. Lodevolissima l’esecuzione, sovratutto per parte del Bùttero, che in quest’opera è impareggiabile. Del duetto tra tenore e soprano si volle la replica. «FIRENZE. La Mignon di Thomas ebbe alla Pergola esito felicissimo. Emerse fra gli esecutori la signora Albani, che fu una Mignon piena di sentimento; piacquero assai il tenore Montanaro e il baritoni Morelli. L’orchestra diretta dal bravo maestro Vannuccini fu incensurabile. Ci mancano i particolari. Prima della Mignon ebbe esito eccellente allo stesso teatro la Lucia di Lammermoor. Anche in quest’opera fu lodatissima la signora Albani. CALE DI MILANO 93 — Della Norma che si rappresenta al teatro Pagliano così parla nella Nazione il nostro corrispondente A. Biaggi: «La Norma ebbe al Pagliano un gran numero di rappresentazioni, splendide tutte, cosi pel concorso degli spettatori come per gli applausi. E, come vuol giustizia, di quest’esito deve darsi una parte di merito agli esecutori; alla signora Carozzi-Zucchi che è cantante d’ottima scuola e attrice animatissima; al tenore signoi1 Mazzoleni che è un Pollione, segnatamente nella cavatina, eccellente; e all’esordiente signora Somigli che nella sua sortita e nel duetto con Norma sa farsi e meritamente applaudire. «— • Buon esito al teatro di Piazza Vecchia l’opera Le Astuzie femminili di Cimarosa. NAPOLI. Al teatro Mercadante fu accolto con entusiasmo il capolavoro del maestro Pedrotti Tutti in maschera. Tutti i pezzi furono applauditi. Bene assai gli esecutori: D’Alberti, De Fanti, Giacomelli e Archinti. BARI. La Sonnambula, eseguita dalla signora Miles e dal tenore Galeota, ebbe esito lietissimo. I due bravi artisti ebbero.applausi e chiamate; gli altri non guastarono. GENOVA. Esito lieto il Don Pasquale. L’esecuzione per parte di tutti gli artisti (Pagani, Maurelli, Marchisio e Belardi) fu ottima. PISA. La stagione fu inaugurata colla Saffo, le cui rappresentazioni hanno fatto del teatro Nuovo un luogo di delizie. Del duetto delle due donne si chiede ogni sera il bis. Gli esecutori sono le signore Scarati e Veralli, Filippi Bresciani e il baritono Grandi. La Provincia di Pisa da cui togliamo queste notizie, fa grandi elogi di tutti; loda l’accuratezza e il lusso delle frasi della Veralli, il canto accentato ed ispirato della S c arati, l’accento limpido e sicuro del Filippi Bresciani, la voce poderosa e l’intelligenza artistica straordinaria del Grandi. — Buoni i cori e l’orchestra. CATANIA. Esito assai lieto ebbe la nuova l’opera del maestro Gandolfi, Caterina di Gzcisa. - Il maestro fu chiamato molte volte al proscenio. L’esecuzione, affidata alla signora Favi-Gallo, al tenore Gulli e al baritono Cappelli, fu lodevole. Ottima l’orchestra. Quest’opera che da alcuni giornali fu data come nuova fu già rappresentata a Catania nel 1859. BARCELLONA. Il Trovatore, riprodotto al teatro del Liceo colle signore Briol-Nicolai e Lanes col tenore Steger, e col baritono Merly fu un trionfo. La Briol-Nicolai e il tenore Steger furono incensurabili. SANTA CROCE DI TENERIFFA. Norma, Trovatore, Ballo in maschera — tre splendidi successi per le signore Tilli, Vanderbeck e Bianco e per i signori Petrovich, Gamins, Uetam, Comas e Carapia. SARAGOZZA. Nel teatro Principale ottenne esito lietissimo la Sonnambula colla Ferrer, col tenore Masato e col basso Padovani. Nella Lucia fu molto applaudita la signora Lanzi; il tenore Chiesi era indisposto. Applauditi nel Trovatore tutti gli esecutori. La Lucrezia Borgia fu un altro trionfo, specialmente per la signora Lanzi e per il basso Padovani. HeìV Elisir d3 amore la Ferrer, Masato e Parodi furono applauditissimi. Il giornale da cui sono tolte queste notizie annunziava imminenti le rappresentazioni del Faust, della Marta e del Rigoletto! VALENZA (Spagna). Dopo la Lucia, fu eseguito il Ballo in maschera e dopo questo la Lucrezia Borgia, e il Trovatore che non ottennero lietissimo esito per colpa dell’esecuzione incerta. Il Fazist ebbe miglior fortuna; piacquero la signora Spitzer, il tenore Zaccometti, il basso Garcia e il baritono Mazzoli. Bravissima la signora Tortolini nella parte