Il buon cuore - Anno XI, n. 50 - 14 dicembre 1912/Onoranze alla Ven. Salma di S. Ec. Rev. Monsignor Luigi Nazari di Calabiana, Arcivescovo di Milano

Da Wikisource.
Onoranze alla Ven. Salma di S. Ec. Rev. Monsignor Luigi Nazari di Calabiana, Arcivescovo di Milano

../ ../Religione IncludiIntestazione 1 aprile 2022 75% Da definire

Onoranze alla Ven. Salma di S. Ec. Rev. Monsignor Luigi Nazari di Calabiana, Arcivescovo di Milano
Il buon cuore - Anno XI, n. 50 - 14 dicembre 1912 Religione
[p. 369 modifica]

Onoranze alla Ven. Salma di

S. Ec. Rev. Mons. LUIGI NAZARI

di CALABIANA

Arcivescovo di Milano


(Continuazione v. n. 49).


Alcuni giudizi sul Pontificato di Monsig. di Calabiana



La miglior affermazione Mons. Calabiana l’ha raccolta il giorno 14 novembre 1912. Milano tutta ha dato al suo concittadino eminente e benemerito il tributo di ammirazione come ha manifestato la profonda venerazione per colui che gli fu padre e pastore.

L’eco di quelle onoranze segnerà su quella venerata Tomba una pagina d’oro!

A questa manifestazione eloquente ci piace riprodurre la parola dell’Em. Cardinale Arcivescovo, che nella solenne funzione svoltasi nella Cattedrale disse le ragioni intime perchè Mons. di Calabiana vive e vivrà nella memoria della sua Diocesi.

E dal discorso che sarà pubblicato negli atti della Rivista Diocesana ci permettiamo riferire quanto risponde al nostro pensiero:

«Ma intanto io debbo fermarmi a considerare questa imponente ed eloquente dimostrazione, che, incominciata ieri, dura tuttora, e che somiglia a quella di 19 anni or sono, quando qui mi trovavo ultimo dei Vescovi Lombardi. Erano queste medesime mortali spoglie del compianto Pastore, circondate da numerosa corona di venerandi Prelati, primo tra tutti l’illustre Porporato, che veniva dalla Regina dei mari, e che oggi mite e forte dalla sede di Pietro regge gloriosamente la Chiesa di Dio. Da questo sacro pergamo diceva le lodi del lagrimato Successore, l’Antecessore suo di sempre cara e santa memoria; e v’erano tutte le classi sociali rappresentate e un’onda di Clero e di popolo, che si agitava in questo augusto, vastissimo tempio vestito a gramaglia.

Ecco lo spettacolo che ora si riproduce: ecco Ecc.mi Vescovi decorare il sacro rito; e delle rappresentanze quale è mai che rimanga a desiderarsi? Primeggiano le rappresentanze auguste: vengono quelle del Governo, della Provincia, della Città: tutta la vastissima diocesi qui si rappresenta: Casale e Savigliano nell’Eccellentissimo Presule Casalese, ed in egregi e ven. Sacerdoti.

Potrei io dispensarmi dall’esprimere la mia viva gratitudine a tutti coloro che in vario modo conferiscono lustro e decoro a queste funebri onoranze? a tutte queste spettabilissime rappresentanze? Alle autorità governative e cittadine pel favore e per la generosità, onde vollero agevolare questa sospirata traslazione? e al Comitato che con diligenza squisita seppe egregiamente provvedere ad ogni cosa? A tutti sieno grazie le più sincere e vive!

Ringrazio adunque, e non posso dissimulare la letizia che m’innonda il cuore. Come non rallegrarmi nel vedere onorato Colui, che, sebbene per breve tempo, io mi ebbi per diletto Padre, come Egli con effusa tenerezza di cuore mostrava di avermi per figlio? Come non rallegrarmi, se in Lui veggo onorato cotanto il santo mio Antecessore in questa illustre sede degli Ambrosii e dei Borromei. A questo pensiero non ho che confondermi nel mio nulla; ma il mio rallegramento non è per me, è per voi quanti siete diletti figli in Gesù Cristo.

Lo comprendo il valore di questa dimostrazione che io già chiamai eloquente, e riesce a vostro onore e a vostro vantaggio; ad onore perchè mostrate i vostri cuori così nobilmente inclinati alla riconoscenza; a vantaggio, perchè manifestate la vostra fede e il proposito d’imparare ancora da questo Padre, che defunctus adhuc loquitur, defunto parla ancora.

Riconoscenza è dovuta pei ricevuti benefizi: e in cinque lustri di Episcopato quanti beni egli ha procurato a numerosissimi suoi figli! Per ben quattro lustri prima beneficò Casale! Casale, che lo ricorda [p. 370 modifica]sempre, e torna col suo ricordo a rivederlo nella solenne funzione, nella predicazione, nelle visite: Casale, che ha traccie solenni, incancellabili dellà carità e della munificenza di Mons. di Calabiana nel ricovero di mendicità, e nella sua insigne Cattedrale; Casale, che si compiacque (e lo poteva in quel tempo) dì vedere il suo Vescovo portare non di rado in seno alla più alta assemblea legislativa la sua parola eloquente a difesa delle ragioni della religione e della Chiesa.

