Il Tesoro (Latini)/Libro V/Capitolo XXXVI

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo XXXVI. Dello struzzolo
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E concepono senza congiungimento di maschio

e di femina ’, e fanno ^ li figliuoli che vivono più di cento anni ’\ E sappiate, che elli non beccano di nessuna carogna, s’elli non la levan prima di terra. E volentieri vanno per terra per li grandi unghioni ch’elli hanno \

Capitolo XXXVl.


Dello struzzolo.

Struzzolo è uno uccello grande, tutto che molti uomini l’assomigliano a una bestia % ed ha ale e " penne sì come uccello, e gambe, e

1) Il t: et si dient li j)htsor, que entr’ euls n’ a nule conjunction etc.

2) Il t: et sanz gesir engendrent, et fon flz etc. I due codici sopra ricordati, anche qui s’accostano meglio alla lezione di Bono.

3) Il t: qxd vivent longuement, si que à peines dejinent en C ans.

4) Fer U grandi unghioni ch’elli hanno. Il t: por lor pesantor.

5) Uno uccello grande, tutto che molti uomini l’assomigliano a una bestia. Il maestro recisamente: est une grant beste, qui etc.

G) Corretto: ed ha le penne, in ha ale e penne, col t: a

elcs et phimes. [p. 199 modifica]

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piedi ’, sì corno camello, ma "egli non vola "^

niente, anzi ò grave e pesante di sua complessione ^, chò ò dimentico molto, e non gli sovviene delle cose passate ^

Però gli avviene si come por molestamento ¦’ di natura, (e non sì pesante, che un buon cavallo non abl)ia assai di giungerlo, di tal guisa corre), che " di state, intorno al mese di giugno, quando gli con 1) B i^amhe e piedi, il r ha solo: et a piez de charnel.

2) Corretto vale niente delle stampe, in vola niente, col T; ne vole pas. L’amanuense lesse grande in luog’o di grave, come poco sopra aveva letto vale, in luogo di vola.

3) Carretto: ma egli sta grande di sua complessione, col t: ainz est griùs et pesans par sa complexion.

4) Ed è dimentico molto, che: mutato ed in che, e che in è, col t: qni le fait si ohlious malcment, que il ne li sortent etc.

r) Il nis. Aniljr. castigameìito, il t amonestement.

6) Le stampe cosi delirano: ed è dimentico molto, che non li sovviene delle cose passate, però gli avviene sV come per molestamento di natura, e non é sì pesante che un buon cavalo non ahhin assai di giugnerlo, di tal guisa corre. E di state ecc. Collocato il punto dopo passate, ed ommesso i! punto prima di e di state, sostituendo che a ed, e chiudendo tra parentesi l’inciso: e non è sì pesante, che U7i buon cavallo non abbia assai di giugnerlo, di tal guisa corre, il quale inciso qui non si legge nel t. Era forse una «glossa in marg’ine, aggiunta poi al t affatto fuori di luogo. Ecco il t: por ce li avient aussi comme per amonestement de nature, que en esté, entor le

mois de juing, q ’ant il li convient penser de sa generation etc. [p. 200 modifica]
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viene pensare della sua generazione, egli isguarda

in una stella che ha nome Vergilia ’, e quando ella si comincia a levare, egli posa le sue uova, e cuoprele di sabbione, e vassene a procacciare di sua pastura ^ in tal maniera, che mai non se ne ricorda, né poco né molto. Ma il calore del sole, e ’l temperamento dell’aria ^, li fa venire a compimento, che scalda ciò che la madre dee scaldare, tanto che’ suoi pulcini nascono sì grandi che incontanente procacciano lor vita \ 11 padre e la madre loro ^ quando li truova, che dovrebbe lor far bene e nudrirli ’^, egli fa loro male e noia, e fa loro di crudeltà tanto quanto più puote. E sappiate, contro a quelli che dicono che egli è bestia, cioè perch’olii hanno due unghie come lo bestie, elli hanno alo, onde sì fiede e batte se medesimo, come con due sproni, quando egli ha grande fretta di correre ’.

1) Il t: esimie qtti a non Inizile: il ms. capitolare veronese, Vicilc: il ms. bergamasco, Vizila.

2) Il t: el s’en va porchacier son a/aire.

3) 11 t: l’ntempremens clou tens.

4) Il t: porchacent lor besoigne.

5) Aggiunto e la madre, col t et sa mer.

0) Les dcvroienl (lor pnirron) norrir et enscifjnier.

1) Qui Bono insegna il latino al maestro, che aveva registrato lo struzzo fra le bestie. Il t varia: ci sachiez que contre la peresce qite nature lor dona, si li fist eie II

ongles, et clcs dint li oisinvs fcrt et hat soi meisme por aler, [p. 201 modifica]

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^0\

Lo suo stomaco ò forte, più che stomaco di iiiuii altro animalo. E tutto che b()ecano biado, molto altre coso, niente meno olii beccano lo ferro, e sonne molto vapbi, o sì ’l consumano come un sottile pasto ’.

E questi uccelli abitano nelle pai-ti di verso mezzodì, sì come averne detto di sopra, quivi ove si dice delle parti del monte Cbiaro ^

E sappiate, che il suo grasso giova molto a tutte dof^lie clìe suole avvenire agli uomini ’.

autressi contine se ce fussent dui espercn. il ni.s. Berg-. leggo: e sappiate, che contra pigrizia, che natura lor dona, li fé eia due onçhie, od ale, d’onde eh fere. Quattro codici del Chabaille leggono: bien fuir devant ses veneurs, et parce que il ne puet voler fur le grant pesanteur de son cors, cort par terre si très fort, que a grant painc puet estre atains de home à cheval ou de chien, car il se point de ses deux oncles corn se se fuessent II esporons dont il s’ensangle touz por bien foir. Ecco dov’ era il cavallo, che poco sopra sbrigliato scorrazzava turbando il periodo, e chiudemmo fra parentesi.

1) Il t varia: et sachiez que i,cs estomas, ce est su gorge, où il retient son past, est de si rhaude nature, qv.c il engloutit le fer, et Vendiiìst, et consume dedans soi.

2) Questo periodo è di Bono. Il Sorio nota: Qui si accenna a lezione, che manca oggidì ne’ t di questo Tesoro.

3) Il t: que ont ait en si:s membres. [p. 202 modifica]
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Capitolo XXXVII.

Del cuculo, e di sua viltade.

Cuculo è uno uccello di colore e di grandezza di simiglianza di sparviere, salvo che è piti lungo, ed ha il becco teso, ed è sì nigligente e sì pigro, che eziandio le sue uova non vuole covare. E quando viene il tempo di fare le sue uova, egli va al nido d’un piccolo uccello che ha nome scerpafolea ’ che de’ maggiori ha paura, e bee uno de’ suoi uovi, e favvi entro uno de’ suoi in quel cambio. Ed in questo modo pone le sue uova, e così ha li suoi figliuoli che non vi dura fatica.

E sappiate, che ’l cuculo non canta di state, poi che le cicale cominciano loro canto, che lo odiano molto, che quando le cicale l’odono cantare, incontanente vanno ov’ egli è, ed entrangli sotto l’ali, e non ha podere di levarsile da dosso, e tanto gli fanno noia, mordendogli le suo carni, che non sta in luoiio fermo, anzi va

I Capitoli XXXVIt, XXXVIII, e XXXIX mancano al T. Il Capitolo XXXIX è con piccole varianti nel ms. Vis.

1) La Crusca legg’e sccrpasolca. Correzione del Sorio.