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Il fanciullo nascosto/La porta stretta

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La porta stretta

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La parte del bottino La martora

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La porta stretta.

La giornata d’ottobre s’apriva così bella, azzurra e quieta, che tutti, anche i vecchi e le persone sofferenti, uscivano dalle loro case e scendevano le colline avviandosi alla chiesetta del Buon Cammino, in riva al mare, per la festa annuale, col viso rischiarato da una luce di gioia, gli occhi ridenti contro il sole, quasi andassero a una festa che non rompeva solo per un giorno la loro rude esistenza di lavoro e di povertà ma dovesse durare per tutto il resto della vita.

Le donne specialmente erano allegre; uscite da una continua clausura, invano tentavano di nascondere la loro gioia sotto la solita apparenza di riserbatezza melanconica, come chiudevano il volto pallido, il petto e le mani nella sottana scura che tenevano rigettata sulla testa a modo di scialle. [p. 62 modifica]

Scendevano giù in fila pregando, guardando dove mettere i piedi nel sentiero rotto, spesso attraversato da torrentelli che bisognava guadare alla meglio soltanto di pietra in pietra: allora la fila si fermava, e il prete che precedeva accompagnato dalla piccola sorella, da un loro parente, dal sagrestano e dal priore della festa al quale non mancavano neppure le chiavi per rassomigliare a San Pietro, si volgeva severo aspettando come il pastore aspetta lo sfilare del gregge.

Era severo, con le sue parrocchiane, prete Maxia: bastava che una di loro, varcato il torrente, sollevasse gli occhi neri sorridendo, o qualche altra si volgesse a rispondere ai gridi e agli scherzi degli uomini che correvano senza paura, loro, sui cigli erti del sentiero, perchè egli pensasse che in tutte le donne, quel giorno, come del resto in tutti i giorni dell’anno, non esiste che desiderio di peccato, smania dei passi difficili, prontezza a correre per i sentieri friabili della vita e a cadere, a cadere, a cadere.... Anche con gli uomini non era indulgente, prete Maxia; nelle sue prediche e nei suoi sermoni era anzi contro di essi, specialmente, che in[p. 63 modifica]veiva, trattandoli tutti come figliuoli prodighi, come emigrati che fossero partiti buoni e pieni di buona volontà e ritornassero miserabili, viziosi. A sentirlo, il paesetto tranquillo ove le donne vivevano recluse nelle loro casette come in piccoli monasteri e i giovani erano allegri solo nei giorni di festa dopo aver bevuto e giocato un poco fra loro a pugni come i ragazzi, era una nuova Sodoma, un covo di Filistei e di gente senza speranza di salvezza eterna.

Eppure le donne piangevano e gli uomini non protestavano nell’ascoltarlo. Un’ombra sorgeva fra lui e i fedeli, quando egli predicava: l’ombra del fratello di lui, don Peu, ucciso in una grassazione dopo una vita di tristi vicende: sventura e vergogna per cui prete Maxia era fuggito dal suo paese di montagna ed aveva scelto per esilio, trasformandolo poi in luogo di apostolato, il mite villaggio di collina.

Ma la gente qui dunque era tranquilla e se non si lasciava convertire non se la prendeva neppure troppo col giovine prete, anzi lo considerava con pietà. Eccolo lì, col suo gruppo di famiglia in esilio, la piccola so[p. 64 modifica]rella sedicenne, sottile e verdolina come una canna fresca, il parente devoto, anche lui infelice perchè ha la moglie paralitica sebbene giovine, il buon parente che viene spesso a trovare il prete e lo si vede con lui in chiesa inginocchiato a pregare e a sospirare, e infine il sagrista che non li abbandona mai e tiene la bisaccia che pare colma delle disgrazie famigliari.

Un senso grave di rispetto divide però il gregge dal pastore, e tutti in fondo pensano che la festa sarebbe forse più allegra senza quella gente austera e triste.

Passando davanti al prete i giovani tacciono e nessuno di loro osa guardare la fanciulla in esilio; e le donne chinano gli occhi, e tutti riprendono a camminare in fila lungo il sentiero, verso il bel mare aperto laggiù donde sale un venticello fresco che tutti bevono come un liquore dolce.

