Il fiore di maggio/Il vecchio papà Morris (schizzi della natura)

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Il vecchio papà Morris (schizzi della natura)

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Harriet Beecher Stowe - Il fiore di maggio (1843)
Traduzione dall'inglese di Anonimo (1853)
Il vecchio papà Morris (schizzi della natura)
La Rosa - Seconda parte

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IL VECCHIO PAPÀ MORRIS.


(SCHIZZI DALLA NATURA)




Di tutte le persone straordinarie che abbian colpito la mia infantile immaginazione, non avvene alcuna che più profondamente mi sia rimasta scolpita e nel cuore e nella mente, di questo vecchio, del quale sto per parlare. Quando lo conobbi era un ecclesiastico attempato, che esercitava il suo ministero in un’oscuro villaggio della Nuova Inghilterra. Egli aveva avula una buona educazione, era dotato d’uno spirito potente, e d’una originalità rimarchevole; aveva pure un’immaginazione vigorosa e possedeva di svariate cognizioni. Ma nella sua infanzia la vita campestre gli aveva fatto contrarre, tanto riguardo alle persone, come alle cose, delle abitudini inveterate, sicchè il sapere attinto dagli studj assidui veniva per così dire ammalgamato alle impressioni, alle abitudini contratte, e formava perciò una mischianza senza esempio, che nulla aveva di comune cogli altri. [p. 261 modifica]

Sarebbe inutile impresa il voler dare il ritratto di quest’uomo unico; ma qualche lieve tratto d’uno schizzo imperfetto potrà ajutare l’immaginazione a formare un’idea di ciò che nessuno può concepire tranne quelli che hanno veduto ed ascoltato il vecchio papà Morris.

Supponete di trovarvi in mezzo ad una dozzina di ragazzi e che li sentiate gridare: «Papà Morris viene! Correte alla finestra od alla porta e vedete un uomo grande e grosso con due coperte sul braccio, spronando il suo cavallo, dopo d’averlo accarezzato colla mano dirigersi risolutamente alla vostra casa dimenandosi in groppa al suo destriero.

Rimarcate la sua figura piana, fiorita, rischiarata da due grandi occhi cilestri rotondi, che s’aggirano su tutti gli oggetti noncurantemente, e al levarsi del cappello vi è dato scorgere la bianca parrucca inanellata con maestoso giro di ricci attorno alla rotonda testa.

Vi si avvicina e come state a guardarlo fisso coi ragazzi che vi fan cerchio, ei posando l’ampia mano sulla vostra testa, vi dice con voce cupa e cavernosa: “Come stato mio caro arciere? papà è in casa?„ Quel mio arciere non manca mai di provocare un riso omerico. Papà Morris entra nella casa e noi lo seguiamo in tutti i giri e rigiri. Nella sua liberale semplicità, si riguarda come in casa propria, leva la parrucca, pulisce i suoi abiti col fazzoletto, si serve di tutto ciò che gli occorre e chiede solo quanto non è alla portata della sua mano.

Io mi rammento ancora come ci davamo premura per guardare dalla fessura dell’uscio tutti i suoi movimenti, ed anco quando lo lasciavano semiaperto al medesimo [p. 262 modifica]fine, quanto ci divertiva il sostenuto hem! hem! di papà Morris che non rassomigliava a niente ch’abbia inteso giammai. Una volta fra le altre, mentre emetteva uno di questi suoi incomparabili hem! hem! la porta della sala s’aprì bruscamente, ed intesi uno scellerato di mio fratello gridare con voce stentorea. “Carlo! Carlo! papà Morris aprì la porta col suo hem! hem!„ ed allora sommesse e pur interminabili risa circolavano fra i ragazzi ed io pure m’ebbi la mia parte.

Ma l’indomane era domenica. Il vecchio saliva la cattedra. E non è più ora nella sua piccola ed umile parocchia, predicando solamente ai lavoratori ed ai piantatori di pomi di terra; ma là siedono il governatore, i giudici R... e D..., il consigliere P..., infine tutto un uditorio d’uomini instruiti e letterati. Il padre Morris si leva, egli non sa che una cosa, non vuol sapere che una cosa, ed è, come direbbe egli stesso che, “Gesù fu crocifisso„.

