Guerino detto il Meschino/Conclusione

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Conclusione

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Capitolo XLII
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CONCLUSIONE



PP
artiti il Meschino, Alessandro e Trifalo dal re Polidone con molte ricchezze e tesoro, vennero per l’Armenia al mar maggiore ed entrarono in mare e trovarono la galera, la quale avevano lasciata con le due galee. Navigando per il mar maggiore, verso Costantinopoli n’andarono, e giunti colà si fece grande allegrezza della loro tornata e delle loro donne. Stette il Meschino due mesi con Alessandro, e ingravidò Antinisca d’un fanciullo, e medesimamente s’ingravidò Lauria in capo di due mesi. Il Meschino si partì di Costantinopoli ed Alessandro lo accompagnò con due galere, e con piacere si tornò a Durazzo, dove il padre e la madre ebbero grande allegrezza del suo ritorno, e il Meschino ed Alessandro andarono a visitare il re Guiscardo di Puglia e Girardo Pugliese, i quali fecero gran festa della sua tornata e, posati alquanto, se n’andarono a Roma, e da [p. 336 modifica]per tutto dove andavano si facevano delle feste per l’allegrezza della loro tornata. Ritornati a Taranto, nacque a Guerino un figliuolo cui pose nome Fioramonte da Durazzo, il quale fu un valente cavaliero ed innamorato, e vinse molte battaglie.

Regnando il Meschino con suo padre, morì la duchessa Fenisia, madre del Meschino, e l’anno ch’ella morì s’ingravidò Antinisca d’un altro figliuolo, e posegli nome Guerino, poi n’ebbe un altro a cui pose nome Artibano, e furono valentissimi cavalieri. — Un altro figliuolo gli nacque nel tempo che morì Milone, e posegli nome Milone a onore e ricordanza di suo padre, e quando Fioramonte ebbe dieci anni, Milone n’aveva sette.

Morta Antinisca, il Meschino deliberò d’abbandonare il mondo, e volere far vita romita per salvare l’anima sua. Perciò mandò per Girardo Pugliese, suo cugino, e raccomandogli tutti i suoi figliuoli. Avendo il Meschino apparecchiato d’esser romito, andò a Roma, e tornato a Taranto pose in gran riposo la città e il principato, ed era molto amato da tutto il popolo. Confessato e comunicato per andare in qualunque deserto a far penitenza, si ammalò e morì di cinquantasei anni in quella buona disposizione. Rimase Girardo signore di Taranto con i figliuoli di GUERINO chiamato il MESCHINO1.

  1. Tullia d’Aragona termina con questo miracolo: —

    «E morte il ben vissuto spirto sciolse
    Per uman corso dal corporeo velo.
    E ’l vide il popol tutto andare in cielo».