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Il Parlamento del Regno d'Italia/Carlo Bon Compagni di Mombello

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Carlo Bon Compagni di Mombello

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Sansone D'Ancona Quintino Sella
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


Carlo Buoncompagni.

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È un nome tanto celebre e stimato in Italia, che noi non avremo bisogno di tesserne elogi, ma soltanto di ricordare i principali fatti cui quest’uomo benemerito della patria ha avuto parte, e spesso principalissima parte, per far sì che tutti diano un plauso ad una delle individualità le più splendide che figurino sulla scena del dramma della rigenerazione d’Italia.

I forti studî e le qualità intellettuali di altissima levatura del Bon-Compagni lo misero fin dall’età sua la più giovanile in molta evidenza e fecero ch’ei contraesse legami di stretta amicizia cogli uomini i più illustri che possedesse il Piemonte.

Eletto deputato e distintosi in ispecial modo alla Camera per la profondità e la moderazione del suo giudizio, non che per le vastissime sue cognizioni, fu chiamato a reggere il portafogli del ministero di pubblica istruzione, e quindi inviato in qualità di ministro del re di Sardegna a Firenze. La sua missione era delle più delicate e delle più importanti. Per gli uomini i quali sapevano gettare uno sguardo scrutatore entro le tenebre dell’avvenire, non poteva esser dubbioso, che, prima o poi, il gran movimento unitario italiano, sviato o compresso nel 1848, dovesse riprodursi con maggior foga in modo da guidare più sicuramente nel porto i destini della patria redenta.

[p. 746 modifica]Importava dunque assaissimo che colui, il quale doveva rappresentare nell’Atene italiana quel Re magnanimo che ognuno pensava dover quanto prima trarre la spada per cacciar lo straniero, fosse un personaggio, il quale a tutti i pregi dell’ingegno e della dottrina unisse quelle qualità di gentilezza squisita che meglio sapessero guadagnargli gli animi dei fiorentini. E il Bon-Compagni adempì perfettamente a tutti gli obblighi impostigli e appagò tutte le speranze che eransi messe in lui e nell’opera sua.

Ognun ricorda come da questo abile diplomatico ed egregio italiano fossero incoraggiati ed aiutati gli esimî uomini che si misero alla testa del moto rivoluzionario dell’aprile 1859; ognun ricorda le sagge misure da esso adottate al momento in cui il granduca abbandonò la Toscana e si costituì il governo provvisorio. Certo il popolo di quella nobile provincia d’Italia è uno dei più temperati e civili; certo i Ricasoli, i Peruzzi, i Capponi e gli altri illustri che guidarono il moto, sono persone autorevoli inspiranti ogni fiducia; tuttavia è indubitato che l’opera del Bon-Compagni riuscì efficacissima a mantenere quella calma dignitosa e solenne, onde la rivoluzione toscana andò accompagnata, e che eccitò la maraviglia e l’ammirazione di tutta l’Europa.

Rientrato a Torino, e rieletto da più collegi rappresentante al Parlamento nazionale, il Bon-Compagni, in una sfera diversa, ma non meno elevata, continuò ad esercitare il suo cómpito di moderatore, e quasi diremmo, di sommo paciere.

Infatti, chi è che ha assistito ai dibattimenti spesso di lor natura assai irritanti che si sono prodotti in seno alla Camera elettiva, specialmente dopo la morte del conte di Cavour, il quale non ammetta per inconcusso che molte quistioni ardue, e quasi in apparenza insolubili, sono state felicemente condotte a termine mediante un’orazione nitida, prudente, forbitissima proferita dal Bon-Compagni, e susseguita da un ordine del giorno, intorno al quale la maggioranza si è riunita compatta, trionfando delle varie opposizioni scisse, battute, messe in rotta definitiva? E questa parte [p. 747 modifica]rappresentata in seno al Parlamento dal Bon-Compagni non saprebbe mai abbastanza essere ammirata e lodata, mentre egli è di tutta evidenza che la patria ne ha beneficiato massimamente.

Nè a questo, che è pur molto, si riducono i meriti del Bon-Compagni e i suoi titoli alla riconoscenza di tutti gl’Italiani.

Le di lui lezioni di diritto costituzionale, lette all’università di Torino, sono state seguite con molto profitto dalla volenterosa gioventù, e gli studî continui da esso fatti in seno agli ufficî della Camera su varii progetti di legge della maggiore importanza, e le dotte relazioni da esso diligentemente elaborate intorno a varii dei principali tra quelli, intorno a cui lo si è incaricato di riferire a nome delle commissioni, gli acquistano un più grande e durevole diritto alla gratitudine ed alla stima dei propri concittadini.