I Nibelunghi (1889)/Avventura Ventunesima

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Anonimo - I Nibelunghi (XIII secolo)
Traduzione dal tedesco di Italo Pizzi (1889)
Avventura Ventunesima
Avventura Ventesima Avventura Ventiduesima

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Avventura Ventunesima

In che modo Kriemhilde si recò fra gli Unni


     Lasciam que’ messi cavalcar. Ci è d’uopo
Rendervi noto di qual guisa mai
Per quella terra la regina andava,
O come Giselhèr, Gernòt con esso,
5Da lei si separò. Come lor fede
Impose, essi le avean fatto servigio.
     Fino al Danubio, a Verge, ei cavalcaro,
Là incominciarno a chiedere commiato
Alla regina, chè tornar voleano
10Al Reno cavalcando. Oh! ma cotesto,
Fra veri amici, senza lagrimare
Avvenir non potè! Gislhero ardito
Alla sorella così disse: O donna,

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Quando mai tu di me ti avra’ bisogno,
15Se alcuna cosa avvenga, e tu cotesto
Rendimi noto. Al tuo servigio, in quella
D’Ètzel contrada, sì verrò. — Congiunti
Quanti erano di lei, lei nella bocca
Baciarono, e in quell’ora, oh! quanti vidersi
20Amorosi commiati! e si prendeano
Di Rüedgero margravio dalla gente.
Ma la regina molte adorne e belle
Giovinette menava, e cento e quattro
Ell’erano e ricchissime lor vesti
25Portavano, di drappi artificiosa-
mente dipinti e di gran prezzo. Molti
Ampi scudi recava altri, alle donne
Vicino, per la via. Ma, da quel loco,
A dietro si tornâr de’ cavalieri
30D’inclita stirpe molti assai, e quelli
Di là ratto partìan giù per la terra
De’ Bavari; e si disser le novelle,
E là corsero molti, ospiti ignoti,
Là ’ve ora sorge un monastero, dove
35L’Inn si cala in Danubio in sua corrente.

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     Di Passavia in città stavasi un vescovo,
E là vuotossi ogni dimora, e quella
Casa del prence ancor,1 chè incontro agli ospiti
Quelli ne andâr, de’ Bavari in la terra,
40Al loco, ove incontrò Kriemhilde bella
Vescovo Pellegrino. Ai cavalieri
Di quella terra già non fu cotesto
Cagion di doglia, se cotante adorne
E vaghe ancelle videro colei
45Seguir da presso. Amoreggiâr per gli occhi
Con quelle di lodati cavalieri
Nobili figlie, e acconci alberghi intanto
Furo assegnati agli stranieri illustri.
     Ma cavalcò fino a Passavia il vescovo
50Con la nipote sua. Come fu detto
A que’ borghesi di città che tosto
Venìa Kriemhilde, figlia a la sorella

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Del lor prence e signor,2 da’ mercatanti
Ella fu accolta onestamente, e il vescovo
55Avea desìo ch’ella restasse alquanto;
Ma disse in ciò prence Eckewardo: Questo
Non si farà, chè scendere ci è d’uopo
Di Rüedgero alla terra, e là ben molti
Cavalieri ci attendono, e cotesto
60Là si fe’ noto a tutti.3 — Udìane intanto
Gotelinde leggiadra il lieto annunzio,
E con cura apprestavasi, e con lei
La nobile sua figlia. Aveale in pria
Rüedgero indetto sì parergli acconcio
65Ch’ella frattanto il cor della regina
Confortar si volesse, e però incontro
Colei le cavalcò, là fino all’Ensa,
Con tutti uomini suoi. Come si fea
Di tal guisa cotesto, ecco! fûr viste
70Tumultüar le vie da tutte parti,

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E quelli, in sella e a piedi, incontro agli ospiti
Ad ire incominciâr. Già in Everdinga
Era venuta la regina. E molti
Della terra de’ Bavari, alla via
75Ove dato lor fosse in lor costume
Far ladronecci, volentieri assai
Danno avrìan fatto agli ospiti. Cotesto
Il nobile margravio tolse via,
Che cavalieri mille e più d’assai
80Ei menava con sè. Giugnea frattanto
Gotelinde, la donna di Rüedgero,
E giunsero con lei molti gagliardi
Nobili e illustri. Come andâr ne’ campi,
Dalla Truna di là, vicino all’Ensa,
85Tende fûr viste e padiglioni intorno
Spiegati ovunque, chè notturno ostello
Quivi tenersi agli ospiti fu d’uopo,
E agli ospiti frattanto ogni lor spesa
Per Rüedgero si fea. Ma Gotelinde,
90Leggiadra e vaga, dietro a sè gli alberghi
Si lasciò. Pel sentier, con tintinnio
Di redini, venìan molti e assestati