di Siebel. Eccellente l’orchestra diretta dal maestro Dall’Argine. PAU. Ottimo esito il Ballo in maschera, la Norma e la Gemma di Vergy. GINEVRA. Ci scrivono: Interrogate quelli che rimangono fuori dell’uscio alle rappresentazioni del Trovatore, e vi diranno che il nostro teatro è troppo piccolo e che’ bisogna assolutamente affrettare la costruzione del nuovo. L’opera del vostro Verdi ebbe ad interpreti le signore Raisin e Barbot ed i signori Genevois, Martin e Walter. Furono applauditissimi tutti, in special modo Genevois e Martin, che il pubblico rimeritò con grida spontanee di bravo che escono dalle sue abitudini. Alla fine d’cgni atto gli artisti furono chiamati al proscenio. BRUXELLES. Lietissimo esito ebbe il Ballo in maschera al teatro La Monnaie, non ostante un’esecuzione incerta. Il Guide Musical, dopo simile successo, e sebbene non si tratti che d’una riproduzione, crede necessario di fare le seguenti considerazioni sapientissime: «la musica è forse di meno difficile digestione di quella del Gustavo III di Auber, ma vi si cerca invano [p. 94 modifica]94 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO ’S® 4 Li 4 L 4 -ì ’ un pezzo che abbia il valore del bel finale terzo dell’opera francese. Vi ha chi pone il Ballo in maschera fra le migliori opere di Verdi, non è la nostra opinione (peccato!); raramente T autore del Trovatore si mostra all’altezza delle situazioni, e quando vuole essere originale, cade nel bizzarro e nel grottesco, come gli accade soventi, ecc., ecc. «E soggiunge più sotto: «L’impresa non si è rovinata per la messa in scena del Ballo in maschera. Noi ce ne rallegriamo, se egli è vero che non ha fatto economia se non per potersi mostrare prodigo per il Vascello Fantasma di Wagner.» Si capisce che il Guide Musical ha risparmiato dal suo canto gli entusiasmi per potersi mostrare prodigo verso il Vascello Fantasma di Non è vero che si capisce? CAIRO. Stupendo esito il Guglielmo Teli, zoni, dal basso Medini, dal baritono Steller e Wagner. valentissima dovette ripetere parte della sinfonia. benissimo eseguito dalla Pozdal tenore Mongini. L’orchestra NUOVA-YORK. Scrive L’Eco d’Italia del 17 febbraio: «Martedì sera, in cui fu dato all’Accademia di Musica il Don Giovanni, quantunque imperversasse forte bufera, il teatro era stipato di spettatori e la signora ParepaRosa nella sua favorita parte di Donna Anna s’ebbe entusiastiche ovazioni. La signora Van Zandt, la signorina Doria, il Karl ed il Campbell, ognuno Fu presentato alla Camera dei Deputati il progetto di legge per l’acquisto della Biblioteca Fétis al prezzo di 150,000 lire. Amsterdam. Il signor D. de Lange, nominato testé professore di canto e di pianoforte alla Scuola di Musica, ha preparato una serie di concerti di musica da camera; il primo di questi riuscì interessantissimo. — Pietroburgo. La beneficiata della Patti ebbe luogo colla Linda. Applausi, chiamate, fiori e doni splendidi; non mancò nulla al trionfo indescrivibile. Il pubblico le offrì una meravigliosa farfalla di diamanti che costa la bagattella di 35,000 lire. Nuova York. Fu celebrata giorni sono nella chiesa di S. Giuseppe una Messa alla memoria del maestro italiano Antonio Bagioli, testé morto. In questa occasione fu eseguita assai bene una messa, di composizione dello stesso Bagioli, lavoro, dice l’Eco d’Italia, che ha «concetto maestoso ed idee elevate. «Bukarest. Ci scrivono: Terminati i suoi impegni, partì per Milano l’egregio baritono Rossi De Ruggiero, dopo aver riportato pieni successi in tutte le opere in cui si presentò al nostro pubblico. Vi raccomandiamo in modo particolare questo distinto artista perchè lo segnaliate alle Imprese dei vostri principali teatri. nelle rispettive parti, gareggiarono d’impegno, sicché lo spartito ottenne successo luminoso. Benissimo l’orchestra ed i cori, splendida scena.» ANVERSA. L’Oberon di Weber ebbe lieto esito, sebbene alcuni pezzi ed eseguito con incertezza. Emersero le signore Dartaux. GAND. La compagnia italiana dell’impresario Pollini eseguì di Siviglia col concorso della signora Desiderata Artot, che fu la messa