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La farandola

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occitano

Gabriel Perrier. 1911 1911 Emanuele Portal Indice:Antologia provenzale, Hoepli, 1911.djvu poesie La farandola Intestazione 10 giugno 2024 25% Da definire

Godelive Alla vergine
Questo testo fa parte della raccolta Antologia provenzale


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LA FARANDOLA.

La Farandola, noi la faremo ad ogni costa, senza aver mai fastidio; presto, presto, presto, intrecciati, la mano nella mano, come una lunga matassa, e salteremo fino a perdere il fiato. Eccita le gentili fanciulle, che gireranno coi bei giovani, gl’innamorati sono cantori, e per cantare non ve n’ha di più bravi. Il tamburo batte, e la musica ci fa subito trasalire, da non dirsi. [p. 243 modifica] Oggi facciamo festa, togliamo l’abito, con maggior comodo, balleremo più che mai! Gilè in Provenza, quale gioia quando s’odono Hauti e tamburini! Le nostre amiche sentono un formicolio nelle gambe, e ciò le eccita. Ecco la folla, la farandola ondeggiando si svolge laggiù, poi con altre mosse in mezzo alla via si forma la spirale Sempre dardeggia e mette tutto in moto il nostro sole col suo buon calore: sempre brilla e rende le nostre fanciulle gentili e belle, ardenti per l’amore. [p. 244 modifica] Della Provenza, bella gioventù, sii a lungo la speranza e il sostegno. H voi, fanciulle tanto vezzose, porgete sempre le vostre gote ai baci. La farandola, noi la faremo ad ogni costo senza mai averne fastidio, presto, presto, presto, intrecciati, la mano nella mano, come una lunga matassa, e danzeremo sino a perdere il fiato.


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Gabriel Perrier.

LA FARANDOULO.

La farandoulo, nàutri la faren
Riboun-ribagno,
Emé jamai la cagno;
Leu, leu, leu. nous agantaren,
Man dins la man, coume uno lungo escagno,
E sautaren jusqu’à n’en perdre alen.
Escarrabiho
Lì gènti tìho
Que viraran emé 11 bèu jouvènt;
Li calignaire
Soun de cantaire,
Mai per canta n’i’a ges de plus vatènt.
Lou tambour pico,
E la musico
Nous reviscoulo, subran, que-nnun-sai!

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Vuei fasen fèste,
Pausen la vesto,
A i’aise, dau! farandoulen que mai!
Car en Prouvènjo,
Que jou’issèngo
Tre qu’ ausissèn flahutet, tambourin!
Nòstis amigo
An de fournigo
Dins lì boutèu, acò li bouto en trin.
Veici la foulo,
La farandoulo
En ersejant se debano eilalin:
Pièi autro causo,
La cacalauso
Aro se formo au initan dóu camiti.
Sèmpre dardaio,
Met tout en aio,
Noste soulèu, ’mé sa bpno calour;
Mai s’escandiho,
Fai nòstl fiho
Gènto e poulido, ardènto per l’amour.

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De ta Prouvèn?o,
Bello jouvènco,
Fugues long-tèms, l’espèro e lou cepoun 1
E vous, chatouno,
Tant galantouno.
Pourgès toujour vésti gauto i poutoun!
La farandoulo, nèutri la faren
Rilioun-ribagno,
Emé jamai la cagno;
Leu. leu, leu, nous agantaren.
Man dins la, man, coume ur.o lohgo escagno,
E dansaren jusqu’à n’en perdre alen.

(Armanti P‘ ouv rn’jiu — A. 1892))

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