In risaia/XXX

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XXIX XXXI

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XXX.

La Rosetta, eccitata quella sera dal suo amore nascente, e dal rimorso che le inspirava, non aveva potuto coricarsi.

Dalla finestra della sua camera, che dava anche sull’orto, aveva veduto giungere e ripartire il bel Gaudenzio. Aveva aspettato trepidante che sonasse l’ultimo segno della messa per esser sicura che tutti gli uomini fossero fuori. La Nanna a quell’ora doveva aver finito di preparare la torta, ed essersi coricata.

Era il momento buono per scendere a togliere lo spillo dallo zoccolo.

Il rimorso e la paura le torturavano il cuore.

— Vorrei che non l’avesse portato, pensava. Non avrò che il fastidio di nasconderlo. E poi? Avrò un’obbligazione con Gaudenzio. [p. 202 modifica]Cosa pretenderà in compenso? Ah! quel demonio di uomo è tanto bello, e sa tanto fare.... non gli si può dire di no. O Signor Iddio benedetto! Come andrà a finire? Io voglio essere una brava donna. Mi piace di ridere; ma non voglio fare del male. Pietro non lo merita. È un po’ selvatico; ma mi vuol bene, ed è buono come il pane, poveretto.

Ed intanto scendeva pian piano, passando scalza, con quel freddo, dinanzi alla camera dei vecchi.

Nell’aprire l’uscio della cucina rimase stupita di trovarvi il lume acceso. Vide il marito e la cognata, e si fermò esitante non osando entrare.

La Nanna comprese, che, se non l’aiutava, quella comparsa avrebbe ridestati i sospetti del fratello.

— Oh! qui c’è la Rosetta, disse forzandosi di apparire tranquilla. Ti sta sul cuore, eh, la strenna del Bambino?

— Oh no.... rispose la Rosetta affrettandosi [p. 203 modifica]verso la finestra, senza osare di alzare gli occhi. So bene che non mi porterà nulla. Voglio soltanto ritirare il mio zoccolo. Temo che l’umido della notte non lo guasti.... Sta per nevicare....

Pietro, che aveva gli occhi gonfi dal pianto, andò sull’uscio dicendo:

— Non mi pare che voglia nevicare. E stette a guardare il cielo nell’oscurità per nascondere la sua commozione.

Intanto la Rosetta prese il suo zoccolo, e sentendoci dentro il fiore, allungò la mano per gettarlo di fuori. Ma la Nanna le tirò dentro rapidamente il braccio e sussurrò:

— Non lo gittare. È lui che ce l’ha messo. Ringrazialo. E la spinse verso Pietro.

La Rosetta guardò la cognata, la vide commossa, e rimase atterrita. Cosa sarebbe di lei? Cosa sarebbe del fiore di quell’altro?

Intanto Pietro rientrava. La Nanna spinse di nuovo la cognata verso di lui, e disse:

— Ne vuoi sentire una buona, Rosetta? [p. 204 modifica]Questo povero grullo, grande e grosso com’è, aveva paura di Gaudenzio. Era geloso.

— Ma che! geloso! Non è vero, disse Pietro tutto confuso.

Quanto alla Rosetta non capiva ancora. S’era fatta pallida; credeva che la cognata le preparasse una perfidia. Ma la Nanna ripigliò:

— Non istar a negarlo. Forse che non t’ho visto piangere? E questo l’avevi comperato per mondar cipolle? E pigliato il coltello nella tavola, lo teneva alzato dinanzi alla Rosetta, che rabbrividiva tutta a quella vista. Poi rivolgendosi a lei continuava:

— Figurati! Credeva che Gaudenzio l’avesse con te. Come se non ci fossero altre donne che la sua a questo mondo, aveva paura che gliela mangiassero.

— Oh! io non penso a Gaudenzio, disse la Rosa che cominciava a comprendere d’aver trovato nella cognata un appoggio.

— Sie! Vaglielo a dire. Ho dovuto raccontargli tutto; che Gaudenzio è innamorato della [p. 205 modifica]bimba, che te lo confida, che ha messo il fiore d’argento nel suo zoccoletto verde,... tutto, se ho voluto che mi credesse. Ed ora si vergogna; ma non sarà tranquillo, guarda, finchè non glieli fai vedere sposati. Lo conosco.

Pietro era sugli spilli per la vergogna.

— Vuoi finirla? disse con mala grazia. Non ci penso nemmanco.

La Rosetta, troppo agitata per poter parlare, saltò al collo del marito e lo baciò con amore, malgrado gli sforzi che faceva lui per respingerla. Si sentiva salvata.

— Sì, sì, gli disse con uno slancio di cuore. La Lucia è innamorata, e debbono sposarsi. E soggiunse con tutta l’enfasi che le era naturale:

— Sono tanto contenta! È come se mi facessi sposa io stessa un’altra volta. E voi, uomo, siete contento? E lo abbracciò e poi abbracciò la Nanna esclamando:

— Avremo sponsali in famiglia; saremo [p. 206 modifica]tutti felici. E le strinse la mano sussurrandole all’orecchio:

— Grazie, Nanna. Mi hai proprio fatto come da sorella.

Era così sollevata dal sentirsi sfuggita ad un pericolo, che non dubitava del consenso di Gaudenzio, non dubitava di nulla, si sentiva riconciliata con sè stessa ed era felice.

La Nanna lasciò soli gli sposi ed uscì in corte. Dopo tanta concitazione, provava il bisogno di piangere, e pianse a lungo in silenzio. Un profondo pentimento le era entrato nell’anima.

Dinanzi alla disperazione di Pietro, alla riconoscenza sincera della Rosetta, era ridivenuta buona, e sentiva orrore de’ suoi sentimenti malevoli; e diceva:

— Povera giovine! ha diciotto anni infine. Dovevo avvertirla prima, e mi avrebbe ascoltata. Ma avevo il demonio nel cuore. Se gli avessi dato retta, che Natale d’inferno si sarebbe fatto in casa! Ma il Signore mi ha [p. 207 modifica]toccato il cuore. Quella campana di Natale mi rimescolava tutta laggiù nel forno....

E nondimeno tremava pensando all’avvenire. Ora, nell’impressione del primo momento, sentiva tutta la dolcezza d’aver fatto del bene, ed era soddisfatta. Ma poi? Quell’eccitazione sarebbe cessata. Le cose avrebbero preso il loro corso abituale. Gaudenzio non avrebbe sposata la Lucia, avrebbe cessato di frequentare la casa. O, più probabilmente, l’avrebbe sposata, perchè la Lucia s’era fatta come una rosa dacchè era alla cascina; era giovine, bella, aveva qualche cosuccia, e Gaudenzio era già avanti negli anni; e poi la Rosetta avrebbe trovato modo di persuaderlo per la pace di tutti.

Pietro e la Rosetta, ravvicinati da quella catastrofe, si sarebbero amati fra loro, e non avrebbero potuto avere per la sorella vecchiotta e zitellona che un affetto secondario. Lei si sarebbe trovata d’impaccio fra loro.

I vecchi avevano poco da tirar innanzi. [p. 208 modifica]

E lei, povera Nanna, sarebbe rimasta ancora sola, ancora isolata, senza nessuno a cui volere tutto il suo bene, e che ne volesse altrettanto a lei.

Ed allora, come avrebbe fatto a non invidiare quelli che hanno una famiglia e sono felici? Sarebbe tornata al male senza volerlo, in causa delle circostanze, del suo isolamento.

Pensò tutto questo con angoscia, e pianse, e pregò col fervore della sua fede cieca.

— Oh Signore Iddio! Datemi una buona inspirazione. È la notte di Natale.