Il Tesoro (Latini)/Libro V/Capitolo XXXVII

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo XXXVII. Del cuculo, e di sua viltade»
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Capitolo XXXVII.

Del cuculo, e di sua viltade.

Cuculo è uno uccello di colore e di grandezza di simiglianza di sparviere, salvo che è piti lungo, ed ha il becco teso, ed è sì nigligente e sì pigro, che eziandio le sue uova non vuole covare. E quando viene il tempo di fare le sue uova, egli va al nido d’un piccolo uccello che ha nome scerpafolea ’ che de’ maggiori ha paura, e bee uno de’ suoi uovi, e favvi entro uno de’ suoi in quel cambio. Ed in questo modo pone le sue uova, e così ha li suoi figliuoli che non vi dura fatica.

E sappiate, che ’l cuculo non canta di state, poi che le cicale cominciano loro canto, che lo odiano molto, che quando le cicale l’odono cantare, incontanente vanno ov’ egli è, ed entrangli sotto l’ali, e non ha podere di levarsile da dosso, e tanto gli fanno noia, mordendogli le suo carni, che non sta in luoiio fermo, anzi va

I Capitoli XXXVIt, XXXVIII, e XXXIX mancano al T. Il Capitolo XXXIX è con piccole varianti nel ms. Vis.

1) La Crusca legg’e sccrpasolca. Correzione del Sorio. [p. 203 modifica]

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volando di uno arbore in altro, e non becca mai,

e sì si lascia morire. In questa maniera ha la cicala potere d’uccidere il cuculo.

Capitolo XXXVIII.

Del rigogolo.

Rigogolo è uno uccello della grandezza del pappagallo, e volentieri usa ne’ giardini e ne’luoghi freschi e inarborati,

E chi va al nido loro, e tronca la gamba ad uno de’ figliuoli loro, la natura gli dà tanta conoscenza, ch’egli va per una erba, e portala al suo nido, e la mattina li truova l’uomo sani; e simigliantemente se l’uomo lega bene li suoi pulcini, l’altro dì li truova isciolti, non sarebbono stati legati sì fortemente ’. E non puote l’uomo sapere con che erba li guarisce, nò con che ingegno ejjrli li scioglie.

1) Qui sembra che il rigogolo non abbia portato l’erba miracolosa a sanare la sintassi che zoppica.