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Istoria delle guerre vandaliche/Libro primo/Capo XIX

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CAPO XIX.

Origine delle voci delfico e palazzo adoperate per indicare il cenacolo e l’abitazione de’ romani imperatori. — Belisario salvator di Cartagine. — Scioglimento d’un enigma, e compimento d’una visione.


I. Arrivata l’ora del pranzo Belisario fece apprestare il suo desco laddove Gilimero sedeva a convito co’ ragguardevolissimi personaggi de’ Vandali, il qual luogo in Bizanzio ed altrove e tuttora chiamato dai Romani grecizzanti delfo, in grazia d’un tripode collocato in antico nell’imperiale cenacolo perchè i coppieri vi ponessero i vasi entro cui mescevano al re. Al tripode poi è venuto il nome dalla città di Delfo, prima ad [p. 373 modifica]introdurlo nei conviti. Ha similmente origine greca la voce palazzo con che indichiamo l’abitazione dell’imperatore, e narro il come. Pallante di greca schiatta costruitosi un elegantissimo abituro chiamollo dal nome suo palazzo; trascorso di poi lungo tempo l’imperatore Augusto principiò a nominare colla voce medesima la propria magnificentissima abitazione.

II. Or dunque il duce banchettò nel delfico insiem cogli altri capi dell’esercito, e le imbandigioni simigliarono all’intutto quelle di che erasi Gilimero cibato nel dì precedente; sin le persone stesse ministravano e mescevano ai commensali. Sembra pertanto che la fortuna si volesse dar gloria in tale occasione d’un assoluto imperio, non lasciandone agli uomini parte alcuna sopra le terrestre vicende. In questo giorno eziandio ella ringrandì Belisario oltre tutti i celebratissimi capitani de’ tempi remoti; imperciocchè avendo i soldati romani la costumanza di entrare con grande tumulto nelle città conquistate, fossersi anche non più di cinquecento, egli riuscì tuttavia conducendo un sì forte esercito in Cartagine ad impedire ogni maniera d’ingiuria e di confusione. Il commercio non fuvvi interrotto un solo istante, ed in quel pubblico mutamento di governo e di monarca vidersi, giusta il consueto, i fondachi mai sempre aperti. Accordò in seguito la sua protezione ai Vandali supplicanti nei tempi, e rivolse il pensiero al rifacimento delle mura, sì diroccate in più luoghi da essere a chiunque libero il penetrarvi dentro1; per la qual cosa opinavano i [p. 374 modifica]Cartaginesi stessi che Gilimero non avesse voluto attendervi il nemico, giudicando lavoro di non poca spesa e tempo il risarcirle.

III. Avean poi i fanciulli di continuo in bocca un antico proverbio, ed era: Gamma tal fiata discaccerà Beta e tal altra verrà da Beta discacciato Gamma2, del quale enimmatico scherzo ora tutti conoscono la giusta interpretazione, conciossiachè, dapprima Gizerico spogliò dell’Africa Bonifacio, e quindi Gilimero ne fu da Belisario spogliato; l’enimma dunque o provenisse da oracolo o da altra sorgente ebbe così un [p. 375 modifica]perfetto scioglimento. Coll’entrata de’ Romani in Cartagine avverossi pure un sogno fattosi da molti per lo innanzi, e sino allora pendente incerto; tale il raccontavano: I Cartaginesi, più che ad ogni altro Spirito beato, portano venerazione a S. Cipriano, ed erettogli un bellissimo tempio presso del lido, innanzi alle mura della città, quivi annualmente ragunansi a festeggiarlo, da lui nomando questo lor culto Cipriana, non altrimenti che la tempestosa fortuna da me testè mentovata3, sconvolgendo ella bene spesso que’ mari nel tempo dagli Africani stabilito ad onorare il Protettor loro. Se non che i Vandali impadronitisi di questo tempio sotto l’imperatore Onorio4, e cacciatine con molto vitupero i cristiani sacerdoti diederne la custodia a ministri ariani. Al quale oltraggio e pubblica credenza che Cipriano apparso in sogno a que’ divoti, confortasseli a viver di buon animo dacchè avrebbe fatto egli stesso a miglior tempo le sue vendette. Divolgatasi la visione gli Africani erano sempre attendendone il compimento, ma non giungevano in modo alcuno a pronosticare come ciò avverrebbe. Approdate però in Africa le navi romane alla vigilia dell’onomastico del Santo, e pervenuta in Cartagine la nuova della rotta di Ammata a Decimo, i ministri ariani, che avevano già addobbato il tempio con apparati preziosissimi e disposte le altre suppellettili per solennizzarne con grande pompa la festa, provvidero fuggendo alla salvezza loro; [p. 376 modifica]tornanvi in allora gli antichi sacerdoti, ed illuminatolo danno principio alle sacre funzioni. Di questo modo avverossi il sogno.

Note

  1. «Impadronitisi Gizerico, dice il Nostro negli Edifizj (lib. vi, cap. 4) e i Vandali dell’Africa, firmarono un rovinoso pensiero, degno veramente di que’ barbari ch’essi erano. Riputando costoro che meglio avrebbero assicurato i loro fatti, se i luoghi forti fossero spogliati di mura, onde i Romani, ricuperandoli, non trovassero in essi quel vantaggio, che naturalmente ne avrebbero potuto trarre, immantinente le rovesciarono tutte quante; e questa è pratica comune di quasi tutti i barbari, di pensare prontamente a quanto può essere pernicioso ai Romani, e gagliardamente eseguirlo. Ma avendo risparmiate le mura di Cartagine e alcune altre, avevano poi per incuria lasciato che col tempo si guastassero. Però Giustiniano Augusto, senza che alcuno gliel suggerisse, anzi mentre tutti paventavano l’impresa, e il solo Dio ispirandolo ed aiutandolo, mandato in Africa con esercito Belisario ruppe Gilimero e la potenza de’ Vandali, e molti di questi uccisi, ebbe prigionieri tutti gli altri, siccome nella Storia delle Guerre io narrai; e colà non solo rifece tutte le fortificazioni distrutte, ma ne aggiunse parecchie di nuove.» V. inoltre il cap. 5, § 3, di questo libro.
  2. Ritengo la denominazione delle greche lettere corrispondenti alle italiane B. G.
  3. V. cap. 18, § 3.
  4. Onorico. (Cous.)