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Istorie dello Stato di Urbino/Libro Terzo/Trattato Primo/Capitolo XXIII

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Libro Terzo, Trattato Primo, Capitolo XXIII

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Trattato Primo - Capitolo XXII Trattato Primo - Capitolo XXIV

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CAPITOLO XXIII.

Del tempo, che Suasa, & il Contado, [che hora è di Corinalto] ricevè la Fè di Giesu Christo, e delle Reliquie Sante, che in esso ritrovansi.

N
el tempo, che i gloriosi Apostoli Pietro, e Paolo attendevano à fondare la novella Chiesa di Roma; acciò che per tutta Italia presto si diffondesse, molti huomini saggi, e di esperimentata bontade inviarono à predicare la Fè di Christo, & il sacrosanto Evangelio per ogni Provincia di essa.

A questa de’ Senoni fermamente si tiene che alcuni di quelli mandassero, che di Christo furono Discepoli diletti; per essere questa Contrada nell’umbelico quasi dell’istessa Italia, e da gran Nobiltà romana habitata: si come à Senoni della Gallia Transalpina, che pur da Roma erano assai distanti Savignano, e Potentiano mandarono, i quali dal medesimo Christo ascritti furono nel Catalogo de gli settantadue Discepoli, come il Lipomano accenna appresso Giacomo Massandro, & espressamente [p. 117 modifica]attestalo Costanzo Felice nell’Efimeride historico, Pietro de Natalibus in Catalogo Sanctorum cap.25. & altri Ecclesiastici Scrittori. Et essendo Suasa il Municipio, & la principal Città del Terren Senonio, senza fallo si può tenere, che’ella di tutte l’altre fosse la prima à ricever la Fede. Il che per sommo favore dal grand’Iddio riconoscere si deve, havendo egli nelle prime linee del libro della vita quei Cittadini ascritti. Quindi è, che in Suasa, & in ogni parte del suo Territorio il numero de’ Fedeli tanto in breve augumentossi, che al tempo di Eleuterio Pontefice Romano, & di Commodo, & Pertinace Imperatori l’Anno del parto della Vergine 194. à gli Idolatri i Cattolici prevalendo il Tempio dalle loro mani tolsero, in cui Venere, Demonio della lascivia adoravasi, e quello dall’immonditie Diaboliche spurgato, à Maria Vergina lo consacrarono. E se bene da gli Scrittori non si fà mentione di quelli, che generosamente combattendo per Christo presero il Martirio, devesi però credere, che infiniti per Christo sotto varij tormenti lasciassero la vita: mà per mancamento di chi scrivesse siano i lor nomi, e la notitia de’ lor fatti egregi rimasti appresso gli huomini dentro le tenebre dell’oblivione sepolti, cosi compiacendosi Dio, che la privatione de gli honori humani con larghi doni della sua liberalità nella celeste mensa della visione beatifica ricompensa. E perche in quei tempi calamitosi, i fedeli di Christo in questa Contrada, non si sà di certo, che havessero altro Tempio, dove rendessero lodi à Dio, che quello di Santa Maria del Piano, il quale trà densissime selve nascosto, al miglior modo potero, custodivano delle nemiche invasioni, e da Gentili, che continuamente l’insidiavano, dentro à quello (se non m’inganno) & à suoi cimiterij portavano i loro morti, especialmente i Martiri à sepelire. Anzi sopra quelli, che più fortezza mostrarono in soffrire tormenti, alzarono le Colonne di marmo; acciò con questo segno ne’ posteri la memoria loro si conservasse: Onde fino à questo giorno se ne vedono alcune, con molta meraviglia di chi non resta informato del mistero, dentro i sudetti cimiterij, non potendosi imaginare à che fine marmi sì pretiosi siano stati all’intemperie dell’aria esposti, potendosi oprare ne gli ornamenti de gli edificij regij. E vero, che con sommo ramarico mio, e d’ogn’altra intelligente persona in quella Contrada, il presente Anno 1638. mentre ch’io stò scrivendo quest’Historie, la maggior parte delle dette Colonne sono state da quei cimiterij levate, e trasportate in Corinalto: & la Porta, per cui alla stanza sotterranea s’entrava, è stata serrata, togliendo à curiosi la commodità di vedere gli Archi, e le Colonne sudette; se bene à quest’ultimo disordine, con poca fatica si può dare rimedio. Hà quest’opinione anco fondamento nella voce del volgo, la quale per traditione, giunta sino à questa nostra età essendo, communemente tiene [p. 118 modifica]che molte Reliquie de’ Santi, sotto il pavimento del Tempio sudetto riposino, e specialmente il Corpo di un Martire, che dal medesimo volgo chiamato viene Assenno. Non poco accredita questa voce una gran pietra di bianco, e fino marmo, in mezzo al Tempio, dalla parte del muro, verso l’Occaso, nel pavimento stesso si vede; la qual’essendo con mirabile industria, à squame di pesce lavorata, con una Imagine di uccello in capo, di figura bizarra, lunga nove palmi, e mezo, larga quattro, e di altezza ineguale; si come da certo inditio, ch’essa fù coperchio d’un superbissimo Sepolcro di persona illustre; cosi appresso i Popoli assicura la fede, che sotto la medesima riposato habbiano in qualche tempo le venerande ossa del Martire sopradetto, le quali (per timore, da Barbari, che inondarono il paese spezzate, al vento si dispergessero) furono da Cattolici molte braccia sotto il pavimento rinchiuse. Et se bene più volte ne’ tempi andati per ordine de’ Superiori cavar si tentasse per ritrovarle, impediti da non conosciuta virtù gli operaij, non ardirono à fine l’opra incominciata ridurre. Io non havendo altra chiarezza di questo fatto, non oso col volgo affermarlo di certo, nè meno il posso assolutamente negare, sendomi tante probabili congetture, quante ne hò quì raccontate: onde senza errore nè posso haver la fede.