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I palafreni, e fûro oneste assai
Le accoglienze, e ciò feasi in lieta guisa
95Per Rüedgero. Ma quanti per la via
D’ambe scendean le parti, or cavalcar
In laudabile foggia, ed eran molti
I valorosi assai. Cavallereschi
Ei fean loro esercizi, e ciò ammiravano
100Molte fanciulle; ancor, della regina
Grave il servigio a’ cavalier non parve.
     Come agli ospiti accanto di Rüedgero
Venìano i prodi, andarne al ciel fûr visti
Molti tronconi da le man de’ forti,
105Qual è costume a’ cavalieri. Intanto,
A le donne dinanzi cavalcavasi
Per laudabile gloria. E poi che il gioco
Elli troncâr, tutti ei si fean saluti
Onestamente assai. Di là fu addotta
110Gotelinde leggiadra ove Kriemhilde
Ella scoverse, e chi potea servigi
A le donne prestar, picciolo invero
Agio si avea. Di Bechelara il prence
Cavalcando venìa dalla sua donna,

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115E alla nobil margravia, oh! non fu duro
Che incolume così si ritornasse
Egli dal Reno. La sua angoscia, in parte,
Da gran gioia fu vinta. E poi che accolta
Ei così l’ebbe, anche indicea che scendere
120Ella dovesse con le donne sue,
Quant’eran seco, sovra l’erba, e allora
Molti e di molto affaccendârsi prodi
Incliti, ed altri con gran cura intanto
Venìa prestando suoi servigi a donne.
     125Donna Kriemhilde là vedea con quelle
Ancelle sue restarsi la margravia,
Nè volle andar più presso. Ella a ritrarre
Cominciò con le briglie il palafreno
E cenno fe’ che ratto altri di sella
130Tôr la dovesse. E il vescovo si vide
Guidar vêr Gotelinde, insieme a Eckwardo,
Di sua suora la figlia. Un gran ritrarsi
A dietro in quell’istante là si fea,
Da tutti, e la straniera4 baciò in bocca

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135Gotelinde, e costei, donna a Rüedgero,
Con molto amor dicea: Gran bene è questo,
Dolce signora, a me, ch’io con quest’occhi
Abbia pur visto ne la terra mia
Vostra bella persona. Oh! più gradita
140Cosa non m’avverrà da questi giorni!
     Vi ricompensi Iddio, dicea Kriemhilde,
Nobile Gotelinde. Ov’io rimanga
Aitante così con quei ch’è figlio
Di Botelungo,5 potrìa dolce cosa
145Tornare a voi, perchè vista mi abbiate.
     Non era in ambedue di ciò che un tempo
Era d’uopo accader, notizia certa!
     In gentile atto l’una all’altra incontro
Venìan molte donzelle, e i cavalieri
150A’ lor servigi erano presti, e quelle
Sedean, dopo i saluti, in su l’erbetta,
E novelle apprendean, molte, che in pria
Lor fûro ignote. Mescere del vino

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A le donne fu ingiunto, ed era allora
155A mezzo il corso il dì; nè lungamente
Là si restò la nobil compagnia,
Ma venìan tosto là ’ve tende assai
Trovaron ampie. Agli ospiti famosi
Molti e grandi servigi erano presti.
     160La notte in fino al dì, di gran mattino,
Avean riposo, e quei di Bechelara
Intanto s’apprestâr di qual mai guisa
Cotanti ospiti illustri elli doveano
In alloggi appostar. Ma già Rüedgero,
165Perchè di nulla avesser mancamento,
Data cura si avea. Starsi fûr viste
Là su le mura le finestre aperte,
Di Bechelara schiuso era il castello,
E gli ospiti, che assai vedea la gente
170Volentieri, v’entrâr. L’ospite sire,
Nobile assai, fe’ cenno che ogni agio
Si procacciasse a lor. Con le sue ancelle
Là di Rüedgero discendea la figlia,
Là ’ve con molto amore ella accogliea
175La regina, e di lei v’era la madre,

