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L'Universo Misterioso/Prefazione alla seconda edizione

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Prefazione alla seconda edizione

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James Jeans - L'Universo Misterioso (1932)
Traduzione dall'inglese di Giovanni Gentile
Prefazione alla seconda edizione
Prefazione Capitolo I
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PREFAZIONE
alla seconda edizione

        Nel preparare una seconda edizione, ho cercato di mettere al corrente la materia scientifica dei primi quattro capitoli, e di rimuovere ogni ambiguità. Ho visto con dispiacere che certi passi nel libro originale si sono prestati a malintesi e a false interpretazioni, e sempre sono stati citati erroneamente. Alcuni di questi passi ora sono stati soppressi, altri riscritti, altri ampliati. Qui e lì paragrafi nuovi, all’occorrenza intere pagine, sono stati aggiunti nella speranza di rendere il tutto più chiaro.


Dorking, 1 luglio 1931.

J. H. Jeans

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E adesso, io dico, lasciami mostrare con un esempio come la nostra natura è illuminata o non è illuminata! Immagina di vedere un’abitazione in caverna, sottoterra, che ha verso la luce aperto l’ingresso, largo per tutta l’ampiezza della caverna; e in essa stanno, fino dalla fanciullezza loro, uomini incatenati alle gambe e al collo, sì da dover rimanere fermi lì e vedere soltanto dinnanzi a loro, ma posti dalle catene nell’impossibilità di girare il capo; e in alto e lungi arde una luce di fuoco alle loro spalle, e tra il fuoco e i prigionieri sale una strada, nella quale è costruito un muricciolo, come i ripari che stanno tra i burattinai e il pubblico, al di sopra de’ quali dan saggio de’ loro prodigi. — Vedo, disse. — Vedi adunque lungo il muricciolo passare uomini che portano suppellettili d’ogni sorta, le quali oltrepassano il muricciolo, e statue e animali di pietra e di legno e d’ogni specie, manufatti; e, com’è naturale, alcuni di quelli che portano questi oggetti parlano, altri tacciono. — Strana immagine, disse, e strani prigionieri. — Rassomigliano a noi, ripresi io. Ciascuno di questi, anzitutto, credi che veda altro se non le ombre di sè e degli altri proiettate dal fuoco sulla parete dirimpetto a loro nella spelonca? — Come mai potrebbero vedere altro, disse, dacchè si trovano costretti a tenere immobile la testa per tutta la vita? — E poi? non vedranno parimenti l’ombra sola anche degli altri oggetti portati presso al muro? — Sì.

Per essi, io dico, il vero non sarà altro letteralmente che l’ombra delle immagini.

(Platone, Repubblica, VII).