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L'Olivetani

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Giuseppe Gioachino Belli

1834 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura L'Olivetani Intestazione 24 aprile 2025 75% Da definire

Li monichi mmaledettini Er miracolo de san Gennaro
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

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L’OLIVETANI.

     Io, er mi’ fijjo granne e mmi’ fratello
Èrimo[1] tutt’e e ttre ccapi-ortolani
Dell’orto de li Padri Olivetani,
Che nnun c’è ar monno un orto accusì bbello.

     Ma vvenuto a rreggnà sto gran cervello
De don Mauro,[2] noi poveri cristiani
Sémo stati cacciati com’e ccani,
Propio come caggnacci de mascello.

     E pperché? pperché er Papa ha avuto vojja
De sopprime[3] sti monichi, e mmó adesso
Fa l’inventario, e, bbontà ssua, li spojja.

     E pperché ll’ha ssoppressi e ll’ha spojjati?
Pe’ ffà a spese dell’Ordine soppresso
Più rricchi li su’ antichi cammerati.[4]

15 maggio 1834.

Note

  1. Eravamo.
  2. Mauro Cappellari, poi Papa Gregorio XVI.
  3. Di sopprimere.
  4. I beni dell’Ordine Olivetano sono stati donati da Gregorio a’ suoi confratelli Cistercensi: e per ciò tanto più gli Olivetani risguardano la loro soppressione come un fatto di personalità, in quanto che dentro il solo Stato pontificio si è quella circoscritta, dove solamente si poteva dal Papa disporre a suo talento di proprietà altrui, comunque ecclesiastiche.