Adesso il sentiero è buono; si va giù tranquilli, e prete Maxia pensa alla sua predica e raccoglie qualche fiore per portarlo alla chiesetta, passandolo mano mano al sagrista che ne fa un bel mazzo. Fra le dita aride del prete e nel cavo delle mani che non co[p. 65 modifica]noscono la carezza d’amore rimane un po’ di profumo: così in fondo al cuore lo consola il proposito di ammonire anche quel giorno il popolo ricordandogli che la vita è solo una porta stretta difficile a passare.

Ma la predica doveva farsi dopo il Vangelo della Messa cantata, e fino a quell’ora egli stette nella sagrestia umida e triste come una piccola grotta, intento a rileggere i passi degli Evangeli utili al suo sermone, senza però dimenticare di sorvegliare il suo popolo e la sua famiglia.

Usciva quindi di tanto in tanto sulla porta della chiesa e vedeva la gente a divertirsi, sparsa sulla china all’ombra rada degli olivastri battuti dal vivo riflesso azzurro del mare. Alcuni giovani erano scesi a bagnarsi, e scherzavano fra loro, ricorrendosi e buttandosi l’acqua addosso, bruni e belli come angeli decaduti: il prete fremeva accorgendosi che le donne raccolte a gruppi sotto la chiesetta guardavano laggiù furtive attraverso le fronde dei cespugli e ridevano fra loro. Altre ballavano al sole, al suono di una fisarmonica, e solo le vecchie e i ragazzini s’indugiavano in chiesa o si occupavano della [p. 66 modifica]compra dei fichi d’India intorno ai carri carichi di questi frutti, trattando coi venditori serî e impassibili come mercanti orientali che vendessero oro e cestini colmi di cose preziose.

Poi prete Maxia tornava nella sagrestia e dalla porticina aperta verso un antico cortiletto recinto di muri alti dava uno sguardo a sua sorella che, in lutto com’era e per la disciplina che egli le imponeva, si era ritirata là per non prendere parte nè ai balli nè ai canti. Ma un venditore di fichi d’India, un bell’adolescente pallido, s’era spinto fin là dentro e offriva un cestino di frutta alla fanciulla. Ella guardava il cestino ai suoi piedi, tutta chiusa nel suo costume rigido, col viso di perla nascosto a metà dal fazzoletto nero, e pareva indecisa: finchè il giovine si curvò, prese il cestino con tutte e due le mani e così chino glielo offrì: e le sorrideva, nell’atto dell’offerta, coi begli occhi neri lucenti, la bocca fresca carnosa. Prete Maxia ebbe paura per la sorella. Non si sa mai cosa succede alle feste: e non le disse nulla, ma di tanto in tanto si affacciava a sorvegliarla dalla porticina della sagrestia. [p. 67 modifica]

*

Dopo il Vangelo salì sul piccolo pulpito di legno corroso e cominciò a raccontare la tradizione o meglio la leggenda della fondazione della chiesetta. La madre di un bandito l’aveva fatta edificare, secoli prima, per chiedere a Maria che il figlio perduto riprendesse la buona strada; e il figlio s’era convertito, aveva espiato, aveva finito in santità i suoi giorni. E da quel tempo tutti i viandanti che andavano verso il mare o percorrevano la strada litoranea e anche i naviganti che s’avvicinavano alle coste laggiù, vedevano la chiesetta fra gli olivastri, bianca come una colomba, segno di pace, con la croce in cima, più alta e luminosa d’un faro, la croce, che indicava l’oriente e l’occidente, il mezzogiorno e la mezzanotte, tutti i punti della terra e del cielo egualmente sicuri al cuore che vuole seguire la buona via. E di lontano venivano i fedeli a implorare che quel segno non mancasse mai nella loro strada: sollevassero dunque gli occhi, tutti, uomini e donne là convenuti, [p. 68 modifica]quando si abbandonavano alle gioie della terra, al ballo, alle musiche, al vino, ai desiderî carnali, alle ambizioni, alle passioni illecite, — e guardassero il segno che indicava loro la buona strada.

— Sollevate gli occhi, sollevate gli occhi, — diceva alle donne sedute sul pavimento, chiuse nei loro scialli scuri; e si chinava sul piccolo pulpito grigio, aprendo le braccia e scuotendosi tutto come un’aquila sul suo nido. — La porta davanti a voi è stretta e difficile a passare; ma una volta varcata, la strada si apre davanti larga, il buon cammino è davanti a voi.... I vostri peccati sono grandi e finora vi siete attardate come creature smarrite, senz’altra guida che l’istinto del male, la voce del demonio che vi seduce....

