Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. III/Libro III/III

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Cap. III

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CAPITOLO TERZO.

Diverse Pagodi di Gentili.


I
N tutti i Templi, o Pagodi di questi Idolatri (perlopiù di figura rotonda) si veggono figure di demonj, serpenti, scimie, e varj mostri, che fanno orrore a mirargli. Ne’ Casali, dove non sono Scultori per intagliargli, prendono una pietra cilindrica, come una colonnetta, tinta di nero; e postala sopra una colonna, l’adorano in vece d’Idolo; facendole sacrificj di Betle, Arecca, ed altro: siccome osservai camminando fra monti asprissimi, dove i Contadini si aveano costituito per Idolo, chi una pietra rotonda, chi un bell’albero, chi un’erba, ed altre cose.

Le loro principali Pagodi però, dove vanno in pellegrinaggio, sono quattro: Giagranate, Benarus, Matura, e Tripeti. Quella di Giagranate è sopra una delle bocche del Gange, dove il Gran Bramine, o Gran Sacerdote fa sua residenza. Vi si adora il Grande Idolo Kesora, [p. 263 modifica]ornato di molte gioje. Delle sue rendite si alimenta tutta quella moltitudine di Pellegrini, che vi concorre, per la comodità del Gange; nelle di cui acque lavandosi, credono, più ch’altrove, rimaner netti da’ peccati. Quivi da presso sono altre Pagodi, e’l sepolcro del lor Profeta Cabir.

La Pagode di Benarus è fabbricata sulla riva del Gange, dentro la Città dell’istesso nome; e scendesi per una scala dalla porta della medesima, sino al fiume per lavarvisi, o bere. Di quell’acqua i vagabondi Fakir portano sulle spalle vasi serrati, e suggellati dal Gran Bramine (per evitare ogni fraude) per molte centinaja di miglia; a fine d’aver buona ricompensa dalle persone ricche, e mercanti, a’ quali la danno. Costoro in occasione di nozze ne consumano per lo valore di 500. e più scudi; essendo in costume di darsene, in fin del pasto, uno, o due bicchieri; che si bevono con quel gusto, che si sarebbe in Europa d’un buon moscato, o hyppocras. L’Idolo vien detto Bainmadù, tanto da’ Gentili venerato, che in aprendosi la Pagode, i Bramini si prostrano di faccia in terra; ed alcuni, con grandissimi ventagli, vanno a cacciar le mosche d’attorno [p. 264 modifica]l’Idolo. Un Bramine quivi, con un licore giallo, segna la fronte di tutti i peregrini; le donne però non possono entrarvi, se non quelle di una certa Tribu. Vi è un’altra Pagode vicina, detta Riscurdas dal nome dell’Idolo, che vi si adora.

La Pagode di Matura è lontana 35. m, d’Agra, per lo cammino di Dehli. Dentro vi è una balaustrata di marmo, coll’Idolo Ram nel mezzo, e due altri allato; e fuori, e dentro moltissimi mostri, qual con quattro braccia, qual con quattro gambe; ed altri con testa d’uomo, e lunga coda. Portano quest’Idolo ne’ giorni solenni sopra una bara, a visitare gli altri Dei, o il fiume.

La quarta Pagode è quella di Tripeti, nella Provincia di Carnatica, nella Costa di Cormandel, e Capo di Comorin: ella è ragguardevole per le molte fabbriche, e stagni vicini.

Nel Regno di Bisnaga si vede una Pagode, con 300. colonne di marmo. Mi disse un Cavalier Portughese, testimonio di veduta (essendo stato 40. anni in India) che per lo passato si spendevano quivi ogni anno 10. m. rupie, a fare un carro con 18. ruote; sopra al quale, nella festa dell’Idolo, si ponevano i [p. 265 modifica]Bramini, con 200. impudiche Ballarine, tripudiando in onore dell’Idolo. Era tirato il carro da 500. persone, ed alcuni Idolatri, stimando di andare in Cielo, con tal genere di morte, si buttavano sotto le ruote, per rimanervi uccisi. Di più, che quando il Re di Golconda s’impadronì di quel paese, sotto la condotta del Generale Emirgemla, trovò in quella Pagode moltissimi vasi d’oro, e tre diamanti d’inestimabil valore; uno de’ quali presentò poi il detto Emirgemla al G. Mogol: e che avanzandosi questo Generale nelle Terre del Naiche di Tangiaur Gentile, presa la Città di tal nome, migliaja di donne, a cagion della Religione, si gittarono ne’ pozzi.

