Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. VI/Libro III/I

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Libro III - Cap. I

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Libro III Libro III - II
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CAPITOLO PRIMO.

Viaggio sino alla Pobla de los Angeles; e si descrivono

le cose notabili di questa Città.


A
Vendo determinato di partire per la Vera Crux, andai il Martedì 24. a parlare a D. Giovanni Coto, nativo di Nizza di Provenza; acciò patteggiasse la condotta delle mie robe sino a quel porto. Il Mercordì 25. presi commiato da D. Manuel d’Escalante; e’l Giovedì 26. passai l’istesso officio con D. Pedro Gil de la Sierpe, Contadore d’Acapulco.

Il Venerdì 27. andai ad accompagnare alla Cattedrale la statua di S. Michele, uscita dalla casa, dove io era ospiziato: perocchè, come è detto di sopra, il mio amico D. Alonzo Gomez tenea le statue di tutti i Santi dell’anno. Fui il Sabato 28. a tor commiato dal Vicerè Sig. D. Giuseppe Sarmiento Valdares, il quale fattomi sedere vicino al letto, dove egli giacea per riposo; mi dimandò, per più d’un’ora, [p. 217 modifica]delle cose di Cina; e spezialmente se vi si sarebbe trovato a comprare argento vivo prontamente, per servirsene a separar l’argento nella Nuova Spagna. Io gli risposi, che mandasse pure pezze d’otto, che in Cina non mancava argento vivo, al che mi soggiunse, che ciò già era fatto, e che ne avea avuta la cura il Governador di Manila. Mentre stavamo in questi discorsi, venne un paggio, a dire, che entravano i Ministri della Sala Reale, e del Crimen, per tener giunta; onde mi parve bene di licenziarmi.

La Domenica 29. si celebrò solennemente nella Cattedrale la festa di S. Michele, con sermone, e processione; e si trassero a sorte due doti di 300. pezze l’una. Monsignor Arcivescovo andò alla Chiesa di S. Girolamo il Lunedi ultimo, a udirvi Messa, e’l sermone, in onor del Santo; ed io mi ci trovai altresì.

Il Martedì primo d’Ottobre andò il Vicerè per la Città, dando gli ordini necessarj, acciò si nettassero i Canali, mezzi pieni dal terreno, portato dall’acqua; e dalle immondizie, che giornalmente vi si buttano. Venne il Mercordì 2. in mia casa D. Manuel d’Escalante, Cantore della Cattedrale, a darmi il buon viaggio. [p. 218 modifica]

Si cantò il Giovedì 3. il Vespro nella Chiesa di S. Francesco, apparata superbamente da per tutto. Il Venerdì 4. poi vi fu presente il Vicerè, e la Città alla Messa, e sermone, recitato, con grande applauso, da un Padre dell’istessa Religione. Mi restai la mattina a desinare con D. Manuel de Escalante, y Mendozza, che mi trattò splendidamente, secondo la nobiltà de’ suoi natali: nè di ciò pago, ritornò il Sabato 5. a darmi il buon viaggio, o l’ultimo addio.

La Domenica 6. andai a udire una commedia nel Teatro. L’acque grandi cadute il Lunedì 7. si portarono via una carozza, mentre passava il fiume di Gueguetoca; colla morte di tre schiave, e di due fanciulle principali di Mexico.

In tutte le Chiese della Città il Martedi 8. si cominciarono le sette Messe cantate, in onor di S. Giuseppe. Questa divozione si principiò nel 1688. dalle Religiose di S. Lorenzo, e poi fu seguitata per tutto. Termina a’ 15., nel dì di S. Teresa, perche ella si dice ne fusse stata Autore. Il Robles ha introdotto, non ha guari, un’altra divozione, di celebrarsi il 19. d’ogni mese una Messa cantata, in onor di S. Giuseppe, per aver liberata la Città da un [p. 219 modifica]terribile tremuoto, accaduto a’ 19. di Marzo del 1681.. D. Manuel d’Escalante mandommi il Mercordì 9. un buon regalo di cioccolata per lo viaggio.

