Il matrimonio discorde/Parte I

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Parte I

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Personaggi Parte II
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PARTE PRIMA.

Donna Florida alla Tavoletta.

  Gran miseria d’una sposa,

  Che ha il marito cacciatore!
  Si alza presto, e dormigliosa
  La condanna a star da sè.
  Non la guarda appena in faccia,
  Favellar non sa d’amore;
  E più stima un can da caccia
  Di una donna, come me.
Ah mi querelo, e mi tormento in vano.
Don Ippolito certo ha del villano.
Appena, appena si vedea stamane
Della nascente Aurora
Spuntare il primo lume,
Lo scortese balzò fuor delle piume.
Eccolo, che or ritorna;
Sarà al solito stanco e affaticato.
Chi sa quanto ha sudato,
Ora al monte, ora al piano, a sol scoperto!
Per la sua moglie nol farebbe al certo.

Don Ippolito da Cacciatore, e la suddetta.

Ippolito. Oh bel piacere! oh bel piacer la caccia!

Florida. Bene. Buon pro vi faccia.
Prendete avanti di sì bel contento1,
E andate sempre a contrastar col vento!
Ippolito. Mi corico alle due2;
Ci sto sino alle dieci; e vi par poco?

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Florida. Ma chi puole alle due cacciarsi in letto?

Ippolito. Chi può starci qual voi, fin mezzo dì?
Florida. Vien la conversazione, e fin che dura,
Farle conviene un trattamento onesto.
Ippolito. La mia conversazion finisce presto.
Florida. Sempre colle villane.
Ippolito. E voi coi cavalieri.
Florida. Avvilirvi cotanto è una vergogna.
Ippolito. Voi vi alzate assai più che non bisogna.
Florida. Io fo onore alla casa.
Ippolito. Oh il bell’onore!
Vi burlano, sorella.
Florida. Oh! voi deriso
Siete assai più di me.
Ippolito. Ognun3 pensi a se stesso.
Florida. Ognun4 per sè.
Ippolito. Poco non è, ch’io lasci
Che facciate, signora, a modo vostro,
Poco non è ch’io taccia;
Ma lasciatemi almeno andare a caccia.
Lasciatemi ch’io possa
Divertirmi la sera
In queste nostre amabili campagne
Colle villane a pappolar castagne.
  Vuò levarmi di buon’ora
  La mattina, sì signora,
  Voglio andarmi a solazzar.
  Corri qua; salta là;
  Ferma, guarda, tira, bu.
  Va, Melampo, piglia su.
  E la sera colle belle
  Vezzosette villanelle
  La fatica ristorar.
  Un poco ballare - Un poco cantar. (parte

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Florida. Canti, balli, alla caccia

Vada il consorte mio;
Se a suo modo vuol fare, io faccio al mio.
Più volte abbiam provato
Unirci in opinione, ed è tutt’uno.
Sposate ha ciascheduno
Le opposizioni sue;
E ostinati, a dir ver, siam tutti due.

Grillo e la suddetta.

Grillo. (Fa la sua riverenza, e si accosta per dire.

Florida. Qualche visita? Bene:
Avrò sodisfazione
Venga il signor Marchese; egli è padrone. (Grillo parte
Onora la mia casa, e mio marito
Pratica5 sol villani. In questa nostra
Lunga villeggiatura,
Solo per cagion mia si fa figura.

Il Marchese Bizzarro e la suddetta.

Marchese. M’inchino a donna Florida.

Florida. Serva, signor Marchese. (con un inchino
Marchese. Sempre bella e gentil, sempre garbata.
FLORIDA*. Sempre sua serva. (inchinandosi
Marchese. (È sempre caricata).
Florida. Ha riposato bene?
Marchese. Anzi benissimo:
Meglio mi ha fatto riposare assai
Quel che al gioco ier sera io guadagnai.
Florida. Furono sei zecchini.
Marchese. Mi dispiace

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D’averli vinti a lei.

Florida. Mi maraviglio;
Pena di queste cose io non mi piglio.
Perdere sei zecchini
È avvantaggio per me non sì leggero,
Guadagnando il favor d’un cavaliero.
Marchese. Obbligato davver me le professo.
(Procurerò di favorirla spesso). (da sè
Florida. Ora, se si compiace,
Una grazia vorrei, signor Marchese.
Marchese. Comandi pur.
Florida. Vorrei
Se disturbo soverchio6 io non le reco,
Che oggi restasse a desinar con meco.
Marchese. Un generoso invito
Non si può ricusare.
(Per queste grazie non mi fo pregare).
Florida. Lo so che non son degna
Di trattar un Marchese.
Marchese. Voi siete sì cortese,
Siete gentil cotanto,
Che avete, in ver, di principessa il vanto.
Florida. Certo, per dir il vero,
M’è venuto in pensiero,
Misurando col cuor la mia fortuna,
M’abbiano i genitor cambiato in cuna.
Marchese. Lo dubito ancor io; chiaro si vede
In quella fronte ed in quel ciglio altero,
Che vostra madre non ha detto il vero.
Florida. Se per mia buona sorte,
Un discreto consorte avessi almeno,
Potrei far col mio spirto altra figura!
Marchese. (Che bella original caricatura!)

