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Il Parlamento del Regno d'Italia/Salvatore di Villamarina

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Salvatore di Villamarina

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Cesare Trabucco Gioacchino Colonna di Stigliano
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


[p. LXX modifica]Salvatore Di Villamarina.

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Il 31 agosto del 1808 è nato in Cagliari dal Marchese Emanuele, e da Teresa Saint-Just di San Lorenzo, colui di cui ci accingiamo a dettare i cenni biografici.

Il padre fu uomo storico, rimasto, come ognun sa, a ministro della guerra durante sedici anni sotto il regno di Carlo Alberto, ed avendo avuta parte principalissima in tutti gl’importanti avvenimenti che precedettero ed accompagnarono il risorgimento d’Italia.

Il giovinetto Salvatore ebbe adunque luogo di trascorrere tutta la sua adolescenza in Torino, e di compiere in questa città gli studî universitarî, laureandosi in legge nel 1829.

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Dopo aver fatto pratica presso uno dei più celebri avvocati della capitale, entrò nella carriera diplomatica nel 1831, in qualità di volontario nel ministero degli affari esteri, passando quindi al ministero della guerra e salendo di grado in grado nel militare fino a colonnello di cavalleria.

Chiamato nel 1835 ad esercitare le funzioni di segretario del consiglio dei ministri, che si adunava settimanalmente sotto la presidenza del re, nel marzo del 1848, all’aprirsi della prima guerra dell’indipendenza, veniva mandato a Firenze in qualità d’incaricato d’affari presso la corte granducale della Toscana.

L’anno dipoi il marchese di Villamarina era elevato al grado di ministro residente presso la stessa corte, e nel dicembre del medesimo anno era nuovamente promosso a inviato straordinario presso il granduca.

Rimase in tale situazione fino al 1852, epoca in cui venne inviato a Parigi a reggere la legazione sarda nella stessa qualità con cui reggeva quella di Firenze.

I servigi segnalati resi dal Villamarina durante tutto il tempo in cui egli si trovò a rappresentare il Piemonte presso l’imperatore Napoleone III, rendendosi abile interprete e mediatore fra i due futuri alleati di Magenta e di Solferino, sono troppo recenti e troppo noti all’Italia, perchè noi abbiamo a qui ricordarli.

Restato a Parigi fino al gennajo del 1860, egli ricevette in quella dal governo di Vittorio Emmanuele la difficilissima missione d’ambasciatore straordinario presso la corte di Napoli, missione che non cessava se non quando, pronunciato il plebiscito d’annessione, il luogotenente del Re cavaliere Farini si recava a governare quelle provincie. — Anche durante il breve ma importantissimo e fecondo spazio di tempo in cui il nostro protagonista rimase a rappresentante del Piemonte in Napoli, ebbe luogo di dare novella e splendida prova delle qualità d’animo e di sapere che lo distinguono. In circostanze delicate, spinosissime, seppe essere energico ed abile a tempo, non indietreggiante, non provocante, cortese ed affabile in modo, che al suo partire da Napoli egli si ebbe la più splendida [p. 281 modifica]universale ovazione che mai uomo di Stato abbia ricevuto da una popolazione riconoscente.

Nel 1858, dopochè aveva avuto l’insigne onore di sedere nel Congresso di Parigi, allato del conte di Cavour in qualità di secondo plenipotenziario, egli era stato elevato alla dignità di senatore del regno.

L’ordine supremo della SS. Annunciata, il gran cordone dei santi Maurizio e Lazzaro, nonchè le principali decorazioni degli ordini cavallereschi delle potenze amiche d’Italia, fregiano il petto del marchese di Villamarina.