Fastidito ormai dalla lunga dimora in Mexico, mi partii il Giovedì 10. di Ottobre (non senza lagrime, separandomi dall’amico Gomez, presso S. Joseph de Graçia, sin dove egli era venuto ad accompagnarmi) con intendimento d’imbarcarmi sul vascello d’avviso, che andava all’Avana, per di là passare a Canarias; giacchè non vi era speranza, che la flotta partisse di brieve. Passai, dopo due leghe, per Mexicalsingo; picciol Villaggio, dove sbocca un fiume, che viene dalla lacuna di Cialco, per entrare in quella di Mexico; alla quale è di non picciola utilità, per la facilità di condur la roba per acqua. Camminando avanti, per piani paludosi, trovai, dopo una lega, il Villaggio d’Istapalapa, e a fine di quattro altre giunsi, che era già notte, nell’osteria di Cialco; il di cui oste si fece pagar bene la mala cena, e peggior letto, che ne diede.

Cialco è un mezzano Villaggio, e la maggiore Alcaldia, che sia nella Riva di quella lacuna; per la quale si conducono tutte le farine, zuccheri, et altro, che [p. 220 modifica]bisogna a Mexico. Presso Mexicalsingo, le barche può dirsi, che precipitano, tanto è rapido il fiume.

Prima di nascere il Sole il Venerdì 11. mi posi a cavallo, con altri di compagnia; e dopo aver montata una lega di fangosa salita, prendemmo riposo nell’Osteria di Cordua; dalla quale entrati in una montagna, ch’era un continuato pineto, dopo quattro leghe, andammo a pernottare in Rio-frio; taverna porta in mezzo la montagna, dove si paga alla Guardia un reale per cavallo. L’oste aveva più sembianza di bandito, che d’altro.

A buon’ora il Sabato 12. ripigliammo il montuoso cammino; e venimmo dopo due leghe, e mezza nell’albergo di Tesmolucca. Quindi scesi in un’ameno piano, sparso di casette campereccie, a fine di tre leghe giugnemmo, prima di mezzo dì, nel picciol Casale di S. Martin. Dopo desinare volli andare in Tlascala, tre leghe distante, per vedere le reliquie di quell’antica Città, contro cui non valser giammai l’armi dell’Imperio Mexicano. Passati alcuni piani paludosi, e parte coperti d’acqua, presso la Città; valicai un fiume, dove ebbi a perdermi per la gran piena, e per l’oscurità della notte. [p. 221 modifica]Albergai per mia sventura in una mala osteria, dopo esser venuto sì mal concio.

Udii Messa la Domenica 13. nella Parrocchia (dove è appesa la figura del vascello, nel quale venne Cortes alla Vera Crux) e veduto già, non esservi cosa ragguardevole in Tlascala (divenuto un’ordinario Casale) fuorche un Convento di Francescani; mi partii per la Pobla, dove stà trasferito il Vescovado. Vi giunsi, fatte cinque leghe di pianura, un’ora dopo mezzo dì: e presi albergo in una casa particolare, presso S. Cristoval, mediante una pezza d’otto al dì.

La Pobla de los Angeles fu fabbricata dagli Spagnuoli a’ 26. di Aprile 1531. e fu cosi detta (per quello, ch’essi dicono) perche la Regina Isabella, mentre la Città si fabbricava, vide in sogno molti Angeli, che, con corde, ne segnavano il sito.

Generalmente le fabbriche sono quivi di pietre, e calce, e gareggiano con quelle di Mexico. Le strade però sono assai più pulite, sebbene non lastricate; e tutte ben formate, e diritte, che si attraversano fra di loro, verso i quattro venti principali; là dove quelle di Mexico sono sempre fetide, e sangose, sicchè vi fa d’uopo gli stivali. [p. 222 modifica]

