Il buon cuore - Anno XIV, n. 05 - 30 gennaio 1915

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Anno XIV. 30 Gennaio 1915. Num. 5.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


   «Auspice Te!» (Continuazione vedi n. 4). — La via delle Chiese in Milano
Religione. —Vangelo della Sessagesima. Necrologio di Monsignor Luigi Orsenigo.
Beneficenza. —Opera Pia Catena. — Provvidenza materna — Società Lombarda pro ciechi.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.



“ Auspice Te! „

(Continuazione v. num. 4)


La montanarella smarrita, nell’anima l’ululo della bufera, accecata dal bagliore sinistro dei lampi, atterrita dal fragore del tuono, dentro quell’asilo quanto, oh! come, si sente sicura; con che appassionata certezza recita, le Litanie lauretane. Oh! son esse che hanno sgominati gli spiriti mali! travolti, questi, con la caligine cupa della burrasca! E’ tornato il sereno; è più terso, più affidato il cielo; ed è più bello il candor delle nevi, deterse!

Lode a Te «Vergine saggia», «Vergine benedetta»:

Che il pianto d’Eva in allegrezza torni.

Petrarca, Canzoniere


«Vergine santa»:

Tre dolci e cari nomi hai in Te raccolti;

Madre, figliola e sposa;

Vergine gloriosa,

Donna del Re che i nostri lacci ha sciolti

E fatto il mondo libero e felice!

«Vergine sola al mondo», «Vergine dolce e pia», «Vergine chiara», «Vergine umana», «Vergine unica e sola»! E non sono, forse, tutti questi vocativi iperdulici della litania liturgica i singoli spunti delle immortali strofe petratchesche? Dove la Fede attinge, attinse il genio!

La «bella immortale» scriva ancor questo! (1) Chè

non esso solo il poeta del mistico trecento si compiace di ispirarsi a quell’ideale di stupefacente puerilità ascetica - che è sapienza evangelica -, che è lagrima e rugiada su la mistica flora mariana. Epperciò, non ad effetto, se non in quanto è affetto ed assenso di popolo, ecco il modernissimo poeta della Scomunica, dell’A Satana, delle Voci dei preti assistere, là presso il cancello d’un cimitero alpino all’Esequie della Guida. L’anima non ha più chiusa il poeta nella severa ispida persona; no, no! si direbbe che,- propriò, preghi anche lui!


Posta la bara fra le croci, pria

Favella il prete: — Iddio t’abbia mercede,


Emilio, re della montagna: e pia

Avrei l'alma, e ogni dì le tue preghiere

Ascendevano al grembo di Maria.


Le donne sotto le gramaglie nere

Co 'l viso in terra piangono a una volta

Sovra i figli caduti e da cadere.


Sì; voce del prete; e, nel nome tuo, Maria, voce del poeta. Il Dent du Geant:


Via tra lo sdruscìo de la nuvolaglia

Erto aguzzo feroce si protende.


Ma l’acuta zanna del debellato titano, anziché scostarmi, più e più mi avvicina al mistico mio soggetto. Chè l’elegia carducciana fu l’eco illustre, pietosa, della catastrofe che ebbe luogo, là su quel colosso alpino, dalla vetta del quale precipitò Emilio Rey: sepolto appunto il 28 agosto 1895. Celebre il caduto, celeberrimo il rimpianto. E il tpio curato don Clapasson lo volle consacrato con un ricordo, voto di Fede, santo scongiuro, raccogliendo tra le guide, con longonime attesa, la somma necessaria per erigere sulla cuspide pagana, memoria di pietà cristiana, un simulacro, in alluminio, della Vergine Immacolata. Gli fu prodigo di energie morali e fisiche, don Vesan, suo zelante vicario, valido aiuto all’impresa che richiedeva cooperazione e di mente e di braccio.

Religiosa, solenne memoria l’inaugurazione, che ebbe luogo il 9 settembre 1904. Celebrata la Messa sull'altare scavato nella roccia, stanno guide fra [p. 34 modifica]ternamente legate da funi, prone sulle sporgenze a quattromila e cento quattordici metri suil livello del mare. A compiere il sacro rito, il venerando parroco, rivoltosi a quei gagliardi, fissi gli sguardi, tumidi di lacrime, nella Vergine, intente candore:

