La sesta crociata, ovvero l'istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia/Parte seconda/Capitolo XIV

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Capitolo XIV.

Qui tocca il conto dello fiume meraviglioso d’Egitto che l’uomo dice Nilo.


Qui si convien parlare del fiume meraviglioso che passa per lo paese dell’Egitto, e che viene, secondo ch’uom dice, dal Paradiso terrestre. Perchè queste cose uopo è sapere chi vuol intendere mia materia. Codesto fiume è istrano e diverso da tutte l’altre riviere: perchè quanto più in una grossa riviera ne cadono di minori, ed acque vi convengono da ogni lato, tanto più la medesima si sparpaglia e prende terreno, e vi si dirama entro in ruscelli; ma codesto fiume viene tutto solitario ed unito, e quand’egli è in Egitto, da sè medesmo gitta sue branche qua e là per mezzo il paese, e quando il tempo viene intorno alla San Remigio, egli da sè si espande per le branche sue in sette riviere, le quali cuoprono le terre piane; e poi quando l’acque si son ritirate, i lavoratori del paese vengono a lavorarvi la terra intrisa con aratri senza ruote, e vi sementano frumento, orzo, riso, cornino; e tutto vi prova sì bene che nulla v’ha di che ammendare. L’uomo non sa donde venga quella crèscita d’acque fuor che della santa grazia di Dio: e se ella non fusse, egli non verrebbe nullo bene nel paese d’Egitto per li grandi calori che vi regnano, sendo più presso al Sol levante, e non piovendovi come punto, o solo di lungi a lunge. Ancora sappiate che quel fiume è tutto torbato per lo scalpiccio ed il viavai delle genti del [p. 74 modifica]paese che vi accorrono verso la sera per trarne acqua a bere, ma pur solo che in essa acqua e’ vi schiaccino quattro mandorle o quattro fave, ed ecco la dimane l’acqua si è tanto buona a bere che è meraviglia. Inoltre quando quel fiume entra in Egitto, egli vi ha genti tutte sperte ed accostumate, (come a dir sarebbono li pescatori delle nostre riviere) le quali a sera gittano loro reti incontro le correnti d’essa riviera, ed al mattino sovente vi trovano e prendono le spezierie che si vendono in queste parti di qua assai caramente, ed a picciol peso; siccome cannella, gengiovo, rabarbaro, gherofani, legno d’aloè ed altre buone e rare cose: e dicesi nel paese che cotali cose vengono del Paradiso terrestre, e che il vento le abbatte di buoni alberi che colà sono, in così appunto come il vento abbatte il seccume nelle foreste de’ paesi nostri: perchè poi ciò che cade nel fiume, e l’ acqua ammena alla china, e’ mercatanti raccolgonlo come vi dissi a gran reti per rivenderlo poscia ad oncia ad oncia nelle parti nostre.

E si diceva nel paese di Babilonia che molte volte il Soldano aveva tentato di sapere donde il fiume veniva, per genti sperte che ne seguissero il corso a ritroso, e portassono con loro per vivere del pane, che vien detto biscotto, perciò ch’essi non ne avrebbono punto trovato. E queste genti una fiata gli rapportarono ch’essi avevano seguito quel fiume contramonte tanto che erano giunti sino ad una serra di roccia tagliata a picco, sulla quale serra e roccia non era possibile montare sì per [p. 75 modifica]l’ertezza scogliosa, e sì per l’acque del fiume che, quasi da cateratta aperta, se ne versavano a piombo. E loro era stato avviso che in sull’alto della montagna fussero alberi a fusone, ed aggiugnevano che colassù avean visto gran quantità di bestie salvatiche, e di molte strane fazioni, come lioni, serpenti, elefanti ed altre paurose e diverse, che stavano a riguardarli, se pure ardissono di montare; perchè le genti del Soldano, impauratesi, se ne erano ritornate, senza osare di passar oltre.