Sono all’intorno la Città molte acque minerali, verso Ponente sulfuree, verso Settentrione nitrose, ed aluminose; a Mezzo dì, ed Oriente dolci. Andai il Lunedì 14. a veder la Piazza. Ella è serrata, per tre parti, da buoni portici, ugualmente disposti, ed ornati di ricche botteghe d’ogni genere di mercanzie. Dall’altro lato ha la Chiesa Cattedrale, con un frontispizio soprammodo vistoso, e con un’alta Torre, la di cui uguale non è ancor finita; di modo tale che viene ad essere più bella questa Piazza di quella Mexico. Entrato nella Chiesa, la trovai fatta sul medesimo modello di quella di Mexico, benche un poco più picciola. Tiene per ogni lato sette pilastri di pietra (come quelli della Mexicana) che la rendono a tre navi. Il Coro, e l’Altar maggiore sono fatti anche come quei di Mexico, però più bassi, e con sole dodici colonnette di buon marmo. Si stavano attualmente abbellendo con marmi, e vaghe inferriate sull’entrata. Tiene questa Chiesa in tutto 25. Altari, una ben’ornata Sacristia, ed una cameretta, detta Ochavo, (per conservar le cose più preziose) riccamente dorata, come anche la sua cupoletta. Le Cappelle sono anche ben [p. 223 modifica]dorate, e dipinte. Vicino alla medesima Chiesa, dalla parte della piazza, si vede un’altra Cappella, dove si ripone il Santissimo con tre Altari. Da un’altra facciata, assai ben lavorata, si passa per tre porte al Palagio Vescovale, e al Seminario. Il baldacchino del Vescovo sta nella Chiesa, nel corno del Vangelo; quando l’Arcivescovo di Mexico, per gara col V. Re, non lo tiene, ma siede nel Coro, giusta gli ordini Reali.

Rende questo Vescovado ottanta mila pezze d’otto; oltre ducento mila che si distribuiscono fra’ Canonici, e Ministri della Chiesa, la quale avrà in tutto da trecento mila pezze l’anno. Dieci Canonici hanno di rendita cinque mila pezze l’anno per cadauno. Il Dian 14. mila, il Cantore otto, il Maestro di scuola sette, e poco meno l’Archidiacono, e’l Tesoriere. A proporzione hanno poscia il bastevole sostentamento sei Raçioneri, sei mezzi Raçioneri, ed altri Ministri inferiori.

Passai Lunedi 14. a vedere il Collegio dello Spirito-santo, de’ Padri della Compagnia, la di cui Chiesa tiene 12. altari, riccamente dorati. Vi trovai il Padre Crisconi, che mi disse, esser d’Amalfi del Regno di Napoli. [p. 224 modifica]

Il Martedì 15. andai a visitare Monsignor Vescovo D. Manuel Fernandez de Santa Crux, che fu a ricevermi sulle scale, e trattommi onorevolmente. Egli si era un Prelato, quanto dottore nobile, altrettanto cortese, e moderato; avendo rifiutato d’esser V. Re della nuova Spagna. Dopo lunghi discorsi, intorno l’Imperio della Cina, mi licenziai; ed egli volle parimente accompagnarmi fin sulle scale.

Passai poscia fuori la Città, nel Convento di nostra Signora del Carmen, de’ Padri Teresiani Scalzi, dove si celebrava la festa di S. Teresa. La Chiesa è picciola, con dieci Altari; però il Convento è grande, ed ha un buon giardino.

D. Nicolas Alvarez, Maestro di cerimonie, dopo desinare, mi fece vedere in sua casa una pietra calamita, quanto un pomo ordinario, che sostenea dodici libbre Spagnuole di ferro. Oltreacciò una costa di Gigante, grossa come un braccio, e lunga dieci palmi. V’ha tradizione, che questi Giganti abitavano ne’ monti sopra Tlascala. Nella Pobla piove anche dopo mezzo dì, come in Mexico; e quel giorno la piena del fiume si portò via case, animali, e quel ch’è peggio, quattro uomini, e due donne. [p. 225 modifica]

Il Mercordì 16. D. Francesco Tagle mi invitò alle sue nozze. Vi fu un magnifico pasto; il ballo però fu freddo, perche in India le Donne non costumano di ballare con uomini.

Il Giovedì 17. andai a vedere D. Cristovai de Guadalaxar, Sacerdote molto intendente, che mi fece vedere molte rarità, spezialmente di Matematica. Nel ritorno entrai, a veder la Chiesa delle Monache di S. Girolamo, e vi trovai sette altari, molto bene adorni.