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Florida. Adattarmi non posso

A trattar gente vile.
Marchese. Un animo gentile
Non so come trar possa
In abbietto villaggio i giorni suoi.
Come fate a star qui?
Florida. Ci sto per voi. (dolcemente
Marchese. Per me?
Florida. Sì, Marchesino,
La vostra nobiltade, il grado vostro,
Il vostro spirto d’eroismi adorno,
Piacevole mi rende il mio soggiorno.
Marchese. Troppo gentil, troppo obbligante.
Florida. In grazia,
Perdonate; ora torno.
Deggio avvisare il cuoco,
Lo scalco, il maggiordomo, il credenziere,
Che oggi abbiamo alla mensa un cavaliere.
Perdonatemi adunque
Se per poco da voi mi ho da dividere.
Marchese. (Mi vuol fare costei crepar di ridere).
Florida.   Signor Marchese, fo riverenza,
  La mi perdoni, ritornerò.
  Gli vorrei dire, con sua licenza,
  Certa cosetta... gliela dirò.
  Mi piace tanto quel trattar nobile,
  Quel vezzo amabile, quell’occhio mobile...
  Non vorrei perdere - la libertà.
  Serva umilissima, ritorno subito.
  Che bella grazia! che nobiltà! (parte
  Marchese.
Donna deliziosissima,
All’estremo del buon tanto s’accosta,
Che per farsi burlare è fatta apposta.

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Vuol ch’io pranzi con lei? si pranzerà.

Sarebbe inciviltà
Non accettar sì bella cortesia,
Non goderla sarebbe una pazzia.
Ella ha il catarro in testa
Di non voler trattar con i suoi pari;
E a forza di denari,
E a forza ancora d’essere schernita,
Vuol essere servita da un Marchese,
Ed io godo il buon tempo alle sue spese.
  Donne care, se bramate
  Ch’io vi serva, eccomi qui.
  Io con tutte fo così,
  Non mi lascio infinocchiar.
  Servitù quanta volete:
  Vi dirò che belle siete:
  Sarò pronto a sospirar.
  Ma gl’inchini
  Coi zecchini
  Me li avete da pagar. (parte

Don Ippolito e la Sandra.

Ippolito. Venite qui, venite;

E non abbiate mica soggezione:
Che, al fin, di questa casa io son padrone.
Sandra. È ver, ma la signora
Pratica cavalieri
E so che non mi vede volentieri.
Ippolito. Eh, lasciatela dire.
So che la mia signora
Vuol dar questa mattina alle mie spese
Da pranzo ad un Marchese.
Vuò che voi ci venghiate in compagnia,
E anch’io voglio goder la parte mia.

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Sandra. Signor sì, ci verrò,

Che paura non ho de’ brutti musi.
Contadina sono nata,
Ma sono al par di lei donna onorata.
Ippolito. E per tale vi tengo, e più vi stimo,
Voi altre contadine,
Delle nostre superbe cittadine.
Sandra. Almeno ci vedete
Se siamo brutte o belle:
Noi non sappiamo colorir la pelle.
Noi non tiriamo in su...
Per comparir di più,
E coperta tenghiam la robba nostra,
Perchè vendere vuol chi fa la mostra.
Ippolito. E spesso poi si compra
Per vitella mongana
Carne di qualche bestia poco sana.
Sandra. Vado del vostro invito
A dirlo a mio marito.
Ippolito. Eh non importa.
Sandra. Importa, signor sì:
Da noi si fa così.
Non come fan le vostre mogli belle,
Che a dispetto dell’uom comandan elle7.
E voi altri babbei di maritati,
In vece di dar loro delle botte,
Tacete e state lì, come marmotte.
  La pecorella al prato
  Coll’agnellin sen va:
  Coll’agnellino allato,
  Non usa infedeltà.
  Ma sola per il campo
  Lasciata in libertà,

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  La pecora lo scampo

  Dal lupo non avrà. (parte
Ippolito. Dice bene la Sandra, dice bene:
Mia moglie è un’agnellina,
Ma se sola sen va per i dirupi,
Un qualche dì non fuggirà dai lupi.
Eccola col Marchese.
Non la voglio trattar con villania;
Stiamo in pace per oggi, e in allegria.

Donna Florida, il Marchese Bizzarro ed il suddetto.

