La donna volubile/Lettera di dedica

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Lettera di dedica

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La donna volubile L'autore a chi legge
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ALL’ILLUSTRISSIMO

SIGNOR

GIOVANNI COLOMBO

per la Serenissima Repubblica di Venezia

RESIDENTE IN MILANO.


G
IACCHÈ in quest’anno1 sperar non posso d’essere a Lei vicino colla persona, voglio pertanto (Illustrissimo Signor Giovanni) avvicinarmele quanto più posso coll’animo non solamente, ma coll’opera della penna e con qualche tributo del mio rispetto. La prima volta ch’ebbi l’onore di conoscerLa fu in Torino, ove era Ella presso sua Maestà Sarda, Residente per la Serenissima Repubblica di Venezia, il primo a tal carica eletto, dopo gli straordinari Ministri. Colà, onorato io dalla di lei protezione, e ammesso all’amabile conversazione sua, conobbi quanto bene appoggiato erale il pesante onorevole carico, e con quanto merito lo sosteneva. Vidi io medesimo in quanta stima era Ella presso la Regia Corte, presso gli Esteri Ministri, e quanto amore e stima aveasi dalla Città tutta acquistato. Torino è una Città che onora infinitamente la nostra Italia, quantunque situata, dirò così, sul margine della Francia, non poche abbia adottate delle sue lodevoli costumanze; onde avendo essa il comodo di potersi scegliere delle due Nazioni il meglio, ha formato un sistema degno di ammirazione e di lode. In qualche altro luogo di queste mie stampe, parrà ch’io non sia stato allora del mio soggiorno in Torino intieramente contento, ma ciò fu soltanto per rapporto a qualche disputa di Teatro, non perchè io non conoscessi il pregio altissimo di una sì bella, di una sì colta [p. 352 modifica]

Metropoli, resa felice dal suo Reale Sovrano, per la di cui provvidenza ella non va nelle lettere e nelle arti a verun altra seconda. Quel misto delle due nazioni, di cui feci parola poc’anzi, teneva gli animi de’ Torinesi in favore della Commedia Franzese onninamente impegnati, e non saprei che lodarli, se detestavano nel corrotto gusto del Teatro comico il resto degl’Italiani. Io principiato aveva a cambiar l’usato sistema, e avvezzo a conseguire altrove abbondante piacevole gradimento, scarsi mi parevano colà i favori; ma non poteansi sperar maggiori là dove non aveano i cattivi semi piantate le lor radici, dove abbracciata era dal valoroso Molier la riforma. M’accorsi meglio di una tal verità, allora quando posto da me il lodato Riformatore in scena, accostandomi più che potei alle sue leggi ed al suo sistema, festa grande si fece all’opera mia in Torino, e ben si ricorderà V. S. Illutrissima quante volte fu colà replicata, e con quanto giubbilo mi ha Ella assicurato di ciò, in tempo che disperando io un tanto onore, erami di colà preventivamente partito. Ho desiderato da poi poter colà ritornare, ne ho avuti dei graziosissimi inviti: ma non mi fu dalle mie contingenze permesso. Spero però di poterlo fare, e certo sono in qualunque tempo di ritrovare in Torino viva ancora la memoria del di lei nome, del di lei merito, non meno negli animi dei soggetti più riguardevoli, che in quelli ancora delle più gentili persone, poichè Ella ha eguale facilità nell’esigere l’ammirazione e l’amore, sapendoselo acquistare col merito e mantenere colla costanza. Al proposito della costanza, che dirà Ella di me, ora che le presento, le dedico e le consacro una Commedia mia, che ha la Donna Volubile per argomento? Pur troppo se ne trovano alla giornata delle donne di tal carattere, e quantunque Ella, per la gentilezza del tratto, per la sincerità dell’animo, e per tante altre belle virtù che l’adornano, abbia men d’ogn’altro a temerlo, non sarà sempre andato esente da un sì comune pericolo. Gran cosa e questa! Che sempre a temer s’abbia dell’incostanza! Che non solo abbiasi a star in guardia contro l’inimici esterni della nostra quiete, ma temer s’abbia l’inimico domestico nel cuor medesimo di chi si ama! Il miglior preservativo contro un sì fatto malore, credo sia il [p. 353 modifica] prevederlo; ed il cambiar paese giova infinitamente per chi ha il cuor tenero. Io non so come il di lei cuore sia fatto, ma dal dolce esteriore della persona, può arguirsi egual dolcezza nell’animo. In tal caso affatto inutile non le sarebbe tenere dinanzi agli occhi un ritratto di una beltà volubile... Ma dove mi vado io perdendo, quasi che non sappia a guai alti pensieri, a quali seriose cure abbia Ella la mente sua rivolta? Passato dalla Residenza di Torino a quella importantissima di Milano, colà non pensa che a segnalarsi colla prudenza sua, col suo zelo e colla utilissima sua virtù, qualità che la rendono vieppiù benemerito all’Augusta Patria, e ammirabile e grato alla Città magnifica in cui risiede. Del mio caro Milano non mi sazierei di parlare, ma tante altre volte ne’ fogli miei l’ho fatto, che ora con pena deggio astenermene. Dirò soltanto essermi colà nell’anno scorso vieppiù consolato, sentendo al di lei merito far giustizia, encomiando le belle qualità che l’adornano, lagnandosi anche più d’uno che per parecchi giorni l’avesse di là levato la Repubblica di Venezia, per ispedirlo per gravissimi affari a quella di Genova, in fatti fu opportuna la scelta che in tal incontro di Lei fu fatta; poichè nè più sollecitamente, nè con maggiore decoro e piacer comune potea condursi a fine l’estraordinaria sua commissione. Venezia, conoscitrice vera del merito, e gratissima sempre verso de’ valorosi suoi Cittadini, non lascerà ozioso mai un sì sperimentato ministro, fin tanto che invitandolo al riposo ed al premio, coronerà le fatiche sue coll’illustre fregio che di un tal ordine nobilissimo suol essere il combattuto retaggio2.

