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La spósa ricca

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Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura La spósa ricca Intestazione 27 giugno 2024 75% Da definire

Er marito stufo Ménica dall'ortolano
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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LA SPÓSA[1] RICCA.

     Hai visto si[2] cche ggala? di’, l’hai vista
La pidocchia-arifatta,[3] eh Furtunata,
Come se n’è vvenuta impimpinata,[4]
Guasi[5] nun fussi mojje d’un artista?

     Vesta de seta, zinàl[6] de bbatista,
Corpetto de villuto, scamisciata,[7]
France,[8] ricami, robba smerlettata,
Perle, anelli, pennenti d’ammattista[9]...

     Pe’ una visita a nnoi la sciscia-ssciapa[10]
S’è mmessa a sfoderà[11] ttutta sta fiera,
Manco si avessi d’annà a ttrova[12] er Papa!

     Ôh, cco’ ttanta arbaggìa[13] de fasse vede,[14]
Poterìa ricordasse[15] de quann’era
Piena de stracci e ssenza scarpe in piede.

13 febbraio 1835.

Note

  1. Pronunziato colla o stretta.
  2. Se.
  3. [Pidocchio arifatto e, infemminile, pidocchia arifatta.] Si dice così delle persone salite da misera a prospero stato. [In Toscana, pidocchio riunto. Ma poichè la locuzione è volgare, e pare non ce ne sia un’altra, molti usano invece il parvenu dei Francesi.]
  4. Azzimata.
  5. Quasi.
  6. Grembiule.
  7. Gala della camicia.
  8. Frangie.
  9. Pendenti di ametista.
  10. Cicia-sciapa: sciocca.
  11. A sfoggiare.
  12. Neppure se avesse da andare a trovare.
  13. Albagia.
  14. Di farsi vedere.
  15. Potrebbe ricordarsi.