I Caratteri/I caratteri morali/La maldicenza

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I caratteri morali - La maldicenza

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Teofrasto - I Caratteri (Antichità)
Traduzione dal greco di Goffredo Coppola (1945)
I caratteri morali - La maldicenza
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28.

LA MALDICENZA

È la maldicenza1 un’inclinazione dell’animo al peggio nelle parole, e il maledico cotal uomo che dimandato Il tale chi è? parla con enfasi come gli espositori di genealogie: Anzitutto dalla sua origine comincerò. Il padre di costui dapprima si chiamava Sosia, poi divenne fra i soldati Sosistrato, e quindi fra i cittadini del rione fu iscritto col nome di Sosidémo. Per verità, sua madre è una nobile di Tracia2, e dunque cotesta bell’anima3 si chiama Crinocoraca, giacché dicono che donne come lei sono nobili in Tracia. Lui, poi, costui, per esser nato da cotali genitori è un vigliacco e furfante. E malamente soggiunge4: Io le conosco davvero le ragioni per che tu vieni da me; oltracciò precisando: Le sono donne queste che rapiscono a forza i passanti dalla strada, e la casa stessa è postribolo5, e non è ciarla quel che si racconta ma si accoppiano come le cagne per le strade, e insomma... son donne che parlano con gli uomini6 e vanno esse stesse alla porta di casa a sentir chi è7. Naturalmente, se ci sono altri che sparlano, tien bordone anche lui dicendo: Io quest’uomo l’ho sempre odiato più di tutti, e difatti egh è odioso a guardarlo in faccia8, e non c’è furfanteria eguale alla sua. Eccone una prova: a sua moglie, che gli ha portato in dote dei talenti e dalla quale gli è nato un figliuolo, dà tre soldi al giorno per la spesa, e l’obbliga a lavarsi con l’acqua diaccia nel giorno di Posidone9. Ed è capace stando a sedere con altri di dir male di chi si è alzato, e, preso l’abbrivo, non sì rattiene neppure dal vituperare i parenti. E assai spesso sparla dei propri amici e parenti e fin dei morti, vantandosene come di franchezza [p. 130 modifica]e spirito democratico e libertà, e come se facesse una delle più piacevoli cose della vita. A tal segno lo stimolo della malvagità rende certi uomini maniaci e dissennati nel carattere.

La maldicenza consiste per appunto in avvelenare le parole con sospetti tristi che tengono della calunnia. Il maledico non la risparmia a nessuno per prurito di ciarlare e di giudicare con acrimonia.

Detto con ironia, come risulta da ciò che si legge piú innanzi.

[testo greco] e [testo greco] erano termini di amore usati soprattutto nei postriboli, «vita mia, anima mia, tesoro mio», allora che l’amore era sentimento volgare di postriboli e lupanari.

Leggo [testo greco], espungendo il [testo greco] dei codici. E se ne capisce il perché: perché alla persona che è venuto a domandargli Il tale chi è?, il nostro maldicente dice e vuol dire di conoscere le ragioni della sua richiesta, immaginando che venga a chiedergliele ad altro fine, al fine di sapere che razza di gente siano quelli di casa.

L’espressione greca tradotta in latino sonerebbe alla lettera: domus ipsa est domus quae pedes tollere consueverit, «anche la casa loro è brava in alzar le gambe...». La frase è di Aristofane, che in una sua commedia alle donne invitate a votare levando la mano fa dire che le donne non sanno alzar la mano ma le... gambe.

L’espressione benigna, commenta Pasquali, nasconde una malignità feroce. Avverti, per intanto, che nella lingua comune del tempo di Teofrasto «conoscere una donna» era espressione benigna per dire «andare a letto con una donna».

Anche qui, come nel quarto carattere, non accolgo la congettura «[testo greco]» del Diels, ma leggo semplicemente [testo greco].

Letteralmente: «(a giudicarlo) dal viso».

In pieno inverno, tra dicembre e gennaio.

Note

  1. [p. 138 modifica]La maldicenza consiste per appunto in avvelenare le parole con sospetti tristi che tengono della calunnia. Il maledico non la risparmia a nessuno per prurito di ciarlare e di giudicare con acrimonia.
  2. [p. 138 modifica]Detto con ironia, come risulta da ciò che si legge piú innanzi.
  3. [p. 138 modifica][testo greco] e [testo greco] erano termini di amore usati soprattutto nei postriboli, «vita mia, anima mia, tesoro mio», allora che l’amore era sentimento volgare di postriboli e lupanari.
  4. [p. 138 modifica]Leggo [testo greco], espungendo il [testo greco] dei codici. E se ne capisce il perché: perché alla persona che è venuto a domandargli Il tale chi è?, il nostro maldicente dice e vuol dire di conoscere le ragioni della sua richiesta, immaginando che venga a chiedergliele ad altro fine, al fine di sapere che razza di gente siano quelli di casa.
  5. [p. 138 modifica]L’espressione greca tradotta in latino sonerebbe alla lettera: domus ipsa est domus quae pedes tollere consueverit, «anche la casa loro è brava in alzar le gambe...». La frase è di Aristofane, che in una sua commedia alle donne invitate a votare levando la mano fa dire che le donne non sanno alzar la mano ma le... gambe.
  6. [p. 138 modifica]L’espressione benigna, commenta Pasquali, nasconde una malignità feroce. Avverti, per intanto, che nella lingua comune del tempo di Teofrasto «conoscere una donna» era espressione benigna per dire «andare a letto con una donna».
  7. [p. 138 modifica]Anche qui, come nel quarto carattere, non accolgo la congettura «[testo greco]» del Diels, ma leggo semplicemente [testo greco].
  8. [p. 138 modifica]Letteralmente: «(a giudicarlo) dal viso».
  9. [p. 138 modifica]In pieno inverno, tra dicembre e gennaio.