L'amor costante/Spagnolo e prologo

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Spagnolo e prologo

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Personaggi Atto I
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SPAGNUOLO E PROLOGO

Spagnuolo. O come me spanto en ver estas maravillas! Que pueden significar estos aparatos y estas casas a qui? y estos hidalgos con estas mugeres y donzellas tan hermosas? Que quieren hazer estos senores? Todo sta muy bien, muy lindamente puesto. Por vida mia, que los italianos saben mucho y entienden muy bien las cosas del mundo. Pluguiesse a Dios que me topasse con alguna persona que me declarasse todo este magisterio! Mas cata qui! Por vida mia, que viene uno. Doy al diablo el habito que trahe, que no puedo conocer si es profeta o patriarca. Quierome iuntar con el. Buonos dias, sefior. Digame, de grada: quien es Vuestra Merced? o profeta o patriarca?

Prologo. Signore, perdonatemi. La vostra è scortesia, a non star da banda come gli altri e non ci voler dar libero el proscenio.

Spagnuolo. Estoy maravillado de estas cosas. Quisieralo yo saber todo; y, despues, starme appartado de bonissima gana.

Prologo. Il tutto saprete voi come gli altri. Di grazia, scendete da basso e non ci impedite.

Spagnuolo. Digame agora, por su vida: Vuestra Merced es cristiano? que no entiendo esto habito.

Prologo. Per risposta di questo, basta quasi a dirvi che io non son spagnuolo. Mira che diavol mi domanda!

Spagnuolo. Agora, por vida del emperador, Vuestra Merced me diga que quiere dezir todo este apparato.

Prologo. Uh! sono appoiosi! Ve lo dirò in due parole; e partitevi, di grazia. Qui s’ha da far una comedia.

Spagnuolo. Comedia? Mucho me agrada, por Dios, y mucho me precio de verla. Emperò no la podremos entender, si primiero non se siente lo argumento; y, por esto, ruego a Vuestra Merced que me lo diga. [p. 4 modifica]

Prologo. Gli è vero che bisogna saper l’argumento e adesso a punto m’ero messo a ordine per farlo a queste donne. E però, se voi averete pazienzia come gli altri, lo intenderete ancor voi.

Spagnuolo. Con todo el corazon ruego a Vuestra Merced que me lo diga; y, despues, hazed con estas damas a vuestro plazer.

Prologo. Io el farei volontieri; ma non so parlare spagnuolo.

Spagnuolo. Yo entiendo tan bien lo italiano.

Prologo. Se intendete, adunque, italiano, state a udir come gli altri; e non ci accaderá tante parole.

Spagnuolo. Yo le dire, sefior. Ha de saber que no entiendo yo muy perfettamente el italian; y, por esto, quisiera preguntar lo que no entienderé.

Prologo. Donne mie, mi bisogna contentar costui; che, altrimenti, non ci si levarebbe dinanzi, oggi. Vostre Signorie stieno attente, che questo medesimo servirá a loro ancora; poi che la mia disgrazia m’ha impedito el mio disegno, che era di voler parlare un poco con esso voi a solo a solo. Ma lo serbaremo a un’altra volta.

Spagnuolo. Hagame está merced; y, despues, me mande toda cosa, que la haré corno muy noble hidalgo que soy.

Prologo. Orsú! Son contento. La prima cosa, adunque, avete j da sapere che questa cittá è Pisa.

Spagnuolo. Está es Pisa? Siga el argumento y yo le verné preguntando de ratto en ratto por ver si lo entiendo.

Prologo. Cosí fate. Or eccovi l’argumento. L’anno del ventidue si trovavan in Castiglia due fratelli: uno chiamato messer Consalvo che non aveva mai avuti figli né presa moglie; e l’altro Pedrantonio el quale aveva due figli di sette anni nati ad un parto, l’una femina chiamata Ginevra e l’altro maschio detto Ioandoro. El quale, cosí di sette anni, fu mandato da suo padre in corte, a Roma, e ebbe luogo per paggio col cardinale de’ Medici che fu poi papa Clemente.

Spagnuolo. Dezis, vos sefior, que en el ano veinte y dos estavan dos hermanos en Castilla, llamado el un micer Gonzalvo sin hijos y sin muger y el otro Pedrantonio con dos hijos de siete anos, Ginevra y Ioandoro, que tuvo lugar en la corte de papa Clemente que en á quel tempo era cardenal?

Prologo. Signor si. Pedrantonio, poco tempo,’poi che ebbe mandato el figlio a Roma, fu fatto ribello di Castiglia con gravissimo sonaglio per le ragioni che intenderete poi; onde egli, [p. 5 modifica]raccomandata sua figlia a messer Consalvo, se ne venne in Pisa sconosciutamente; e abita, e è abitato per insino a oggi, in questa casa qua, facendosi chiamare, per non esser conosciuto, Guglielmo da Villafranca.

