Il Tesoro (Latini)/Libro V/Capitolo LX

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo LX. Della pantera
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ed ocelli gialli, e corpo eli leone, e coda di scarpione. E corre sì forte, che nessuna bestia gli campa dinanzi. Ma sopra tutte vivande ama la carne dolTuomo ’. E ha quattro gambe di sopra, quattro di sotto. E tal fiata corre con quelle di sopra, e tale con quello di sotto, tutto che siano fatto quello di sopra come quelle di sotto. Ed avvicendasi sì come gli piace quando v’ ha alcuna stanchezza, od alcun corso rh’ egli faccia od abbia fatto.

Capitolo LX.


Della pantera.

Pantera è una bestia taccata di piccole tacche bianche e nere, sì come piccoli occhi. Ed ^ amica " di tutti animali, salvo del dragone.

1) Il t dice solamente: et s’assemblent en tel maniere, que ores maint li uns desouz, tt ore li autres. Tutto il di più è glossa del volg-arizzatore, concorde col nis. Vis.

2) Corretto amico, in amica, che è pure nel ras. Vis. per la grammatica. Parla poi di pantera /emina, acciò non accada equivoco. Il t amie. Del resto messer Giamboni salta con molta leggerezza a piò pari dall’un genere all’ altro, e dal numero plurale al singolare, o viceversa,

nella sua mente pensando or al nome proprio or al co[p. 260 modifica]
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E la sua natura si è, che quando ella ha

presa sua vivanda, sì enti-a nel luogo di sua abitazione ’, ed addormentasi e dorme tre dì. E poi si leva ed apre la sua bocca, e tìata sì dolcemente, che le bestie tutte che sentono quello odore traggono dinanzi a lei, se non il dragone che per paura entra sotto terra, perchè sa ^ bene che morire gliene conviene.

E sappiate, che la pantera femina non porta figliuoli più che una volta ^ Ed udirete perchè. Li figliuoli, quando sono cresciuti dentro al corpo della madre, non vogliono soffrire di starvi infìno all’ora della diritta natività, anzi sforzano la natura sì che guastano la matrice della loro madre con r unghie, ed escono fuori in tal maniera, che mai la non porta piìi figliuoli ^

nume, ora all’individuo ed ora alla specie. Lo vedemmo cento volte, e lo vedremo altre cento e più.

1) Il t: en sa spelunque.

2) Ut: car il li semble, que à morir li conviegne.

3i II t: ne porte Jilz en toute sa vie que une seule foiz.

4) Il t: issent hors en tel maniere, que la mere n’ engendre plus par semence de son masle. Il ms. Vis. concorda

in tutto col Vola-arizzamento. [p. 261 modifica]

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Capitolo LXI.

Dol pnrondres.

PiiiNMidrcs ’ Ò una 1 ostia ch’*’^ in Etiopia, ^raruli» (Oino buo ¦, ha capo e corna corno ^ cervio, o lia coloro di orsa *. Ma quelli del paese dicono ch’ella muta ^ suo colore diritto per paura, secondo la tinta della cosa che ^ l’ò pift presso.

E questo medesimo fanno i polpi in mare, o lo camaleonte " in terra, di che lo conto fa menzione addietro.

1) Parendrcs in Solino cap. 43. ed in Plinio lil). \’lll. cap. 3i, è detto iarandus.

2) Aggiunto: grande come hue, eoi ins. Vis. o col r grans comme bue/.

3) Aggiunto: e coìiia, col t: chief e( cnrnes comme cerf. Il ins. Vis.: test’i e corpo.

4) Corretto rosa, in orsa col ms. Vis. o col t: et color de ours Due codici leggono d’ or, due altri d’ors. Hanno ragione tutti nò più nò meno.

5) Corretto prende, in muta, col ms. Vis. p col r: mue sa droite color.

6) Aggiunto: della cosa, col m. Via-, e col r: seh-nc la teinte de h Jtosc qui li est plus prochienne.

1) Corretto: come h lione, che è puro nel ms. Vin. in camaleonti’, col r: camelion en ferre.