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Del margravio la donna. Oh! con amore
Fûr salutate giovinette6 assai!
     Per mano si prendean, di là venièno
Alla vasta magione; e ben costrutta
180Ell’era assai; di sotto le scorrea
Il Danubio. Di contro all’aria fresca
Quelle sedean, sì che d’assai di tanto
Avean conforto. Ciò che in più si fea
Là, non poss’io ridir. Perchè sì lento
185Era il vïaggio, udìansi i cavalieri
Di Kriemhilde crucciarsi, ed era questa
Rancura a tutti lor. Deh! quanti prodi
Guerrieri si partìan da Bechelara
Insiem con essi! Amorevol servigio
190Rüedgero loro offrìa; ma la regina
Dodici anelli fulgidi porgea
Di Gotelinde alla figliuola, ancora
Vestimenta leggiadre, onde più belle
D’Ètzel non ne portava essa nel regno.
     195Benchè dei Nibelunghi a lei rapito

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Fosse il tesoro, ognun che la vedea,
A sè benigno ella si fe’ con piccola
Parte che averne erale dato ancora,
E a’ famigli dell’ospite signore
200Da lei doni d’assai si fean pur anco;
E, di rincontro, donna Gotelinde
Di cotal guisa agli ospiti del Reno
Fea le oneste accoglienze, che d’assai
Pochi si rinvenìan fra gli stranieri,7
205Che di lei non recassero le gemme,
Le vestimenta ricche assai. Ma quando
Tocco ebber cibo e già dovean partirsi,
Da lei, signora de l’ostel, fedeli
Si offrîr servigi d’Ètzel a la sposa,
210E la regina fea carezze a quella
Di lei figlia leggiadra. Alla regina
Così dicea costei: Quando vi sembri
Onesta cosa, bene io so che il mio
Padre diletto volentier da voi
215M’invïerà, degli Unni nella terra.

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     Ch’era fedel costei, donna Kriemhilde
Ben vide allora. E già li palafreni
Erano presti e già venuti innanzi
A Bechelara, e l’inclita regina
220Di Rüedgèr dalla sposa e da la sua
Figlia prendea commiato. Or, salutando,
Molte si separâr vaghe fanciulle.
     Dopo que’ giorni, raramente assai8
L’una con l’altra si vedean. Recate
225Fûr su le mani fuor di Medelicke9
Molte ed in or splendide tazze, e in quelle
Portavasi del vino in su la via
Agli ospiti; ei doveano i benvenuti
Esser davvero. Un sire ivi sedea;
230Detto era Astoldo. In Osterlànd10 la via
Ei lor mostrò lungo il Danubio, fino
A Mutara;11 e servigi anche prestârsi

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Alla nobil regina. Ivi da quella
Nipote sua, con atto affettüoso,
235Separavasi il vescovo. Oh! con quanto
Ardore ei le augurò ch’ella sì stesse
Lieta e beata e s’acquistasse onore
Sì come fece Hèlche regina! Oh! quanto
Grande l’onor ch’ella ebbe poi fra gli Unni!
     240Poscia fino al Treisèm12 furono addotti
Gli ospiti, e gli scorgean con molta cura
Di Rüedgero i gagliardi in fin che giunsero
A quella terra cavalcando gli Unni.
Allora, alla regina, oh! grande onore
245Noto si fea! Presso al Treisèm il sire
Degli Unni aveva un opulento borgo
Che Treisenmùre13 si dicea. Dimora
Ebbevi un tempo Hèlche regina e grandi
Virtù v’esercitò, quali non mai
250Avverârsi dipoi, se ciò non fece
Kriemhilde, qual potea, sì come quella,

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Suoi doni dispensar. Dopo cotanto
Dolor di lei, con molta gioia assai
Ella viver potea, sì che affermavanle
255Onor d’Ètzel i prodi, e tanto onore
In gran pienezza appo que’ forti ell’ebbe.
     E d’Ètzel signorìa nota era allora
Ampiamente; i più arditi cavalieri
In ogni tempo alla sua reggia, quali
260Rinvenir si potean tra gl’infedeli
E la gente di Cristo. Erano tutti
Seco allora venuti.14 In ogni tempo,
Ciò che mai non avvenne, erangli al fianco
Gente di Cristo devota alla fede,
265Gente pagana ancor. Qualunque fosse
Ragion di vita d’ognun d’essi, tanto
Fea del sire bontà, che a quelli tutti
Davasi e concedea ciò che bastava.


Note

  1. Il principe vescovo, Pellegrino, fratello di Ute e zio di Kriemhilde.
  2. Il vescovo Pellegrino.
  3. Per mezzo dei messaggieri mandati innanzi.
  4. Kriemhilde.
  5. Etzel.
  6. Forse le ancelle di Kriemhilde
  7. Gli ospiti del Reno.
  8. Per dire: mai più.
  9. Melk sul Danubio.
  10. Austria.
  11. Mautern.
  12. Fiume tributario del Danubio.
  13. Ora Trasmaur, la Trigisamum dei Romani.
  14. Per andar incontro a Kriemhilde.