La sesta crociata, ovvero l'istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia/Parte seconda/Capitolo XVII

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Capitolo XVII.

Qui conta del passaggio a guado del fiume di Rosetta.


Ciò vedendo il Re a tutta sua gente ne venne molto turbato in cuore, ed appellò tutti li suoi Baroni per consigliarlo sul che era a farsi. E videro per tra loro che possibile non era di fare un dicco per passare ai Turchi e Saracini, perchè le nostre genti non potevano tanto fare da una parte che più essi non affondassono ed allargassero dall’altra. Ed allora Messer Umberto di Belgioco Connestabile di Francia disse al Re che un uomo Beduino era venuto a lui, e gli avea detto: che se gli si volean donare cinquecento bisanti d’oro, ed egli ci insegnerebbe un buon guado a passare il fiume agevolmente a cavallo. A che il Re rispose che molto volentieri vi si accordava, ma ch’egli1 tenesse verità di sua parte. E non volle quell’uomo insegnare il guado se primamente egli non ebbe i danari che gli eran stati promessi.

Per lo Re fu disposto che il duca di Borgogna e li Ricchi Uomini del paese d’oltremare, i quali erano accordanti con lui, guarderebbono l’oste e la manterebbono contra Saracini, e ch’elli e li suoi tre fratelli, che erano li Conti di Poitieri, di Artese e di Angiò, il qual ultimo fu poi Re di Sicilia, come ho detto davanti, colle loro genti a cavallo andrebbero vedere ed assaggiare il guado che il Beduino loro doveva mostrare: e ne fu messo [p. 85 modifica]giorno e fu assegnato a l’uno de’ tre di di Carnasciale. E quando venne quel giorno noi montammo a cavallo, ed andammo al guado di quel Beduino tutti in punto di guerra. Ed in cavalcando, taluni si tiravano a randa della riva del fiume, e sendone la terra labile e intrisa, smucciavano ed avvallavano essi e loro cavalli nell’acque, e vi si annegavano miseramente. Ed il Re se n’avvide, e ne fece dimostranza agli altri, affine che tenendosi in sodo si desson guardia di non cadere. E tra gli altri cadde ed annegò Messer Giovanni d’Orleano il valente cavaliere Banneretto, che spiegava bandiera nell’oste di suo. E quando noi fummo al guado vedemmo da l’altra parte del fiume ben trecento Saracini tutti a cavallo, i quali guardavano quel passaggio. Allora noi entrammo entro il fiume, e vi trovarono i nostri cavalli assai buon guado e ferma terra, e tirammo contramonte l’acqua con buona riva a passar oltra, tanto che la Dio mercè noi passammo tutti senza dannaggio. E quando i Saracini ci videro così passare di forza, essi se ne fuggirono a grande aìre2.

  1. Ma che pur che, soltanto che: e qui: pur ch’egli dicesse il vero.
  2. Il testo ha à grant èrre, cioè: a grande anda od a grand’andare. Si poteva anche tradurre: a grande aina, od agina.