Nel Seminario si recitò il Venerdì 18. una bella orazione latina, in presenza del Vescovo, per l’apertura degli studi. Andai io, a vedere il Convento di S. Domenico, che veramente è una ben grande fabbrica. La Chiesa è a volta, e tiene circa 12. Cappelle, riccamente dorate, spezialmente quella del Rosario. La Chiesa di S. Agostino, de’ Padri Agostiniani, è anche a volta, ben grande; però di migliore, e più magnifica fabbrica.

La Parrocchia di S. Giuseppe, nella quale entrai il Sabato 19. è a tre navi a volta, con dodici altari. Dal lato destro si stava fabbricando la Cappella di Jesus Nazareno, con cupola, sopra quattro ben grandi archi di pietra. San Juan de Dios [p. 226 modifica]de’ PP. Ospitalarj, tiene un gran Chiostro quadrato, con buone colonne; però il Convento è povero. Nella Chiesa sono 11. altari. La Chiesa di S. Monica di Religiose, è degna d’esser veduta, per l’oro sparso ne’ suoi sei altari: nè inferiori sono i nove della Chiesa di S. Caterina, parimente di donne Monache. Quella delle Religiose della Trinità è anche bella, con 6. altari: e’l Monistero tiene un vistoso frontispizio. Il Collegio di S. Luys de’ PP. Domenicani, posto fuori della Città, non è molto grande; e la Chiesa non ha che quattro soli altari. Vi abitano 20. Padri (a cagion dello studio) sottoposti al Provinciale di Mexico.

La Domenica 20. andai nel Villaggio di Ciolula, una lega distante dalla Pobla. Egli ha più tosto sembianza di selva, perche tutte le case sono in mezzo a giardini. L’Alcaldia però rende assai, abitandovi molti ricchi mercanti. Vie nel mezzo un’antica piramide di terra, sopra la quale si vede di presente un Romitaggio.

Ritornato in casa dopo desinare, andai a vedere la Chiesa di S. Cristoval, altrimente detta la Purissima. Così la volta, come i 19. altari, sono riccamente dorati. Non è men bella la Chiesa delle Religiose di [p. 227 modifica]S. Chiara, in cui sono sei altari vaghissimi. Il Monastero è soprammodo ricco, tenendo, di sole doti, cinquecento mila pezze d’otto in cassa oziose. S. Francesco è una Chiesa ben grande, con 24. Cappelle, convenevolmente abbellite, non meno che la volta. Prima d’entrarsi in Chiesa, si vede la Cappella de la Terçera Orden, con 9. altari ben dorati. Nel Convento abitano 150. Religiosi. Non è cosi grande quello de’ Riformati, dove sono non più che 25. Frati; ed è anche picciola la Chiesa, con cinque altari.

S. Pablo, Collegio de’ PP. Domenicani, e anche picciolo, con 20. Religiosi; e la Chiesa non ha che 4. altari. Nell’uscire, che feci da questa Chiesa, vidi, che il Vulcano di Mexico, esalava molte fiamme. Il Convento della Mercè è ben capace, per gli suoi 50. Religiosi; e la Chiesa è bella, con 12. altari, e dieci ben dorate Cappelle.

Quella de’ PP. Belenisti, sono già 15. anni, che si fabbrica, col Convento. Il Collegio di S. Idelfonso de’ PP. Gesuiti, nuovamente fabbricato, è ben grande, e vi stanno 50. Padri. La Chiesa ha sette altari ben dorati. Alla medesima è contigua la Chiesa Parrocchiale di S. Marco, con dodici altari. [p. 228 modifica]

V’è oltrcacciò la Chiesa di S. Ines, con sette altari; quella della Conceçion, con otto; la Santa Vera Crux, Parrocchia di Preti, con 14.; e S. Rocco de’ PP. di S. Ippolito, picciola, con soli quattro altari.

Dal numero di tanti Conventi, cosi bene accomodati, e ricchi, potrà far argomento chi legge, della grandezza, magnificenza, e ricchezza della Città. Essendo stato a licenziarmi da Monsignor Vescovo, mi fece un regalo del valore di cinquanta pezze d’otto. Andai poscia a far l’istesso dovere con D. Francesco Mecca, y Falçes, in casa del quale ogni sera era stato, a passare il tempo; per essere un Cavaliere di ottime qualità.