Il Parlamento del Regno d'Italia/Agostino Depretis

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Agostino Depretis

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Bartolomeo Bona Vitaliano Borromeo
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


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Avvocato, senza che mai abbia esercitata la professione, il Depretis si è di buon ora messo nella carriera politica, e non ha poco contribuito, mediante la sua collaborazione data alla redazione di giornali alquanto avanzati, a operare il movimento piemontese dei 1848, dal quale scaturì lo Statuto del regno Subalpino, che doveva un giorno venire esteso a tutta quanta l’Italia.

Eletto deputato il Depretis, siede’ alla sinistra accanto ai Valerio, ai Pescatore, ai Brofferio, e ad altri che sparvero poscia dall’agone parlamentare, facendosi sostenitore delle dottrine le più democratiche. Poco a poco coll’andar del tempo, e col maturare della riflessione quell’estremo ardore si calmò alquanto, e dette luogo ad un opposizione più moderata e concilievole.

Il conte di Cavour che fra le tante sue abilità possedeva in sommo grado quella di sapersi amicare [p. 815 modifica]gli animi degli uomini, i quali per principi sembravano essergli più avversi, valse a rendersi amico il Depretis che spesso sorgeva nell’aula parlamentare a contraddire alle sue proposte. Tanto che quando venne il 1859, e i Francesi calarono dalle Alpi, dopo che già gli Austriaci avevano oltrepassato il Ticino, il Depretis ebbe nomina di commissario straordinario in una delle provincie minacciate dall’invasione nemica, e più tardi nel 1860, quando si trattò di venire ad una composizione col generale Garibaldi, onde affermare la conquista della Sicilia al regno Sabaudo, il Depretis fu dal grande uomo di Stato spedito colà, onde regger il paese in qualità di prodittatore, fino al momento in cui l’annessione potesse esser sancita dal plebiscito. Se non che, malgrado Garibaldi professasse pel Depretis istima e amicizia, non fu possibile a quest’ultimo di restare d’accordo con esso lui, a causa delle istruzioni che avea ricevute a Torino, e ch’eragli pur d’uopo seguire, le quali non potevano in verun modo andare a genio al vincitore di Milazzo, cui premeva di fornirsi delle risorse opportune ad operare una pronta discesa sul continente napoletano.

Il Depretis quindi dovette tornarsene a Torino, ove riprese il suo posto nella quasi sinistra, sorgendo soltanto a dare alcune spiegazioni sul suo operato provocate dalle discussioni ch’ebbero luogo sulle situazioni delle provincie meridionali.

Intanto moriva il conte di Cavour, a questi succedeva il Ricasoli, ed al Ricasoli veniva sostituito il Rattazzi; il quale, essendo sorto al potere dietro l’appoggio ostensibile della sinistra, compresovi l’estremissima, colla quale si seppe poi, per le rivelazioni del Nicotera, quali accordi avesse stabilito; ha per caparra della sua buona intelligenza con questo partito e con Garibaldi confidato al Depretis il portafogli dei lavori pubblici.

Fu una scelta questa che sorprese tutti, non già per le qualità del Depretis di uomo dell’opposizione, chè l’opposizione del Depretis a niuno metteva sgomento, come quella che non era il men del mondo sovversiva, ma perchè appunto gli si dava a reggere [p. 816 modifica]un dipartimento che non aveva titoli sufficienti, agli occhi del pubblico almeno, per amministrare. Ma il Depretis si chiamò accanto il Saracco, uomo di un abilità incontestabile, e aiutato d’altronde dalla propria intelligenza che non saprebbe essere messa in dubbio, si tirò benissimo d’affare.

Caduto il ministero Rattazzi, il Depretis tornò ad essere semplice deputato.

E qui è necessario gli si tributino quelle lodi che egli ampiamente merita, per lo zelo indefesso col quale assiste sì negli uffici, che nelle pubbliche adunanze, ai lavori parlamentari.

Il Depretis è uno di quei oratori di cui si può dire che la parola abbiasi ad ascoltare con frutto. Nè questo ci sembra, sia piccolo elogio.