La chioma di Berenice (1803)/Coma Berenices/Versi 41-44

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Coma Berenices - Versi 41-44

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Digna ferat, quod si quis inaniter adjurarit.
     Sed qui se ferro postulet esse parem? 42
Ille quoque eversus mous est, quem maximum in oris
     Progenies Thiae clara supervehitur: 44

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varianti.

Verso 41. Principe, ed antiche adjuraret. Guarino Digna feram, quod si quid inaniter adjurarim. — Verso 43. Principe, Aldine, Guarino, Mureto, Stazio, Scaligero, variorum, maxima. Antiche 1482, 1488 quem maxima natu. Aurato, Valcken. maximum in orbe. — Verso 44. Principe progenies Phytiae. Tutti gli altri Phthyae. Vossio Clytiae vel Thiae: la seconda fu poi raccolta da tutti.

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note.

Digna ferat. Maniera greca: Eschilo, Agamennone verso 1535.

           — Ἰφιγένιεαν ἀνάξια δράσας
          Ἄξια πάσχων.

E Virgilio eneid. lib. ii verso 535.

     At tibi pro scelere, exclamat, pro talibus ausis
     DI (si qua est caelo pietas quae talia curet)
     Persolvant grates dignas, et proemia reddant
     Debita.

Postulet. Si arroga. Achille Stazio predato tacitamente dal Volpi reca due passi di Cicerone ove questo verbo è usurpato nello stesso significato, ed il Valckenario prova con molti autori essere questa maniera tutta greca.

Ille quoque etc. Ecco la traduzione letterale di questo distico. E fu pur rovesciato quel monte grandissimo fra quante piaggie sorpassa la chiara progenie di Tia. Leggevano [p. 99 modifica] le antiche edizioni Phthyae, ed i commentatori intendevano per progenie di Ftia i Tolomei successori d’Alessandro Macedone il quale traeva l’origine materna da Achille Ftio. Ma non so come ci si possa appiccare lo supervehitur.

Altri leggendo Clytiae spiegano i Medi i quali scendeano da Medo figliuolo di Medea nata di Clizia una delle Oceanine; ma combatterebbe per un altra ragione col supervehitur, perchè Serse non passò il monte sormontandolo ma navigandolo, e ripeterebbe vanamente i versi che sieguono. Il Vossio che congetturò questa lezione , approva anche la nostra. Tia fu madre del Sole da cui Eeta, Medea, e quindi Medo: onde anche questa termina con la medesima esposizione. — Ritiene il Conti la lezione nostra ma con diversa genealogia. Da Giove e Tia figliuola di Deucalione nacque Macedone onde i Macedoni, Alessandro, ed i Tolomei. Ma anche questa, ove pur si provasse con autorità, cade sotto la opposizione della lezione aulica. Come mai i Macedoni sorpassavano chiari sopra tutte le altissime piagge? Lasceremo alle rane che imitano, come dice Omero, i giganti queste idee d’apocalisse che romoreggiano senza mostrarsi chiare al pensiero, nè discendere al cuore. In fatti ecco la traduzione del Conti, e sarà Apollo per me chi la intende, ove si ammetta la sua chiosa.

    » Quel monte ei rinversò di cui maggiore
    » Di Tia non varca la progenie chiara.

Il Bentlejo fu primo a portar luce. Di Tia ed Iperione nacque il Sole. Né si poteva circoscrivere l’altezza portentosa dell’Athos e l’ardimento de’ Persiani che lo scavavano per farci entrare il mare, quanto dicendo, che [p. 100 modifica]niuna piaggia più alla passa il Sole nel suo cammino. Concetto splendido ed evidente, tratto dal proverbio degli antichi: maximus, optimus, pulcherrimus etc. omnium quos Sol vidit. Ed il Valcken. lo prova con molti esempj de’ quali trarrò questo di Pausania ove parlando di Babilonia, lib. viii, la chiama città quam olim Sol viderit urbium spatiosissimam. Ma non v’è autore né greco, nè latino, nè nostro ove non s’incontri questo modo.