La signora dalle camelie (teatro)/Atto II/Scena terza

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Scena terza

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SCENA TERZA

Armando e detta.


Armando. (che ha udito le ultime parole). Ed ora?

Margherita. Armando! siete voi? (Gli stende la mano)

Armando. Sono io, Margherita, io che ascoltava in estasi le vostre parole! [p. 30 modifica]

Margherita. Ah! voi entrate misterioso per rapire i miei segreti!

Armando. Mi condannereste, Margherita?

Margherita. Oh no! ma sedete qui a me vicino e rispondetemi. Mi amate sempre, come ieri, come la prima volta che mi palesaste il vostro amore?

Armando. No,

Margherita. Come?

Armando. Vi amo mille volte di più.

Margherita. Che avete fatto dopo che mi lasciaste?

Armando. Sono stato dalla signora Erminia, la sola casa che io frequento, perchè sento parlare di voi.

Margherita. E questa sera?

Armando. Mio padre m’aspettava a Tours, ma io gli ho risposto che non vi sarei andato; voi sapete che non lo potrei.

Margherita. Però non dovete inimicarvi con vostro padre.

Armando. Oh! non v’è questo pericolo!... Ora ditemi voi pure quello che avete fatto.

Margherita. Io ho pensato a voi... al nostro avvenire... ho formato un progetto!

Armando. Un progetto?

Margherita. Sì.

Armando. Me lo paleserete?

Margherita. Più tardi... aspetterò che si realizzi... Sappiate solo che m’occupo continuamente per voi... per voi che io amo troppo.

Armando. Allora voi mi direte qual è questo progetto che avete formato.

Margherita. Lo volete, o Armando?

Armando. Ve ne scongiuro!

[p. 31 modifica]Margherita. Ditemi, Armando: sareste voi contento di poter passare l’estate con me in campagna?

Armando. E me lo chiedete?

Margherita. Ebbene, se il mio piano riesce, e riuscirà, ne sono certa, prima d’un mese io avrò pagati i miei debiti... sarò libera, e andremo insieme a passare l’estate fuori della capitale.

Armando. Ma con quali mezzi?

Margherita. Questo poi è il mio segreto, e voi non dovete conoscerlo... Amatemi solo quanto io vi amo, e basta.

Armando. Una sola domanda, o Margherita... il mio onore m’obbliga a dirigervela... Il denaro per mettere ad esecuzione questo progetto l’avete voi?

Margherita. Lo troverò!

Armando. Ma in qual modo...

Margherita. Vi ho già detto che questo è il mio segreto...

Armando. Io credo d’indovinarlo, Margherita!...

Margherita. E così?...

Armando. Ditemi; avete letto Manon Lescaut?

Margherita. Credo di sì.

Armando. Qual opinione vi siete formata del signor De Grieux?

Margherita. E perchè ciò?

Armando. Perchè v’è un momento in cui Manon Lescaut, follemente innamorata dell’avventuriero Arturo de Grieux, formò un progetto uguale al vostro; ma non avendo i mezzi per porlo ad esecuzione, si fece imprestare il danaro dal signor Bertrand, per poterlo dilapidare con de Grieux... Margherita, voi siete più [p. 32 modifica]nobile e più onesta di Manon, ma io sono più orgoglioso e più leale dell’avventuriero de Grieux.

Margherita. A cosa tende un tale discorso?

Armando. A farvi comprendere che il vostro segreto m’avvilisce, e che io non posso accettarlo.

Margherita. Rifiutate, Armando?

Armando. Sì.

Margherita. Ebbene, amico mio... non se ne parli più!... sarà stato un sogno!

Armando. Che volete, Margherita?... Io sono geloso del più piccolo de’ vostri pensieri... e quello che voi mi proponevate...

Margherita. Ma se vi ho detto di non parlarne più...

Armando. Lasciate che ve lo ripeta... quello che voi mi proponevate, sul principio mi riempì il cuore il gioia... ma il mistero che precede l’esecuzione del vostro progetto...

Margherita. Esaminiamo meglio la cosa... Voi mi amate, e siete contento di passare qualche mese con me lontano da Parigi, non è vero?

Armando. Sì, io lo vorrei.

Margherita. Io pure vi amo e desidero altrettanto. Ma per fare tutto ciò, abbisogno di quello che manco. Voi non dovete esser geloso del duca... voi sapete ch’egli mi ama come sua figlia e che non brama che la mia felicità.

Armando. Ma...

Margherita. Dunque è convenuto, non è così?... Io andrò dal duca, ed egli mi sborserà il denaro del quale abbisogno. Tornate da me domani, o Armando, e ne riparleremo.

Armando. Domani? volete che me ne vada?

[p. 33 modifica]Margherita. No... voi potete restare ancora un poco... sono le dieci e un quarto...

Armando. Ancora un poco... Voi dunque aspettate qualcheduno?

Margherita. E torniamo da capo!

Armando. Margherita, voi m’ingannate!

Margherita. Armando, questo è troppo diffidare di me!... Rispondetemi: quanti giorni sono che io vi conosco?

Armando. Quindici giorni!

Margherita. Chi è che mi obbligava a ricevervi?

Armando. Nessuno.

Margherita. Se io non vi avessi amato, non avrei avuto il diritto di licenziarvi, come l’ho fatto col signor de Varville e molti altri?

Armando. Sì, è vero.

Margherita. In questo caso voi capirete che la vostra diffidenza potrebbe sembrare un oltraggio.

Armando. Oh! perdono, Margherita, perdono... io vi lascio!

Margherita. Alla buon’ora. Domani a mezzogiorno vi aspetto; pranzeremo insieme.

Armando. A domani dunque. (Le bacia la mano) Voi me lo giurate?

Margherita. E che?

Armando. Che non aspettate alcuno?

Margherita. Geloso! vi giuro che non amo che voi solo!... non vi basta ancora?

Armando. Addio, Margherita, addio. (Esce)