La bottega da caffè/Nota storica

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Nota storica

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Parte III
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NOTA STORICA

Anno memorabile il 1736 nell’esistenza del Goldoni. In ottobre, com’era uso, si aperse il teatro di S. Samuele con la recita di un divertimento per musica, la Fondazione di Venezia, ma due Intermezzi di tre parti aveva composto il giovine veneziano per quella stagione d’autunno, la Bottega da caffè e l’Amante cabala, che sembrano nati nei giorni felici dell’amore per Niccoletta Connio. Lo sposo novello assunse poi in quell’anno la direzione del famoso teatro di S. Giovanni Crisostomo, che apparteneva pure al nobiluomo Grimani.

La Bottega da caffè fu assegnata finora dagli studiosi del Goldoni al 1735, sull’unica testimonianza dell’edizione Zatta, troppo spesso infida; ma la prima stampa originale del libretto, di cui di recente diventò possessore l’amico Cesare Musatti, corregge l’errore e distrugge ogni dubbio. Solo il Salvioli, ch’io sappia, nel Catalogo dei drammi per musica, che esiste manoscritto presso il Civico Museo Correr, segnava la data esatta dell’autunno ’36. Questo Intermezzo è di ambiente, come si suol dire, veneziano, anzi venezianissimo, perchè i caffè erano comuni dappertutto, ma più caratteristici, più frequenti, più vivaci, più pettegoli, più celebri a Venezia, dove crebbero in suolo naturale e trionfarono nel Settecento (v. Molmenti, I caffè di Venezia, in Lettura, febbraio 1904 e Storia di Venezia nella vita privata, ed. VI, Parte III, Bergamo, 1926, pp. 279-282; Ortolani, Voci e visioni del Settecento veneziano, Bologna, 1926, passim, specialmente pp. 88-89; e meglio di tutti il dott. A. Pilot, La Bottega da Caffè, Venezia, Zanetti, 1926).

Agiscono in questa farsetta tre soli personaggi: Narciso, il caffettiere senza scrupoli che mescola l’orzo e la fava col caffè e la farina con lo zucchero; Zanetto, il paroncin vigliacco, già noto alla commedia dell’Arte (vol. I della presente ed., p. 127 e Mémoires del Goldoni, P. I, ch. 51), che diventerà poi, nel ’48, Tonin bella grazia (v. il Frappatore, voi. II); e Dorilla, specie di venturiero con qualche sembianza delle Colombine e Mirandoline goldoniane. Il dialogo si riempie d’arguzie, i personaggi cominciano a vivere, sorridono sempre più le speranze della futura commedia (Ortolani, Settecento - L’ab. Chiari, Venezia, 1905, pp. 421-422). Notiamo la lode al dialetto veneziano, al dolce linguaggio che "per parlar d’amor l’è fatto apposta” (p, 238). Quanto alla tenue azione, troviamo qui "il motivo assai decrepito della burla” dice Mario Penna "che però, in un ambiente così determinato, viene a prendere un certo contatto colla realtà, ed acquista un po’ di calore" (Il noviziato di C. Goldoni, Torino, 1925, pag. 57). Il travestimento, per fortuna, si riduce a una finzione comune. Bisogna poi pensare che siamo nel Settecento, a Venezia, nel regno delle maschere; e che è questo alla fine, come tutti gli Intermezzi, un breve scherzo carnovalesco.

