L'arberone

Da Wikisource.
Giuseppe Gioachino Belli

1834 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti caudati letteratura L'arberone Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

Le faccenne der Papa Er proscessato
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

[p. 150 modifica]

L'ARBERONE1

     Immezzo all’orto mio sc’è un arberone,
Solo ar Monno,2 e oramai tutto tarlato:
Eppuro3 fa er zu’4 frutto oggni staggione
Bbello a vvede,5 ma ascerbo e avvelenato.

     Ricconta un libbro che dda quanno è nnato
È vvienuta a ppotallo6 oggni nazzione;
Ma er frutto c’arifà7 ddoppo potato
Pizzica che nemmanco un peperone.

     Quarchiduno8 me disce d’inzitallo,9
Perchè accusì er zu’ frutto a ppoc’a ppoco
Diventerebbe bbono da maggnallo.

     Ma un Carbonaro amico mio me disce10
Che nnun c’è antro11 che ll’accetta12 e ’r foco,
Perchè er canchero sta in ne la radisce.

15 gennaio 1834

Note

  1. L’alberone. Questa è un’allegoria da cercarne il senso nella Vigna del Signore.
  2. Unico al Mondo.
  3. Eppure.
  4. Il suo.
  5. A vedere.
  6. È venuta a potarlo.
  7. Che rifà.
  8. Qualcuno.
  9. Mi dice d’insitarlo, innestarlo.
  10. Mi dice.
  11. Altro.
  12. La scure.