Espone e commenta spiegandolo un passo della Scrittura; forse è il viaggio ad Emmaus e la conversazione di Gesù coi discepoli. Tosto i luoghi, le parole, gli atti sono evocati e s’offrono a voi sotto i più pittoreschi colori e s’assimilano ai luoghi che partecipano di nostra vita ordinaria. La strada d’Emmaus è la strada che conduce alla Nuova Inghilterra, colle sue barriere, i posti militari, i suoi ruscelli. In questa via vedete i discepoli, nella loro esitanza, il loro dolore e il loro spavento, e tutto ciò dipinto colla famigliarità di uno stile da sagrestia. Sorridete, siete sorpresi, ma nel medesimo tempo rimanete tocchi, e l’illusione cresce ad ogni istante. Vedete lo straniero che s’approssima, udite [p. 263 modifica]la misteriosa conversazione che aumenta d’interesse a misura che si prolunga. Emmaus vi appare nel lontano orizzonte simile in tutto ad un villaggio della Nuova Inghilterra, colla chiesa ed il campanile. Seguite i viaggiatori, entrate con essi nella casa e la vostra visione non cessa che allorchè cogli occhi pregni di lagrime il predicatore esclama: “Videro che era Gesù! e qual sventura per essi il non averlo riconosciuto prima„.

Fu dopo un sermone su questo capitolo della scrittura che il governatore Griswold uscendo di chiesa prese per le falde dell’abito il primo capitato dicendogli: “Ditemi per favore il nome di questo predicatore.

— Ma è papà Morris.

— Ebbene! è un originale, ma un genio al tempo stesso; ve lo posso assicurare. Intendendolo, restai attonito d’aver letta la Bibbia con sì poco profitto per non aver mai scoperte le particolarità interessanti che egli ha descritte.„

Un’altra volta l’intesi raccontare la storia di Lazzaro con tutto il pittoresco addobbo di che era solito adornare i suoi sermoni. Vi faceva ascoltare il gran rumore che si levò a Gerusalemme e vi diceva con tutta semplicità, come il Signore Gesù fosse annoiato da tanto strepito e stanco di predicare ad un popolo che non faceva conto alcuno di quanto egli diceva, e come al sopraggiunger della sera partì, per andare a trovare i suoi amici a Betania.

Allora ci parlava della casa di Marta e Maria, una piccola casa bianca, circondata da alberi; potevate scorgerla facilmente da Gerusalemme. Era là che il Signore [p. 264 modifica]Gesù si riuniva coi discepoli alla sera, con Marta, Maria e Lazzaro.


Poi ci raccontava la morte di Lazzaro, dicendoci con voce rotta dai sospiri, e versando lagrime, il dolore che li colse, e come mandarono a prevenire Gesù, che non venne. E com’essi ne fecero grande meraviglia, ecc. E l’oratore faceva crescere l’interesse entrando nei particolari d’un testimonio oculare, finchè ci colmava di gioja colla trionfante pittura della risurrezione.

Il modo ch’egli aveva di pingere i racconti della Bibbia anzichè narrarli semplicemente, produceva uno straordinario interesse sui buoni e semplici suoi uditori. E più di tutto era ne’ circoli campestri, conosciuti nella Nuova Inghilterra col nome di Assemblee di conferenze, che dava sfogo a tutto l’ardore dell’anima sua, e che la Bibbia, sotto l’influsso della sua pittoresca ed immaginosa parola subiva una completa trasformazione. Un libro diventava un quadro.

Papà Morris aveva una speciale predilezione per gli Evangelisti, seguendoli passo passo, sulle traccie del Salvatore ascoltando avidamente le sue parole, ripingendosi in mente l’istoria degli atti della sua vita sulla terra, colla profonda venerazione d’un vecchio, affezionato e divoto servitore.

Talvolta, gli accadeva di dare al racconto una piega troppo pratica, come si può scorgere dal seguente esempio. Aveva fatto rimarco come molti membri delle assemblee di conferenza non intervenivano a quelle riunioni con tutta la regolarità e l’esattezza desiderabile. Un dì, l’uditorio era numeroso e prese occasione di parlar [p. 265 modifica]loro della conferenza che tennero fra di loro i discepoli dopo la risurrezione.

