<dc:title> Io son del terzo ciel cosa gentile </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giovanni Boccaccio</dc:creator><dc:date>XIV secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Io_son_del_terzo_ciel_cosa_gentile&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20200613151349</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Io_son_del_terzo_ciel_cosa_gentile&oldid=-20200613151349
Io son del terzo ciel cosa gentile Giovanni BoccaccioXIV secoloLe Rime di Cino da Pistoia.djvu
Io son del terzo ciel cosa gentile,
Sì vago de’ begli occhi di costei
Che s’io fossi mortal me ne morrei. 4 E vo di fronda in fronda a mio diletto
Intornïando gli aurei suoi crini,
E me di me accendendo.
E ’n questa mia Fiammetta con effetto 8Mostro il poter de’ dardi miei divini,
Andando ogn’uom ferendo
Che lei negli occhi mira; ov’io discendo
Ciaschedun’ora ch’è piacer di lei, 12Vera regina degli regni miei.