Ella fra gli altri infiniti meriti che l’adornano, ha quello ancora della nobiltà dell’origine; ed io, oltre agli altri titoli di servitù e di ammirazione e di amore che a Lei mi legano, vanto quello di aver con lei la Patria originaria comune. Diramata da Modena la di lei casa, vive colà il Nobilissimo Signor Conte Giovanni [p. 354 modifica] Colombo, con cui non ha Ella comune soltanto e il nome e lo stemma, ma il possedimento de’ beni ereditati dagli Avi suoi, che costituiscono il Vassallaggio a quel Serenissimo Duca; Principe valoroso e magnanimo, che il merito conoscendo delle persone, segni manifesti di una clemenza e predilezione verso di lei profuse, e per l’illustre carattere ch’Ella sostiene, e per le qualità personali che la distinguono.

Ma troppo lungamente ardisco io distrarla dalle serie sue occupazioni, e sarei non meno ardito, se colla lunghezza de’ fogli miei toglierle pretendessi i momenti felici de’ suoi onesti trattenimenti. È pero compatibile un uomo che desidera star con lei, se mancandogli la via di farlo colla persona, studia di avvicinarsele coll’animo sincero e divoto su queste carte impresso. La sua sperimentata generosità mi fa sperare i soliti tratti della sua compiacenza; ma io non deggio abusarmene più lungamente, che però, pregandola di ricevere sotto il suo Patrocinio questa povera mia Commedia, che unita a questo riverente foglio Le giugnerà alle mani, fo fine, sottoscrivendomi col più profondo rispetto

Di V. S. Illustrissima

Umiliss. Devotiss. ed Obbligatiss. Serv.
Carlo Goldoni.


  1. Questa lettera di dedica fu stampata la prima volta nel t. VIII dell’ed. Paperini di Firenze, che porta la data del 1754, ma veramente uscì nell’aprile del ’55.
  2. Allude Goldoni alla carica di Gran Cancelliere della Repubblica, alla quale invero fu il Colombo inalzato, dopo la morte di Orazio Bartolini, nel 1765; e fece il pubblico ingresso ai 4 di giugno ’66 (il suo ritratto fu dipinto ad olio dall’ab. Alessandro Longhi: v. Annali della città di Venezia ecc. di Gir. Zanetti, 1766, pp. 76-78).