Qual del suo paradiso in su le porte, con voce tremante di consolazione, lesse questo passo delle Confessioni di,Sant’Agostino: «E gli uomini vanno a mirare le altezze dei monti ed i grossi dotti del mare e le larghe correnti dei fiumi e la distesa dell’oceano ed i giri delle stelle... e abbandoneranno dunque se stessi?» — Nel nome di Cristo e di Maria — rispondono le guide — no!.. Lo giuriamo! Eja, Clemente, pia Madre, divina! eja, Maria! Voce di; prete, voce di popolo, voce di Dio: poesia sublime! L’eco santa di quel giuramento ancora nell’aria risuona, e il coro delle Litanie, di vetta in vetta si ripercuote: Ianua coeli, Stella mattutina: òra, òra, òra per noi! ((Suggestione collettiva))?... «Ossidazione del fosforo mentale a tanta altezza...»? «Un effetto fisiopatico!... asserisce taluno, per coloro cui ogni preghiera, dal Pater, alle Litanie, al Requiem, diventano Gloria e poesia.’ Sì; sono simpatiche forme mistiche, alle quali convien dare il peso dell’istante t dell’ambiente, non già avvalorare, tanto da farle assurgere all’impórtanza di coefficente gidlogistico. Oh, no; non qui, certamente quel che la poesia vuol essere per essere tale davvero!» Al quale proposito, ’ben lungi dal voler ingaggiare una battaglia, che non offre buon terreno però all’au, versario, su campi già gloriosi per la lirica religiosa, (da che Dante e nel Purgatorio e nel Paradiso fece d’ogni preghiera della Chiesa e di molti canti liturgici, nota fondamentale a suoi canti più eccelsi), vorrò soltanto notare col Tommaseo che «qualunque cosa s’alzi a tale altezza da destare in chi la considera, un senso sublime, è il sublime del pensiero e del sentimento)). E che altro vuol essere la poesia?! che è posta in alto, nè ci starebbe altrimenti, diremo anche noi: «tanto è fiera!»? Ammirazione e conquista di virtù in una Fede, che tempra lo spirito alla conquista dell’IO MORALE, fu il grido delle guide del Dent du, Géant in quel sublime aere di candori, di luce, d’immensità, che il non sentirlo è condanna, che il disconoscerlo è colpa. E dove se non qui, vorremmo trovare la poesia?... «Io fo poca stima — così il Leopardi — di quella poesia, che, letta e meditata, non lascia al lettore nell’animo un tal sentimento nobile, che,per mezz’ora gl’impedisca di ammettere un pensiero vile o di-fare un’azione indegna.» (*) Dono è (*) Giacomo Leopardi, Dialogo di Timandro e di E-. lt andro.

alle anime la poesia; essa è studio. e conquista di pensieri e di perfezione: «Altro premio se non, forse, una gloria nata e contenuta fra un piccolissimo numero di persone.» (**) La gloria, la poesia di quel manipolo di umili, «re della montagna!». Oh!, a cagion d’esempio, non è forse poesia questo singhiozzò- pio del Fogazzaro? PREGHIERA.

Signore, se offesa soffersi O da Tuòi nemici o da servi, Se, chiusami l’ira nei nervi, Opposi, superbo, agli avversi Il tacito spregio del core, Ancora concedi ch’io soffra Per me che ho peccato, ch’io T’offra Ancora per quelli dolore. (***) E poesia è pure sorta dalla pietà, dalla pietà immemore di sè stessa, tutta attratta dall’unica visione di un’idealità trascendente il finito e l’umano, questo, dello stesso Fogazzaro, Inno a Maria. Ne fu origine l’inaugurazione del monumento alla Vergine sul mistero aereo del Rocciamelone, a tremila e cinquecento trentasette metri sul livello del mare. E’ chiesto una parafrasi della preghiera angelica, su gli effluvi del candore alpino:

Signora dolce, ave! Dall’astro tuo del pianto Odi il saluto e il canto Umile a Te salir. Madre del Ciel, soave. Madre di tutti ascosa, Scendi ove il sogno posa Che i bamboli Ti offrir. Tenui del mare incensi, Incensi dei pianeti Vaporano segreti Sopra il sublime altar; Ed all’ingiro immensi Pilier in bianchi manti Sorgon nei cieli santi Di nuvole a fumar. Come tal or nel vento Bianca rotando e lieve A questo altar la neve Ghirlande attorcigliò; Vergine, a cento a cento T’incoroniam ferventi Noi candidi innocenti Che il Tuo Divino amò. Per le vallee profonde,’ Pei nebulosi piani, (**) G. Leopardi. Il Paritti ovvero della gloria. (***) Antonio Fogazzaro. Le poesie - Ultimo ciclo. XIV, pag. 430. Baldini Castokii, Milano 1908. [p. 35 modifica]Giunte leviam le mani, Regina, arando, a Te, Per le remote sponde Dei risonanti mari; Per ogni suol che altari, Profumi e fior Ti diè. Deh, se laggiù in profondo V’ha gente che T’ignora, V’ha gente che Ti accora, Se il mondo è reo così, Tu per gli error del mondo, Santa Maria, intercedi, Tutti ne stringi ai piedi Di Chi per noi morì. Ascenda più sublime Nella Tua occulta sfera Dei bimbi la preghiera Che del peccato il suon; Qual vér le aeree cime Più da casali e ville Salgono lai di squille Che dei torrenti il tuoi,. Madre del Ciel, soave Regina! Ogni terrena Eco risuoni: Ave Maria, gratia piena. (*). (*). — Antonio Fogazzaro, Opera citata; pag. 297 * (Continua)

PIERO MAGISTRETTI.