La burla principale di Narciso a Zanetto è di fingersi un bulo, un bravaccio, per farlo fuggir via spaventato e gabbato. Già nella maschera del Capitano compare molte volte nel teatro il finto bravo. Una commedia siciliana pubblicata a Palermo nel 1654, di Girolamo Gomez, porta il titolo di [p. 262 modifica]Lo Bravazzu (Allacci); e una commedia veneziana stampata nel 1693, di Bonvicino Gioanelli (ossia del dottor Giovanni Bonicelli) s’intitola Pantalon bullo ovvero la Pusillanimità coperta. Il bulo ricompare poi, più o meno ingentilito, nel cortesan veneziano; e lo ritroviamo più d’una volta nel teatro di Goldoni (v. Maddalena, Figurine goldoniane - Capitan Fracassa, Zara, 1899, pp. 7 e 16). Non abbiamo già visto Volpiciona travestita da sgherro, nella Pelarina, far paura a Tascadoro? Abbondano i bravi nell’opera buffa napoletana. Un finto bulo è pure il muto personaggio di Vespone nella Serva padrona ( 1733) del Federico. Ma fin dal 1709 un bravaccio, Zamberlucco, appare l’eroe d’un povero Intermezzo, musicato dal maestro Gasparini e recitato a Venezia nel teatro di San Cassiano. Nessuna novità, dunque, ma la fine della seconda parte, e molto più quella della terza, dimostrano ormai l’abilità scenica dell’autore che, almeno per un istante, porta un raggio d’arte e di vita sui teatri veneziani. Piacemi anche notare con quanto disprezzo il giovane Goldoni colpisca il ripugnante spettacolo della viltà, così comune nei più tristi secoli della nostra storia.

"La parte di Zanetto era evidentemente scritta per l’Imer afferma Mario Penna, quella di Dorilla per l’astuta Passalacqua, e l’Agnese Amurat "che probabilmente doveva avere voce di contralto, perchè già altre volte aveva recitato in abito d’uomo, forse sostenne la parte di Narciso". La caricatura di Zanetto, che il Penna accosta al Momolo cortesan (1738: v. l’Uomo di mondo, vol. I) per mostrarne il contrasto, "è ancora alquanto esagerata, e, in qualche tratto, volgare, ma si è già avvicinata alla realtà": cogliendo una figura del teatro dell’Arte, il paroncin sciocco'', il Goldoni "ha tenuto d’occhio un carattere reale, che sarà il primo del suo teatro, il cortesan, e ne ha dipinto il rovescio... L’Uomo di mondo non è già così lontano" (l. c., pp. 57-60). Si potrebbe aggiungere che tanto più vien voglia di lodare il giovane riformatore del teatro veneziano se, di fronte a Zanetto, ricordiamo un altro paroncin sciocco, e propriamente lo sguaiato Conte Còpano (1734) dell’avvocato Gori, rivale del Goldoni nel teatro di San Samuele, che risente ancora la volgarità e la rozzezza della commedia dell’Arte in decadenza.

Anche il Momigliano (il quale nella sua notissima antologia riferì la prima scena) osserva che questo Intermezzo "comincia con una disinvoltura già goldoniana: c’è già il poeta che guarda diretto alla realtà e sa introdursi senz’altro in un ambiente cogliendone i piccoli particolari caratteristici" (Le opere di C. Q. scelte e illustrate da Attilio Momigliano, Napoli, 1914, p. 43, n. 3). Molto prima ne aveva parlato il Maddalena in uno dei suoi primissimi saggi goldoniani, stampato nelle appendici del Dalmata, nel novembre del 1891; e così concludeva, dopo descritta minutamente l’azione: "Sarebbe proprio superfluo di notare l’inverosimiglianza dei caratteri, l’ingenuità delle situazioni, e la puerilità del tutto. Il poeta era alle sue prime armi... ma qualche buon tratto comico, dell’arguzia e del brio non fanno difetto: ex ungue leonem" (Noterelle goldoniane - La bottega del caffè).

La bòttega da caffè doveva più tardi fare qualche altra apparizione nel teatro di Goldoni, per esempio nel ’53 nel Contrattempo, nel ’54 nel Festino, nel 58 nelle Morbinose e nelle Donne di buon umore: ma in una delle sedici commedie dello storico anno comico 1750-51, ch’è fra le più popolari del[p. 263 modifica]l’autore veneziano, servì di nuovo di cornice e di sfondo all’azione, fondendosi con essa mirabilmente; e anche questa volta suggerì il titolo suggestivo di Bottega del Caffè. Sia il Maddalena (l. c. e di scorcio, più tardi, in Giuoco e giocatori nel teatro di G., Vienna, 1898, pp. 36-37), sia il Masi (Scelta di commedie di C. G., vol. 1, Firenze, 1897, p. 344), considerano l’Intermezzo giovanile quale un umile nòcciolo della commedia futura (v. anche Nota storica della Bottega del caffè, vol. IV, p. 296).