Spagnuolo. Sperarne agora un pochitto. Pedrantonio, despues que su hijo hovo embiado a Roma, fue hecho rebelde de Castilla con pregon gravissimo y, encomendada su hija a micer Gonzalvo, se vino a ca en Pisa secretamente y a qui se sta, llamado fingidamente Guglielmo de Villafranca.

Prologo. Cosí sta. Or Ginevra, rimanendo in Castiglia in custodia del zio, quando fu di tredeci anni, s’innamorò d’un Ferrante di Selvaggio, ed ei di lei; e, non la potendo ottenere da messer Consalvo per moglie, si sposoron di secreto; e, entrati in una barchetta, drizzorno, fuggendo, le vele verso Italia. Come fúrno ne’ nostri mari, si diedero in certe fuste di mori e fúrno fatti prigioni. Ma Ginevra, poco di poi, fu riscattata per forza da certi gigliesi i quali la donorno a questo Guglielmo, come loro amicissimo; che giá v’ho detto che gli è suo padre: e con esso, non conoscendosi, s’è vissuta e si vive. Ed ella, come fu prigione, si fé’subitamente chiamar Lucrezia da Valenzia per le ragioni che da lei intenderete.

Spagnuolo. Escucheme Vuestra Merced: veamos si entiendo. Ginevra, de trece afios se enamorò en Castilla de Ferrante de Selvaio y el d’ella assi mismo. Y, por que micer Gonzalvo no quiso iuntarlos en matrimonio, se desposaron secretamente y huieronse de Castilla por mar. Mas Ginevra fue despues rescatada por fuerza de algunos ingleses los quales la dieron graciosamente a este Guilermo suyo amigo muy grande y padre tan bien de la donzella. Y ansi con el ha vivido y vive agora, no conociendose, por que, corno fue presa de moros, se hazia llamar Lucrecia de Valencia. Haveis dicho assi?

Prologo. Benissimo. Ma Ferrante, che ebbe peggior sorte, fu venduto in Tunis a un gentilomo: el quale, fra altri schiavi che tenea, v’avea ancora un Pavol Valori fiorentino col quale Ferrante prese stretta amicizia. Stette schiavo fino alla presa di Tunis, l’anno passato, dove, insieme con molte migliaia di schiavi, fu liberato e da Pavolo menato in Firenze e datoli luogo ne la guardia.

Spagnuolo. No mas. Ferrante fue vendido en Tunez y ansi con uno sciavo fiorentino tomo amistad; y, despues que fue [p. 6 modifica]preso Tunez y dada libertad a todos los sclavos, el con el fiorentino se fueron á Florencia; y alli tomo lugar en la guardia.

Prologo. Voi intendete molto ben la lingua nostra. Or accadde, questo carneval passato, che, venendo Ferrante con alcuni compagni in Pisa a solazzo, conobbe alla finestra, qui, di Guglielmo la sua Ginevra; e, vedendo non essere raffigurato da lei, per la barba che a Tunis avea messa, pensò di mutarsi il nome e porsi per servidore con Guglielmo per conoscer se Ginevra si fusse scordato in tutto di lui ed avesse posto il capo ad altri amori, cosi, fattosi chiamar Lorenzino, ha servito giá due mesi e serve in casa di Guglielmo.

Spagnuolo. Vuestra Merced me dize que, Ferrante, veniendo en Pisa a plazer, conociò a su Ginevra, y de ella no fue conocido; y que, mudandose el nombre en Lorenzino, se puso por servidor con Guillermo por ver destramente todo el animo de la donzella y si tiene memoria d’el. Mas dezime agora, de gracia: que fue de Ioandoro que, siendo de siete anos, assentò por paie en corte de papa Clemente entonces cardenal?

Prologo. Tutto saprete. In poco tempo, Ioandoro, come aviene spesso qua in Italia imbastardirsi i nomi, s’acquistò nella corte nome messer Giannino e tenne tal grazia col padrone che li de’, in piú volte, molte buone entrate e piú era per darli, se non abbandonava quella servitú ; perché, alla tornata di Sua Santitá di Marsilia, passando questo messer Giannino per Pisa per veder la cittá, s’innamorò di questa Lucrezia, non conoscendola, la qual sapete giá che è Ginevra sua sorella; e, trattenendocisi piú giorni per amor suo, se n’accese di sorte che abbandonò Sua Santitá e rimasesi in Pisa sotto scusa di studio. E non ha mancato mai, per aver l’intento suo, di provare tutte quelle vie che egli ha conosciute migliori; e tutto invano. E abita in questa casa.