un in mutilato Singelée di e il Barbiere accolta con entusiasmo. I suoi compagni non seppero farsi applaudire, e alcuno si fece fischiare. — ■ Splendido successo ebbe V Emani colla signora Soustelle. NOTIZIE ITALIANE — Milano. La Società del Quartetto di Milano a tutto il mese di novembre 1872 pone a concorso fra i compositori italiani il seguente tema: Sinfonia in quattro tempi. Al suddetto Concorso sono destinati: un primo premio di lire cinquecento; un secondo premio di lire duecentocinquanta. — È pubblicato il concorso ad alcuni posti di alunne nelle classi di canto del R. Conservatorio. Il concorso si chiude col 31 marzo. Gli esami di idoneità hanno luogo il 5 del prossimo aprile. Le domande di ammissione s’indirizzano alla Presidenza, corredate dalle solite fedi di nascita, vaccino e buona condotta. A questo concorso non sono ammesse quelle giovani che già sostennero un esame di idoneità ai primi del passato novembre 1871. — Genova. La Società del Tunnel inaugurò il giorno 8 corrente il suo nuovo locale con un magnifico concerto vocale ed istrumentale, a cui presero parte le signore Adele Pascalis (soprano) e Rosalinda Sacconi (arpista), ed i signori Luca Fumagalli, Diaz-De-Soria, Venzano, Gayarre, Rinaldi, Papa, Bozzano e Valle. Furono eseguiti molti pezzi, fra cui le sinfonie dell’Italiana in Algeri e del Si j’étais roi per pianoforte ad 8 mani. Tutti gli esecutori ebbero applausi vivissimi, in special modo il pianista Luca Fumagalli. La direzione del concerto era affidata al valente maestro Giovanni Papa. NOTIZIE ESTERE — Marsiglia. Nella sala Meissomier ebbe luogo un concerto, col concorso del violoncellista Casella professore al Conservatorio. L’esimio artista ebbe applausi e chiamate. — Roven. L’orchestra di Pasdeloup diede un magnifico concerto, a cui prese parte la signora Parmentier (Teresa Milanollo). La celebre violinista eseguì una fantasia di Leonard e il preludio di Bach ridotto da Gounod, e fu accolta con ovazioni senza fine. — Bruxelles. Il primo concerto della Corte fu dato il 2 corrente, sotto la direzione di Gevaert col concorso di Vieuxtemps, di Servais’, di Padilla, della signora Steruberg, dell’orchestra e cori del Conservatorio. L’esito fu splendido. Il programma conteneva pezzi di Weber, di Verdi, di Schumann, di Donizetti, di Gounod e d’altri. — Bruxelles. La signora Duprès, nata Duperion, ex artista di canto del teatro dell’Opera di Parigi, moglie al celebre cantante, morì il 29 febbraio a 65 anni. — Barcellona. D. Francisco Socies Gradoli, giovine maestro di musica. — Palermo. Leonardo Di Carlo, valentissimo direttore d’orchestra del teatro Reale, morì il 28 febbraio. — Parigi. Giulia Gasc, artista di canto di bella rinomanza. POSTA DELLA GAZZETTA Signor G. Arm. — Udine. — N. 339. Della raccolta della Rivista Minima del 1871 non esistono che poche copie, al prezzo di lire 5. Sig. E. Bon. — Livorno — N. 118. Eccellente la vostra idea; indicate però anche il premio. Basta un numero. Sig. Maestro Giovanni B. — Boscomarengo. — N. 153. Il premio per il Logogrifo N. 7 vi fu spedito soltanto il giorno 14, avendo dovuto ristamparlo. — I migliori trattati di strumentazione ed orchestrazione moderni sono quelli di Berlioz (marcato fr. 50) e di Sandi (fr. 30). SI SÌ si si si si si 0 ecc L N SI Quattro degli abbonati che spiegheranno il Rebus, estratti a sorte, avranno in dono uno dei pezzi enumerati nella copertina della Rivista Minima, a loro scelta. SPIEGAZIONE DELL’INDOVINELLO DEL NUMERO 9. Otto. Ne mandarono la soluzione i signori: Paolo Beliavite (Padova), prof. Angelo Vecchio (Pavia), capitano Cesare Cavallotti (Vicenza), Gius. Bagatti Vaisecchi (Milano), Annibaie Piersantelli (Porto Maurizio), Fantoni Alfonso (Piacenza), Tarsis Francesco (Milano), S. Saladini (Cesena), Ernestina Benda (Venezia), Ed. Bonamici (Livorno), Orazio tunica (Napoli), E. Donadon (Milano). Estratti a sorte quattro nomi, riuscirono premiati i signori: E. Bonamici, S. Saladini, Tarsis Francesco, E. Donadon. Editore-Proprietario, TITO DI GIO. RICORDI. Og’jionl Giuseppe, gerente. Tipi Ricordi — Carta Jacob.: 4