Sonetto XXIV
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25 dicembre 2020
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<dc:title> Il Misogallo </dc:title>
<dc:creator opt:role="aut">Vittorio Alfieri</dc:creator>
<dc:date>1789-1798</dc:date>
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Il Misogallo - Sonetto XXIV Vittorio AlfieriGli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu
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XV. εἰ δὲ τοῦ χρόνου Πρόσθεν θανοῦμαι, κέρδος αὔτ’ ἐγὼ λέγω. |
Innanzi tempo il mio morir mi fora Mero guadagno. |
Orrido carcer fetido, che stanza
Degna è fra’ Galli al malfattor più infame,
Schiude il ferreo stridente aspro serrame,
E Donna entro vi appar d’alta sembianza.
D’innocenza la nobile baldanza
Schernir le fa l’empie servili trame;
Regina sempre; è trono a lei lo strame,
Su cui giacente ogni uom più forte avanza.
Tremar veggio ivi i pallidi custodi;
E tremare i carnefici, che il segno
Stanno aspettando dai tremanti Erodi.
Vedova, e Madre strazïata, pregno
Di morte il cor, del tuo morir tu godi,
Donna, il cui minor danno è il tolto Regno.
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