Riconoscenza è dovuta pei benefici ricevuti; e Milano non potrà mai dimenticare le continue e generose elargizioni agli indigenti, i provvidi soccorsi alla povertà occulta e pudibonda, l’aiuto ed il conforto che sempre portò ai suoi sacerdoti, il sussidio a chiese ed istituti poveri, il largo favore alle associazioni religiose, le sue peregrinazioni alle parrochie della Diocesi, per le quali passava — e ne è viva tuttora la memoria — passava facendo del bene a tutti. Quanto bene derivò alla sua diocesi dalla assidua cultura dei Seminari, e dei Collegi di educazione! Qual decoro dal ripristino della Facoltà Teologica! Quale più copiosa sorgente di grazia ebbe aperta nello scoprimento dei Corpi di S. Ambrogio, e dei due martiri proposti da Ambrogio in esempio dei cristiani con quel suo motto: tales ambio defensores! E se questa città e la diocesi si videro provvedute di chiese o nuove, o ampliate, non lo dovettero forse a questo vigilantissimo suo Pastore? E S. Gioachino infatti e S. M. del Suffragio, e S. Luigi, per tacer d’altre, o alla di lui iniziativa sono dovute od al generoso suo concorso.

Ma, se mi rallegro per la dimostrata gratitudine, molto più mi consola la solenne dimostrazione di fede che ora si compie. Dimmi, o cristiana gente, chi intendevi tu di onorare in questo momento? Sono cristiani fedeli quelli che ieri fino dalla spiaggia dell’Adda resero veramente trionfale il passaggio, da paese in paese, di queste venerate spoglie: fedeli cristiani quelli, che dai confini della città la accompagnarono, continuandone il trionfo fino alla Basilica dei SS. Apostoli; fedeli cristiani quelli che stamane venuti damogni parte della diocesi, si affollavano sin dalle prime ore attorno alla ven. Salma, o nella stessa Basilica, onel corteo, o in questa Metropolitana.

E la gente cristiana chi vuol onorare innanzi tutto? Vuol onorare il Vescovo. Mons. di Calabiana, è onorabile, non v’ha dubbio, per le personali sue qualità, per le doti sue egregie di mente e di cuore e per altri titoli che ben sapete; ma se non fosse Vescovo, riscuoterebbe egli il tributo di venerazione, quale vediamo veramente splendido in questo momento, tanto più dopo quasi vent’anni dalla sua dipartita? E’ il Vescovo di tanti anni, ricco di meriti e di virtù.

· · · · · · · · · · ·

Ma ho ragione di compiacermi anche degli ammaestramenti che dobbiamo raccogliere dal venerato Vescovo prima che le spoglie sue venerate scendano nella tomba, sebbene anche di là parleranno ancora. Si ascolti la muta sua parola! Non è parola articolata dalla lingua, ma espressa nella vita. Come risplendette sempre in Lui quella virtù, che bella tra le altre suole appellarsi! Quanto viva la sua fede, salda la sua speranza e confidenza in Dio, e fervido quell’amore che lo univa al Signore, come lo portava a far del bene a tutti! e se beati sono i poveri di spirito, che hanno cioè il cuore staccato nobilmente dalle vanità di quaggiù, se beati i mansueti, i pacifici, i misericordiosi, noi ne godiamo pel Santo Arcivescovo, il quale e di umiltà, e di mitezza, e di amore della pace di Dio, e di compassione per le altrui miserie lasciò preclari esempi. E non ci lasciò pure la ricca eredità dell’amore alla santa Chiesa, ed all’augusto suo Capo? Oh! quanto piaceva sentirlo ripetere frequente l’immortale sentenza di Ambrogio, applicandola particolarmente alla Chiesa sua: Ubi Petrus, egli diceva, ibi Ecclesia Mediolanensis! e chi ebbe ad ascoltare la splendida sua allocuzione, colla quale inaugurava la Facoltà Pontificia Teologica nel suo Seminario; e chi gli fu presente allor quando s’inaugurarono in Rho le Conferenze Episcopali, ebbe pure ad ammirare l’amore che vivo, ardente nutriva in cuore per il Vicario di Gesù Cristo.

Non finirei sì presto, se tutto volessi qui dire; ma come tacere della fervidissima sua pietà e devozione a Gesù Cristo in Sacramento? Oh! senza un ardentissimo amore al Sacramento Eucaristico, che è centro di tutto il culto che rendiamo alla Divinità, non potremmo darci ragione di tanto zelo per le solennità dello stesso Culto Divino, e di quello spirito di viva divozione che da lui traspariva, specie quando all’altare di Dio celebrava i Divini Misteri.