La via delle Chiese in Milano

Il lupo cambia il pelo ma non il vizio. Fu mia antica abitudine nella preparazione del numero di Natale del «Buon Cuore» di comporre un ’articolo intorno a qualche argomento edilizio artistico cittadino, per abbellire o recare qualche comodo e vantaggio alla città. Ne ricorderò tre principali: il vialone nel Parco tta, l’Arco della Pace e la facciata del Castello, l’abbassamento del piano della piazza del Duomo, e il collocamento al suo posto del Monumento di Napoleone III. Furono voti rimasti insoddisfatti; rimarrà prot babilmente insoddisfatto anche il voto esposto _nell’articolo presente: ma che importa? E’ già una seduzione, una specie di voluttà, di godimento intellettuale, il pensare una cosa che sembra bella, che aggiunge decoro alla città, che tende a soddisfare qualche nobile sentimento dell’animo, di ricordo o di ri• conoscenza., E poi, chi può dire che ciò che non fu accettato ed eseguito nel passato, non possa trovare favorevole accoglienza nel futuro? Sono così vari e mutevoli i gusti degli uomini! Uno dei voti che non ha

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ancora perso nell’animo mio tutta l’aspettazione di vederlo un giorno realizzato, è quello del vialone nel Parco: tutte lé volte che io leggo nei giornali — e quanto spesso avviene! — la notizia di qualche aggressione, di qualche grave offesa al costume, di ferimenti, e talvolta anche di assassinii, spontaneo, irresistibile, mi sorge dall’animo il grido: oh, se ci fosse il vialone che portando un’onda di persone, di carrozze, di automobili, in mezzo alla solitudine del parco, rischiarando coi suoi sprazzi di luce la oscurità dei viali, rendesse umano, cittadino, quello che oggi è luogo deserto, non sarebbe tanto di guadagnato per la sicurezza delle persone, per la comune tranquillità? Io non so se questo progetto particolare possa trovar posto nel programma socialista: dovrei senz’altro.rispondere affermativamente, quando penso che programma dei socialisti è quello di pronmovere il bene generale dei cittadini. Il progetto attuale della grande via delle Chiese non riveste il carattere di immediata e urgente utilità pubblica: non manca però di vantaggio nell’ottenere lo sventramento di alcune parti, che costituiscono una vera ostruzione nel centro della città, come la via Valpetrosa, il Bocchetto, le Cinque vie, ne:le vicinanze della chiesa di S. Sebastiano e di S. Sepolcro: astraendo da ciò, quali e quanti altri vantaggi di indole elevata, di coltura cittadina, di istruzione delle masse, di bellezza prospettica visiva nelle vie interne della città? La Via delle Chiese costituirebbe, nel centro di Milano, una grande arteria di comunicazione da un capo all’altro della città, abbellita su l’un dei fianchi dalle facciate successive di belle Chiese, alcune anche monumentali, da richiamare, — mi si permetta il confronto — in mezzo a Milano, il grande Canalone di Venezia. Questa grande via comincierebbe colla Chiesa di S. Maria presso S. Celso, per finire alla Chiesa di S.:Maria delle Grazie, una bella linea lunga, curva, maestosa, che passerebbe successivamente dinnanzi alle seguenti ’Chiese: Santa Maria, presso S. Celso, S. Paolo, S. Eufrmia, S. Alessandro, S. Sebastiano, S. Sepolcro, Santa Maria Porta, il Monastero Maggiore, e da ultimo, splendida chiusa di splendido principio: la Chiesa di S. Maria delle Grazie! Quanti tesori di architettura si troverebbero raccolti nelle facciate di queste Chiese, quanti di scultura e di pittura nell’esterno e nell’interno, quante memorie storiche cittadine, religiose e civili! Senza esagerazione si può dire che una parte notevole della storia della città di Milano lungo i secoli si vedrebbe ricostruita. I genitori, i maestri, conducendo ad una passeggiata lungo questa via, i loro figli, i loro scolari, avrebbero gradito e facile compito di fare ad’essi una interessante ed utile lezione di storia cittadina: Milano parlerebbe ai suoi figli dalle pietre, dalle linee architettoniche, dalle tele, dalle statue; i figli, gli scolari, tornati in famiglia, tornati alla scuola, si sentirebbero ricreati igienicamente.nel corpo, moralmente nella niente e nel cuore. [p. 36 modifica]Santa Maria presso S. Celso. Incominciamo il nostro viaggio; lo’ incominciamo bene col Tempio di-S. Maria presso S. Celso. La storia antica, ’la storia del medio-eVo, la storia moderna, si uniscono a far di questa chiesa un vero gioiello. Essa ricorda te più antiche origini della Milano cristiana: quivi furono sepolti i martiri Nazaro e Celso, e un vetusto,saccello ne ricorda il luogo; quivi Sant’Ambrogio ne scoprì i corpi, con grande solennità, presente S. Agostino, il quale ricorda quella scena commovente nel libro immortale delle sue Confessioni. il Tempio attuale, dedicato a S. Maria, della quale un ricco simulacro tenevasi sopra un altare a sinistra, fu innalzato nel 1491 per iniziativa del Duca Giovanni Galeazzo Maria Sforza, e tanta era la folla dei fedeli, che pochi anni dopo, Lodovico il Moro, per corrispondere a questo slancio di pubblica divozione, fece aprire nella vicina cinta la por- ta, che dal suo nome, si chiamò e si chiama ancora Porta Lodovica. Bella, ricca, imponente, adorna di marmi e di bronzi, fregiata di statue di grandissimo valore, opera alcune di distinti scultori, quali Di Lorenzo Fiorentino e il Fontana Milanese, si presenta la facciata, dinanzi alla quale si apre un ’elegantissimo portico di stile bramantesco. L’interno della Chiesa, a tre navate, è un misto assieme di maestà e di eleganza. Lungo le pareti, distribuiti a destra e a sinistra, si ammirano diversi quadri di grandissimo valore artistico, i cui autori rispondono al nome di Borgognone, dei Campi, dei Procaccini, del Muretto, di Gaudenzìo Ferraci, e, da ultimo, rappresentante dell’epoca moderna, ecco Andrea Appiani brillare coi quattro evangelisti nei pennacchi della volta. ’Tali e tanti, e di così distinti pregi, sono i quadri in questa Chiesa, da potersi giustamente chiamare una pinacoteca. Casa d’Austria, nen’epoca del suo dominio, aveva fatto di questa Chiesa la sua Chiesa ufficiale, richiamandovi, con particolari solennità, tutta Ja popolazione milanese: il Porta ricorda S. Gelso in una delle sue poesie più popolari: La preghiera: Essendo fieri venerdì di Marz, Fui tratta dalla mia divogion A San Cels.... Una pia tradizioni trae a questa Chiesa le giovani coppie degli sposi milanesi a chiedere alla Vergine la benedizione nuziale, il cui ’sposalizio, immortalato da Raffaello, trovasi a Brera, in apposito satario -riparto, per affermarne il merito. Salve, o Chiesa di San Celso, per noi la Chiesa ’più completa e perfetta di Milano! San Paolo. La prima chiesa che si incontra a mano destra, dopo i1 Tempio di S. Celso, venendo verso il cfntro della città, è la Chiesa di S. Paolo. Caso strane, l’esistenza di. questa Chiesa è ignorata anche da molti - milanesi di Milano. Ha una ricca facciata a colonne e bassorilievi di marmo, ’su

