Il Tesoro (Latini)/Libro V/Capitolo XXXVIII

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo XXXVIII. Del rigogolo
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volando di uno arbore in altro, e non becca mai,

e sì si lascia morire. In questa maniera ha la cicala potere d’uccidere il cuculo.

Capitolo XXXVIII.

Del rigogolo.

Rigogolo è uno uccello della grandezza del pappagallo, e volentieri usa ne’ giardini e ne’luoghi freschi e inarborati,

E chi va al nido loro, e tronca la gamba ad uno de’ figliuoli loro, la natura gli dà tanta conoscenza, ch’egli va per una erba, e portala al suo nido, e la mattina li truova l’uomo sani; e simigliantemente se l’uomo lega bene li suoi pulcini, l’altro dì li truova isciolti, non sarebbono stati legati sì fortemente ’. E non puote l’uomo sapere con che erba li guarisce, nò con che ingegno ejjrli li scioglie.

1) Qui sembra che il rigogolo non abbia portato l’erba

miracolosa a sanare la sintassi che zoppica. [p. 204 modifica]
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Capitolo XXXIX.

Del picchio.

Picchio è uno uccello della grandezza della ghiandaia, ed è molto lungo, secondo le sue membra, ed è di diversi colori. E ’l suo becco è sì fermo, che in qualunque arbore egli vuol fare suo nido, per covare le sue uova, egli vi fa col becco un gran buco, e quivi fa le sue uova, e covale.

E chi li chiude con una caviglia ben duramente e forte, e serri quanto puoi la detta buca, r altra mattina la rotroverai fuori ’; e non si può sapere, se ne la cava con erba, e con altro ingegno.

1) Ha ìji.sog’no dell’erba miracolcsa, o di altro ing*egMio, anche questo periodo.