Nella Chiesa di Santa Maria del Mercato stà una reliquia insigne del glorioso San Biagio riposta, la quale nel giorno della sua Festa esponesi all’adoration de’ Fedeli, che mediante la sua intercessione ricevono da Dio segnalati favori. Nella Chiesa di S.Nicolò de i Padri Heremitani, altre molte di Santi diversi stanno degnamente riposte, le quali dal Padre Maestro Frà Bartolomeo Orlandi, che fù mio zio materno, furno l’Anno 1613. à Corinalto da Saragosa di Sicilia portate, ov’egli fù della sua Religione Provinciale, e da me fatte per sua commissione, l’Anno 1617. riconoscere da Monsignor Antaldo Vescovo di Senigaglia, da cui, come vere, & autentiche esposte, ch’egli co’l danaro del suo patrimonio eresse, dotò, & in quella maniera, ch’oggi si vede, ornolla. Per industria, e particolar diligenza di Francesco Brunori Rettore de’ Preti dell’Oratorio in Osimo, l’Anno dopò che diedi fine à scrivere quest’Istorie, che fù del Signore 1639. dal Sommo Pontefice URBANO VIII, per Breve speciale, molte Reliquie insigni di Santi per Corinalto impetraronsi, & in ispecie i Crani di otto teste diverse con il Corpo di S. Panfilo intiero, che per Christo, & in testimonianza della veridica fede lì 21. di Settembre, come nel Romano Martirologio si legge, acerba morte sofferse. Da Roma transportate lì 15. d’Agosto, del medesimo Anno, con solennissimi apparati, e concorso incredibile de’ Popoli, furono da Corinaltesi ricevute, e con decente pompa nella [p. 119 modifica]Chiesa di S. Pietro, ove da Fedeli, con affetto pio si visitano, e con Dulia s’adorano. Il sudetto S. Panfilo, ad instanza del Padre Frà Pietro Fantini Capuccino in un Consiglio Generale fù per Padron, e Protettore di Corinalto con giubilo d’ogn’uno ricevuto, sperandosi, che moltiplicati gl’Intercessori in Cielo, egli sia per godere in terra quei benigni favori, che suole à suoi cari compartire Iddio, e singolarmente la desiata libertà, fuor d’ogni sospettion de’ Tiranni, nè oppressa essere da huomini scelerati.