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La pisida

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Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura La pisida Intestazione 29 aprile 2024 75% Da definire

La strillata de mamma A li zzelanti
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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LA PISIDA.

     Don Diego aveva preso ar Pellegrino,1
Du’ anni fa, una pisida d’argento,
Senza che ll’argentiere in pagamento
Je potessi scarpì2 mmezzo cuadrino.

     Lui je tastava er porzo3 oggni momento;
E ppe’ nnun dajje prausa,4 annava inzino
A rrèggeje5 in parrocchia l’ombrellino
Cuanno che straportava6 er zagramento.

     E ddon Diègo? Arrotava.7 Arfine in fretta
Serrò jjeri er cibborio der Ziggnone,
E sse messe8 in zaccoccia la chiavetta.

     Ito in bottega poi der creditore,
Je disse: “Aló, ffinìmo9 sta scoletta:10
Èccheve11 carcerato e debbitore.„

Roma, 13 maggio 1833.

Note

  1. Contrada degli orafi.
  2. Carpire.
  3. Tastare il polso: chiedere danari.
  4. Per non dargli pausa.
  5. Reggergli.
  6. Trasportava.
  7. Arrotare: cioè, i denti: arrovellare.
  8. Mise.
  9. Finiamo.
  10. Abitudine petulante.
  11. Eccovi.