“Ma Tommaso non era con essi! Tommaso non era con essi? sclamò il vegliardo in tuono di dolore. Che cosa adunque poteva averlo tenuto assente? Forse, disse lanciando uno sguardo espressivo su taluni fra i suoi uditori poco zelanti, forse aveva Tommaso il cuor freddo; forse aveva timore che non lo pregassero a recitar le prime preghiere; o forse, proseguiva gittando gli occhi sopra qualche fattore, temeva Tommaso che le strade fosser cattive, ovvero era diventato superbo di vergognarsi di comparire co’ suoi vecchi abiti„ e proseguiva ricapitolando scuse ordinarie de’ suoi uditori, ed allora con grande semplicità, e con grande emozione conchiudeva: “Pensate a quanto perdette Tommaso! perocchè, in mezzo all’assemblea venne il Salvatore e rimase fra loro! Quanto dolore fu quello di Tommaso.„ Questo avvertimento indiretto ottenne l’effetto di affollare per qualche tempo i posti vacanti.

Altra fiata Morris dava i particolari dell’unzione di Davide come re. Narrò come Samuele si recasse nella casa di Jefte a Beltemme ed entrando gli dicesse: Come state? e come Jefte lo pregò di sedere, ei soggiungesse di non poter fermarvisi a lungo, poichè Iddio l’aveva mandato ad ungere come re uno de’ suoi figli. E seguiva raccontando come Jefte facesse venire il più grande ed il più bello fra i figliuoli suoi e Samuele gli disse: Non è questi e così di tutti i figli che furono sottomessi a quella prova; alla fine Samuele chiede: Ma non avete voi un’altro figliuolo, Jefte? Mai sì, dice Jefte, v’ha per sopra mercato il piccolo David: e [p. 266 modifica]conchiudeva qualmente Samuele allo scorgere Davidde, lo cosperse d’olio santo, ciò che fece dire a Jefte di non essersi giammai tanto ingannato in vita sua.„

Papà Morris impiegava con molta efficacia il suo talento a sgridare. Nell’orto suo v’avevano di molte pesche, che attraevano visite troppo frequenti e troppo indiscrete di giovinetti da dieci ai dodici anni.

Per porre un limite a quelle visite, intercalò in un sermone, che fece una domenica nella sua piccola parocchia, il racconto d’un viaggio che aveva testè fatto.

Disse: “Sulla strada, avendo gran caldo, e gran sete, mi venne veduto un bell’orto riempiuto di pesche, che, solo al mirarle, fa cevano scorrere l’acquolina in bocca. Allora m’appressai alla siepe e volsi attorno lo sguardo, giacchè non avrei voluto, per nulla al mondo, prenderne una sola senza il consenso del proprietario. Finalmente, scorgendo un’uomo gli dissi: Brav’uomo, vorresti darmi un pajo delle vostre pesche? Il brav’uomo si accostò e mi riempì il cappello di frutta: e mentre colà mi riposai a mangiare, gli chiesi: Brav’uomo come fate a conservare le vostre pesche?

— Conservare le mie pesche! che volete voi dire?

— È come chiedervi se i ragazzi non ve le rubano?

— I ragazzi! rubare le mie pesche? oh! giammai.

— Ebbene! signore, gli diss’io, io ho un giardino pieno di pesche, e non posso mai raccogliere più della metà, e qui la voce del vecchio divien fioca perchè i ragazzi della mia parocchia me le rubano.

— Ma, signore, mi diss’egli, i genitori di que’ ragazzi non impediscono a’ loro figli di rubare?„

A tale inchiesta un sudor freddo mi colse e gli dissi: Credo di no. [p. 267 modifica]

— Ma, disse quel dabben uomo, e dove abitate voi?

— Allora, disse papà Morris, col volto bagnato di lagrime, fui obbligato a dirgli ch’io abitava la città di G.....„

Da quel giorno in poi a Morris non furono più involate le pesche.