Mi riferì oltreacciò, che, vicino all’Isola di Seilon, è un’altra Isoletta, detta Ramanacor, con una Pagode, Ramanacor altresì appellata; nell’entrata della quale si vede una conca di pietra nera, e una statua dentro di metallo, con gli occhi di rubini: e che i Gentili vi rompono sopra cocchi pieni di acqua, e pongono fichi, per mangiargli poi, come se se fussero santificati; e bere di quell’acqua, quasi benedetta. Nella parte interiore di questa Pagode, ve n’è un’altra, [p. 266 modifica]che s’apre una volta l’anno: e vi si adora un’Idolo di bronzo, detto Lingon, molto immodesto; vedendovisi le parti dell’uomo, e della donna insieme congiunte. Alcuni Gentili lo portano appeso al collo, per divozione, come Dio della Natura.

Tutti i Gentili denno andare in pellegrinaggio, almeno una volta in vita, in una delle quattro Pagodi principali; però i ricchi vi vanno più volte, portando gl’Idoli de’ loro luoghi in processione, accompagnati da centinaja di persone, e Bramini; che con lunghi ventagli di penne di Pagone, cacciano le mosche dall’Idolo, difeso sulla bara.

Tre giorni prima che succeda l’Eclisse, avvertiti da’ Bramini, rompono tutti i vasi di creta; per servirsi poscia di nuovi: e corrono tutti al fiume, per cuocere riso, ed altro, e gettarlo a’ pesci, e coccodrilli; in quell’ora, che gli stessi Bramini conosceranno fortunata, per mezzo de’ loro libri di Magia, e di varie figure, che (a suono di tamburi, e lastre di ottone) fanno sul terreno. Si gettano poi a lavarsi nei fiume, finattanto che dura l’Eclisse; e intanto i Bramini attendono i più ricchi, con panni netti, per [p. 267 modifica]asciugargli; e fargli poi sedere sopra una fabbrica di sei piedi in quadro, sporca all’intorno di sterco liquido di vacca; acciò le formiche non vi corrano, a pericolo, d’esser bruciate, mentre si apparecchia il riso, e’ legumi. Della medesima immondizia cuoprono varie figure, che fanno su tal quadrato, con calce in polvere; e poi vi pongono su due, o tre legna picciole, per bruciarvi varie biade, con molto butiro; e dalla diversità della fiamma fare argomento dell’abbondanza del riso, grano, ed altro in quell’anno.

Le loro feste principali, o Divalì sono due; nella Luna mancante di Ottobre; e nella crescente di Marzo. Tutti quei Gentili stregoni, oprano per mezzo del Demonio, grandissime maraviglie; ma particolarmente i Cantimbanchi, i quali certamente fan travvedere. Piantano essi il nocciolo di qualche frutto, e nello spazio di due ore si vede crescer l’albero, nascere il fiore, e maturarsi il frutto. Altri nello stesso tempo pongono le uova sotto la gallina, e fan nascere i polli; ciò che non può essere altro, che una mera illusione. Io però mai non l’hò veduto.

I Principi Idolatri d’Asia sono i Re di Coccincina, di Tunchin, d’Arakan, di [p. 268 modifica]Pegù, di Siam, della Cina, e più Kam della Gran Tartaria: dentro l’Isole il Re del Giappon, il Re di Seilan, ed alcuni Regoli dell’Isole Molucche; come anche tutti i Ragià dell’Imperio del Gran Mogol: però di varie Sette, l’una meno superstiziosa dell’altra.