E d’improvviso ricordò Elisabetta sua sorella: la cercò con gli occhi e non la vide: guardò fuori della porta spalancata nel cui sfondo brillavano sull’azzurro intenso le macchie degli olivastri e si vedeva un carro carico di cestini coi frutti verdi e rosei; e il pensiero ch’ella stesse a conversare nel cortiletto chiuso con l’adolescente straniero gli [p. 69 modifica]diede un senso di molestia, fece diventare più austero il tono della sua predica.

Ma quando rientrò in sagrestia la vide ancora nel cortiletto, sola, tranquilla, seduta su una pietra a guardare un nastro fiorito che faceva passare fra le dita sottili.

— Perchè non sei venuta in chiesa?

Ella sollevò i grandi occhi profondi stupiti.

— Ma c’ero!

— Io non ti ho veduta. E quel nastro chi te l’ha comprato?

— L’ha comprato Badòre per portarlo alla sua povera moglie.

Badòre, il parente, rientrò, dal cancello del cortiletto, portando altre cose che aveva comprato per la sua povera moglie malata. Ed entrambi, lui ed Elisabetta, esaminarono assieme i regali, spiegarono e ripiegarono il fazzoletto ricamato, riavvolsero il nastro, misero il temperino di madreperla entro il portamonete rosso.

Il priore della festa venne a sollecitare il prete perchè si recasse al banchetto, e non insistè nell’invitare gli altri due che erano venuti alla festa per devozione e non per [p. 70 modifica]divertimento. Ma anche prete Maxia non si divertiva, al banchetto dei priori: erano tutti uomini, a tavola, e bevevano senza contare i bicchieri, attorno alla mensa apparecchiata per terra in vista al mare: e scherzavano a proposito della porta stretta che il prete aveva consigliato di varcare.

— E se uno è molto grasso come fa? — diceva il priore.

Prete Maxia, seduto su una sella, grave e triste come fosse ancora sul pulpito rispose:

— Digiunerà per dimagrire.

E d’un tratto, prima che finisse il banchetto, si alzò, dicendo che sarebbe tornato e andò al cancello del cortiletto dietro la chiesa. Il cancello era stato chiuso di dentro. Allora fece il giro e rientrò piano nella chiesetta e nella sagrestia di cui aveva chiuso lui le porte e teneva le chiavi.

Sul vecchio cassone stavano ancora gittati i paramenti sacri e sul leggìo era aperto il Libro degli Evangeli alla pagina ch’egli aveva riletto per ricordare ai fedeli l’ammonimento della porta stretta. La luce pioveva dal piccolo finestrino sopra il cassone e si sentiva il mormorio degli olivastri rispondere [p. 71 modifica]alla voce dolce del mare, nel silenzio voluttuoso del meriggio d’autunno.

Egli balzò sul cassone e guardò dal finestrino. Elisabetta e il parente erano là, nel cortiletto chiuso lontano dal mondo come un’isoletta deserta in mezzo a un infinito oceano d’oblio. Avevano finito anch’essi il loro piccolo banchetto e una bottiglia vuota scintillava fra l’erba nuova in mezzo alle pietre. E loro due se ne stavano seduti nell’angolo più sicuro del cortiletto, all’ombra del muro, e si tenevano stretti, baciandosi tristi come due sposi in esilio.

Non videro neppure il viso spaurito del prete al finestrino: si accorsero di lui solo quando spinse furiosamente la porticina e apparve nello stretto vano come in una cornice che schiacciava la sua figura nera. Si staccarono allora e mentre Elisabetta si raggomitolava e nascondeva il viso infantilmente, l’uomo si alzò, ma si appoggiò al muro per sostenersi.

Il prete si avanzava verso di loro, cieco di dolore, balbettando parole terribili.

— Meglio.... meglio era vedervi morti.... come ho veduto Peu.... [p. 72 modifica]

Allora Elisabetta balzò in piedi e prese la mano dell’uomo, sfidando con gli occhi suo fratello.

— Che male facciamo? Quando sua moglie muore lo sposerò!

Il prete afferrò l’omero del parente.

— Ah, tu venivi per lei, dunque?

— Venivo per lei, — rispose l’altro, rassegnato, stringendo la mano di Elisabetta.

E prete Maxia li guardò atterrito, mentre il vento portava fin lassù le risate dei priori della festa che scherzavano ancora a proposito della porta stretta.