Florida. Marito, oggi ci onora

Il Marchese Bizzarro.
Marchese. Ospite sono
Favorito da lei.
Ippolito. Me ne consolo. (al Marchese
Marchese. Tutta vostra bontà. (a don Ippolito
Florida. Usategli un po’ più di civiltà. (a don Ippolito
Siete pur grossolano.
Ippolito. Oh quest’è bella!
Voi l’avete invitato, io son contento.
Che? c’è bisogno d’altro complimento?
Marchese. Dice bene il signore. (a donna Florida
Florida. Dice male.
Vossignoria mi scusi:
Ei della civiltà sa poco gli usi. (al Marchese
Ippolito. Voi ne sapete assai. (ironico, a donna Florida
Florida. Con vostra pace,
D’insegnarvi a trattar sarei capace.
Marchese. Dice ben la signora. (a don Ippolito
Ippolito. Dice male.
Vossignoria perdoni. (al Marchese
Marchese. Ciaschedun ha di voi le sue ragioni,
Ma per me non le usate.

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Fra di voi ritornate in armonia:

Pace, pace, signori, in grazia mia.
Ippolito. Io non mi sdegno mai.
Florida. Donna più placida
Non si trova di me.
Ippolito. La quiete io bramo.
Florida. Amo il consorte mio.
Ippolito. La moglie io amo.
Marchese. Bravi, bravi davvero.
Oggi goder io spero i dolci effetti
Della vostra virtù.
Griderete fra voi?
Ippolito. Mai più.
Florida. Mai più.
Marchese. Questo è quel che mi piace.
(Almen per oggi che si mangi in pace). (da sè
Florida. Doman, prima del giorno
Mi lascierete8 voi? (a don Ippolito
Ippolito. Voi questa sera
Vi farete aspettar?
Florida. Presto verrò.
Ippolito. Fin che volete in casa resterò.
Marchese. Bravi, bravi davvero.
Florida. Mai più guerra fra noi.
Ippolito. Mai più contese.
Florida. Sposo mio di buon cor!
Ippolito. Moglie cortese!
  Quell’amor che il primo dì
  Per voi, cara, mi ferì,
  Torni in petto - il mio diletto
  Più felice a ravvivar.
Florida.   Quel desio che fin d’allor
  Nel mio seno impresse amor,
  Più vivace - la mia pace

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  Deh mi faccia un dì provar.

Marchese.   Cari sposi, ah nell’udir
  Tali accenti a proferir,
  Vengo meno; - nel mio seno
  Voi mi fate liquefar.
(a tre   Pace, pace, dolce amore
  Fa il mio core - giubbilar.
Ippolito.   Andiam, signor Marchese,
  Andiam a desinar.
Florida.   Un poco più cortese. (a don Ippolito
  Ci venga ad onorar. (al Marchese
Marchese.   Andiamo, se vi piace.
(a tre   E che si viva in pace.
  Mai più s’ha da gridar.

La Sandra e detti.

Sandra. Schiavo, signori.

Ippolito. Bene arrivata;
  Siete aspettata.
Florida. Che cosa vuoi? (a Sandra
Ippolito. Viene con noi. (a donna Florida
Florida. Viene a che far? (a don Ippolito
Ippolito. Per desinar. (a donna Florida
Sandra. Fatto l’invito
  M’ha suo marito. (a donna Florida
Florida. (S’ha un torto simile
Da sopportar?) (da sè
Marchese. (L’acqua s’intorbida
  Per il mangiar). (da sè
Sandra. Che? Non si degna? (a donna Florida
Ippolito. Che? Non volete? (a donna Florida
Florida. No, che non voglio.
Marchese. (Cresce l’imbroglio).
Ippolito. Ci ha da venire.

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Florida. Non ci verrà.

Ippolito. L’hai da soffrire. (a donna Florida
Florida. Questo non già.

Marchese.
Sandra.
a due Fra lor si scaldano.
Fra lor s’accendono:
Che mai sarà?
Florida. Temeraria, via di qua. (a Sandra

Sandra. Ehi, parlate come va.
Florida. Villanaccia.
Sandra. Superbaccia.

Marchese.
Ippolito.
a due Deh cessate;
Deh lasciate:
Non facciam pubblicità.
Florida. Vuoi andare? (a Sandra

Sandra. Ci vuò stare. (a donna Florida
Florida. Disgraziata. (a Sandra
Sandra. Malcreata. (a donna Florida.

Marchese.
Ippolito.
a due Deh tacete,
Se potete,
Che la cosa finirà.
Florida. a due (Si sospenda il desinare,
Ippolito. Che pensare - si potrà).
Marchese. (Già me l’ero immaginato:

Desinare, sei andato).
(a quattro   Mi vien certa volontà.
  Ma... no... sta.... (rabbiosi
Florida. Villanaccia.
Sandra. Superbaccia.
Florida. Disgraziata.
Sandra. Malcreata.
(a due Mi vien certa volontà...
Marchese. (a due Deh tacete, se potete,
Ippolito.   Che la cosa finirà.


Fine della Prima Parte.


Note

  1. Nell’unica edizione che abbiamo di questo Intermezzo (Roma, Puccinelli, 1756) è stampato: concento.
  2. Due ore dopo il tramonto, secondo l’antico computo.
  3. Nel testo: ogni un.
  4. Testo: ogn’un.
  5. Testo: prattica.
  6. Testo: sovverchio.
  7. Tetto: commandan.
  8. Testo: lasciarete.