Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. VI/Libro II/VI

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Libro II - Cap. VI

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CAPITOLO SESTO.

Esequie fatte a D. Fausta Domenica Sarmiento

quinta nipote dell’Imperador Montesuma.

Si nota anche la celebre festa di

S. Ippolito, e Pendon.


M
Orì il Martedi 16. D. Fausta Domenica Sarmiento, quinta nipote dell’Imperador Montesuma, in età d’otto anni; e per la sua morte, ereditò la sorella una rendita di 40. mila pezze d’otto, che avea nell’Indie. Il Signor Vicerè suo padre sentì molto cotal perdita, come d’un rampollo primogenito della Casa Reale di Montesuma.

Desiderando il cortese lettore intender l’origine di questa parentela, dee sapere: che fra le molte donne, ch’ebbe l’Imperador Montesuma, una se ne chiamò Miyahuaxochitl, la quale gli era insieme nipote, come nata da Ixtlilcue cha huac suo fratello. Ebbe di lei un figliuolo, che si chiamò Tlaca huc pantzin yohualyca hua catzin, che poi si battezzò, e fu chiamato D. Pietro. Costui ebbe in moglie, D. Maddalena Quayauhxocitl sua Cugina (cioè figlia di Tlacahucpan terzo fratello di Montesuma, o [p. 183 modifica]Mouhtezuma) dalla quale nacque D. Diego Luis jhuil temoctzin, che prese moglie in Ispagna. Da lui dipendono i Conti di Montesumma, di Tula, etc. a’ quali paga la Real Cassa di Mexico da 40. mila pezze d’otto l’anno. Da un’altra moglie, che dicono si chiamasse Teitalco (nome, che non si scrisse bene, per non esser Mexicano) ebbe Montesuma un’altra figlia, chiamata, prima Tecuhich potzin, e poi battezzata, D. Isabella. Il primo marito di costei fu il suo Zio Cuitlahuatzin, che avrebbe dovuto succedere a Montesumma nell’Imperio, se non l’avesse usurpato Quauhtimoc. Il secondo fu Quauhtemoctzin; dopo la morte del quale Fernando Cortes la diede a D. Alonzo de Grado, che non ne ebbe prole. Si maritò la 4. volta con Pietro Gagliego d’Andrada; dal quale discendono gli Andradi Montesumma, che sono in Mexico: e poi la quinta con Giovanni Cano; dal quale vengono i Cani Montesumma.

Si differì il funerale sino al giorno seguente di Mercordi 17.; e frattanto tutte le campane della Città si sonarono a mortorio. Comparvero adunque, sulle dieci ore, tutti i Religiosi della Città in Palagio, a recitar preci, per l’anima della difonta. Ella stava nel medesimo letto di [p. 184 modifica]broccato, dove era morta sua madre; sotto un baldacchino, posto in una sala, apparata di damasco. Terminate le preci, concorsero i Religiosi, Ministri, e Nobiltà all’accompagnamento. I primi, che tolsero il cadavere, furono quei della Real Audienza, e Sala del Crimen (che nelle occasioni rappresentano un sol corpo) poscia lo presero gli Offiiciali del Tribunal de Cuentas; quindi i Reggidori della Città, e in fine quattro Religiosi di S. Domenico. Appresso il Corpo andava la Compagnia Spagnuola, coll’armi rivolte, e tamburo scordato; e i Dottori di legge, e di medicina (che faceano differenti corpi dell’Università) co’ loro Mazzieri. Seguivano poscia la Città, e’ Tribunali, cadauno al suo luogoː e in fine il nipote del Vicerè, vestito a bruno. Per lo cammino erano elevati tre baldacchini, sopra palchi, con gradini, per mera ostentazione; non già perche vi si dovesse posare il cadavere. Giunti tutti i Religiosi, col Clero, e Capitolo, in S. Domenico il Grande, fu riposto il Corpo sopra un’eminente tumulo, colla sua corona di fiori, come Vergineː e cantatasi la Messa, si fecero due salve dalla Compagnia, che stava nel cortile della medesima Chiesa; perche nell’elevazion [p. 185 modifica]dell’ostia non si fece altro, che alcuni giuochi di bandiera dall’Alfiere, presso l’altar maggiore. Si portò dopo a sepellire il cadavere nella cappella di D. Pietro Montesuma, di sopra mentovata. L’arma di questa famiglia è un’aquila, coll’ale stese inverso il Sole, e all’intorno fichi d’India.

Il Giovedi 18. non feci altro, che andare a udire una commedia nel Teatro. Il Venerdi 19. mori una donna percossa da un fulmine. Il Sabato 20. caddero molte acque.

