Il buon cuore - Anno X, n. 20 - 13 maggio 1911/Religione

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Vangelo della quarta domenica dopo Pasqua



Testo del Vangelo.

Gesù disse a’ suoi discepoli: Io vado a Lui che mi ha mandato; e nessuno di voi mi domanda: dove vai tu? Ma perché vi ho detto queste cose la tristezza ha ripieno il vostro cuore. Ma io vi dico il vero: È spediente per voi che io men vada: perché se io non me ne vo, non verrà a voi il Paracleto; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E venuto ch’Egli sia, sarà convinto il mondo riguardo al peccato, riguardo alla giustizia, e riguardo al giudizio. Riguardo al peccato perché non credettero in me: riguardo alla giustizia, perché io vado al Padre, e già non mi vedrete: riguardo al giudizio poi, perché il principe di questo mondo è già stato giudicato. Molte cose ho ancora da dirvi: ma non ne siete capaci adesso. Ma venuto che sia quello Spirito di verità, v’insegnerà tutta la verità: imperocchè non vi parlerà da se stesso; ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annunzierà quello che ha da essere. Egli mi glorificherà, perché riceverà del mio e ve lo annunzierà.

S. GIOVANNI, Cap. 16.


Pensieri.

«È meglio per voi che me ne vada».

Con che cuore udiremmo noi simile frase da una cara persona morente o pronta a lasciarci per lunga assenza o, forse, per sempre? Non è vero che tutto il nostro cuore, tutto il sentimento nostro non sarebbero che ribellione, una ribellione d’affetto, di tenerezza, d’ardore?

Non si vede bene con gli occhi del cuore, dice un [p. 156 modifica]proverbio; e quando esso è commosso non vede, non vuol più veder nulla del tutto. È così in tutte le cose! Ed ecco che noi, dopo centinaia e centinaia di anni, comprendiamo che davvero fu sapiente disegno di provvidenza la morte di Cristo: che fu meglio per noi che egli se ne andasse!

Signore, se perfino il martirio di Gesù, la sua agonia dolorosa, la sua morte crudele fu una grazia per noi, Signore aiutaci a sentire che è il nostro meglio anche quello che ogni giorno, ogni ora accade intorno a noi... aiutaci a ringraziarti e a benedirti anche quando a noi, povere creature, non è possibile farlo che tra le lagrime!

Finchè Gesù viveva sulla terra il suo apostolato era limitato a un breve spazio, a poche persone: i suoi discepoli, e oseremmo noi biasimarli? se ne stavano stretti a Lui e non se ne staccavano: come staccarsi volontariamente da chi è la sorgente del bene, da chi ha le parole di vita eterna; da chi sa confortare e guidare traverso le miserie di quaggiù?

Anche noi, certo, ci saremmo stretti intorno a Gesù e, come Pietro e i suoi compagni gli avremmo detto: è buono starcene qui con te; rimaniamoci sempre!

Ma quella sublime e santa esultanza di pochi sarebbe stata la privazione della grazia per molti....

Gesù è catturato, martoriato, crocifisso: è percosso il pastore e son disperse le pecorelle, sconsolate, affrante, avvilite: era inevitabile questo istante di disorientamento nei discepoli.

Ma poi essi riprendon lena, sentono che solo possono testimoniar ancora l’amore per il loro maestro continuando la predicazione di Lui, il suo apostolato; anzi in questa santa fatica può solo trovar conforto il loro strazio profondo. E così la parola di Cristo, proprio per la sua morte, ha raggiunto ogni angolo della terra, ha echeggiato anche nelle più remote contrade!

Agli apostoli fu tolta la personale presenza di Cristo, non fu tolto il suo spirito e quello li guidò durante le loro apostoliche fatiche e, da loro, passò nei loro discepoli, aleggiò e aleggia consolatore, maestro ove anche un solo giusto alberga.

Morendo Gesù, non lasciò orfani i suoi, rimase con loro in modo ineffabile, ma reale.

E come il Maestro, anche i suoi santi, quando ci abbandonano materialmente, lascian qualcosa di essi, il meglio di essi fra noi.

Ma è solo la santità che concede di beneficar tanto le anime anche traverso lo spazio, anche dopo la morte!

Quelli che sono educatori, che han dato tutto se stessi a un ideale di bene per la generazione che sorge, se vogliono eternare, direi, l’opera loro, e vivere anche dopo la morte e far del ancora dalla misteriosa dimora eterna non hanno che una via, è sicura, ma unica: si facciano santi!

Ascoltiamo le voci solenni che ci giungono da vicino, da lontano, dalla terra, dal cielo, per stimolarci alla virtù: facciamoci buoni e avremo sempre un’influenza buona nel mondo degli spiriti.