Chi abbia creato la musica della Bottega da caffè non sappiamo con certezza. Nel catalogo manoscritto dei libretti posseduti dal defunto Manoel De Carvalhaes potè leggere il nostro Musatti il nome dei maestri Maccari e Vivaldi: ma forse fra i due compositori era incerto lo stesso compianto maestro Giuseppe Pavan, quando li indicò al De Carvalhaes. Certo la Bottega da caffè incontrò fortuna anche più tardi, e fu cantata e ristampata nel 1743 a Milano e ripetuta nel ’44 a Venezia. Il Goldoni la ricorda fra i suoi felici Intermezzi giovanili, col semplice titolo “Il Caffè”, nella prefazione alle Commedie stampate a Firenze nel 1753. La recita milanese potè probabilmente ispirare al conte Giorgio Giulini, famoso istoriografo della sua città, una commediola recitata nel 1748 e rimasta inedita (Paglicci-Brozzi, Il Regio Ducal Teatro di Milano nel sec. XVIII, Milano, 1894, pp. 108-9). Non occorre poi rammentare come più tardi la commedia popolarissima del Goldoni suggerisse nel 1760 al Voltaire le Café ou l’Ecossaise (vol. IV, 295-6 e XII, 249-50); e come prestasse materia in Italia, fino ai nostri tempi, a cinque o sei drammi giocosi per musica (v. Musatti). Lo stesso abate Chiari scriveva nel 1761 un Caffè di campagna, musicato dal Galuppi. Lasciamo poi stare la Caffettiera astuta (1757) e la bizzarra (Da Ponte, 1790) e quella di spirito (1807), per non allontanarci troppo dalla nostra Dorilla.

Ringrazio qui vivamente l’amico dottor Musatti per aver collazionato con molta diligenza, a mia richiesta, il testo dell’edizione Zatta sulla prima e rara stampa originale del Valvasense, che fa parte della sua bella raccolta di libretti goldoniani.

G. O.

EDIZIONI PRINCIPALI

LA BOTTEGA | DA CAFFÈ | Intermezzo per Musica | Da rappresentarsi nel Teatro | Grimani di S. Samuele | l’Autunno dell’Anno 1736. | in venezia, mdccxxxvi | Appresso Alvise Valvasense (pp. 45, in-12).

LA BOTTEGA DA CAFFÈ, rappresentato nel R. Ducal Teatro di Milano l’estate del 1743. Milano, Gius. Ghislandi, pp. 46, in-12. (Dalla Bibliografia Goldoniana di A. G. Spinelli, Milano, 1884, p. 197).

LA | BOTTEGA | da cafè | Intermezzo per Musica | Da rappresentarsi nel Carnovale. | in venezia, mdccxliv. | Per Omo Bon Bettanino | Sul Ponte di Rialto. | Con Licenza de Superiori' (pp. 36, in-12). [p. 264 modifica]

OPERE | drammatiche | POLISSENO FEGEJO | pastor arcade. | Appresso Giovanni Tevernin | in Merceria alla Provvidenza | mdccliii. | Con Licenza ecc. |: la bottega | DA CAFFÈ | comedia (pp. 1-40, in-12).

opere drammatiche giocose del Signor Dottor Carlo Goldoni, fra gli Arcadi Polisseno Fegejo. Torino, MDCCLVH, a spese di Agostino Olzati ecc., t. IV (v. Spinelli).

OPERE | drammatiche | DEL SIGNOR DOTTOR | CARLO GOLDONI. | tomo ottavo | presso Agostino Savioli: | la bottega DA CAFFÈ. | commedia (pp. 15-47, in-8).

DRAMMI GIOCOSI | per musica | CARLO GOLDONI | tomo primo. | Dalle Stampe di Antonio Zatta e Figlio | Con approvazione ecc. | mdccxciv (pp. 289-331, in-8).