Spagnuolo. O corno me agrada está historia! Agora dezis que Ioandoro, llamado despues en la corte micer Giannino y favorido de su patron, al volver que hizo Su Santidad de Marsella, passò por Pisa y se enamoró de Ginevra sua hermana, no la conociendo; y, por amor de ella, tornò está casa y á qui posa, solo por passar amores con ella. Mas no aprovecha, que ella no tiene pensamiento en el.

Prologo. Cosí sta.

Spagnuolo. Está otra casa á ca de quien es? [p. 7 modifica]

Prologo. È d’un maestro Guicciardo medico. Ed ha una sol figlia, chiamata Margarita, la quale arde de l’amor di questo misser Giannino; ma ei ne fa quel conto che di cosa ch’ei non possa patir di vedere.

Spagnuolo. Está hija de mastre Guicciardo dize Vuestra Merced que está enamorada de micer Giannino y el no se cura de ella ni la puede zufrir?

Prologo. Cosí dico. Or eccovi a ponto come le cose stanno stamattina. Quel che oggi succederá voi vel vederete.

Spagnuolo. Muy sabia y galana es está fabula. Mas digame: quien la ha compuesto y de quien es obra está comedia? Es quiza obra del divinissimo Pedro Aretino?

Prologo. D’uno che è d’una accademia che è in Siena, giá molt’anni.

Spagnuolo. Come se llama está accademia?

Prologo. L’academia dell’Intronati.

Spagnuolo. Los Entronados hazen este? Por Dios, que en todas las partes de Spana se ha esparzido la gran fama de está accademia y tanto ha ido el nombre d’ella addante que ha llegado a las oreias del emperador. O corno me preciaria y gozaria io tan bien de ser puesto en está academia! Y, si me quereis tener obligado todo el tiempo de mi vida, poneme entra vosotros.

Prologo. Se voi avesse buon animo di osservare gli ordini nostri, per mia fé, che io mi ci adoperarci volentieri; altrimenti, non ne farei parola.

Spagnuolo. Que ordines son estos que hazen los Entronados?

Prologo. In poche cose consistono i loro precetti: cercar sempre di sapere pigliare el mondo per el verso; ed esser schiavo, servo affezionato e sviscerato di queste donne e, per amor loro, far, qualche volta, qualche comedia o simil cosa da mostrarli l’animo nostro.

Spagnuolo. Contentanme mucho, sefior, estos precettos. Y pidole, por merced y por vida del emperador, que me haga questa grada de ponerme entre los Entronados; que todos los precettos servare yo. Y, si cosa alguna puedo yo en está comedia, mandamela; que la haré de buena gana.

Prologo. Per Dio, si che ci potreste far servizio! perché aviam de bisogno d’uno che facci meglio un capitano. Voi lo fareste per eccellenzia. [p. 8 modifica]

Spagnuolo. Senor si, que lo haré; y me sera poco trabaio, por que otravezes he seido capitan.

Prologo. Or entrate costi dentro a queste case; che verrò oltre io adesso, per ch’io vo’ dir due parole a queste donne.

Spagnuolo. O corno soy contento y come me gozo! Alla me voi.

Prologo. Gentilissime donne, per aver perso tempo con questo spagnuolo, voglio lassar da dirvi molte cose, che avevo in animo , oggi di ragionarvi, di grande importanzia; e solo vi dirò che questi Intronati son piú vostri che fusser mai e da voi hanno ciò che gli hanno e ogni giorno piú s’aveggono che, senza voi, male potrebben fare e hanno piú di bisogno di voi che di generazione che sia al mondo. Però vi pregan di cuore che li vogliate oggi far favore in questa loro comedia, perché da voi depende il tutto: che, se guardarete o tratterete quest’uomini, la comedia andará invisibile; e, se, per il contrario, guardarete a noi e ci favorirete con l’attenzione, tutti quest’altri vi verran drieto. Pregovene, donne, e pregovene che non ci manchiate. Richiedete poi noi; e vedrete se noi faremo de lo schifo! E, per guidardon di questa grazia, se ce la farete, vi ammaestraremo, con la nostra comedia, quanto un amor costante (donde piglia il nome la comedia) abbia sempre buon fine e quanto manifesto error sia abbandonarsi nelle aversitá amorose: perché quel pietosissimo dio che si chiama Amore non abbandona mai chi con fermezza lo serve. E questo vo’ che basti. E, se alcun di quest’uomini, per esser loro male lingue, non sapendo altro che apporre alla nostra comedia, si maravigliasse che quelli che v’intervengano di nazione spagnuola parlino toscanamente, rispondetegli che la longa conversazione di noi qua gli ha fatto imparar questa lingua e s’egli hanno altro di buono. Addio.