disegno di Giambattista Crespi, detto il Cerano. L’interno della Chiesa, di piccole dimerisioni, a forma quadrata, fu architettata dall’Alessi Perugino, e è ricca di numerosi quadri, opera dei fratélli Campi. Una speciale e gradita impressione a me ha sempre fatto il quadro che sta sopra l’altare maggiore, rappresentante la Nascita del Bambino Gesù nella Cappanna di Betletume: dall’alto, in mezzo al cielo, scendono, in numeroso stuolo, aggruppati, colle teste riunite,’ gli Angeli, che annunciano al mondo la fausta novella: nel loro devoto aggruppamento, con tipi diversi esprimenti un sentimento solo, sembrano un volo d’Angeli portato via da uno dei quadri del Beato Angelico’, rappresentanti il Paradiso. • Un ricordo storico, non privo di curiosità, è legato a questa Chiesa. Con unito un vasto mona-1 stero per suore, dette le Angeliche, essa <renne fondata verso la fine del secolo XVI, dalla Contessa di Guastalla; Lodovica Torelli. San Carlo, contro il voto della Contessa, credette bene di sottoporre il convento a clausura; e la Contessa, con brusco gesto, abbandonò monastero e chiesa, e andò a fondare, presso la Chiesa di S. Barnaba, Collegio per giovani fanciulle di famiglie decadute, che ancora esiste, dal nome della Contessa, chiamato appunto Collegio della Guastalla. (Continua)

  1. L’argomento potrà essere utilmente approfondito. Cf. Mons. Agostino Bartolini. Studi danteschi. Vol. III, Paradiso. - S. Bernardo. — Ozanam. Dante e la filosofia cattolica. — A. Nicolas. La Vergine vivente nella Chiesa. — V. Antevitti. Della pietà dei letterati verso Maria.