La Domenica 21. andai al passeggio della lameda. Il Lunedi 22. giorno della Maddalena, andai alla Chiesa delle Ripentite, dove vengono poste le meretrici dalla sala del Crimen, per farle vivere miserabilmente. Il Martedi 23. fui a diporto in S. Agostino de las Cuevas; e’l Mercordi 24. a un buon festino, al quale era stato invitato.

Il Giovedi 25., giorno dedicato a S. Giacomo, andai nel Convento di S. Giacomo Tetilulco de’ PP. Francescani, dove fu gran concorso. La festività di S. Anna il Venerdi 26., si solennizzò anche con gran pompa nella Cattredale. Una schiera di ladroni essendo stata scoperta dalla [p. 186 modifica]Guardia degli Argentieri, la notte del Sabato 27. tirò sopra di questa una carabinata.

La Domenica 28. sentii nel Teatro una mezzana commedia. Il Lunedì 29. essendo andato nell’Ospedale del Amor de Dios, per farmi dare da D. Cario Siguenza, y Gongora le figure, che si vedono in questo libro; lo trovai occupato, a dispensare a poveri una borsa di cento pezze. Richiestolo di questo fatto, mi disse, che l’Arcivescovo di Mexico D. Francesco d’Aguiar, y Seixas Gagliego, tutti i Lunedì gli consegnava una simil somma, per distribuirla a povere donne, inabili a faticare; e che per le sue mani similmente dava due pezze d’otto a ciascun convalescente, che portava una cedola dell’Ospedale. Questo buon Prelato farà di limosine in tutto l’anno circa 100. mila pezze d’otto, più che non tiene di rendita; perocchè, oltre le mentovate, ogni Venerdì, nel suo palagio, fa dispensar cento pezze; e ogni giorno venti faneghe di mays, che costano 80. pezze, All’Ospedale dello Spirito Santo dà 30. pezze il dì; a tutti gl’infermi due pezze; a’ morti dodici Reali; a’ poveri, e povere vergognose circa 3000. pezze ogni primo di del mese. [p. 187 modifica]Questa faciltà dall’altro canto di trovar cotidiane limosine, è causa di tanti vagabondi, e spensierati in Mexico.

Il Martedi 50. furono frustati, e poi bollati sotto la forca, sette ladri, che aveano rubato 13. mila pezze in una bottega.

Il Mercordi ultimo del mese, e dì di S. Ignazio, nella Casa professa si celebrò la festa, con gran solennità; essendo sull’Altar maggiore ricchissimi arredi, e sino a trecento torcie. Il Giovedi, primo di Agosto, in S. Francesco il Grande fu gran calca di popolo, per lo Vespro della Porziuncula: e maggiore fu il Venerdì 2. per l’Indulgenze. Il Sabato 3. in S. Domenico il Grande si cantò solennemente il Vespro di S. Domenico: e, con non minor pompa, la seguente Domenica 4. si fece la festa del Santo.

Nel Collegio di S. Alfonso de’ PP. della Compagnia il Lunedi 5. udii alcune conclusioni di Teologia. Il Martedi 6. nella Casa professa si fece la festa del S. Salvatore; e si trassero a sorte i nomi di 15. donzelle orfane, per dar loro dote di 300, pezze per ciascheduna, da pagarsi dalle rendite d’una Congregazione. Uscirono in processione le 15. Vergini. Per la festa di S. Gaetano il Mercordi 7. nella [p. 188 modifica]Chiesa Arcivescovale vi fu musica a più Cori. Sopravvenne una gran tempesta, con molte grandini, il Giovedi 8. ed allagò le strade, in modo che non vi si poteva passare a piedi.

Essendo andato il Venerdi 9. nel Collegio di S. Alfonso, a vedere alcune anticaglie; trovai, nel lato Orientale del medesimo, alcune antiche pietre, in una delle quali erano scolpite figure, e geroglifici; e fra gli altri, un’aquila, con frondi di fico d’India all’intorno; e in un’altra, posta nel muro, circoli, ed altre figure. D. Carlo Siguenza, grande antiquario delle memorie degl’Indiani, mi disse, ch’erano reliquie d’un Tempio dell’idolo Huitzi lopochtli, che fu dedicato nel 1486, perche da altre dipinture, e figure antiche del gentilesimo, si facea argomento, che quel Tempio era in tal sito: altri però vogliono, ch’ei fusse stato, dove oggidì è la Cattedrale. Potrebbe l’uno, e l’altro esser vero, stendendosi la sua grandezza da un luogo all’altro.

Essendo andato il Sabato 10. passeggiando per la lameda, incontrai alcuni Indiani, che givano cacciando colle sarabbatane; ed uccidevano, con esse, anche i più piccioli uccellini, sopra alti alberi. [p. 189 modifica]

Morì la Domenica 11. D. Diego Pardo, Secretano del Tribunale dell’Inquisizione; e lasciò 56. mila pezze d’otto a S. Domenico il Grande.