In quelle parti de’ suoi sermoni, ove la logica aveva la principal azione, ei non mostrava minor originalità che in quelle abbellite dai fiori della sua eloquenza.

La sua logica aveva l’indole della famigliare conversazione, era quella specie di logica, che va sotto il braccio al senso comune, come ad un vecchio amico. Qualche volta l’animo suo si dilungava sovra alti temi di religione, in un linguaggio che, sebbene poco adorno, si innalzava soventi volte fino al sublime. Predicò una volta sul testo “Il Santo de’ Santi che abita l’eternità„ e dall’esordio alla perorazione, il suo sermone non fu che uno scambio di pensieri magnifici e solenni. Colla sua semplicità e l’ordinaria sua ardenza, colla sua voce sonora come il tuono ci parlò di Dio — del Gran Jevova — e dell’agitazione e la fralezza delle umane cose, e di que’ mondani che temono di non riuscire a nulla. Ma, soggiunse colla soddisfazione di un cuore, da cui la gioja si diffonde, il Signore non si affretta giammai. Egli fa tutto, ma ha tempo per tutto, poichè abita l’eternità.„ E la grande idea dell’infinita agiatezza a delle onnipossenti risorse di Dio, fu sempre rappresentata e sostenuta pel corso del sermone, con altrettanta forza che semplicità.

Sebbene nell’ordinario conversare, non mostrasse giammai diletto per gli scherzi e le buffonerie, pure [p. 268 modifica]assaporava assai bene un detto spiritoso e delicato come un tratto fino e malizioso. Un dì attraversando una vicina parocchia, famosa per la sua empietà, fu arrestato da una banda intiera di monelli, che gridavano a tutta gola:

“Papà Morris, papà Morris! il diavolo è morto!

— Davvero? disse il buon’uomo, stendendo benignamente la mano sul capo del più vicino di que’ ragazzacci; poveri orfanelli!„

Ma se si volesse raccogliere tutti i fatti, le leggende che hanno rapporto colla vita di questo sant’uomo, l’assunto sarebbe difficile troppo, per l’immensa quantità di atti edificanti e caritatevoli che ne comporrebbe la lista. Ci basti il dire che sorpassò di molto il limite ordinario assegnato alla vita dell’uomo, e continuò, anche quando l’età affievolì le sue facoltà, a ripetere li stessi racconti della Bibbia, che già avea con tanto successo narrato per lo innanzi.

Una gioja immensa, ineffabile era serbata al cuore di lui, negli ultimi giorni del suo santo ministero. La buona semente, che da tanti anni non aveva cessato di gittar da ogni lato sui membri della piccola parocchia, cominciò a sbucciare; e ben tosto numerose e magnifiche spiche annunciarono una ricca messa spirituale: fu in tal modo che vide progressivamente più di un cuore smettere l’avido affetto ai beni della terra, compatire alle sofferenze de’ poveri e degli infermi; che taluno leggero e mondano, o donna frivola, o giovane indifferente alle cose della salute presero a correre un novello sentiero, il sentiero della rigenerazione religiosa e morale. Alla felice nuova d’un sì gran cambiamento [p. 269 modifica]nella parocchia di G...., un giovane ministro delle vicinanze volle, per gioirne, mirare cogli occhi suoi proprii gli ammirevoli risultati che aveva ottenuto la sublime e semplice parola di quel povero ministro di campagna di tanta fede di sì gran cuore. Quando entrò nella piccola chiesa, la ritrovò affollatissima; i fedeli, in pio raccoglimento, porgevano attento ascolto alle istruzioni del loro venerabile pastore la cui emozione si tradì nell’istante in cui levando gli occhi dal libro, contemplò la profonda pietà del suo uditorio.

Il giovane ministro approfittò d’una sospensione del religioso esercizio ed avvicinandosi al vegliardo, gli disse: Padre mio, voi potete senza dubbio esclamare col vecchio Simeone: Ora, o Signore lascia pure che il tuo servo se ne vada in pace, ecc.

— Oh! sì per certo!„ disse il buon vecchio, preso da viva emozione e versando dolci lagrime.





FINE.