E che dirò della devozione alla Gran Vergine? Non era egli solito aver sempre vicino l’immagine dell’Immacolata? Non ne parlava egli con speciale trasporto di fede e di amore? E non ha egli sempre zelato l’onore e il decoro dei Santuari dedicati a Maria? Anche tu, o Santa Chiesa di Casale, poi ridire del tenero amor filiale di questo, un giorno tuo Vescovo, verso la Vergine Maria! E dal devotissimo tuo Santuario di Crea parte una voce, che non si spegnerà, per additare in Mons. di Calabiana uno dei figli più devoti alla Madre Divina. Chi è adunque che non possa e non debba qui imparare da tanto Padre e Maestro? L’onorarlo che varrebbe quando non se ne volessero accogliere i saggi ammaestramenti, ricopiarne i santissimi esempi?

* * *

L’Eminentissimo Cardinale Agliardi sintetizza l’opera di Monsignor Calabiana in una lettera che diresse al Rev. Mons. G. Polvara in questi termini:

«Veggo con sommo piacere la solennità che si vuol dare al trasporto della salma del compianto arcivescovo Calabiana e come essa sia promossa dal veneratissimo cardinale arcivescovo Ferrari. Ne ho sommo piacere, perchè monsignor Calabiana ebbe sempre per me, dum essem in minoribus, una benevolenza speciale, ed io aveva di lui una stima grande, e una venerazione quasi filiale.

La venuta a Milano di Mons. Calabiana fu una provvidenza della S. Sede e del Cielo. Uomo retto, tenace della disciplina ecclesiastica, di dottrina sana e varia, di tratto cortese e sempre equilibrato, aveva legato a sè gli animi e conciliato all’autorità ecclesiastica con [p. 371 modifica]rispetto grande anche alla autorità civile che prima era sconosciuto.

Io ho il concetto di mons. Calabiana, come di una gloria di Milano, come d’uno dei più illustri arcivescovi, che siano seduti sulla cattedra di S. Ambrogio e di S. Carlo. Ecco perchè godo che tali solennità si volgano a ricordarne la memoria e ad onorarne dopo tanti anni le ceneri benedette. Ed io vorrei essere presente, anzi vorrei prendervi parte se potessi: ma Vostra Signoria vesta in qualche modo la mia persona, che sarà con Lei coll’animo e col vivo desiderio».

* * *

E dopo la solenne tumulazione di quella venerata salma l’Eccellentissimo Cardinale Agliardi scriveva: «Milano è sempre Milano e nella dimostrazione per Mons. Calabiana ha mostrato tutto il suo cuore e il rispetto di venerazione per tutto quello che sono passati fra le sue mura benedicendo e beneficando.»

* * *

Mons. Polvara chiude i cenni sulle onoranze al Reverendissimo compianto suo Arcivescovo con un fiore, che rivela venerazione ed ossequio e che è il ritratto fedelissimo di Mons. di Calabiana.

Non vanità di esterne pompe, non altera dominazione, non grettezza di comportamenti e consuetudini domestiche, non vanitosi disperdimenti o intromissioni di congiunti, non tenacità partigiane, assai facili quando i tempi corrono agitati dalle passioni, dai sùbiti mutamenti, dall’attrito delle consuetudini antiche e delle nuove condizioni che si preparano. Egli proseguì intemerato, sereno, costante nel cammino.

Quale nei giorni della sua giovinezza, quale Vescovo di Casale, non altrimenti Arcivescovo di Milano: irreprensibile, temperato, prudente, di maniere urbanamente cortesi, integro, ospitale, amico degli studi, modesto, nè bramoso di nulla affatto, tranne dell’onore di Dio, della glorificazione della Cattolica Chiesa, e sollecito dei modi più opportuni ed efficaci a prevenire e provvedere alle miserie e alle tribolazioni altrui: ordinatissimo nelle consuetudini e negli uffici della sua casa; solennemente dignitoso negli apprestamenti e nelle manifestazioni del divin culto, e così in tutto.

Non già per istudio e per vanto, sibbene per ingenita virtù dell’animo saviamente e religiosamente educato, composto in guisa da meritarsi unanime la buona testimonianza delle virtù che Egli esercita da coloro stessi che non appartengono ai seguaci ed amici del Clero; e da costringerli ad onorare, per la incontestabile forza de’ fatti l’ecclesiastico Ministero: pieno d’affetto operoso a questa sua Milano che lo venera e vi corrisponde.

Dopo aver partecipato con rettitudine perfetta di aspirazioni agli avvenimenti religiosi e civili più gravi e solenni dei tempi nostri — dopo avere in tante e solenni e difficilissime circostanze, alle quali terrà conto la storia, mantenuta non generosa ed ammirabile equanimità, una specchiata costanza di religiose caritatevoli e nobili azioni, serbò intatta la bontà dell’animo, la dignitosa mitezza del carattere, la incorrotta ed imperturbata fermezza del suo operare.

Resse con vivo e senno amore di Padre, con sollecitudine indefessa, anche nei più tardi anni, la famiglia numerosisima dei spirituali suo figli; e nella fervida preghiera, nella prece sommissione a Dio, nella intercessione della Divina Madre, e dei Santi suoi antecessori. confidò le si mantenga incolume, e al capo della Chiesa e al suo amato Pastore macchinalmente fedele, contro l’impeto di ogni lotta.