Il Lunedì 12. nel Convento di S. Chiara, si celebrò la festa d’essa Santa, con buona musica. Dopo Vespro seguì la solennità del Pendon, ch’è la maggiore, che si faccia in Mexico, in rimembranza della conquista della Città, seguita il dì di S. Ippolito. Uniti tutti i Reggidori, Alcaldi ordinarj, Correggidore, ed altri Cavalieri invitati dalla Città; tolsero il Pendon, o stendardo, col quale Cortes conquistò Mexico: ed andarono al palagio del Vicerè, dove trovarono tutti i Ministri. Quivi cominciò l’accompagnamento, in tal maniera. Precedevano quattro timpani sopra due asini (bestie onorate molto in America) indi seguivano tre trombette, dodici Algozili a cavallo, e i due mazzieri della Città; poscia i Cavalieri, Reggidori, Alcaldi, e’l Correggidore, e in fine i Tribunali de Cuentas, del Crimen, e della Sala Reale; fra’ quali andava il Pendon, portato da un Reggidore. In tutto erano circa cento, malamente a cavallo. Dispiacque a tutti, che il Vicerè non volesse intervenirvi, contro gli ordini del Re, il quale (con particolar [p. 190 modifica]cedola) comanda, che si ponga a cavallo, ed accompagni lo stendardo, ponendosi a sinistra; onde la mancanza si riputa capo di sindicato. Si disse, che il Signor Vicerè si era rimaso per timore, essendo caduto da cavallo, nella sua prima entrata. Lasciato lo stendardo nella Chiesa di S. Ippolito, ritornarono tutti, col medesimo ordine, in palagio.

Il Martedi 13. giorno di S. Ippolito, di nuovo, coll’istesso ordine, furono i medesimi nella sua Chiesa, per assistere alla Messa, e poi riportarne lo stendardo.

Il Mercordi 14. si disse solennemente il Vespro dell’Assunzion della Vergine, nella Chiesa Cattedrale, che ne porta il titolo: e’l seguente Giovedi 15. vi furono, alla Messa cantata, e sermone i Ministri, e Reggidori; portandosi finalmente in processione la statua di Nostra Signora dell’Assunçion, tutta d’oro, tempestata di diamanti, e rubini. Ella ha di pelo (con tutti i quattro Angeli, che le stanno a piedi) 6984. Castigliani d’oro, e tutto il suo valore sarà di 30. mila pezze d’otto. Sono oltre acciò in questa Chiesa preziose Reliquie, e ricchissimi arnesi, e vasi d’argento, e d’oro. Furono quivi date a sorte, l’istesso dì, tre doti, di [p. 191 modifica]trecento pezze d’otto l’una, ad altrettante donzelle orfane.

Il Venerdi 16. dedicato a S. Rocco, si celebrò la Festa nell’Ospedale; luogo dove si fortificò Cortes, prima d’espugnar Mexico. Il Sabato 17. le Monache di S. Lorenzo, celebrarono solennemente l’ottava del Santo.

La Domenica 18. fece a sue spese la festa di S. Rocco D. Luys Gil, y Guerriero; ed invitommi ad assistere alla Messa, e poi a casa a desinare. Il Lunedi 19. si cantò il Vespro di S. Bernardo nel Governo delle Monache del suo Ordine, e poi la mattina del Martedi 20. vi fu l’Arcivescovo, a udir la Messa, e’l sermone. Morì quel giorno il Fattor del Re; che avea dal suo officio dieci mila pezze d’otto l’anno.

Il Mercordì 21. si fecero le nozze di D. Tommaso Tiran Sivigliano, colla Marchesa Rutia, che gli portò in dote nove mila pezze d’otto di rendita; quantunque egli non avesse altro capitale, che la sua bella persona. Il Giovedi 22. cadde una sì gran tempesta, che per molte strade non si poteva passare. Se piovesse due giorni continui in Mexico, resterebbe tutta allagata; ma come che ciò non si vede mai, ed è solamente la pioggia dopo [p. 192 modifica]mezzo , non può essere così grande il nocumento. Nell’Università vi fu esame il Venerdi 23. d’uno, che volea ascendere al grado di licentiado in Canoni.

Il Sabato 24. fu dagl’Indiani celebrata, con gran pompa la festa di Nostra Signora de los Remedios, e vi andò quasi tutta la Città in carozza, e a cavallo; e fu un bel vedere la sera, come vennero bagnati dalla gran copia d’acque cadute. La Domenica 25. si rappresentò nel Teatro una buona Commedia.