Favole (Fedro)/Libro terzo/X - Il Poeta sopra il Credere, e non Credere

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Libro terzo: X - Il Poeta sopra il Credere, e non Credere

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Fedro - Favole (I secolo)
Traduzione dal latino di Giovanni Grisostomo Trombelli (1797)
Libro terzo: X - Il Poeta sopra il Credere, e non Credere
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FAVOLA   X.

Il Poeta sopra il Credere, e non Credere.

IL credere egualmente è periglioso,
     Che il non creder: gli esempli in breve il mostrano.

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     A la madrigna perchè fe si diede,
     Ippolito morì, perchè a Cassandra
     5Non si diè, n’ebbe Troja eccidio estremo:
     Dunque pria ch’al giudicio alcun t’arrenda,
     Un sollecito esame il tutto indaghi,
     Anzi che la sentenza s’avventuri.
     Ma perchè non si dica, che con vecchj
     10Esempj favolosi il persuada,
     Ciò narrerò, ch’a mia memoria avvenne.
          * Tenero amor in ver la moglie, e il figlio,
     Cui preparata avea la pura toga,
     Portava un uomo; allor che da un liberto,
     15Cui de l’eredità speme lusinga,
     Tratto è in disparte, e son da lui del figlio,
     Dal mentitor finti delitti esposti.
     Più però de la moglie, e sovra ogni altro,
     Ciò ch’altamente sa che il cuor gli pugne,
     20Ch’a un drudo in braccio l’infedel si dona,
     Di casa onde l’onor deturpa, e sfregia.
     Da cotai detti acceso, irsene in Villa
     Insigne; ma in città rimaso occulto
     La notte a casa d’improvviso riede,
     25E va direttamente ove la moglie
     Dorme, ch’il figlio vuol ch’ivi pur dorma,
     De la già adulta età custode industre.
     Mentre lume si cerca, e de’ famigli
     Chi corre in qua, chi in là, ei che non pote

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     30Rattener il furor, ch’il cuor gl’ingombra,
     S’accosta al letto, ed a tentone cerca,
     S’alcuno vi dorme: allor ch’a certi crini
     S’accorge, che v’è un uom, nulla avvertendo,
     Purchè il dolor de l’onta, e l’ira sfoghi,
     35Tutto al figlio nel petto il ferro immerge.
     Portano intanto il lume; il figlio vede,
     E la casta consorte ancor nel primo
     Sonno involta, onde nulla udito avea.
     Del suo delitto nel pensier raggira
     40La giusta pena, e il ferro, di che armollo
     Stolta credulitade, in se rivolge.
     Accusata la moglie, a Roma è tratta
     Al tribunal de i cento. Sua innocenza
     Sembra oscurar l’eredità ch’ottenne.
     45Ma chi quella difende, non consente
     Che per sospizion si tragga a morte.
     Ne l’ardua quistion sospesi i Giudici,
     Pregano Augusto ch’ei, disciolto il nodo,
     Porti a la fe del giuramento aita.
     50Le tenebre ch’avea calunnia avvolte
     Sgombrate, e il ver ne la sua fonte appreso:
     Paghi (dice) il Liberto, che n’è autore,
     La pena. L’empio e sposo e figlio uccise.
     Merta pietà la Donna, e non gastigo.
     55Che se i neri delitti avesse il vecchio
     Sollecito ricerco, e la menzogna

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     Supposta a duro esame; da rie morti
     Non fora or sua famiglia in tutto estinta.
          * Tutto ascolti; ma tardi ad altrui creda;
     60Forse reo sarà tal, che tu nol pensi;
     E orditi sono a un innocente inganni;
     Ciò pure ai meno accorti avvertir pote,
     Che non l’altrui opinion li guidi:
     Ambizion troppo a sue voglie inchina.
     65Odio la porti, o amor; a quel tu credi,
     Che conosca tu stesso. Poichè offese
     Alcun mia brevità, lungo è il racconto.